967 resultados para Sillanpää, Pia


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Nell'ambito della terapia medico-nucleare si fa uso di radionuclidi legati a molecole di interesse biologico per poter irradiare le cellule cancerogene di un determinato tessuto, al fine di provocarne l'inattivazione e la morte. Il 223Ra-cloruro è un radiofarmaco di recente introduzione volto al trattamento di metastasi ossee dovute al tumore della prostata. Esso è un emettitore alfa ed è ottenuto tramite un generatore caricato con 227Ac/227Th all'equilibrio. Il radiofarmaco, oltre al breakthrough del progenitore, può contenere anche tracce di 226Ra e 228Th, derivanti dal suo processo produttivo. In questo lavoro di tesi è stato valutato il valore di purezza radionuclidica del 223Ra-cloruro, ricercando la presenza dei suddetti contaminanti, attraverso l'analisi del radiofarmaco mediante uno spettrometro gamma con rivelatore HPGe. Nonostante in uno dei lotti sia stata effettivamente rilevata la presenza del progenitore 227Ac, le misure eseguite hanno comunque confermato l'alto valore di purezza radionuclidica riportato nel Summary of Product Characteristics (SPC) del radiofarmaco. Ciò conferma che non viene somministrata una dose di radiazione ingiustificata al paziente dovuta alla presenza dei contaminanti e semplifica la relativa gestione dei rifiuti radioattivi e le procedure autorizzative.

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Durante la mia tesi mi sono occupata di una grave patologia, l’Aneurisma Cerebrale, che rappresenta una delle principali cause di ospedalizzazione provocando il 10/12% della mortalità globale annua nei paesi industrializzati. In Italia , l’incidenza di aneurismi cerebrali è di 100.000 nuovi casi all’anno. In generale , nei paesi industrializzati, la prevalenza è stimata a circa 600 per 100.000 abitanti . Tuttavia la prevalenza degli aneurismi cerebrali nelle popolazioni in generale , è molto più elevato stimato intorno al 2,3%,il che suggerisce indirettamente che la maggior parte degli aneurismi non va mai incontro a rottura. Negli ultimi vent’anni lo sviluppo della tecnologia ha visto significativi progressi che ci hanno permesso di agire sul problema in modo sempre migliore. Nei primi capitoli ho descritto alcune apparecchiature biomediche che sono di fondamentale importanza nello studio degli aneurismi cerebrali, mettendo in evidenza le varie peculiarità che le contraddistinguono. A seguire, ho parlato del trattamento endovascolare, che consiste nell’esclusione della cavità aneurismatica dal flusso di sangue, il quale viene incanalato in una protesi posizionata all’interno del lume vasale eliminando il rischio di rottura o di embolizzazione di materiale trombotico proveniente dalla sacca aneurismatica. I vantaggi della tecnica endovascolare consistono nella minore invasività rispetto alla tecnica chirurgica standard, la craniotomia. A fronte di ciò, si deduce quanto l’ingegneria biomedica sia una disciplina in evoluzione. Le condizioni di vita delle persone che subiscono questi tipi di interventi sono notevolmente migliorate ottenendo risultati di completa o semi-completa guarigione.

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Negli ultimi anni l'utilizzo di ciclotroni per la produzione di radionuclidi, impiegati nell'ambito della Medicina Nucleare, è diventato un processo sempre più diffuso e numerosi sono i modelli commercialmente disponibili. L'impiego di questo tipo di apparecchiature porta a considerare questioni rilevanti legate alla radioprotezione che coinvolgono una serie di aspetti complessi sia nella fase progettuale del sistema, sia nell'ottenimento delle necessarie autorizzazioni. In particolare, uno dei problemi radioprotezionistici da affrontare è legato alla dispersione in ambiente di aeriformi radioattivi, prodotti dall'interazione di flussi di particelle secondarie con l'aria. In questo lavoro di tesi, svolto presso il Servizio di Fisica Sanitaria dell'Ospedale Sant'Orsola di Bologna, si è cercato di caratterizzare l'emissione di tali gas radioattivi considerando l'effetto del sistema di ventilazione. E' stata eseguita un'estesa campagna di misurazioni in diversi punti di campionamento, collocati lungo il percorso di estrazione dell'aria: dal bunker fino all'immissione in ambiente. Sono stati ideati e realizzati dei compatti sistemi di campionamento che hanno permesso di definire, attraverso un sistema di spettrometria gamma equipaggiato con rivelatore al HPGe, una sistematica procedura per la determinazione di concentrazione di attività. I risultati ottenuti mostrano come, durante la routine di produzione di 18F mediante ciclotrone, il processo più rilevante di attivazione dell'aria sia la produzione di 41Ar (T1/2=109.34 minuti), unico radionuclide identificato in tutte le misurazioni. Infine, sulla base dei dati sperimentali ottenuti, è stata effettuata una valutazione della dose rilasciata alla popolazione locale. Il risultato, pari a 0.19 µSv/anno, può essere considerato trascurabile rispetto alla soglia di "non rilevanza radiologica", a dimostrazione di come le tipiche procedure in ambito di Medicina Nucleare possano essere considerate del tutto giustificate.

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La presente tesi descrive la messa a punto del modello geotecnico del sottosuolo di una zona dell’Emilia-Romagna che comprende i Comuni di Cesenatico, Gatteo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone e Bellaria-Igea Marina. Il modello si basa principalmente sull'interpretazione delle misure da prove penetrometriche statiche con piezocono e dei sondaggi, unitamente ad un più limitato numero di prove di laboratorio. Nella prima parte della tesi si descrive la geologia dell'area e si illustra il database sperimentale disponibile. Nella seconda parte sono invece analizzate nel dettaglio le prove ai fini della individuazione delle unità stratigrafiche presenti e della successiva caratterizzazione meccanica delle stesse. Il modello è stato costruito in diverse fasi. Nella prima fase sono state elaborate le singole prove penetrometriche: utilizzando approcci interpretativi noti, per lo più di tipo empirico, si è proceduto a classificare i terreni attraversati, sono state preliminarmente individuate alcune le unità stratigrafiche presenti e ad esse sono stati assegnati valori rappresentativi dei parametri meccanici di interesse. Successivamente si è proceduto ad una sintesi delle informazioni e dei risultati conseguiti per le singole verticali di analisi, facendo riferimento ad un certo numero di sezioni longitudinali e trasversali ritenute più significative. In questo modo è stato possibile costruire un modello geotecnico alla scala territoriale, con l'obiettivo non solo di fornire uno strumento utile in una fase preliminare della progettazione geotecnica, ma anche di indirizzare il progettista nell’ottimizzazione delle prove da programmare e nella scelta delle procedure interpretative più idonee per la stima dei parametri meccanici.

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The temporal pattern of bone-level alterations in conventionally restored implants is dependent upon healing mode (open or submerged). This study examined the influence of healing on marginal bone levels at implants with a medium-rough surface including the implant collar and a clearance-fit implant-abutment connection restored according to a platform-switching concept.

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Effective numerical expansion of dopaminergic precursors might overcome the limited availability of transplantable cells in replacement strategies for Parkinson's disease. Here we investigated the effect of fibroblast growth factor-2 (FGF2) and FGF8 on expansion and dopaminergic differentiation of rat embryonic ventral mesencephalic neuroblasts cultured at high (20%) and low (3%) oxygen tension. More cells incorporated bromodeoxyuridine in cultures expanded at low as compared to high oxygen tension, and after 6 days of differentiation there were significantly more neuronal cells in low than in high oxygen cultures. Low oxygen during FGF2-mediated expansion resulted also in a significant increase in tyrosine hydroxylase-immunoreactive (TH-ir) dopaminergic neurons as compared to high oxygen tension, but no corresponding effect was observed for dopamine release into the culture medium. However, switching FGF2-expanded cultures from low to high oxygen tension during the last two days of differentiation significantly enhanced dopamine release and intracellular dopamine levels as compared to all other treatment groups. In addition, the short-term exposure to high oxygen enhanced in situ assessed TH enzyme activity, which may explain the elevated dopamine levels. Our findings demonstrate that modulation of oxygen tension is a recognizable factor for in vitro expansion and dopaminergic differentiation of rat embryonic midbrain precursor cells.

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To assess clinical and microbiological outcomes of an Er:YAG laser in comparison with sonic debridement in the treatment of persistent periodontal pockets in a prospective randomized controlled multicentre study design.

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Patients with high risk prostate cancer with pT3 tumor and positive surgical margins have a high risk of biochemical failure after radical prostatectomy and adjuvant androgen deprivation therapy. Predictors of cancer related death in this patient group are necessary.

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Introduction. To assess the role of adjuvant androgen deprivation therapy (ADT) in high-risk prostate cancer patients (PCa) after surgery. Materials and Methods. The analysis case matched 172 high-risk PCa patients with positive section margins or non-organ confined disease and negative lymph nodes to receive adjuvant ADT (group 1, n = 86) or no adjuvant ADT (group 2, n = 86). Results. Only 11.6% of the patients died, 2.3% PCa related. Estimated 5-10-year clinical progression-free survival was 96.9% (94.3%) for group 1 and 73.7% (67.0%) for group 2, respectively. Subgroup analysis identified men with T2/T3a tumors at low-risk and T3b margins positive disease at higher risk for progression. Conclusion. Patients with T2/T3a tumors are at low-risk for metastatic disease and cancer-related death and do not need adjuvant ADT. We identified men with T3b margin positive disease at highest risk for clinical progression. These patients benefit from immediate adjuvant ADT.

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One of the major challenges for a mission to the Jovian system is the radiation tolerance of the spacecraft (S/C) and the payload. Moreover, being able to achieve science observations with high signal to noise ratios (SNR), while passing through the high flux radiation zones, requires additional ingenuity on the part of the instrument provider. Consequently, the radiation mitigation is closely intertwined with the payload, spacecraft and trajectory design, and requires a systems-level approach. This paper presents a design for the Io Volcano Observer (IVO), a Discovery mission concept that makes multiple close encounters with Io while orbiting Jupiter. The mission aims to answer key outstanding questions about Io, especially the nature of its intense active volcanism and the internal processes that drive it. The payload includes narrow-angle and wide-angle cameras (NAC and WAC), dual fluxgate magnetometers (FGM), a thermal mapper (ThM), dual ion and neutral mass spectrometers (INMS), and dual plasma ion analyzers (PIA). The radiation mitigation is implemented by drawing upon experiences from designs and studies for missions such as the Radiation Belt Storm Probes (RBSP) and Jupiter Europa Orbiter (JEO). At the core of the radiation mitigation is IVO's inclined and highly elliptical orbit, which leads to rapid passes through the most intense radiation near Io, minimizing the total ionizing dose (177 krads behind 100 mils of Aluminum with radiation design margin (RDM) of 2 after 7 encounters). The payload and the spacecraft are designed specifically to accommodate the fast flyby velocities (e.g. the spacecraft is radioisotope powered, remaining small and agile without any flexible appendages). The science instruments, which collect the majority of the high-priority data when close to Io and thus near the peak flux, also have to mitigate transient noise in their detectors. The cameras use a combination of shielding and CMOS detectors with extremely fast readout to mi- imize noise. INMS microchannel plate detectors and PIA channel electron multipliers require additional shielding. The FGM is not sensitive to noise induced by energetic particles and the ThM microbolometer detector is nearly insensitive. Detailed SNR calculations are presented. To facilitate targeting agility, all of the spacecraft components are shielded separately since this approach is more mass efficient than using a radiation vault. IVO uses proven radiation-hardened parts (rated at 100 krad behind equivalent shielding of 280 mils of Aluminum with RDM of 2) and is expected to have ample mass margin to increase shielding if needed.

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OBJECTIVE: The purpose of this study was to determine if the thoracic vertebral elements are altered in patients with Marfan's syndrome. MATERIALS AND METHODS: Thirty patients underwent helical CT of the thorax because of suspected thoracic aortic dilatation and acute dissection. Thirteen had Marfan's syndrome and 17 did not. Two reviewers, unaware of the final diagnosis, evaluated the images by consensus for laminar thickness, foraminal width, dural sac ratios, and vertebral scalloping for T2-T12. RESULTS: At T9-T12, dural sac ratios at the midcorpus level (p = 0.031) and foraminal width (p = 0.0124) were significantly greater in the patients with Marfan's syndrome than in the patients without. Dural sac ratios at lower endplate levels (p = 0.0685), laminar thickness (p = 0.951), and vertebral scalloping (p = 0.24) were not significantly greater in the patients with Marfan's syndrome than in the patients without. CONCLUSION: Because the phenotypic expression of Marfan's syndrome is variable, information on the spine from thoracic studies in combination with major criteria may be helpful clinically.

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BACKGROUND: Fas (CD95/Apo-1) ligand (FasL)-induced apoptosis in Fas-bearing cells is critically involved in modulating immune reactions and tissue repair. Apoptosis has also been described after mechanical vascular injury such as percutaneous coronary intervention. However, the relevance of cell death in this context of vascular repair remains unknown. METHODS AND RESULTS: To determine whether FasL-induced apoptosis is causally related to neointimal lesion formation, we subjected FasL-deficient (generalized lymphoproliferative disorder [gld], C57BL/6J) and corresponding wild-type (WT) mice to carotid balloon distension injury, which induces marked endothelial denudation and medial cell death. FasL expression in WT mice was induced in injured vessels compared with untreated arteries (P<0.05; n=5). Conversely, absence of functional FasL in gld mice decreased medial and intimal apoptosis (terminal deoxynucleotidyltransferase-mediated dUTP nick end labeling [TUNEL] index) at 1 hour and 7 days after balloon injury (P<0.05; n=6). In addition, peritoneal macrophages isolated from gld mice showed no apoptosis and enhanced migration (P<0.05; n=4). In parallel, we observed increased balloon-induced macrophage infiltrations (anti-CD68) in injured arteries of FasL-deficient animals (P<0.05; n=6). Together with enhanced proliferation (bromodeoxyuridine index; P<0.05), these events resulted in a further increase in medial and neointimal cells (P<0.01; n=8) with thickened neointima in gld mice (intima/media ratio, x3.8 of WT; P<0.01). CONCLUSIONS: Our data identify proapoptotic and antiinflammatory effects of endogenous FasL as important factors in the process of neointimal lesion formation after balloon injury. Moreover, they suggest that activation of FasL may decrease neointimal thickening after percutaneous coronary intervention.