718 resultados para Maxixe (Musica)
Resumo:
Esta monografía tiene como objetivo analizar la política exterior de China hacia América Latina en materia económica, política y cultural, con énfasis en las relaciones con Colombia, durante el periodo de 2010 a 2015. Los conceptos de Soft Power y desarrollo pacífico son centrales en el estudio porque sirven para entender la proyección de la política exterior china y cómo mediante ello pretende posicionar una mayor influencia en la región. El trabajo es de tipo analítico, porque identifica la política exterior china y su alcance.
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O objetivo deste trabalho é discutir sobre os aspectos gerais das questões voltadas para a prática e o conhecimento cientifico adotado pelos alunos dos cursos de graduação em Geografia e Pós-Graduação (nível Latu Sensu) em Educação Ambiental, tendo como objeto de analise a instrumentação didática como recurso de aprendizagem desta ciência e aplicabilidade na vida cotidiana dos estudantes e cidadãos que fazem parte deste universo de conhecimento. A metodologia utilizada para análise das características do comportamento e atuação dos discentes durante a execução do trabalho foi realizada em três etapas. A primeira etapa consistiu na identificação do conhecimento do discente dos conceitos e características da educação ambiental como forma de aquisição de qualidade de vida e seleção das questões ambientais de maior repercussão ma mídia atual; A segunda etapa verificou os conhecimentos dos discentes da instrumentação didática usada como recurso de aprendizagem; A terceira etapa foi voltada para a aplicação, uso e analise de instrumentos como: filmes, jornais, embalagens de produtos usados no cotidiano, historias infantis, informática, musica, gravuras etc. A quarta etapa foi à consolidação do trabalho , quando os grupos de discentes apresentavam seus resultados e avaliação das questões e instrumentação aplicada, levando em conta a importância e a praticidade da aplicação e facilitador de aprendizagem e aquisição do conteúdo. Os resultados mostraram o desconhecimento de recursos de fácil aquisição, manejo e uso de material que ilustra, facilita a aprendizagem, alem de identificar a educação ambiental como forma de busca para melhorar a qualidade de vida do cidadão e do planeta.
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Questa tesi coniuga metodologie tradizionali e nuove tecnologie per far luce sulla straordinaria proliferazione di immagini musicali che caratterizza il ducato di Alfonso I d’Este (1505-1534) e offrire la possibilità di esplorare in modo nuovo uno degli ambienti più significativi del Rinascimento: il Camerino delle Pitture, studiolo del Duca. Il lavoro svolto ha portato all’individuazione di 60 opere finora mai analizzate da un punto di vista iconografico-musicale, ad eccezione di pochissimi casi, e alla creazione del primo catalogo iconografico-musicale sulla Ferrara di Alfonso I (vol. II). Il vol. I della tesi espone gli approfondimenti critici. Il corpus raccolto nel catalogo è inquadrato nel particolare contesto culturale di ricercata sinergia tra le arti, alla luce della dimensione cortese del consumo musicale ma soprattutto del valore identitario che Alfonso stesso attribuiva alla musica. Le immagini musicali sono quindi analizzate nella duplice veste di testimonianze storiche (sui contesti esecutivi, sulle sonorità degli ensembles, sulla diffusione e l’interesse per alcuni strumenti e sul loro valore di emblemi dell’elegante ed armonica vita cortese) e di omaggio verso il Duca, i suoi gusti artistici e le sue vedute culturali. Ad Alfonso e alle sue identificazioni mitologiche è dedicata la seconda parte. Un accurato profilo caratteriale prelude all’analisi di alcune delle opere più significative della committenza alfonsina con particolare attenzione ai capolavori provenienti dai suoi studioli, lo Studio dei Marmi e il Camerino delle Pitture. Quest’ultimo è al centro anche della terza ed ultima parte della tesi che ne propone, in conclusione, un’originale elaborazione 3D in cui è possibile avere informazioni storico-critiche sulle opere e, soprattutto, ascoltare una registrazione inedita del canone di Adrian Willaert raffigurato nel Baccanale degli Andrii di Tiziano, autentico manifesto identitario e culturale di Alfonso.
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La storiografia si interessata solo marginalmente alla vita musicale nella Genova del XVIII secolo, forse’anche scoraggiata dalla delusione espressa in una celebre dichiarazione di Charles Burney: «Genova non rispose alla mia aspettativa». Solo di recente alcuni studiosi locali, con approcci e intenti differenti, si sono interessati all’argomento senza tuttavia giungere a elaborare uno studio complessivo. Il progetto ha avviato uno studio storicamente documentato sulla gestione dei teatri a Genova nel periodo compreso tra la stesura dell’ultimo regolamento teatrale (1772) e la fine della Repubblica aristocratica (1797). La tesi si basa sullo studio di più di 3000 documenti inediti che descrivono la cessione delle tre principali sale cittadine (Teatro del Falcone, Teatro da Sant’Agostino, Teatro delle Vigne) agli impresari, i comportamenti del pubblico in sala; le opere rappresentate, l’immoralità dei ballerini e cantanti, le incidenze nei palchetti e in platea. Questi aspetti di vita teatrale quotidiana sono trattati conciliando una prospettiva storica con una sociologica. In una visione globale del teatro del XVIII secolo, l’obiettivo della tesi è quello di indagare le relazioni tra spettatori appartenenti a gruppi sociali differenti, le reazioni del pubblico, gli usi e gli obblighi di etichetta durante spettacoli e feste da ballo. Queste testimonianze non sono semplicemente pettegolezzi: esse raccontano come il teatro fosse parte integrante della vita quotidiana delle persone e come la società del XVIII secolo intendesse questo rituale d’élite. La dissertazione è correda da una cronologia degli spettacoli genovesi tra il 1772 e il 1797 e da una appendice documentaria.
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La tesi esamina il trattamento drammatico e musicale del soggetto di Semiramide in una delle sue prime trasposizioni operistiche: "La Semirami" di Giovanni Andrea Moniglia (Firenze 1625-1700) e Antonio Cesti (Arezzo 1623 - Firenze 1669). Quest’opera è legata ai più importanti centri d’influenza dell’attività compositiva di Cesti – Firenze, Innsbruck, Vienna e Venezia – e riassume tutti i mondi produttivi della sua carriera, divisa fra gli ambienti di corte e i teatri cittadini veneziani. L’opera fu commissionata nel 1665 per le nozze dell’arciduca d’Austria Sigismondo Francesco a Innsbruck, ma fu rappresentata solo nel 1667 alla corte di Leopoldo I a Vienna, e infine ripresa a Venezia al teatro di S. Moisè nel 1674 con una serie di ritocchi e il nuovo titolo "La schiava fortunata": Giulio Cesare Corradi revisionò il testo e Marc’Antonio Ziani aggiornò la musica. La tesi contiene una prima parte di studio dell’opera suddivisa in cinque capitoli, in cui offro: una panoramica aggiornata della biografia del compositore aretino e la contestualizzazione della "Semirami" nella sua carriera, con particolare attenzione alla genesi e alle fasi evolutive del dramma; l’analisi drammaturgica e musicale dell’opera, in cui esamino le scelte compositive di Cesti in rapporto al testo poetico dato; infine la fortuna della "Semirami" con l’allestimento veneziano del 1674 e le sue riprese. Un capitolo è dedicato interamente alla fortuna del soggetto di Semiramide nel Seicento operistico. La seconda parte della tesi contiene l’edizione dei testi poetici della "Semiramide" (Firenze 1690), della "Semirami" (Vienna 1667) e della "Schiava fortunata" (Venezia 1674) con la presentazione delle aggiunte e sostituzioni riscontrate nei testimoni relativi agli allestimenti successivi, fino al 1693.
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Sempre più spesso negli ultimi decenni la figura e la musica di Carlo Ambrogio Lonati (c.1645-post 1701) hanno destato l’interesse degli studiosi e degli esecutori, i quali hanno preso in considerazione singoli aspetti della sua biografia e della sua produzione. Tuttavia, il processo di riscoperta e di recupero è stato ostacolato dalla mancanza di un’investigazione complessiva e integrata, capace tanto di dar conto della poliedricità di Lonati – violinista, compositore, cantante, didatta – quanto di riesaminare e ricontestualizzare le sue composizioni. Questa dissertazione tenta di colmare tale lacuna e propone una riconsiderazione di Lonati alla luce della sua produzione per violino. L’impiego di un approccio circolare fa in modo che mentre le composizioni violinistiche offrono un canale privilegiato allo studio del percorso artistico e dell’opera di questo compositore, la riconsiderazione critica della biografia permette di calare la musica per violino in un contesto ampio, oltre le distinzioni tra generi. L’integrazione di approcci metodologici differenti ha permesso di proporre una visione completamente nuova del compositore e di riformulare lo studio delle sonate violinistiche. Uno scrupoloso studio codicologico e filologico ha investito quattro testimoni a stampa e diciannove manoscritti e ha permesso di riconsiderare profondamente alcune composizioni già individuate. Suddivise in certe, attribuibili e dubbie, le trentuno sonate sono state poste sotto la lente di diverse prospettive interpretative e analitiche e appaiono differenti per tradizione e statuto testuale, stile, forma e scrittura. Il quadro multiforme che esse descrivono permette un approccio trasversale al repertorio violinistico e strumentale europeo del tardo Sei e del primo Settecento e introduce questioni relative all’autorialità, all’attribuzionismo e ai concetti di opus, creatività e stile. L’edizione critica delle diciannove sonate per violino inedite offre un primo confronto con questo repertorio; l’inventario di tutte le composizioni oggi note attribuite a Lonati fornisce invece le basi per i prossimi studi.
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The focus of this dissertation is the analysis of the music-related philosophical passages from the 5th century B.C. to the 2nd century B.C. It aims to provide a multifaceted view towards music as a cultural phenomenon, which is based primarily on the philological and culturological explorations instead of the technical-musicological approach. The texts from our selected period attest that mousikē had an extremely broad conceptualisation which led to the attribution of the different, sometimes completely opposite value: from an insignificant performative practice to an activity which corresponds to the divine laws and directly affects the human soul. The discussed testimonia provide evidence of defining music both as an exclusively acoustic phenomenon and as a philosophically significant concept that oversteps the sonic definition. Our sources clearly demonstrate that mousikē was a polysemous term: it was understood as an interdisciplinary form of art (as the arts of the Muses), though it was also used to indicate the exclusively instrumental music or a philosophical concept, which does not necessarily define sound as its essential quality. The aim of this dissertation is to clarify the arguments behind each of these positions, to analyse whether such different modes of conceptualisation are compatible among themselves, and to see how they fit together into explaining what was understood as music in Antiquity. In this thesis we explore the conceptual framework of mousikē and analyse what enabled the musical thought to be worthy of the attention of the greatest philosophical minds. We will demonstrate that it was not the sound or the artistic practices that were central in the philosophical thought on music, but instead the embedded structural qualities that have correspondence to the universal proportions of the cosmic world and which are perceptible to the listeners through the medium of sound.
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La distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme nel 70 e.v. rappresenta un momento cruciale nell’evoluzione storica e teologica della religione giudaica. Prima della catastrofe, l’intero sistema cultuale si fondava sulle ritualità sacrificali, che si concentravano esclusivamente nel santuario gerosolimitano. Con la caduta di quest’ultimo e il venir meno delle sue prassi, il giudaismo dovette ripensare totalmente la propria religiosità, la quale andò gradualmente a imperniarsi sulla preghiera e su atti di devozione non cruenti, in una prospettiva più aperta, mobile e orizzontale. Pertanto, questa ricerca si pone lo scopo di analizzare, in una prospettiva fortemente votata all’antropologia, alla storia e alla sociologia della religione, il senso profondo di tale trasformazione. A questo fine, è stato studiato il culto sacrificale e liturgico giudaico precedente e successivo al 70 e.v., indagando in particolare alcuni aspetti specifici, quali la spazialità sacra, la gestualità rituale e l’uso della musica. In questo modo, è stato possibile delineare alcune logiche fondamentali che costituiscono la struttura dell’intero sistema religioso. Confrontando quelle del periodo del Secondo Tempio con quelle posteriori a esso, è dunque emersa una certa linearità, ma anche una forte discontinuità nella percezione del sacro e dei suoi rituali, fornendo così una nuova interpretazione del significato di una trasformazione di così vasta portata.
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L’elaborato di tesi che segue si propone di ricercare una nuova linea di esperienza utente e d’interazione attraverso la tecnologia della realtà aumentata contestualizzata nel mondo della produzione musicale. La tesi analizza innanzitutto la tecnologia come strumento d’interazione, la sua storia e la sua evoluzione fino ai nostri giorni con un excursus sui campi applicativi e i device utili per avere un’esperienza completa. L’analisi prosegue attraverso un’attenta ricerca sullo stato dell’arte e sulle applicazioni di realtà aumentata nel campo della musica presenti sul mercato per giungere ad una dettagliata indagine sugli strumenti che hanno indirizzato il concept di progetto. L’output di progetto è rappresentato da un’interfaccia 2d per la parametrizzazione di alcuni settaggi fondamentali ed infine da un’interfaccia semplificata in realtà aumentata. Quest’ultima è composta prevalentemente da sliders con cui è possibile modificare dei parametri della traccia audio portando l’esperienza di produzione musicale verso una concezione democratica, semplificata e giocosa. L’obiettivo di progetto è stato quello di creare un sistema di facile utilizzo anche da parti di utenti poco esperti con i software Daw presenti sul mercato attualmente.
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L'oggetto del presente elaborato è un confronto tra l'opera Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart e il racconto Don Juan di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann. A una sezione dedicata alla vita dello scrittore e alle sue opere segue un'analisi della figura del Don Giovanni nella storia, in Hoffmann e in Mozart. Un parallelo tra i due capolavori è invece il tema dell'ultimo capitolo, con un focus specifico sui personaggi, i temi, e l'interpretazione.
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La tesi ha lo scopo di illustrare come sia possibile l’applicazione del metodo biodinamico prendendo come caso studio Tenuta Mara, un’azienda situata nelle colline riminesi. Dapprima viene analizzato il pensiero di Rudolf Steiner, ideatore della teoria che, attraverso le otto conferenze tenute nel 1924 a Koberwitz, rende noti i risultati delle sue ricerche sperimentali avviate nel 1922, derivate da una visione del mondo dove le forze cosmiche, i pianeti e le costellazioni creano un equilibrio tra loro, dove l’uomo si integra pienamente rispettando i voleri della terra. Viene anche affrontata una parte relativa al quadro normativo, facendo un excursus dal marchio Demeter del 1927, al primo Regolamento CEE 2092/ 91 relativo al biologico, fino alla recente legge n. 23 del 9 Marzo 2022 in Italia. Si passa così da una prima parte teorica alla seconda, dove questa viene messa in pratica. Tenuta Mara ha fatto dell’attenzione verso la sostenibilità, riguardante i materiali ecologici utilizzati nella struttura, del risparmio energetico su tutto il processo produttivo e della gestione delle acque consapevoli i propri punti cardine. Le pratiche della viticoltura biodinamica si fondono con la passione per il vino, per l’arte e la musica, con la decisione di ridurre al minimo l’intervento dell’uomo durante tutto il processo enologico, dando alla natura il potere di sceglierne il percorso. Attraverso il supporto dell’enologo viene compreso appieno lo spirito della Tenuta, ponendo particolare attenzione sul processo di vinificazione in bianco per la produzione del Maramato, un vino color del rame, derivato dalle uve di Sangiovese.
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L’industria musicale non ha mai vissuto un periodo di cambiamento così intenso e profondo come al giorno d’oggi. La sua digitalizzazione attraverso lo streaming musicale, la nascita di nuovi dispositivi che ne consentano la fruizione e l’interazione tra industria discografica e un pubblico sempre più centrale e determinante nelle scelte produttive e distributive del mercato, sono solo alcuni degli aspetti, indubbiamente i più importanti, che caratterizzano questa nuova fase della storia della musica. Attraverso questa tesi di laurea ho cercato di osservare e approfondire come in questi ultimi anni l’industria musicale si stia approcciando al mondo dei social network per promuovere e distribuire i prodotti musicali. Viene tracciato un quadro generale dell’ambiente dei social media, mostrandone sia i lati tecnologici che sociali, fino ad evidenziarne aspetti positivi e negativi. Nella seconda parte della trattazione invece, vengono osservate le strategie comunicative adottate dagli artisti e dagli addetti ai lavori per arrivare più efficacemente al pubblico e il ruolo che rivestono i vecchi media e l’utenza nel diffondere su larga scala il prodotto musicale.
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Negli ultimi anni il mercato degli NFT è cresciuto in modo sbalorditivo. Questo nuovo token deriva dall’idea di un nuovo standard Ethereum che riesca a distinguere univocamente ogni token. Infatti, può essere associato a proprietà virtuali e digitali ed è in grado di identificare in modo univoco le proprietà a cui si riferisce. Questa nuova tecnologia è in continua evoluzione in molti ambiti, dall’ambito sportivo, a quello dell’arte, alla musica, alla moda così via. Man mano che si sviluppa notiamo che vengono mutati campi, prodotti e servizi già esistenti, ma anche sviluppati dei nuovi. Le persone sono affascinate dagli NFT per il fatto che rappresentano oggetti piacevoli, creativi ed interessanti e poichè ci associano il concetto di “investimento”, “trading”, “guadagno” e necessariamente pensano alle criptovalute quali Bitcoin o Ethereum. Infatti, in molti hanno sentito parlare di almeno una delle opere diventate più famose grazie agli NFT. Ad esempio, l’opera d’arte “Everydays: the First 5000 Days” dell’artista Beeple Mike Winkelmann fu venduta dalla casa d’aste Christie’s ad un prezzo che fece il record di vendita per un unico NFT (più di 69 milioni di dollari). Uno dei settori in cui gli NFT sono entrati riguarda quello dell'arte, dando vita a un vero e proprio fenomeno definito come "Crypto-Art". La preziosità e il valore delle opere digitali si crea sull’unicità dell’opera. Il pregio dell’arte non è per tutti, ma su una nicchia di persone che sono appassionati e collezionisti del mondo dell’arte. L'obiettivo di questa tesi è appunto analizzare le potenzialità e i limiti di NFT in questo contesto.