882 resultados para Classification of urban environment
Resumo:
La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente, rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi. La ricerca vuole indagare i limiti dell’urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale: l’intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali, metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita da una coppia con figli, solido riferimento per l’economia e la politica, è oggi minoritaria; l’irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l’elevazione del livello di istruzione e quindi l’incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova. Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità, domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande che non possono essere più soddisfatte attraverso un’idea di welfare semplicemente basata sull’istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l’assistenza sociale. La città moderna ovvero l’idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare. La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di racchiudere entro limiti certi l’oggetto “città” e la mancanza di un convincimento forte nell’interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che regolano i comportamenti, dell’identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio pubblico della vita cittadina. Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che pure contribuiscono a costruire l’immagine comunemente percepita della città e del territorio, del paesaggio e dell’ambiente. La rappresentazione del sociale urbano varia in base all’idea di cosa è, in un dato momento storico e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L’urbanistica moderna mirava al massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle “effettive necessità delle persone”: nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il “Piano dei servizi”, che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di “piano regolatore sociale”, per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l’avvento della cosiddetta “new economy”, la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui era orientata la città storica, definita moderna. Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito “nuovo welfare”, in contrapposizione a quello essenzialmente basato sull’istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico e sull’assistenza sociale. La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale, nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E’ chiaro, tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi dalla società contemporanea le dotazioni effettive per “fare città” devono necessariamente superare i concetti di “standard” e di “zonizzazione”, che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci di adattarsi all’evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo. In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche l’ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto “dalla casa alla città”, perché è in questa dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano al fine di determinare la qualità e il benessere dell’ambiente costruito, inteso come benessere generalizzato, nel suo significato di “qualità dello star bene”. E’ evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.; dall’altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli, trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico, tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con l’ambiente, quindi manifestazione concreta di un’esigenza di ben-essere individuale e collettivo. Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell’inizio di una nuova stagione urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città.
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A classification of injuries is necessary in order to develop a common language for treatment indications and outcomes. Several classification systems have been proposed, the most frequently used is the Denis classification. The problem of this classification system is that it is based on an assumption, which is anatomically unidentifiable: the so-called middle column. For this reason, few years ago, a group of spine surgeons has developed a new classification system, which is based on the severity of the injury. The severity is defined by the pathomorphological findings, the prognosis in terms of healing and potential of neurological damage. This classification is based on three major groups: A = isolated anterior column injuries by axial compression, B = disruption of the posterior ligament complex by distraction posteriorly, and group C = corresponding to group B but with rotation. There is an increasing severity from A to C, and within each group, the severity usually increases within the subgroups from .1, .2, .3. All these pathomorphologies are supported by a mechanism of injury, which is responsible for the extent of the injury. The type of injury with its groups and subgroups is able to suggest the treatment modality.
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We conducted a qualitative, multicenter study using a focus group design to explore the lived experiences of persons with any kind of primary sleep disorder with regard to functioning and contextual factors using six open-ended questions related to the International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF) components. We classified the results using the ICF as a frame of reference. We identified the meaningful concepts within the transcribed data and then linked them to ICF categories according to established linking rules. The six focus groups with 27 participants yielded a total of 6986 relevant concepts, which were linked to a total of 168 different second-level ICF categories. From the patient perspective, the ICF components: (1) Body Functions; (2) Activities & Participation; and (3) Environmental Factors were equally represented; while (4) Body Structures appeared poignantly less frequently. Out of the total number of concepts, 1843 concepts (26%) were assigned to the ICF component Personal Factors, which is not yet classified but could indicate important aspects of resource management and strategy development of those who have a sleep disorder. Therefore, treatment of patients with sleep disorders must not be limited to anatomical and (patho-)physiological changes, but should also consider a more comprehensive view that includes patient's demands, strategies and resources in daily life and the contextual circumstances surrounding the individual.
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In questionable cystic fibrosis (CF), mild or monosymptomatic phenotypes frequently cause diagnostic difficulties despite detailed algorithms. CF transmembrane conductance regulator (CFTR)-mediated ion transport can be studied ex vivo in rectal biopsies by intestinal current measurement (ICM).
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We conducted an explorative, cross-sectional, multi-centre study in order to identify the most common problems of people with any kind of (primary) sleep disorder in a clinical setting using the International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF) as a frame of reference. Data were collected from patients using a structured face-to-face interview of 45-60 min duration. A case record form for health professionals containing the extended ICF Checklist, sociodemographic variables and disease-specific variables was used. The study centres collected data of 99 individuals with sleep disorders. The identified categories include 48 (32%) for body functions, 13 (9%) body structures, 55 (37%) activities and participation and 32 (22%) for environmental factors. 'Sleep functions' (100%) and 'energy and drive functions', respectively, (85%) were the most severely impaired second-level categories of body functions followed by 'attention functions' (78%) and 'temperament and personality functions' (77%). With regard to the component activities and participation, patients felt most restricted in the categories of 'watching' (e.g. TV) (82%), 'recreation and leisure' (75%) and 'carrying out daily routine' (74%). Within the component environmental factors the categories 'support of immediate family', 'health services, systems and policies' and 'products or substances for personal consumption [medication]' were the most important facilitators; 'time-related changes', 'light' and 'climate' were the most important barriers. The study identified a large variety of functional problems reflecting the complexity of sleep disorders. The ICF has the potential to provide a comprehensive framework for the description of functional health in individuals with sleep disorders in a clinical setting.
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We use a conceptual model to investigate how randomly varying building heights within a city affect the atmospheric drag forces and the aerodynamic roughness length of the city. The model is based on the assumptions regarding wake spreading and mutual sheltering effects proposed by Raupach (Boundary-Layer Meteorol 60:375-395, 1992). It is applied both to canopies having uniform building heights and to those having the same building density and mean height, but with variability about the mean. For each simulated urban area, a correction is determined, due to height variability, to the shear stress predicted for the uniform building height case. It is found that u (*)/u (*R) , where u (*) is the friction velocity and u (*R) is the friction velocity from the uniform building height case, is expressed well as an algebraic function of lambda and sigma (h) /h (m) , where lambda is the frontal area index, sigma (h) is the standard deviation of the building height, and h (m) is the mean building height. The simulations also resulted in a simple algebraic relation for z (0)/z (0R) as a function of lambda and sigma (h) /h (m) , where z (0) is the aerodynamic roughness length and z (0R) is z (0) found from the original Raupach formulation for a uniform canopy. Model results are in keeping with those of several previous studies.
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In recent decades the role of cities and of urban areas in the enhancement of competitiveness has become steadily more important and central to policy formation. The study of urban competitiveness is of interest, first, because it allows us to more fully understand to bases for policy and, second, because it allows us to evaluate the performance of a number of cities so as to determine what policies lead to success and what factors lead to failure or to steady decline. This research should be of interest to scholars as well as to urban practitioners.