807 resultados para LENGTHENING CONTRACTIONS
Resumo:
L’allevamento in cattività dei rettili è in costante crescita negli ultimi anni e richiede conoscenze mediche sempre più specialistiche per far fronte ai numerosi problemi legati a questi animali. Il corretto approccio medico prevede una profonda conoscenza delle specie prese in esame dal momento che la maggior parte delle problematiche riproduttive di questi animali sono legate ad una non corretta gestione dei riproduttori. L’apparato riproduttore dei rettili è estremamente vario a seconda delle specie prese in considerazione. Sauri ed ofidi possiedono due organi copulatori denominati emipeni e posizionati alla base della coda caudalmente alla cloaca che vengono estroflessi alternativamente durante l’accoppiamento per veicolare lo spera all’interno della cloaca della femmina. In questi animali il segmento posteriore renale è chiamato segmento sessuale, perché contribuisce alla formazione del fluido seminale. Tale porzione, durante la stagione dell’accoppiamento, diventa più voluminosa e cambia drasticamente colore, tanto che può essere confusa con una manifestazione patologica. I cheloni al contrario possiedono un unico pene che non viene coinvolto nella minzione. In questi animali. I testicoli sono due e sono situati all’interno della cavità celomatica in posizione cranioventrale rispetto ai reni. I testicoli possono variare notevolmente sia come forma che come dimensione a seconda del periodo dell’anno. Il ciclo estrale dei rettili è regolato, come pure nei mammiferi, dagli ormoni steroidei. La variazione di questi ormoni a livello ematico è stata studiato da diversi autori con il risultato di aver dimostrato come la variazione dei dosaggi degli stessi determini l’alternanza delle varie fasi del ciclo riproduttivo. La relazione tra presenza di uova (anche placentari) ed alti livelli di progesterone suggerisce che questo ormone gioca un ruolo importante nelle riproduzione delle specie ovipare per esempio stimolando la vascolarizzazione degli ovidutti durante i tre mesi in cui si ha lo sviluppo delle uova. Il 17-beta estradiolo è stato descritto come un ormone vitellogenico grazie alla sua capacità di promuovere lo sviluppo dei follicoli e la formazione di strati protettivi dell’uovo. L’aumento del livello di estradiolo osservato esclusivamente nelle femmine in fase vitellogenica è direttamente responsabile della mobilizzazione delle riserve materne in questa fase del ciclo. Va sottolineato come il progesterone sia in effetti un antagonista dell’estradiolo, riducendo la vitellogenesi e intensificando gli scambi materno fetali a livello di ovidutto. Le prostaglandine (PG) costituiscono un gruppo di molecole di origine lipidica biologicamente attive, sintetizzate sotto varie forme chimiche. Sono noti numerosi gruppi di prostaglandine ed è risputo che pesci, anfibi, rettili e mammiferi sintetizzano una o più prostaglandine partendo da acidi grassi precursori. Queste sostanze anche nei rettili agiscono sulla mucosa dell’utero aumentandone le contrazioni e sui corpi lutei determinandone la lisi. La maturità sessuale dei rettili, dipende principalmente dalla taglia piuttosto che dall’età effettiva dell’animale. In cattività, l’alimentazione e le cure dell’allevatore, possono giocare un ruolo fondamentale nel raggiungimento della taglia necessaria all’animale per maturare sessualmente. Spesso, un animale d’allevamento raggiunge prima la maturità sessuale rispetto ai suoi simili in natura. La maggior parte dei rettili sono ovipari, ovvero depongono uova con guscio sulla sabbia o in nidi creati appositamente. La condizione di ovoviviparità è riscontrabile in alcuni rettili. Le uova, in questo caso, vengono ritenute all’interno del corpo, fino alla nascita della progenie. Questa può essere considerata una strategia evolutiva di alcuni animali, che in condizioni climatiche favorevoli effettuano l’ovo deposizione, ma se il clima non lo permette, ritengono le uova fino alla nascita della prole. Alcuni serpenti e lucertole sono vivipari, ciò significa che l’embrione si sviluppa all’interno del corpo dell’animale e che è presente una placenta. I piccoli fuoriescono dal corpo dell’animale vivi e reattivi. La partenogenesi è una modalità di riproduzione asessuata, in cui si ha lo sviluppo dell’uovo senza che sia avvenuta la fecondazione. Trenta specie di lucertole e alcuni serpenti possono riprodursi con questo metodo. Cnemidophorus uniparens, C. velox e C. teselatus alternano la partenogenesi a una riproduzione sessuata, a seconda della disponibilità del maschio. La maggior parte dei rettili non mostra alcuna cura materna per le uova o per i piccoli che vengono abbandonati al momento della nascita. Esistono tuttavia eccezioni a questa regola generale infatti alcune specie di pitoni covano le uova fino al momento della schiusa proteggendole dai predatori e garantendo la giusta temperatura e umidità. Comportamenti di guardia al nido sono poi stati documentati in numerosi rettili, sia cheloni che sauri che ofidi. Nella maggior parte delle tartarughe, la riproduzione è legata alla stagione. Condizioni favorevoli, possono essere la stagione primaverile nelle zone temperate o la stagione umida nelle aree tropicali. In cattività, per riprodurre queste condizioni, è necessario fornire, dopo un periodo di ibernazione, un aumento del fotoperiodo e della temperatura. L’ atteggiamento del maschio durante il corteggiamento è di notevole aggressività, sia nei confronti degli altri maschi, con i quali combatte copiosamente, colpendoli con la corazza e cercando di rovesciare sul dorso l’avversario, sia nei confronti della femmina. Infatti prima della copulazione, il maschio insegue la femmina, la sperona, la morde alla testa e alle zampe e infine la immobilizza contro un ostacolo. Il comportamento durante la gravidanza è facilmente riconoscibile. La femmina tende ad essere molto agitata, è aggressiva nei confronti delle altre femmine e inizia a scavare buche due settimane prima della deposizione. La femmina gravida costruisce il nido in diverse ore. Scava, con gli arti anteriori, buche nel terreno e vi depone le uova, ricoprendole di terriccio e foglie con gli arti posteriori. A volte, le tartarughe possono trattenere le uova, arrestando lo sviluppo embrionale della prole per anni quando non trovano le condizioni adatte a nidificare. Lo sperma, inoltre, può essere immagazzinato nell’ovidotto fino a sei anni, quindi la deposizione di uova fertilizzate può verificarsi senza che sia avvenuto l’accoppiamento durante quel ciclo riproduttivo. I comportamenti riproduttivi di tutte le specie di lucertole dipendono principalmente dalla variazione stagionale, correlata al cambiamento di temperatura e del fotoperiodo. Per questo, se si vuole far riprodurre questi animali in cattività, è necessario valutare per ogni specie una temperatura e un’illuminazione adeguata. Durante il periodo riproduttivo, un atteggiamento caratteristico di diverse specie di lucertole è quello di riprodurre particolari danze e movimenti ritmici della testa. In alcune specie, possiamo notare il gesto di estendere e retrarre il gozzo per mettere in evidenza la sua brillante colorazione e richiamare l’attenzione della femmina. L’aggressività dei maschi, durante la stagione dell’accoppiamento, è molto evidente, in alcuni casi però, anche le femmine tendono ad essere aggressive nei confronti delle altre femmine, specialmente durante l’ovo deposizione. La fertilizzazione è interna e durante la copulazione, gli spermatozoi sono depositati nella porzione anteriore della cloaca femminile, si spostano successivamente verso l’alto, dirigendosi nell’ovidotto, in circa 24-48 ore; qui, fertilizzano le uova che sono rilasciate nell’ovidotto dall’ovario. Negli ofidi il corteggiamento è molto importante e i comportamenti durante questa fase possono essere diversi da specie a specie. I feromoni specie specifici giocano un ruolo fondamentale nell’attrazione del partner, in particolar modo in colubridi e crotalidi. La femmina di queste specie emette una traccia odorifera, percepita e seguita dal maschio. Prima dell’accoppiamento, inoltre, il maschio si avvicina alla femmina e con la sua lingua bifida o con il mento, ne percorre tutto il corpo per captare i feromoni. Dopo tale comportamento, avviene la copulazione vera e propria con la apposizione delle cloache; gli emipeni vengono utilizzati alternativamente e volontariamente dal maschio. Durante l’ovulazione, il serpente aumenterà di volume nella sua metà posteriore e contrazioni muscolari favoriranno lo spostamento delle uova negli ovidotti. In generale, se l’animale è oviparo, avverrà una muta precedente alla ovo deposizione, che avviene prevalentemente di notte. Gli spermatozoi dei rettili sono morfologicamente simili a quelli di forme superiori di invertebrati. La fecondazione delle uova, da parte di spermatozoi immagazzinati nel tratto riproduttivo femminile, è solitamente possibile anche dopo mesi o perfino anni dall’accoppiamento. La ritenzione dei gameti maschili vitali è detta amphigonia retardata e si ritiene che questa caratteristica offra molti benefici per la sopravvivenza delle specie essendo un adattamento molto utile alle condizioni ambientali quando c’è una relativa scarsità di maschi conspecifici disponibili. Nell’allevamento dei rettili in cattività un accurato monitoraggio dei riproduttori presenta una duplice importanza. Permette di sopperire ad eventuali errori di management nel caso di mancata fertilizzazione e inoltre permette di capire quale sia il grado di sviluppo del prodotto del concepimento e quindi di stabilire quale sia il giorno previsto per la deposizione. Le moderne tecniche di monitoraggio e l’esperienza acquisita in questi ultimi anni permettono inoltre di valutare in modo preciso lo sviluppo follicolare e quindi di stabilire quale sia il periodo migliore per l’accoppiamento. Il dimorfismo sessuale nei serpenti è raro e anche quando presente è poco evidente. Solitamente nei maschi, la coda risulta essere più larga rispetto a quella della femmina in quanto nel segmento post-cloacale vi sono alloggiati gli emipeni. Il maschio inoltre, è generalmente più piccolo della femmina a parità di età. Molti cheloni sono sessualmente dimorfici sebbene i caratteri sessuali secondari siano poco apprezzabili nei soggetti giovani e diventino più evidenti dopo la pubertà. In alcune specie si deve aspettare per più di 10 anni prima che il dimorfismo sia evidente. Le tartarughe di sesso maschile tendono ad avere un pene di grosse dimensioni che può essere estroflesso in caso di situazioni particolarmente stressanti. I maschi sessualmente maturi di molte specie di tartarughe inoltre tendono ad avere una coda più lunga e più spessa rispetto alle femmine di pari dimensioni e la distanza tra il margine caudale del piastrone e l’apertura cloacale è maggiore rispetto alle femmine. Sebbene la determinazione del sesso sia spesso difficile nei soggetti giovani molti sauri adulti hanno dimorfismo sessuale evidente. Nonostante tutto comunque anche tra i sauri esistono molte specie come per esempio Tiliqua scincoides, Tiliqua intermedia, Gerrhosaurus major e Pogona vitticeps che anche in età adulta non mostrano alcun carattere sessuale secondario evidente rendendone molto difficile il riconoscimento del sesso. Per garantire un riconoscimento del sesso degli animali sono state messe a punto diverse tecniche di sessaggio che variano a seconda della specie presa in esame. L’eversione manuale degli emipeni è la più comune metodica utilizzata per il sessaggio dei giovani ofidi ed in particolare dei colubridi. I limiti di questa tecnica sono legati al fatto che può essere considerata attendibile al 100% solo nel caso di maschi riconosciuti positivi. L’eversione idrostatica degli emipeni esattamente come l’eversione manuale degli emipeni si basa sull’estroflessione di questi organi dalla base della coda, pertanto può essere utilizzata solo negli ofidi e in alcuni sauri. La procedura prevede l’iniezione di fluido sterile (preferibilmente soluzione salina isotonica) nella coda caudalmente all’eventuale posizione degli emipeni. Questa tecnica deve essere eseguita solo in casi eccezionali in quanto non è scevra da rischi. L’utilizzo di sonde cloacali è il principale metodo di sessaggio per gli ofidi adulti e per i sauri di grosse dimensioni. Per questa metodica si utilizzano sonde metalliche dello spessore adeguato al paziente e con punta smussa. Nei soggetti di genere maschile la sonda penetra agevolmente al contrario di quello che accade nelle femmine. Anche gli esami radiografici possono rendersi utili per il sessaggio di alcune specie di Varani (Varanus achanturus, V. komodoensis, V. olivaceus, V. gouldi, V. salvadorii ecc.) in quanto questi animali possiedono zone di mineralizzazione dei tessuti molli (“hemibacula”) che possono essere facilmente individuate nei maschi. Diversi studi riportano come il rapporto tra estradiolo e androgeni nel plasma o nel liquido amniotico sia un possibile metodo per identificare il genere sessuale delle tartarughe. Per effettuare il dosaggio ormonale, è necessario prelevare un campione di sangue di almeno 1 ml ad animale aspetto che rende praticamente impossibile utilizzare questo metodo di sessaggio nelle tartarughe molto piccole e nei neonati. L’ecografia, volta al ritrovamento degli emipeni, sembra essere un metodo molto preciso, per la determinazione del sesso nei serpenti. Uno studio compiuto presso il dipartimento di Scienze Medico Veterinarie dell’Università di Parma, ha dimostrato come questo metodo abbia una sensibilità, una specificità e un valore predittivo positivo e negativo pari al 100%. La radiografia con mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata possono essere utilizzate nel sessaggio dei sauri, con buoni risultati. Uno studio, compiuto dal dipartimento di Scienze Medico Veterinarie, dell’Università di Parma, ha voluto mettere a confronto diverse tecniche di sessaggio nei sauri, tra cui l’ecografia, la radiografia con e senza mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata con e senza mezzo di contrasto. I risultati ottenuti, hanno dimostrato come l’ecografia non sia il mezzo più affidabile per il riconoscimento degli emipeni e quindi del sesso dell’animale, mentre la radiografia e la tomografia computerizza con mezzo di contrasto siano tecniche affidabili e accurate in queste specie. Un metodo valido e facilmente realizzabile per il sessaggio dei cheloni anche prepuberi è la cistoscopia. In un recente studio la cistoscopia è stata effettuata su quindici cheloni deceduti e venticinque cheloni vivi, anestetizzati. In generale, questo metodo si è dimostrato non invasivo per le tartarughe, facilmente ripetibile in diversi tipi di tartarughe e di breve durata. Tra le principali patologie riproduttive dei rettili le distocie sono sicuramente quelle che presentano una maggior frequenza. Quando si parla di distocia nei rettili, si intendono tutte quelle situazioni in cui si ha una mancata espulsione e deposizione del prodotto del concepimento entro tempi fisiologici. Questa patologia è complessa e può dipendere da diverse cause. Inoltre può sfociare in malattie sistemiche a volte molto severe. Le distocie possono essere classificate in ostruttive e non ostruttive in base alle cause. Si parla di distocia ostruttiva quando si verificano delle condizioni per cui viene impedito il corretto passaggio delle uova lungo il tratto riproduttivo (Fig.13). Le cause possono dipendere dalla madre o dalle caratteristiche delle uova. Nel caso di distocia non ostruttiva le uova rinvenute sono solitamente di dimensioni normali e la conformazione anatomica della madre è fisiologica. L’eziologia è da ricercare in difetti comportamentali, ambientali e patologici. Non esistono sintomi specifici e patognomonici di distocia. La malattia diviene evidente e conclamata solamente in presenza di complicazioni. Gli approcci terapeutici possibili sono vari a seconda della specie animale e della situazione. Fornire un’area adeguata per la nidiata: se la distocia non è ostruttiva si può cercare di incoraggiare l’animale a deporre autonomamente le uova creando un idoneo luogo di deposizione. Il trattamento medico prevede la stimolazione della deposizione delle uova ritenute mediante l’induzione con ossitocina. L’ossitocina viene somministrata alle dosi di 1/3 UI/kg per via intramuscolare. Uno studio condotto presso l’Università veterinaria di Parma ha comparato le somministrazioni di ossitocina per via intramuscolare e per via intravenosa, confrontando le tempistiche con le quali incominciano le contrazioni e avviene la completa ovodeposizione e dimostrando come per via intravenosa sia possibile somministrare dosi più basse rispetto a quelle riportate solitamente in letteratura ottenendo comunque un ottimo risultato. Nel caso in cui il trattamento farmacologico dovesse fallire o non fosse attuabile, oppure in casi di distocia ostruttiva è possibile ricorrere alla chirurgia. Per stasi follicolare si intende la incapacità di produrre sufficiente quantità di progesterone da corpi lutei perfettamente funzionanti. Come per la distocia, l’eziologia della stasi follicolare è variegata e molto ampia: le cause possono essere sia ambientali che patologiche. La diagnosi clinica viene fatta essenzialmente per esclusione. Come per la distocia, anche in questo caso l’anamnesi e la raccolta del maggior quantitativo di informazioni è fondamentale per indirizzarsi verso il riconoscimento della patologia. Per prolasso si intende la fuoriuscita di un organo attraverso un orifizio del corpo. Nei rettili, diversi organi possono prolassare attraverso la cloaca: la porzione terminale dell’apparato gastroenterico, la vescica urinaria, il pene nel maschio (cheloni) e gli ovidutti nella femmina. In sauri e ofidi gli emipeni possono prolassare dalle rispettive tasche in seguito ad eccesiva attività sessuale97. La corretta identificazione del viscere prolassato è estremamente importante e deve essere effettuata prima di decidere qualsiasi tipologia di trattamento ed intervento. Nei casi acuti e non complicati è possibile la riduzione manuale dell’organo, dopo un accurato lavaggio e attenta pulizia. Se questo non dovesse essere possibile, l’utilizzo di lubrificanti e pomate antibiotiche garantisce all’organo una protezione efficiente. Nel caso in cui non si sia potuto intervenire celermente e l’organo sia andato incontro a infezione e congestione venosa prolungata con conseguente necrosi, l’unica soluzione è l’amputazione
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Substances containing unpaired electrons have been studied by electron paramagnetic resonance (EPR) for nearly 70 years. With continual development and enhancement of EPR techniques, questions have arisen regarding optimum method selection for a given sample based on its properties. In this work, radiation defects, natural lattice defects, solid organic radicals, radicals in solution, and spin-labeled proteins were analyzed using CW, pulse, and rapid scan EPR to compare methods. Studies of solid BDPA, EOe in quartz, Ns0 in diamond, and a-Si:H, showed that rapid scan could overcome many obstacles presented by other techniques, cementing rapid scan as an effective alternative to CW and pulse methods. Relaxation times of six nitroxide radicals were characterized from 0.25-34 GHz, guiding synthesis of improved nitroxides for in vivo imaging experiments. Processes contributing to T1 of DPPH in polystyrene were found through variable temperature measurements at X- and Q-band, resolving previously-reported discrepancies in relaxation properties and providing new insight into this commonly-used standard. In the history of EPR, the study of proteins is relatively new. Double electron-electron resonance (DEER) has emerged as a powerful technique for the study of amyloid fibrils, a class of protein aggregates implicated in a number of neurodegenerative disorders. Microtubule-associated protein tau forms fibrils linked to Alzheimerfs disease through seeded conversion of monomer. Self-assembly is mediated by the microtubule binding repeats in tau, and there are either three or four repeats present depending on the isoform. DEER was used to show that filaments of 3R and 4R tau are conformationally distinct and that 4R fibrils adopt a heterogeneous mixture of conformations. Populations of 4R fibril conformations, which were independently validated using a model system, can be modulated by introduction of mutations to the primary sequence or by varying fibril growth conditions. These findings provided unprecedented insights into the seed selection of tau monomers and established conformational compatibility as an important driving force in tau fibril propagation. Lastly, DEER acquisition was improved through addition of paramagnetic metal to spin-labeled protein, decreasing collection time, and through use of a novel spin label with increased T2, thereby lengthening the available acquisition window.
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The different approaches used in arthroscopic stabilisation of the acromioclavicular joint are well known. However, and despite a great incidence of ectopic pectoralis minor insertion, an alternative choice for the use of arthroscopic portal has not being sufficiently described. Here, we describe a case of acute acromioclavicular dislocation grade III. The arthroscopic stabilisation was achieved using the TightRope (Arthrex, Naples, USA) implant. Through this technique, the approach to the articular portion of the coracoid process can be made intra-articularly or from the subacromial space. We accessed intra-articularly, by opening the rotator interval to reach the coracoid process from the joint cavity. After opening the rotator interval, an ectopic insertion of the pectoralis minor was observed. The choice of approach of the coracoid process from the subacromial space would have complicated the intervention, making it necessary to sever the ectopic tendon to complete the technique, lengthening the surgical time and increasing the chance of complications. For this reason, the use of a standard posterior portal providing intra-articular arthroscopic access through the rotator interval is recommended since the aforementioned anatomical variation is not infrequent. Level of evidence Therapeutic studies—investigating the results of treatment, Level V.
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Building on the concept of Granger causality in risk in Hong et al. (2009), and focusing on an international sample of large-capitalization banks, we test for predictability in comovements in the left tails of returns of individual banks and the global system. The main results show that large individual shocks (defined as balance-sheet contractions exceeding the 1% VaR level) are a strong predictor of subsequent shocks in the global system. This evidence is particularly strong for US banks with large desks of proprietary trading. Similarly, we document strong evidence of financial vulnerabilities (exposures) to systemic shocks in US subprime creditors.
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The countermanding paradigm was designed to investigate the ability to cancel a prepotent response when a stop signal is presented and allows estimation of the stop signal response time (SSRT), an otherwise unobservable behaviour. Humans exhibit adaptive control of behaviour in the countermanding task, proactively lengthening response time (RT) in expectation of stopping and reactively lengthening RT following stop trials or errors. Human performance changes throughout the lifespan, with longer RT, SSRT and greater emphasis on post-error slowing reported for older compared to younger adults. Inhibition in the task has generally been improved by drugs that increase extracellular norepinephrine. The current thesis examined a novel choice response countermanding task in rats to explore whether rodent countermanding performance is a suitable model for the study of adaptive control of behaviour, lifespan changes in behavioural control and the role of neurotransmitters in these behaviours. Rats reactively adjusted RT in the countermanding task, shortening RT after consecutive correct go trials and lengthening RT following non-cancelled, but not cancelled stop trials, in sessions with a 10 s, but not a 1 s post-error timeout interval. Rats proactively lengthened RT in countermanding task sessions compared to go trial-only sessions. Together, these findings suggest that rats strategically lengthened RT in the countermanding task to improve accuracy and avoid longer, unrewarded timeout intervals. Next, rats exhibited longer RT and relatively conserved post-error slowing, but no significant change in SSRT when tested at 12, compared to 7 months of age, suggesting that rats exhibit changes in countermanding task performance with aging similar to those observed in humans. Finally, acute administration of yohimbine (1.25, 2.5 mg/kg) and d-amphetamine (0.25, 0.5 mg/kg), which putatively increase extracellular norepinephrine and dopamine respectively, resulted in RT shortening, baseline-dependent effects on SSRT, and attenuated adaptive RT adjustments in rats in the case of d-amphetamine. These findings suggest that dopamine and norepinephrine encouraged motivated, reward-seeking behaviour and supported inhibitory control in an inverted-U-like fashion. Taken together, these observations validate the rat countermanding task for further study of the neural correlates and neurotransmitters mediating adaptive control of behaviour and lifespan changes in behavioural control.
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Les prostaglandines modulent d’importants rôles physiologiques. Elles sont aussi impliquées dans le développement d’une variété de conditions pathologiques telles l’inflammation, la douleur et le cancer. La prostaglandine PGF2α et son récepteur (récepteur FP) se trouvent impliqué dans la modulation de nombreuses pathologies tels lors de l’accouchement préterme et le cancer colorectal. Récemment, nous avons fait partie d’un groupe de recherche ayant développé des modulateurs allostériques du récepteur FP. Dans une première étude, l’action du PGF2α sur le déclenchement des contractions myométriales a été évaluée, car peu d’information est connue sur la signalisation de cette prostaglandine lors de l’accouchement. Ainsi, nous avons utilisé un peptidomimétique de la deuxième boucle extracellulaire, dénommée PDC113.824. Nos résultats ont démontré que le PDC113.824 permettait de retarder la mise bas chez des souris gestantes, mais agissait de manière différente sur les multiples voies de signalisation de la PGF2α. Ainsi, le PDC113.824 inhibait la voie RhoA-ROCK, dépendante de l’activation de la protéine Gα12 par le. Les protéines RhoA-ROCK sont des acteurs clés dans le remodelage du cytosquelette d’actine et des contractions myométriales lors de l’accouchement. De plus, le PDC113.824 en présence de PGF2α agit comme un modulateur positif sur la voie dépendante de l’activation de la protéine Gαq. Le PDC113.824 serait donc un modulateur allostérique non compétitif possédant des actions à la fois de modulateurs positifs et négatifs sur la signalisation du récepteur FP Dans une seconde étude, des analogues du PDC113.824 ont été conçus et analysés dans un second modèle pathologique, le cancer colorectal. Ce cancer possède de hauts niveaux de récepteur FP. Nous avons donc étudié le rôle du récepteur FP dans le développement et la progression du cancer colorectal et l’effet de modulateurs allostériques. Il est généralement accepté que dans le cancer colorectal, la prostaglandine PGE2 permet la croissance et l’invasion tumorale, ainsi que l’angiogenèse. Toutefois, peu d’informations sont connues sur le rôle du PGF2α dans le cancer colorectal. C’est dans ce contexte que nous avons décidé d’examiner la contribution de ce récepteur dans la progression du cancer colorectal et cherché à déterminer si la modulation des fonctions du récepteur FP a un impact sur la croissance de tumeurs colorectales. Nos recherches ont révélé que l’activation du récepteur FP permet la migration et la prolifération de plusieurs lignées cellulaires humaines et murines d’adénocarcinomes colorectaux. Dans ce contexte, nos expériences ont démontré que la migration des cellules cancéreuses était dépendante de l’activation de la voie Rho. Nos résultats démontrent qu’en effet, l’activation de RhoA, une petite GTPase clé de la voie Gα12, est inhibée de façon sélective par nos composés. De plus, nos molécules allostériques sont également efficaces pour inhiber la voie de signalisation de la ß-caténine, une protéine impliquée dans la genèse du cancer colorectal. In vivo, le traitement de souris avec un des ces modulateurs a permis une inhibition effective de la croissance tumorale. Dans l’ensemble, nos résultats suggèrent donc que les modulateurs allostériques des récepteurs FP pourraient constituer une nouvelle classe de médicaments utilisés pour le traitement du cancer colorectal.
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On January 20th, the International Atomic Energy Agency confirmed that Iran had been implementing its commitments as part of the Joint Plan of Action (JPA) agreed with the so-called ‘E3+3’ in Geneva (also known as P5+1) on 24 November 2013. The forging of this interim deal, the successful start to its implementation and the temporary sanctions relief represent resounding success for international diplomacy but they should not be allowed to conceal the underlying issues. Reaching agreement on the JPA was achieved at the cost of clarity over what is to follow and it was decided to eschew a structured agreement in favour of a two-step process. The stated aim of the negotiating parties remains that of starting the implementation of a comprehensive solution by November 2014. If agreement is not reached on a comprehensive solution by the expiry of the JPA by July 20th, the action plan can be renewed by mutual consent. The latter might well be the likeliest outcome of the forthcoming negotiations. Apart from the large gap between the E3+3 and Iranian positions on the substance of a final deal, several domestic policy constraints will likely define the parameters of what is achievable in the future. This CEPS Policy Brief argues that the best hope for success lies in continued engagement and consistent incremental progress in the negotiations, with structured concessions on both sides. This should occur, however, not in a two- but a three-step framework based on lengthening Iran’s ‘breakout’ period while re-engaging with the country both politically and economically. The EU is in a unique position to lead this process. Having greater flexibility than either the US or Iran, its main tasks will be that of maintaining the negotiating momentum and broadening dialogue with Iran.
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Quantitative easing à la ECB has produced so far an impact on long-term nominal rates through ex ante channels: signalling channels, term duration channels, and risk premia channels. The term duration channel will also lead to a lengthening of the average maturity of government debts, with possible implications for fiscal policy. The ECB’s determination to buy government bonds in a fragmented market with a low net supply may also produce an ex post impact, during the actual asset purchases, but less on nominal rates and more on financial plumbing, as recent volatility suggests. As the effects of scarce supply in collateral markets are felt, repo rates remain well below zero. Lower supply and limited re-usability of high quality collateral, capped by regulatory requirements, is a constraint on market liquidity and compresses dealers’ balance sheets. By keeping a depressed yield curve and asset prices high, QE may also accelerate the consolidation of both traditional and capital-market based (dealer) bank business models. What is less clear is how these changing business models will interact with the sharp rise of the asset management industry in the aftermath of the crisis, which raises questions about the implications for global collateral flows and deposit-like funding channels.
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One of the hallmarks of cancer is its unlimited replicative potential that needs a compensatory mechanism for the consequential telomere erosion. Telomerase promoter (TERTp) mutations were recently reported as a novel mechanism for telomerase re-activation/expression in order to maintain telomere length. Pancreatic endocrine tumors (PETs) were so far recognized to rely mainly on the alternative lengthening of telomeres (ALT) mechanism. It was our objective to study if TERTp mutations were present in pancreatic endocrine tumors (PET) and could represent an alternative mechanism to ALT. TERTp mutations were detected in 7% of the cases studied and were mainly associated to patients harbouring hereditary syndromes. In vitro, using PET-derived cell lines and by luciferase reporter assay, these mutations confer a 2 to 4-fold increase in telomerase transcription activity. These novel alterations are able to recruit ETS transcription factor members, in particular GABP-α and ETV1, to the newly generated binding sites. We report for the first time TERTp mutations in PETs and PET-derived cell lines. Additionally, our data indicate that these mutations serve as an alternative mechanism and in an exclusive manner to ALT, in particular in patients with hereditary syndromes.
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The relative roles of high- versus low-latitude forcing of millennial-scale climate variability are still not well understood. Here we present terrestrial–marine climate profiles from the southwestern Iberian margin, a region particularly affected by precession, that show millennial climate oscillations related to a nonlinear response to the Earth's precession cycle during Marine Isotope Stage (MIS) 19. MIS 19 has been considered the best analogue to our present interglacial from an astronomical point of view due to the reduced eccentricity centred at 785 ka. In our records, seven millennial-scale forest contractions punctuated MIS 19 superimposed to two orbitally-driven Mediterranean forest expansions. In contrast to our present interglacial, we evidence for the first time low latitude-driven 5000-yr cycles of drying and cooling in the western Mediterranean region, along with warmth in the subtropical gyre related to the fourth harmonic of precession. These cycles indicate repeated intensification of North Atlantic meridional moisture transport that along with decrease in boreal summer insolation triggered ice growth and may have contributed to the glacial inception, at ∼774 ka. The freshwater fluxes during MIS 19ab amplified the cooling events in the North Atlantic promoting further cooling and leading to MIS 18 glaciation. The discrepancy between the dominant cyclicity observed during MIS 1, 2500-yr, and that of MIS 19, 5000-yr, challenges the similar duration of the Holocene and MIS 19c interglacials under natural boundary conditions.
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AIMS In patients presenting with spontaneous sustained ventricular tachycardia (VT) from the outflow-tract region without overt structural heart disease ablation may target premature ventricular contractions (PVCs) when VT is not inducible. We aimed to determine whether inducibility of VT affects ablation outcome. METHODS AND RESULTS Data from 54 patients (31 men; age, 52 ± 13 years) without overt structural heart disease who underwent catheter ablation for symptomatic sustained VT originating from the right- or left-ventricular outflow region, including the great vessels. A single morphology of sustained VT was inducible in 18 (33%, SM group) patients, and 11 (20%) had multiple VT morphologies (MM group). VT was not inducible in 25 (46%) patients (VTni group). After ablation, VT was inducible in none of the SM group and in two (17%) patients in the MM group. In the VTni group, ablation targeted PVCs and 12 (48%) patients had some remaining PVCs after ablation. During follow-up (21 ± 19 months), VT recurred in 46% of VTni group, 40% of MM inducible group, and 6% of the SM inducible group (P = 0.004). Analysis of PVC morphology in the VTi group further supported the limitations of targeting PVCs in this population. CONCLUSION Absence of inducible VT and multiple VT morphologies are not uncommon in patients with documented sustained outflow-tract VT without overt structural heart disease. Inducible VT is associated with better outcomes, suggesting that attempts to induce VT to guide ablation are important in this population.
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Energy harvesting devices are widely discussed as an alternative power source for todays active implantable medical devices. Repeated battery replacement procedures can be avoided by extending the implants life span, which is the goal of energy harvesting concepts. This reduces the risk of complications for the patient and may even reduce device size. The continuous and powerful contractions of a human heart ideally qualify as a battery substitute. In particular, devices in close proximity to the heart such as pacemakers, defibrillators or bio signal (ECG) recorders would benefit from this alternative energy source. The clockwork of an automatic wristwatch was used to transform the hearts kinetic energy into electrical energy. In order to qualify as a continuous energy supply for the consuming device, the mechanism needs to demonstrate its harvesting capability under various conditions. Several in-vivo recorded heart motions were used as input of a mathematical model to optimize the clockworks original conversion efficiency with respect to myocardial contractions. The resulting design was implemented and tested during in-vitro and in-vivo experiments, which demonstrated the superior sensitivity of the new design for all tested heart motions.
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The deep-sea cores M 16415-2 and M 16416-2 at about 9°N off Sierra Leone were analysed palynologically for the time interval 140,000-70,000 yr B.P. Results were presented in absolute (pollen concentration and pollen influx) and relative diagrams (pollen percentage). In a previous study it was evidenced that in northwest Africa pollen is mainly transported to the Atlantic by wind, so that the efficiency of aeolian pollen transport (pollen flux) could be used to evaluate changes in the intensity of the northeast trade winds. The glacial episodes (represented by the oxygen isotope stages 6 and 4) are characterized by strong northeast trade winds, whereas the last interglacial (stage 5) is characterized by weak trade winds. The pollen influx diagram shows that the intensity of the trade winds increased slightly during the relatively cool intervals of stage 5 (viz. 5.4 and 5.2). Tropical forest had maximally expanded around 124,000 yr B.P. (stage 5.5), around 98,000 yr B.P. (transition of stage 5.3 to 5.2), and around 70,000 yr B.P. (first part of stage 4): an increasing delay of the response of tropical forest to global intervals with maximum temperature is apparent during the last interglacial. As tropical forests need continuous humidity, the record of tropical forest monitors changes in climatic humidity south of the Sahara. During the last interglacial, the southern boundary of the Sahara shifted only little: expansions and contractions of the tropical forest area are correlated with contra-oscillations of the grass-dominated savanna zone. Great latitudinal shifts of the desert savanna boundary, on the contrary, occurred during the penultimate glacial interglacial transition (around 128,000 yr B.P.) to the north, and during the last interglacial-glacial transition (around 65,000 yr B.P.) to the south.
Resumo:
Members of the calcareous nannofossil genus Discoaster have been used extensively to subdivide Tertiary deep-sea sediments into biostratigraphic zones or subzones (e.g., Martini, 1971; Bukry, 1973). Haq and Lohmann (1976) mapped biogeographic migrations of this group through time and over latitude. They suggested that expansions and contractions of Discoaster-dominated assemblages across latitudes reflect sea-surface temperature changes. Subsequently, late Pliocene Discoaster species were counted at closely spaced sample intervals from various Atlantic sites (Backman et al., 1986; Backman and Pestiaux, 1987; Chepstow-Lusty et al., 1989, 1991), and Indian Ocean as well as Pacific Ocean sites (Chepstow-Lusty, 1990). In addition to the biostratigraphic information revealing positions and the precision by which the different late Pliocene Discoaster species can be determined, these studies also demonstrated that discoasters strongly fluctuate in abundance as a function of time. These abundance variations occur in equatorial as well as temperate temperature regimes, and show periodicities that reflect orbital frequencies. Chepstow-Lusty et al. (1989, 1991) also suggested that the oscillating abundances partly represent productivity pressure, because discoasters tend to show low abundances under high productivity conditions and vice versa. In the Pacific Ocean, counts showing late Pliocene Discoaster abundances exist from three sites, namely Ocean Drilling Program (ODP) Site 677 in the eastern equatorial upwelling region, Core V28-179 from the central equatorial region, and Core V32-127 from the mid-latitude Hess Rise. The two Vema cores are condensed and show sedimentation rates below 0.5 cm/1000 yr, thus offering a poorly resolved stratigraphy. Hole 806C from the Ontong Java Plateau provided an opportunity to establish a highly resolved Discoaster record from the western extreme of the equatorial Pacific under an environmental setting that differed from ODP Site 677 by being less influenced by intense upwelling. The Discoaster counting technique is described by Backman and Shackleton (1983).
Resumo:
"NSF/RA 770123."