948 resultados para Folk songs, French.
Resumo:
Le musiche “popolaresche” urbane, in genere trascurate nella letteratura etnomusicologica, sono state quasi completamente ignorate nel caso della Romania. Il presente studio si propone di colmare almeno in parte questa lacuna, indagando questo fenomeno musicale nella Bucarest degli anni Trenta e Quaranta del Novecento. Le musiche esaminate sono tuttavia inserite entro una cornice storica più ampia, che data a partire dalla fine del XVIII secolo, e messe in relazione con alcune produzioni di origine rurale che con queste hanno uno stretto rapporto. Il caso di Maria Lătărețu (1911-1972) si è rivelato particolarmente fecondo in questo senso, dal momento che la cantante apparteneva ad entrambi i versanti musicali, rurale e urbano, e nepadroneggiava con disinvoltura i rispettivi repertori. Dopo il suo trasferimento nella capitale, negli anni Trenta, è diventata una delle figure di maggior spicco di quel fenomeno noto come muzică populară (creazione musicale eminentemente urbana e borghese con radici però nel mondo delle musiche rurali). L’analisi del repertorio (o, per meglio dire, dei due repertori) della Lătărețu, anche nel confronto con repertori limitrofi, ha permesso di comprendere più da vicino alcuni dei meccanismi musicali alla base di questa creazione. Un genere musicale che non nasce dal nulla nel dopo-guerra, ma piuttosto continua una tradizione di musica urbana, caratterizzata in senso locale, ma influenzata dal modello della canzone europea occidentale, che data almeno dagli inizi del Novecento. Attraverso procedimenti in parte già collaudati da compositori colti che sin dal XIX secolo, in Romania come altrove, si erano cimentati con la creazione di melodie in stile popolare o nell’armonizzazione di musiche di provenienza contadina, le melodie rurali nel bagaglio della cantante venivano trasformate in qualcosa di inedito. Una trasformazione che, come viene dimostrato efficacemente nell’ultimo capitolo, non investe solo il livello superficiale, ma coinvolge in modo profondo la sintassi musicale.
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La tesi di ricerca si propone di esaminare due tipologie della canzone sociale nel XIX secolo, ed in particolare attorno al 1848. Lo studio del canto nei contesti presi in esame (l’Italia e la Francia) viene analizzato attraverso due piste di ricerca parallele tra loro. Da una parte si è utilizzato il concetto di sociabilité per conoscere i luoghi di produzione e di diffusione del canto (l’importanza della strada, dell’osteria, delle goguette parigine, degli chansonniers des rues e dei cantastorie) e le circostanze di utilizzazione della canzone (la canzone in quanto forma d’espressione orale ma anche come scrittura murale, foglio volante e volantino). Dall’altra l’analisi si è focalizzata sui contenuti dei testi musicali per mette in luce le differenti tematiche, le immagini linguistiche e le figure retoriche cantate dall’artigiano-operaio per far emergere le differenze dell’idea di nazione tra i due contesti presi in esame. L’attenzione posta alla comparazione condurrà all’evidenziazione di punti di contatto tra le due nazioni. Il canto, infatti, costituisce un terreno privilegiato per comprendere l’immagine dell’“altro”: quale immagine possedevano i lavoratori francesi dell’Italia risorgimentale? E gli artigiani italiani come percepivano la nazione francese? Il canto viene analizzato non solamente come un “testo” ma anche come una “pratica sociale”. Queste operazioni permetteranno di sondare più in profondità la funzione sociale svolta dalla canzone all’interno della cultura popolare e la sua importanza in quanto forma d’espressione e vettore di politicizzazione. La duplice utilizzazione del canto, in quanto “testo” e “pratica”, consente di inserire la ricerca all’interno di un filone storiografico che dalla storia sociale si muove a quella culturale. La canzone sociale rappresenta un fertile terreno di ricerca, non solamente all’interno di un singolo territorio nazionale, ma possiede un prezioso valore euristico in funzione comparativa.
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Riassunto Il nostro viaggio attraverso la musica folk americana partirà dal un racconto della Grande Depressione, dello stato di indigenza nel quale versava la maggior parte della popolazione e attraverso le vicende e le canzoni del nonno della canzone di protesta: Woody Guthrie. Sottolineeremo come egli abbia influenzato successivamente tutta una serie di cantautori che si formarono con lui, attraverso i suoi scritti o i suoi pezzi. Vedremo dunque come un altro grande musicista, Pete Seeger lottò più volte contro la censura per dare risonanza a tante battaglie altrimenti inascoltate, come i movimenti per i diritti civili degli afroamericani e per la pace. Con le canzoni di Bob Dylan analizzeremo i movimenti giovanili e pacifisti contro la guerra nel Vietnam e i fermenti della beat generation. Considereremo con Bruce Springsteen i nuovi diseredati della recessione economica, la nuova ondata di nazionalismi, le censure successive agli attentati dell’ 11 Settembre 2001 e il nuovo ordine mondiale. La musica folk continuerà dunque a vivere grazie alla comunità che la rende viva e la fa circolare, ma soprattutto, grazie al passaggio di testimone tra i grandi artisti che l’hanno resa concretamente la voce dell’America.
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There is an interest to keep the arterial access site for percutaneous coronary interventions (PCI) small. Using sheaths for introduction of arterial catheters is standard. The effective outer diameter of the usual introducer sheaths is about 1.5 French (F) larger than the labeled size. Omitting the sheath affords a smaller access without loss of working lumen.
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We explored the functional organization of semantic memory for music by comparing priming across familiar songs both within modalities (Experiment 1, tune to tune; Experiment 3, category label to lyrics) and across modalities (Experiment 2, category label to tune; Experiment 4, tune to lyrics). Participants judged whether or not the target tune or lyrics were real (akin to lexical decision tasks). We found significant priming, analogous to linguistic associative-priming effects, in reaction times for related primes as compared to unrelated primes, but primarily for within-modality comparisons. Reaction times to tunes (e.g., "Silent Night") were faster following related tunes ("Deck the Hall") than following unrelated tunes ("God Bless America"). However, a category label (e.g., Christmas) did not prime tunes from within that category. Lyrics were primed by a related category label, but not by a related tune. These results support the conceptual organization of music in semantic memory, but with potentially weaker associations across modalities.
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Auditory imagery for songs was studied in two groups of patients with left or right temporal-lobe excision for control of epilepsy, and a group of matched normal control subjects. Two tasks were used. In the perceptual task, subjects saw the text of a familiar song and simultaneously heard it sung. On each trial they judged if the second of two capitalized lyrics was higher or lower in pitch than the first. The imagery task was identical in all respects except that no song was presented, so that subjects had to generate an auditory image of the song. The results indicated that all subjects found the imagery task more difficult than the perceptual task, but patients with right temporal-lobe damage performed significantly worse on both tasks than either patients with left temporal-lobe lesions or normal control subjects. These results support the idea that imagery arises from activation of a neural substrate shared with perceptual mechanisms, and provides evidence for a right temporal- lobe specialization for this type of auditory imaginal processing.
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Four experiments were conducted to examine the ability of people without "perfect pitch" to retain the absolute pitch offamiliar tunes. In Experiment 1, participants imagined given tunes, and then hummed their first notes four times either between or within sessions. The variability of these productions was very low. Experiment 2 used a recognition paradigm, with results similar to those in Experiment 1 for musicians, but with some additional variability shown for unselected subjects. In Experiment 3, subjects rated the suitability ofvarious pitches to start familiar tunes. Previously given preferred notes were rated high, as were notes three or four semitones distant from the preferred notes, but not notes one or two semitones distant. In Experiment 4, subjects mentally transformed the pitches of familiar tunes to the highest and lowest levels possible. These experiments suggest some retention of the absolute pitch of tunes despite a paucity of verbal or visual cues for the pitch.
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Four experiments examined how people operate on memory representations of familiar songs. The tasks were similar to those used in studies of visual imagery. In one task, subjects saw a one word lyric from a song and then saw a second lyric; then they had to say if the second lyric was from the same song as the first. In a second task, subjects mentally compared pitches of notes corresponding to song lyrics. In both tasks, reaction time increased as a function of the distance in beats between the two lyrics in the actual song, and in some conditions reaction time increased with the starting beat of the earlier lyric. Imagery instructions modified the main results somewhat in the first task, but not in the second, much harder task. The results suggest that song representations have temporal-like characteristics. (PsycINFO Database Record (c) 2012 APA, all rights reserved)
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Investigated the organizing principles in memory for familiar songs in 2 experiments. It was hypothesized that individuals do not store and remember each song in isolation. Rather, there exists a rich system of relationships among tunes that can be revealed through similarity rating studies and memory tasks. One initial assumption was the division of relations among tunes into musical (e.g., tempo, rhythm) and nonmusical similarity. In Exp I, 20 undergraduates were asked to sort 60 familiar tunes into groups according to both musical and nonmusical criteria. Clustering analyses showed clear patterns of nonmusical similarity but few instances of musical similarity. Exp II, with 16 Ss, explored the psychological validity of the nonmusical relationships revealed in Exp I. A speeded verification task showed that songs similar to each other are confused more often than are distantly related songs. A free-recall task showed greater clustering for closely related songs than for distantly related ones. The relationship between these studies and studies of semantic memory is discussed. Also, the contribution of musical training and individual knowledge to the organization of the memory system is considered. (19 ref) (PsycINFO Database Record (c) 2012 APA, all rights reserved)
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Two studies investigated the similarity of metronome settings to perceived and imagined familiar songs by subjects unselected for musical ability. In Study 1, mean tempo settings in the two tasks were about 100 beats per minute. Songs with slower perceived tempos tended to be faster in the imagery task and vice versa. In Study 2, subjects set fastest and slowest acceptable tempos for the same set of songs in the imagery mode. These settings were positively correlated with the preferred tempo for the song. Most subjects thought that there were limits on how fast or slow a song could be imagined. These results suggest that tempo is explicitly represented in auditory imagery.
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The authors report on the use of 5 French diagnostic catheters to deliver a stent-on-a-wire system during a double vessel coronary intervention.