924 resultados para Vitamina B12


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Lo studio CAVE PTX ha lo scopo di valutare la reale prevalenza della paratiroidectomia nei pazienti dializzati in Italia, verificare l’aderenza ai targets ematochimici proposti dalle linee guida internazionali K/DOQI e ricercare la presenza di fratture vertebrali e calcificazioni vascolari. Al momento attuale riportiamo i dati preliminari sulla prevalenza e le caratteristiche cliniche generali dei pazienti finora arruolati. Il nostro studio ha ricevuto contributi da 149 centri dialisi italiani, su un totale di 670, pari al 22%. La popolazione dialitica dalla quale sono stati ottenuti i casi di paratiroidectomia è risultata pari a 12515 pazienti;l’87,7% dei pazienti effettuava l’emodialisi mentre il 12,3% la dialisi peritoneale. Cinquecentoventotto, pari al 4,22%, avevano effettuato un intervento di paratiroidectomia (4,5%emodializzati, 1,9% in dialisi peritoneale;p<0.001). Abbiamo considerato tre gruppi differenti di PTH: basso (<150 pg/ml), ottimale (150 -300 pg/ml) ed elevato (>300 pg/ml). I valori medi di PTH e calcemia sono risultati significativamente diversi (più alti) tra casi e controlli nei due gruppi con PTH basso (PTX = 40±39 vs controllo = 92±42 pg/ml; p<.0001) e PTH alto (PTX= 630 ± 417 vs controllo 577 ±331; p<.05). La percentuale di pazienti con PTH troppo basso è risultata più elevata nei pazienti chirurgici rispetto al resto della popolazione (64vs23%; p<0.0001), mentre la percentuale dei casi con PTH troppo alto è risultata significativamente più alta nel gruppo di controllo (38%vs19%; p<0.003). Il 61% dei casi assumeva vitamina D rispetto al 64 % dei controlli; l’88% vs 75% un chelante del fosforo ed il 13%vs 35% il calciomimentico. In conclusione, la paratiroidectomia ha una bassa prevalenza in Italia, i pazienti sono più spesso di sesso femminile, in emodialisi e con età relativamente giovane ma da più tempo in dialisi.

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Premesse: Gli eventi ischemici (EI) e le emorragie cerebrali (EIC) sono le più temute complicanze della fibrillazione atriale (FA) e della profilassi antitrombotica. Metodi: in 6 mesi sono stati valutati prospetticamente i pazienti ammessi in uno dei PS dell’area di Bologna con FA associata ad EI (ictus o embolia periferica) o ad EIC. Risultati: sono stati arruolati 178 pazienti (60 maschi, età mediana 85 anni) con EI. Il trattamento antitrombotico in corso era: a) antagonisti della vitamina K (AVK) in 31 (17.4%), INR all’ingresso: <2 in 16, in range (2.0-3.0) in 13, >3 in 2; b) aspirina (ASA) in 107 (60.1%); c) nessun trattamento in 40 (22.5%), soprattutto in FA di nuova insorgenza. Nei 20 pazienti (8 maschi; età mediana 82) con EIC il trattamento era: a)AVK in 13 (65%), INR in range in 11 pazienti, > 3 in 2, b) ASA in 6 (30%). La maggior parte degli EI (88%) ed EIC (95%) si sono verificati in pazienti con età > 70 anni. Abbiamo valutato l’incidenza annuale di eventi nei soggetti con età > 70 anni seguiti neo centri della terapia anticoagulante (TAO) e nei soggetti con FA stimata non seguiti nei centri TAO. L’incidenza annuale di EI è risultata 12% (95%CI 10.7-13.3) nei pazienti non seguiti nei centri TAO, 0.57% (95% CI 0.42-0.76) nei pazienti dei centri TAO ( RRA 11.4%, RRR 95%, p<0.0001). Per le EIC l’incidenza annuale è risultata 0.63% (95% CI 0.34-1.04) e 0.30% (95% CI 0.19-0.44) nei due gruppi ( RRA di 0.33%/anno, RRR del 52%/anno, p=0.040). Conclusioni: gli EI si sono verificati soprattutto in pazienti anziani in trattamento con ASA o senza trattamento. La metà dei pazienti in AVK avevano un INR sub terapeutico. L’approccio terapeutico negli anziani con FA deve prevedere un’ adeguata gestione della profilassi antitrombotica.

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In Medicina Veterinaria l'avvelenamento da rodenticidi anticoagulanti è conosciuto e studiato ormai da anni, essendo una delle intossicazioni più comunemente riscontrate nelle specie non target. In letteratura si rinvengono numerose pubblicazioni ma alcuni aspetti sono rimasti ancora inesplorati.Questo studio si propone di valutare il processo infiammatorio, mediante le proteine di fase acuta (APPs), in corso di fenomeni emorragici, prendendo come modello reale un gruppo di soggetti accidentalmente avvelenati da rodenticidi anticoagulanti. I 102 soggetti avvelenati presentano un valore più elevato di proteina C reattiva (CRP)con una mediana di 4.77 mg/dl statisticamente significativo rispetto alla mediana delle due popolazioni di controllo di pari entità numerica create con cross match di sesso, razza ed età; rispettivamente 0.02 mg/dl dei soggetti sani e 0.37 mg/dl dei soggetti malati di altre patologie. Inoltre all'interno del gruppo dei soggetti avvelenati un valore di CRP elevato all'ammissione può predisporre al decesso. La proteina C reattiva assume quindi un ruolo diagnostico e prognostico in questo avvelenamento. Un'altra finalità, di non inferiore importanza, è quella di definire una linea guida terapeutica con l'ausilio di biomarker coagulativi e di valutare la sicurezza della vitamina K per via endovenosa: in 73 cani, non in terapia con vitamina k, intossicati da rodenticidi anticoagulanti, i tempi della coagulazione (PT ed aPTT) ritornano nel range di normalità dopo 4 ore dalla prima somministrazione di 5 mg/kg di vitamina k per via endovenosa e nessun soggetto durante e dopo il trattamento ha manifestato reazioni anafilattiche, nessuno dei pazienti ha necessitato trasfusione ematica e tutti sono sopravvissuti. Infine si è valutata l'epidemiologia dell'ingestione dei prodotti rodenticidi nella specie oggetto di studio e la determinazione dei principi attivi mediante cromatografia liquida abbinata a spettrofotometria di massa (UPLC-MS/MS).

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La ricerca è stata svolta presso il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura - Unità di Ricerca per la Frutticoltura di Forlì (CRA-FRF) ed ha riguardato lo studio delle caratteristiche qualitative e di alcuni composti bioattivi dei frutti di 10 diverse accessioni varietali di fragola (6 varietà: Alba, Nora, Garda, Jonica, Brilla, Pircinque; 4 selezioni in avanzata fase di studio ottenute nell’ambito dei programmi di breeding pubblico-privati condotti e coordinati dal CRA-FRF: CE 51, CE 56, VR 177.2, VR 4) coltivate per un biennio nello stesso ambiente (cesenate). Sono state considerate due differenti tipologie di piante: frigoconservata (tipologia tradizionale) e fresca “cima radicata” (tipologia innovativa che si sta sempre più affermando presso i produttori). L’obiettivo principale di questa tesi è finalizzato alla caratterizzazione qualitativa e nutrizionale dei frutti raccolti dalle due tipologie di pianta. L’interesse di monitorare l’effetto di questa innovativa tecnica di coltivazione deriva dalla sua sempre maggiore affermazione in quanto consente una significativa riduzione dei costi di produzione. Lo studio delle 10 accessioni di fragola (tra cui quelle che attualmente stanno dominando lo standard varietale del Nord Italia) può permettere di aggiungere informazioni importanti sulla loro caratterizzazione qualitativa, in particolare sulle caratteristiche sensoriali mediante un approccio quantitativo descrittivo. Infine, la ripetizione dello studio per due annate differenti può consentire di valutare l’influenza del fattore “anno” sui caratteri studiati.

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Un discreto numero di molecole biologicamente attive contenute nei cibi vegetali si suppone esercitino un ruolo preventivo e favorevole su molteplici funzioni dell’organismo, con meccanismi d’azione spesso legati alla modulazione diretta e indiretta dello stress ossidativo. Acido ascorbico, tocoferoli, carotenoidi, polifenoli, posseggono attività antiossidante e giocano un ruolo positivo nella conservazione dello stato di salute. L’elevato contenuto di essi nei peperoni dolci (Capsicum Annuum L.) ha incrementato l’interesse nei confronti di questi vegetali da parte del settore agronomico e dell’industria alimentare. È tuttavia noto che la concentrazione di composti bioattivi può essere molto diversa anche tra cultivar della stessa specie vegetale ed è pertanto importante evidenziare il contenuto quali-quantitativo delle varie molecole nelle diverse cultivar di peperoni dolci, in modo da evidenziare le più ricche di tali componenti. Occorre però tenere conto anche della biodisponibilità e bioaccessibilità dei diversi componenti funzionali. Infatti il possibile effetto positivo di tali molecole non dipende solo dal loro contenuto nell’alimento ma soprattutto dalla quantità che viene rilasciata dalla matrice alimentare durante il processo digestivo, e che quindi risulta essere potenzialmente biodisponibile e attivo nell’organismo. Scopo della ricerca presentata è stato valutare e confrontare la digeribilità e la bioaccessibilità di alcuni composti bioattivi antiossidanti in peperoni dolci rossi e gialli appartenenti a due diverse cultivar, Lamuyo e Corno di Toro. Il contenuto fenolico totale e di vitamina C, l’attività antiossidante totale sono stati determinati nei campioni di peperone digeriti in vitro, e comparati ai prodotti freschi, evidenziando differenze significative in termini di bioaccessibilità in particolare tra i peperoni rossi delle due cultivar. Sebbene il processo di digestione in vitro sia una simulazione parziale ed incompleta di quanto accade in vivo, la valutazione di un alimento dopo averlo sottoposto a tale processo rappresenta un importante progresso nello studio delle proprietà e del valore nutrizionale degli alimenti.

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PURPOSE: We present the long-term results of a large consecutive series of patients undergoing ileal orthotopic bladder substitution following radical cystectomy. MATERIALS AND METHODS: Between April 1985 and 2005 orthotopic bladder substitution with an ileal low pressure reservoir was performed in 482 patients (including 40 women) after radical and, if possible, nerve sparing cystectomy. In 447 cases the procedure was combined with an afferent ileal isoperistaltic tubular segment. The patients were followed prospectively. RESULTS: In the 482 patients 61 early (less than 30 days) diversion related complications requiring prolonged hospital stay or readmission were noted and 115 late complications required treatment. At 1 year continence was good in 92% of patients during the day and in 79% at night. At last followup 93% of patients could void spontaneously. Of 442 evaluable men 99 (22.4%) reported having erections without and 68 (15.4%) with medical assistance. Ureteroileal stenosis was observed in 12 of 447 (2.7%) patients. Urethral recurrence was detected in 25 of 482 (5%) patients. A total of 15 (5%) patients received vitamin B12 substitution. Renal parenchyma decreased only in patients with preoperative or postoperative ureteral obstruction. After 10 years patients with normal renal function had no long-term acidosis and in 20 patients the incidence of osteoporosis resembled that of the normal population. CONCLUSIONS: Ileal orthotopic bladder substitution combined with an afferent ileal tubular segment allows for good long-term functional results provided patients are restrictively selected, postoperative instructions are followed carefully, and typical complications such as outlet obstruction and hernias are treated early.

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Pernicious anemia and Vitamin B12 deficiency have a wide range of symptoms and are a common finding in the elderly. A 73 year old female is admitted to the hospital because of dyspnea, fatigue and loss of appetite and weight. While previous medical history and physical examination are inconspicuous, laboratory findings show severe pancytopenia with macrocytosis, low reticulocyte count and marked signs of hemolysis. A very low serum level of vitamin B12 and chronic atrophic type A gastritis upon endoscopy with presence of parietal cell antibodies in the serum lead to the diagnosis of pernicious anemia. Complete restitution is achieved by parenteral vitamin B12 substitution. Nowadays, severe pernicious anemia is only rarely seen. The differential diagnosis of pancytopenia (with macrocytic anemia) combined with hemolysis and the essential hints to the diagnosis of pernicious anemia are discussed, and thereby practical aspects including therapy actualized.

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Diseases associated with cobalamin deficiency often present a variety of neurological disorders apart from the well known megaloblastic anaemia as haematological manifestation. The peripheral and the central nervous system can be affected in different levels by the metabolic changes due to an impaired Vitamin B12 metabolism. Based upon an observed case we discuss the manifestation of cerebral convulsion possibly due to a secondarily acquired cobalamin deficiency. We conclude that in de novo cerebral convulsion in the elderly a cobalamin deficiency could play an important role.

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Total body water (TBW) is reduced in adult GH deficiency (GHD) largely due to a reduction of extracellular water. It is unknown whether total blood volume (TBV) contributes to the reduced extracellular water in GHD. GH and insulin-like growth factor I (IGF-I) have been demonstrated to stimulate erythropoiesis in vitro, in animal models, and in growing children. Whether GH has a regulatory effect on red cell mass (RCM) in adults is not known. We analyzed body composition by bioelectrical impedance and used standard radionuclide dilution methods to measure RCM and plasma volume (PV) along with measuring full blood count, ferritin, vitamin B12, red cell folate, IGF-I, IGF-binding protein-3, and erythropoietin in 13 adult patients with GHD as part of a 3-month, double blind, placebo-controlled trial of GH (0.036 U/kg.day). TBW and lean body mass significantly increased by 2.5 +/- 0.53 kg (mean +/- SEM; P < 0.004) and 3.4 +/- 0.73 kg (P < 0.004), respectively, and fat mass significantly decreased by 2.4 +/- 0.32 kg (P < 0.001) in the GH-treated group. The baseline RCM of all patients with GHD was lower than the predicted normal values (1635 +/- 108 vs. 1850 +/- 104 mL; P < 0.002). GH significantly increased RCM, PV, and TBV by 183 +/- 43 (P < 0.006), 350 +/- 117 (P < 0.03), and 515 +/- 109 (P < 0.004) mL, respectively. The red cell count increased by 0.36 +/- 0.116 x 10(12)/L (P < 0.03) with a decrease in ferritin levels by 39.1 +/- 4.84 micrograms/L (P < 0.001) after GH treatment. Serum IGF-I and IGF-binding protein-3 concentrations increased by 3.0 +/- 0.43 (P < 0.001) and 1.3 +/- 0.15 (P < 0.001) SD, respectively, but the erythropoietin concentration was unchanged after GH treatment. No significant changes in body composition or blood volume were recorded in the placebo group. Significant positive correlations could be established between changes in TBW and TBV, lean body mass and TBV (r = 0.78; P < 0.04 and r = 0.77; P < 0.04, respectively), and a significant negative correlation existed between changes in fat mass and changes in TBV in the GH-treated group (r = -0.95; P < 0.02). We conclude that 1) erythropoiesis is impaired in GHD; 2) GH stimulates erythropoiesis in adult GHD; and 3) GH increases PV and TBV, which may contribute to the increased exercise performance seen in these patients.

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BACKGROUND: Anaemia represents a common complication of inflammatory bowel disease (IBD). Most studies on anaemia in IBD patients have been performed in tertiary referral centres (RC) and data from gastroenterologic practices (GP) are lacking. We investigated the frequency and severity of anaemia in IBD patients from tertiary referral centres and gastroenterologic practices compared to the general population. METHODS: Data were acquired from patients included in the Swiss IBD Cohort Study. IBD activity was evaluated by CDAI and modified Truelove and Witts severity index (MTWSI). Anaemia was defined as haemoglobin ≤120g/L in women and ≤130g/L in men. RESULTS: 125 patients from RC (66 with Crohn's disease (CD) and 59 with ulcerative colitis (UC)) and 116 patients from GP (71 CD and 45 UC) were included and compared to 6074 blood donors. Anaemia was found in 21.2% (51/241) of the IBD patients and more frequently in patients from RC as compared to GP and healthy controls (28.8% vs. 12.9% vs. 3.4%; P<0.01). IBD patients from RC suffered more frequently from active disease compared to IBD patients in GP (36% vs. 23%, P=0.032). Supplementation therapy (iron, vitamin B12, folic acid) was performed in 40% of anaemic IBD patients in GP as compared to 43% in RC. CONCLUSIONS: Anaemia is a common complication in patients with IBD and significantly more prevalent in patients from referral centres as compared to patients from gastroenterologic practices. Physicians treating IBD patients should pay attention to the presence of anaemia and ensure sufficient supplementation therapy.

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Mammals are unable to synthesize cobalamin or vitamin B12 and rely on the uptake of dietary cobalamin. The cubam receptor expressed on the intestinal endothelium is required for the uptake of cobalamin from the gut. Cubam is composed of two protein subunits, amnionless and cubilin, which are encoded by the AMN and CUBN genes respectively. Loss-of-function mutations in either the AMN or the CUBN gene lead to hereditary selective cobalamin malabsorption or Imerslund-Gräsbeck syndrome (IGS). We investigated Beagles with IGS and resequenced the whole genome of one affected Beagle at 15× coverage. The analysis of the AMN and CUBN candidate genes revealed a homozygous deletion of a single cytosine in exon 8 of the CUBN gene (c.786delC). This deletion leads to a frameshift and early premature stop codon (p.Asp262Glufs*47) and is, thus, predicted to represent a complete loss-of-function allele. We tested three IGS-affected and 89 control Beagles and found perfect association between the IGS phenotype and the CUBN:c.786delC variant. Given the known role of cubilin in cobalamin transport, which has been firmly established in humans and dogs, our data strongly suggest that the CUBN:c.786delC variant is causing IGS in the investigated Beagles.

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Neural tube defects (NTDs) remain elevated in Hispanic women along the South Texas Border, despite folate supplementation and folate fortification of cereal products. Missmer et al. examined the relationships between fumonisins, a class of corn mycotoxin, and NTDs in Hispanic women who ate corn tortillas and found increased odds ratios with increasing exposure, as measured by serum sphinganine:sphingosine (sa:so) ratios. This study examined the interactions between categorized maternal serum folate levels and stratified sa:so ratios and the resultant odds ratios of NTDs, stratified by type (anencephaly and spina bifida). The hypothesis was that the above normal folate category would have lower odds ratios of NTDs at given sa:so ratio categories and that there would be a difference in odds ratio patterns for anencephaly and spina bifida. Methods. Data for 406 Hispanic women were obtained from the Missmer case-control study. Sa:so ratios were calculated and subjects were stratified into “below normal,” “normal,” and above normal range for folate. A logistic regression model was applied, controlling for BMI, serum B12, lab batch, and conception date. Results. While OR’s of NTDs increased for increasing sa:so ratios, OR’s for “above normal” folate were not decreased at any sa:so ratio and there was no statistically significant difference between OR’s of anencephaly and spina bifida. Conclusion. Folate does not appear to be protective against the potential teratogenic effect of fumonisins and did not differ in effect on OR’s of NTD by type. More research is necessary to determine the extent of fumonisin exposure in Hispanic women along the South Texas Border.^

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Complex diseases, such as cancer, are caused by various genetic and environmental factors, and their interactions. Joint analysis of these factors and their interactions would increase the power to detect risk factors but is statistically. Bayesian generalized linear models using student-t prior distributions on coefficients, is a novel method to simultaneously analyze genetic factors, environmental factors, and interactions. I performed simulation studies using three different disease models and demonstrated that the variable selection performance of Bayesian generalized linear models is comparable to that of Bayesian stochastic search variable selection, an improved method for variable selection when compared to standard methods. I further evaluated the variable selection performance of Bayesian generalized linear models using different numbers of candidate covariates and different sample sizes, and provided a guideline for required sample size to achieve a high power of variable selection using Bayesian generalize linear models, considering different scales of number of candidate covariates. ^ Polymorphisms in folate metabolism genes and nutritional factors have been previously associated with lung cancer risk. In this study, I simultaneously analyzed 115 tag SNPs in folate metabolism genes, 14 nutritional factors, and all possible genetic-nutritional interactions from 1239 lung cancer cases and 1692 controls using Bayesian generalized linear models stratified by never, former, and current smoking status. SNPs in MTRR were significantly associated with lung cancer risk across never, former, and current smokers. In never smokers, three SNPs in TYMS and three gene-nutrient interactions, including an interaction between SHMT1 and vitamin B12, an interaction between MTRR and total fat intake, and an interaction between MTR and alcohol use, were also identified as associated with lung cancer risk. These lung cancer risk factors are worthy of further investigation.^

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Grapholita molesta (Busck) es una plaga que tiene como principal hospedero el duraznero donde produce daños en brotes y frutos. El estudio de características físicoquímicas, en dichos órganos vegetales (pH, sólidos solubles, acidez y contenido de vitamina C) puede brindar información sobre los hábitos alimentarios de dicha plaga. Los objetivos del trabajo fueron: 1) Determinar características físico-químicas como pH, sólidos solubles, acidez y vitamina C en brotes y frutos de duraznero (cvs. Bowen y Fortuna) durante el período vegetativo y 2) Establecer la influencia de las características investigadas en relación con los daños producidos por la especie, en el mismo monte frutal, hasta la cosecha de los frutos. El máximo daño, en brotes y en frutos, se observó hacia el final de la evaluación, previo a la cosecha. Teniendo en cuenta las determinaciones analíticas de brotes y frutos y la evaluación de sus daños, la plaga puede alcanzar un desarrollo óptimo cuando el pH está comprendido entre 3.76 y 5.93, el contenido de sólidos solubles entre 6 y 12 %, la acidez oscila entre 0.17 a 0.39 g%g de ácido cítrico y el contenido de vitamina C está comprendido entre 7.05 y 61.9 mg%g.

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La tecnología de los métodos combinados permite reducir la intensidad del tratamiento térmico y mantener las propiedades organolépticas en el producto final, mediante una combinación de obstáculos que aseguran la estabilidad y seguridad microbiana. El objetivo de este trabajo fue aplicar dicha tecnología en la conservación de tres hortalizas: pimiento, chaucha y berenjena y analizar la calidad y vida útil de los productos obtenidos. La elaboración de las conservas se efectuó del siguiente modo: las hortalizas fueron cortadas y posteriormente escaldadas en solución de ácidos cítrico, láctico y acético. Terminada esta etapa se envasaron con la solución de relleno, constituida por los ácidos de la solución de escaldado con la adición de ácido ascórbico. Los análisis que se realizaron tanto en el material fresco como en los productos procesados fueron: humedad, pH, hidratos de carbono, lípidos, proteína, vitamina C, °Brix, actividad enzimática y acidez total. En los productos ya procesados se realizó el control microbiológico. Los resultados indican que la aplicación de los métodos combinados permite conservar los productos elaborados a temperatura ambiente y se mantiene su seguridad microbiológica.