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Resumo:
Introducción El presente trabajo trata especialmente dos grandes temas. Primero discutiré los problemas de subsistencias que enfrentaron los conquistadores desde que pusieron sus pies en tierras panameñas. El segundo tema se refiere al desarrollo de las actividades agropecuarias en Panamá durante los siglos XVI XVII: primero me ocupare del establecimiento de los españoles en la vertiente pacifica del Istmo entre Panamá y el norte de la península Azuero; luego tratare la consolidación de las actividades productivas de la campiña ya a finales del siglo XVI, cuando quedaron mas o menos definidas sus características; y concluiré en le momento en que ya empezaban a anunciarse cambios estructurales en las actividades agrícolas y ganaderas y concomitantemente en los sistemas de apropiación del suelo, como resultado del agotamiento de los suelos, y la mayor presión demográfica sobre los mismos, fenómenos estos que tienen lugar entre fines del siglo XVII y principios del siguiente.
Resumo:
Il presente lavoro si propone di chiarire la natura sfaccettata dell’esilio e i suoi risvolti su chi lo sperimenta. Volontario o subìto, l’esilio può essere motivato da svariate ragioni: una patria afflitta dal flagello della povertà o della guerra, un’invasione coloniale, la volontà di rifugiarsi nel vuoto lasciato dalla mancanza di una persona importante, o l’illusione di ridefinire i contorni del proprio io, sbiaditi in un contesto di convivenza con il multiculturalismo e il multilinguismo. Qualsiasi forma di esilio si prenda in considerazione, il soggetto coinvolto dovrà fare i conti con situazioni complesse, come lo sfruttamento e il disprezzo degli invasori o degli ospitanti , o il rifiuto - innaturale - di una parte della propria identità che, nei casi più gravi, può sfociare in una chiusura in se stessi tale da provocare mutismo. Esiste, tuttavia, il modo per trasformare il “trauma dell’esilio” nella “terapia dell’esilio”: la chiave per riuscirci è scrivere e, in particolare, scrivere in lingua straniera. Tramite quest’arma pacifica, infatti, si può sfruttare una lingua largamente conosciuta per diffondere messaggi di contestazione contro regimi politici basati sulla sopraffazione dell’altro; inoltre, scrivere in lingua straniera può essere l’antidoto contro il congelamento delle proprie origini, poiché usare un codice espressivo diverso da quello del proprio subconscio può aiutare ad ammettere con più facilità il proprio dramma interiore e a risolverlo. Degni di menzione sono i “giocolieri” dell’autotraduzione, che, destreggiandosi costantemente tra due sistemi linguistico-culturali distinti, non solo regalano a se stessi la possibilità di ripristinare un dialogo sereno tra le diversi componenti della loro identità, ma fanno dono a ciascun individuo della speranza in un mondo meno discriminatorio, sorretto da pilastri quali la tolleranza e la convivenza pacifica con l’Altro.