998 resultados para Superfici Minime, Spazio Euclideo, Spazio di Minkowski.


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La presente tesi si pone come obiettivo lo studio di meccanismi in grado di generare figure luminose nello spazio. Il metodo proposto è quello di riuscire a illuminare un piccolo punto nello spazio e di muoverlo ad una velocità tale da dare l'illusione di osservare un immagine fissa. Tale punto si assume che possa essere replicato più volte, in modo tale da costruire immagini più complesse grazie alla combinazione degli effetti. Il principio fisico a supporto dell'idea è stato trovato nei fenomeni di emissione spontanea, quindi in quei processi che vedono un atomo passare spontaneamente da uno stato elettronico eccitato a uno ad energia minore, liberando fotoni. Si sceglie di utilizzare uno schema di transizioni a quattro livelli energetici e di studiare la dinamica delle popolazioni di ciascun livello in funzione del tempo; la scelta di uno schema a quattro livelli è suggerita dalla possibilità di ottenere un emissione di fotoni "visibili", quindi con frequenza appartenente allo spettro visibile, a seguito di un eccitazione da parte di due laser "non visibili", in particolare infrarossi. Questa configurazione è particolarmente efficace se si considerano atomi con un unico elettrone di valenza. Inoltre, si vuole ricercare un elemento chimico che rispetti esattamente le condizioni richieste per eseguire le transizioni specificate; tra i vari elementi possibili è stato scelto il rubidio in stato gassoso, con i relativi livelli energetici da utilizzare.

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Gli ologrammi sono parte integrante della cultura pop a partire dagli anni 50, tanto che ad oggi sentirne parlare non desta più scalpore. Dal lato pratico, invece, solo negli ultimi anni sono state fatte ricerche approfondite con lo scopo di realizzarli. Fra i dispositivi attualmente in commercio, in pochi sono degni di nota e presentano numerose limitazioni, questo perché è molto difficile riuscire a progettare un sistema che permetta di illuminare dei punti specifici in uno spazio tridimensionale per lunghi periodi. In questa tesi si illustrano i principi di funzionamento ed il progetto per un nuovo dispositivo, diverso da quelli fino ad ora realizzati, che sfrutti il decadimento spontaneo di atomi di rubidio eccitati tramite due fasci laser opportunamente incrociati. Nel punto di incrocio si produce luce visibile a 420 nm. Con un opportuno sistema di specchi che muovono velocemente il punto di intersezione tra i due fasci è possibile realizzare un vero ologramma tridimensionale visibile da quasi ogni angolazione.

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L’apparato muscolo scheletrico è composto da strutture muscolari, articolari e ossee. Tali tessuti sono molto diversi tra loro e hanno proprietà meccaniche estremamente variabili, pertanto presentano una transizione graduale in corrispondenza della loro giunzione, onde evitare l’insorgere di concentrazioni di tensione. L’evoluzione ha portato alla formazione di particolari interfacce che permettono la corretta trasmissione dei carichi distribuendo le tensioni su una superficie più ampia in corrispondenza della giunzione. Le interfacce che vanno a inserirsi nell’osso vengono definite entesi e in particolare, in questa review, analizzeremo il caso di quelle tra tendini/legamenti e osso. In questo lavoro ci siamo anche concentrati sulla giunzione miotendinea, ovvero tra muscolo e tendine. Sono numerose le lesioni che riguardano muscoli, ossa, tendini o legamenti e molto spesso l’infortunio avviene a livello della giunzione. Quando ciò accade vi sono diverse strade, ciascuna con i suoi vantaggi e svantaggi: sutura, autograft, allograft o xenograft. Oltre a queste soluzioni si è fatta gradualmente più spazio la possibilità di realizzare degli scaffold che vadano temporaneamente a sostituire la parte danneggiata e a promuovere la sua rigenerazione, degradandosi man mano. L’elettrofilatura (Elettrospinning) è un processo produttivo che negli ultimi decenni si è affermato come tecnica per la fabbricazione di questi scaffold, fino a diventare uno tra i principali processi utilizzati dai ricercatori in questo campo. Questa tecnica infatti permette di realizzare scaffold di nanofibre porose utilizzando polimeri biodegradabili e soprattutto biocompatibili. Lo scopo della review è proprio quello di scoprire tutti i lavori e gli studi che utilizzano l’elettrofilatura per realizzare degli scaffold per interfacce, delineando così lo stato dell’arte sui progressi fatti e sulle varie tecniche utilizzate.

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Il progetto descritto in questo elaborato di tesi è stato svolto presso Il Centro Protesi INAIL (Vigorso di Budrio, BO). Il lavoro è stato realizzato a supporto di un progetto di ricerca, finanziato dal Dipartimento della Difesa USA, in collaborazione con la Northwestern University di Chicago e il Minneapolis Veteran Affairs Health Care Sytem. La ricerca ha lo scopo di determinare l’efficacia comparativa di metodi alternativi per realizzare il calco del moncone dell’amputato di arto inferiore e la successiva invasatura su misura. Il progetto di tesi nasce dall’assenza di un software commerciale in grado di analizzare come evolve la forma del moncone, dal calco all'invasatura finita, basandosi sulla digitalizzazione tridimensionale delle superfici. La libreria sviluppata è implementata in Python e utilizza algoritmi e strumenti di geometria computazionale al fine di supportare i processi di elaborazione dati. Il flusso di lavoro si sviluppa nelle seguenti fasi: • Acquisizione e pre-processing del dato; • Identificazione digitale dei punti di repere; • Allineamento dei modelli per orientarli in un sistema di riferimento globale secondo una logica comune; • Registrazione di due modelli per allinearli l’uno all’altro; • Generazione di outcome e parametri dimensionali, derivanti da mappe distanza, sezioni, cammini geodetici e regioni di interesse; • Estrazione di indicatori statistici riassuntivi delle differenze, correlate ad un insieme di scansioni tramite la PCA. Le funzionalità sono state validate tramite appositi test su dati clinici rilevati dallo studio o dati sintetici con caratteristiche note a priori. La libreria fornisce un insieme di interfacce che permette l’accesso anche a utenti non esperti ed è caratterizzata da modularità, semplicità di installazione ed estensibilità delle funzionalità. Tra gli sviluppi futuri si prevede l’identificazione di possibili ottimizzazioni individuate da un utilizzo degli strumenti esteso a più casi d’uso.

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I Medicane sono rari cicloni che si sviluppano sul Mar Mediterraneo e presentano caratteristiche dei cicloni tropicali, come la forma a spirale delle bande di nubi, un occhio privo di venti e nubi, venti intensi nella banda che circonda l’occhio e la presenza di un nucleo caldo. Nel presente lavoro, è stata compiuta un’analisi del Medicane Numa, verificatosi nel novembre del 2017, utilizzando gli output della simulazione del modello RAMS-ISAC. L’obiettivo di questa tesi è l’identificazione e la descrizione delle caratteristiche tropicali di Numa, focalizzandosi sulla descrizione dei diversi stadi di sviluppo del ciclone. Il sistema di bassa pressione è stato identificato utilizzando la pressione sul livello del mare, mentre l’anomalia termica e il vento orizzontale hanno permesso una descrizione della struttura del Medicane e del suo nucleo caldo. Un’illustrazione della struttura a spirale delle bande di nubi e dell’occhio è stata ottenuta con il grafico dei rapporti di mescolanza delle idrometeore di nubi e pioggia. Questi parametri hanno consentito di ricavare il diametro dell’occhio, pari a 75 km, mentre il diametro del Medicane è risultato 230 km. Numa ha registrato una velocità massima del vento in superficie di 20 m/s nella banda adiacente all’occhio del ciclone. Il diagramma di Hart dello spazio delle fasi del ciclone ha confermato la natura simil-tropicale di Numa e ne ha descritto l’evoluzione, identificando la transizione da sistema a caratteri tropicali a sistema ibrido. La traiettoria nello spazio delle fasi ha consentito l’identificazione delle sottofasi dell’evoluzione di Numa, confermate dai grafici dell’evoluzione temporale dei parametri menzionati in precedenza. L’analisi ha mostrato il ruolo cruciale della presenza di una struttura organizzata nel determinare l’intensità e la durata delle caratteristiche tropicali. Tutti i parametri hanno evidenziato la simmetria della struttura durante la persistente fase matura di Numa.

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La città di Ivrea è conosciuta principalmente come il luogo di nascita del pensiero olivettiano e come punto di partenza della sua produzione, che per anni ha dominato il mercato nell’ambito tecnologico. Tutte le ideologie introdotte prima da Camillo Olivetti e, successivamente, riprese dal figlio Adriano, trovano la loro origine e sperimentazione nella crescita della città. Infatti, il suo sviluppo urbanistico ha visto la sua massima espansione nel XX secolo, diventando un punto d’incontro degli architetti razionalisti di quegli anni, che lasciarono qui alcune tra le più importanti costruzioni del modernismo e del razionalismo italiano. Eppure, non ci fu solo Olivetti: il merito dell’evoluzione della città dipese anche da altre realtà industriali e aziendali più piccole, che difficilmente vengono ricordate, viste e che, spesso sono state anche rase al suolo per dare spazio ad altre costruzioni contemporanee. Infatti, Ivrea prima di essere “città industriale del XX secolo” era conosciuta come “città del tessile”, proprio grazie alla presenza di due importanti industrie del settore: la Soie de Chatillon e la Manifattura Rossari & Varzi. L’idea progettuale nasce, quindi, dall’intento di voler riportare alla luce lo stabilimento della Manifattura Rossari & Varzi, che non solo oggi è dimenticato, ma che nasconde al suo interno una parte della storia medievale della città, il Bastion Verde. L’intervento mira a cogliere le potenzialità del luogo, non solo concentrandosi su questa realtà industriale in maniera puntuale, ma inserendola all’interno di un sistema di collegamento tra il centro storico e la sponda a sud della Dora Baltea, in modo da colmare alcune lacune attualmente presenti che non lo rendono funzionale alla città.

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La presente trattazione concerne gli European long-term investment fund, disciplinati dal regolamento UE 2015/760 del 29 aprile 2015, meglio noti come ELTIF, di cui si è inteso indagare i molteplici aspetti che attengono all’operatività degli stessi, dalla genesi sino alla fase della liquidazione. Trattandosi di uno dei più recenti tasselli della composita disciplina europea del risparmio gestito, si è ritenuto opportuno anzitutto prendere le mosse dall’evoluzione della regolamentazione, domestica e comunitaria, della gestione collettiva del risparmio, la quale rappresenta la “cornice” normativa di riferimento entro cui si colloca il veicolo in discorso. Definito il percorso evolutivo della disciplina de qua, si è posta quindi l’attenzione sulla regolamentazione degli ELTIF che, pur migliorabile sotto diversi profili, rappresenta un significativo passo in avanti nel senso della costruzione dell’Unione dei mercati di capitali e del rilancio dell’economia europea. In particolare, l’indagine ha riguardato anzitutto i connotati della nuova fattispecie (carattere europeo, orizzonte temporale di lungo periodo, illiquidità). L’analisi dei tratti fisiognomici è stata funzionale non solo a verificare se essi, nella loro peculiarità, siano o meno idonei a definire un tipo a sé stante di prodotto, ma altresì a valutare in che termini essi producano un effetto conformativo sulla disciplina del prodotto stesso, specie con riferimento alla fase dell’investimento e del disinvestimento. Con l’intento di vagliare l’opportunità di interventi sul dato normativo che mirino ad accrescere l’attrattività degli ELTIF, si è volta quindi l’attenzione alla fase finale della vita del fondo, in quanto l’esiguità della disciplina dettata con riferimento alla liquidazione si espone ad applicazioni dubbie che, in larga parte, lasciano spazio all’autonomia regolamentare del prodotto e, dunque, all’applicazione di discipline nazionali disomogenee; e ciò specie con riferimento a una peculiare ipotesi di liquidazione promossa dagli investitori in conseguenza del mancato soddisfacimento della richiesta di rimborso avanzata.

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This English Literature thesis (European PhD EDGES – Women’s and Gender Studies – 34th cycle) is an investigation into the representation of the monstrous body according to the British writers Mary Shelley, Angela Carter and Jeanette Winterson. The main objective is to observe how the representation of the categories of monstrous, abject and grotesque in Western cultural imagination have been influenced across time and literary genres. In the novels of Shelley, Carter and Winterson, the monstrous subject is configured as an alternative to the anthropocentric ideal embodied by the normative subject, of which Victor Frankenstein is the paradigmatic exponent. Plus, there are places considered anti-topoi within which the monster acquires a situatedness and claims a voice, generating an opposed counter-narrative to the imaginary conveyed by the normative subject. Monstrosity outlined by Shelley in the novels Frankenstein and The Last Man constitutes the starting point of my research, aiming to observe how the discourse of the normative body vs. the anti-normative body intersects with the discourse of the spaces of the centre vs. the spaces of the margin. In Carter's novels The Passion of New Eve and Nights at the Circus, the monstrous female constitutes the embodiment of wills, desires and claims challenging the heteronormative system. The space of otherness in which Carter's monster-woman is confined becomes a possibility of reshaping identity for the Subject, deconstructing the logic of power that moulded her within society. Finally, Winterson creates two monstrous women in Sexing the Cherry and The Passion who move through urban spaces, going from the centre to the margins and testifying to the arbitrariness of the system and its weaknesses. Similarly, in Frankissstein, Winterson recovers Shelley's original novel and transforms it into a parodic and intertextual speculation on the fluidity of identity and the limits of transhumanism.

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La presente tesis doctoral titulada “Cuidados, Género y Cultura de Paz. Presupuestos teóricos y percepciones en el sistema educativo andaluz” tiene por objeto conocer, analizar y visibilizar los cuidados que se dan en el sistema educativo andaluz. En esta investigación se pretende evidenciar, tomar conciencia y prestigiar los cuidados desde cualquier ámbito y área y en cualquier relación intra e interpersonal, así como la urgente necesidad de su praxis y reparto de los mismos en el mundo privado y público desde cualquier disciplina y espacio. En nuestra investigación partimos de diferentes enfoques teóricos y metodológicos como los Estudios de las Mujeres y de Género, la Investigación para la Paz y la ética del cuidado que nos han permitido conocer y avanzar sobre los diferentes resultados, conclusiones y limitaciones acerca de los cuidados. A nivel metodológico, esta investigación se ha llevado a cabo a través de una metodología cualitativa interpretativa y etnográfica que nos ha facilitado describir, interpretar, reflexionar sobre nuestro objeto de estudio. Hemos elegido este enfoque metodológico porque se adapta a nuestras necesidades de información y comprensión. Este estudio se desarrolló en cuatro centros educativos de Educación Secundaria Obligatoria con diferentes realidades socioeconómicas, culturales y territoriales. En ellos se llevaron a cabo observaciones, entrevistas, talleres, registro de diario y grupos de discusión, con el propósito de conocer la percepción que tenía del cuidado el conjunto de la comunidad educativa y cómo desarrollaban las prácticas de cuidados.

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La presente tesi di dottorato affronta alcune delle più comuni malattie immunomediate del cane e del gatto. Il manoscritto è incentrato sugli aspetti diagnostici e terapeutici in corso di: anemia emolitica immunomediata (Immune-mediated hemolytic anemia, IMHA), trombocitopenia immunomediata (Immune-mediated thrombocytopenia, ITP) e poliartrite immunomediata (Immune-mediated polyarthritis, IMP). Il capitolo 1 costituisce un’introduzione all’argomento delle malattie immunologiche; vengono sottolineati alcuni aspetti patogenetici delle singole malattie immunomediate e riassunte le difficoltà diagnostiche e terapeutiche. Il capitolo 2 riporta uno studio riguardante una popolazione di gatti con diagnosi, o sospetto diagnostico, di IMHA che evidenziava una discrepanza tra i test diagnostici per il virus della leucemia felina (Feline Leukemia Virus, FeLV). La positività FeLV al test point of care, non confermata dalla PCR del DNA provirale, lascia spazio a diverse interpretazioni. Il capitolo 3 mostra i dati relativi al confronto tra tre diversi protocolli immunosoppressivi (glucocorticoidi, glucocorticoidi+ciclosporina, glucocorticoidi+micofenolato mofetile) in una popolazione di cani con IMHA non associativa. Il confronto verteva, principalmente, sulla risposta ematologica dei pazienti, che non si è dimostrata differente tra i tre gruppi terapeutici. Il capitolo 4 riporta una revisione della letteratura riguardante l’ITP del cane e del gatto. Si tratta di una malattia eterogenea in cui le manifestazioni cliniche appaiono variabili: alcuni pazienti sono asintomatici, altri presentano dei sanguinamenti spontanei. La mancanza di criteri diagnostici standardizzati, porta il clinico a considerare l’ITP una diagnosi “ad esclusione”. Le strategie terapeutiche non si basano purtroppo su linee guida condivise, pertanto il target della terapia rimane, ad oggi, sconosciuto. Nel capitolo 5 viene posta l’attenzione su alcuni interrogativi diagnostici e terapeutici che riguardano l’IMP del cane e del gatto. La sintomatologia clinica, caratterizzata da zoppia, febbre e riluttanza al movimento, talvolta può essere subdola. Anche in questa malattia, non vi sono evidenze scientifiche circa il regime immunosoppressivo più corretto ed indicato.

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La presente tesi di dottorato si propone di ricostruire criticamente la riflessione postcoloniale sullo spazio, riconoscendo nella critica postcoloniale l’introduzione di una fondamentale interrogazione degli spazi che sviluppa cartografie concettuali originali. Il lavoro si concentra sulla duplice operazione svolta dagli studi postcoloniali rispetto al tema degli spazi, riguardando, da una parte, le istanze critiche volte a condannare e contraddire le diverse spazialità del dominio coloniale; dall’altra, elaborando in risposta delle alternative concettuali forti, tali da offrire nuove immagini e strumenti per ripensare in modo abilitante gli spazi politici per il presente globale. Rispecchiando questo duplice indirizzo, la tesi si divide in due parti, precedute da un capitolo introduttivo, volto a presentare una strategia di fondo del pensiero postcoloniale sugli spazi, quella di un "entanglement" atto a ingarbugliare produttivamente fra loro le spazialità sottoposte a divisione e segregazione da parte del dominio coloniale (capitolo 1). A seguire, una pars destruens indaga la contestazione postcoloniale di specifiche spazialità coloniali, (capitolo 2); e discute la critica postcoloniale mossa alla geografia e alla cartografia moderne, in quanto strumenti di potere/sapere coloniale, atti alla costruzione di uno spazio globale strutturalmente asimmetrico, a cui consegue però, da parte postcoloniale, l’elaborazione di contro-cartografie critiche (capitolo 3). Segue una pars construens, dedicata a due concetti-chiave della riflessione postcoloniale sullo spazio, ovvero il pianeta, indagato come “sovrascrittura del globo”, la riflessione sul quale inoltre si fa occasione, da parte del pensiero postcoloniale, per intercettare istanze ecologiche urgenti e, insieme, riflettere sul problema del cosmopolitismo (capitolo 4); e il confine, la cui ricca e complessa ri-significazione in una prospettiva postcoloniale viene qui ricostruita nelle sue molte dimensioni (capitolo 5). Seguono delle conclusioni a fare un riassunto e un bilancio degli argomenti così ripercorsi, mettendo in luce in particolare i temi della dislocazione, della diaspora e della traduzione.

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Il carcinoma a cellule squamose è un tumore della pelle la cui incidenza è in costante crescita. Per questo motivo si sta ritagliando uno spazio sempre più importante all’interno di quella che è la dermatologia oncologica. Sebbene la nostra accuratezza diagnostica sia in progressivo miglioramento rimangono due nodi fondamentali da sciogliere: la differenziazione delle forme precoci dalla controparte precancerosa (cheratosi attinica), ed il riconoscimento di lesioni particolarmente aggressive con possibile prognosi infausta per stabilire un trattamento adeguato. La maggior attenzione rivolta a queste neoplasie ha portato negli ultimi anni ad innumerevoli pubblicazioni ed alla produzione di molteplici linee guida con indicazioni talvolta non conclusive, che spesso creano confusione nella pratica clinica quotidiana. In questo studio vengono prese in esame queste due problematiche analizzando la casistica a nostra disposizione. Vengono quindi valutati i criteri diagnostici dermoscopici ed il follow-up clinico e strumentale del carcinoma a cellule squamose con un intento di semplificare per rendere più agevole la pratica clinica. Inoltre, viene valutata l’utilità di alcuni marker molecolari come le proteine p16 e Ki67, che risultano facilmente reperibili, e la cui ricerca risulta poco costosa per valutarne l’utilità di uno studio più ampio in occasione di migliorare la definizione prognostica di queste lesioni.

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Ziel dieser Dissertation ist es, die grundlegenden philosophisch-theoretischen Implikationen von Schellings letzter systematischer Darlegung seiner Naturphilosophie nach dem Berliner Textfragment von 1843/44, der “Darstellung des Naturprocesses”, zu untersuchen. Angesichts der sich zwischen den 1830 und den 1860 Jahren in Berlin abzeichnenden neuen intellektuellen Tendenzen und der Entwicklungen in den Naturwissenschaften legt Schelling hier die Grundlagen für eine allgemeine Ontologie des Wirklichen in kritischer Auseinandersetzung mit Kants transzendentalem Idealismus. Innerhalb des systematischen Horizonts der "apriorischen Vernunftwissenschaft" oder "negativen Philosophie" stellt er im ersten Teil seines Werkes die Prinzipien fest, die die „Idee des Existierenden“ ausmachen, und beschreibt die rationale Operation, die durchgeführt werden muss, um zum Gedanken einer „Welt außer der Idee“ zu gelangen. Die philosophisch-systematischen Annahmen, die mit dem Übergang von der bloßen Idee des Existierenden zum Gedanken der außeridealen Welt verbunden sind, werden im ersten Kapitel dieser Dissertation untersucht. Im zweiten Teil seines Werkes definiert Schelling durch eine detaillierte Analyse von Kants Transzendentalen Ästhetik den Raum als diejenige Form, in der uns die Existenzen als voneinander getrennt vorstellen lassen. Obwohl der Zeitbegriff von Schelling nur am Rande behandelt wird, trägt er zusammen mit dem Raum dazu bei, die erste ontologische Grundstruktur der außeridealen Welt zu definieren. Die Analyse von Schellings Konzeption der raumzeitlichen Grundstruktur der außeridealen Welt stellt das Thema des zweiten Kapitels dieser Dissertation dar. Schließlich bestimmt Schelling im dritten Teil seines Werkes die Finalität als diejenige Kausalitätsform, die es ermöglicht, die außerideale Welt als einen werdenden Kontext zu verstehen, dessen Entwicklungsstufen die siderische Welt, die unorganische Welt und die organische Welt sind. Die Schelling‘sche Definition der Teleologie der Natur als zweite ontologische Grundstruktur der außeridealen Welt ist das Thema des dritten Kapitels dieser Dissertation.

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La città di Firenze nasce in epoca romana e cresce seguendo uno sviluppo altalenante, rimanendo per diversi secoli contenuta all’interno delle sue stesse mura. Solo nel corso del XX secolo la città si sviluppa extra moenia, ma la sua espansione è rapida e fortemente segnata dalle vicende politiche. Di conseguenza mentre si sviluppa un importante asse di attrezzature verso Prato e Pistoia, le periferie fiorentine conoscono un ampliamento nella maggior parte dei casi privo di qualità e sicuramente non in grado di reggere il confronto con la bellezza del suo centro storico, tanto da “costringerci” ad individuare ancora oggi Firenze come città Rinascimentale. All’interno di questo tessuto novecentesco non mancano però importanti manifestazioni architettoniche che per molto tempo non sono state considerate e che negli ultimi decenni sono state soggette a interventi di riqualificazione. Ma sussiste un’eccezione: l’ex fabbrica di concimi chimici Campolmi. Lo stabilimento nasce nel 1875 e per molti anni è una struttura di riferimento; a causa della grande alluvione del 1966, la fabbrica viene abbandonata e da questo momento inizia un periodo di decadenza che termina con una sua parziale distruzione a causa di un incendio nel 1984. L’edificio è oggi inserito all’interno di un tessuto residenziale con cui non dialoga e si mostra in assenza di gran parte delle sue costruzioni; rimane chiaramente leggibile il volume di ampliamento che è l’unico esempio fiorentino di archeologia industriale. Il progetto prevede quindi la riqualificazione dell’isolato industriale all’interno del quale si trova lo stabilimento e la riappropriazione della fabbrica da parte della cittadinanza, attraverso la progettazione di nuove strutture interne e a completamento dei vuoti esistenti. L’obiettivo è restituire al quartiere un luogo dove la cittadinanza possa identificarsi e al tempo stesso uno spazio dove sia possibile favorire l’aggregazione della comunità.

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Il cinema è molte cose, una forma d’arte, ma anche un’industria, e come tale ha affrontato diversi ostacoli economici nella sua storia. Fin dagli albori il settore cinematografico è stato scosso da varie crisi economiche, declini, momenti in cui è stata costretta a trasformarsi, a cambiare, per poter sopravvivere. In una situazione così singolare come quella odierna, in cui il cinema sta passando uno dei periodi più difficili per quanto riguarda la sfera economica, ho pensato di svolgere la mia tesi di laurea su quelle crisi che il settore cinematografico ha passato nella sua storia. I momenti storici presi in esame andranno dalla crisi del 1906 fino a quella attuale, causata dalla pandemia di COVID-19, passando per i vari declini produttivi, sia hollywoodiani che italiani. Più che una storia economica del cinema, che richiederebbe molto più spazio, questa tesi analizzerà soltanto i periodi di crisi più significativi, spiegando i motivi che hanno portato al loro scoppio, e facendo dei confronti con l’economia generale. Si vedrà di come in alcuni casi il settore cinematografico abbia seguito l’economia generale e di come in altri sia andato controcorrente, addirittura beneficiandone. Grande importanza avrà il cinema hollywoodiano, di cui si parlerà spesso e lo si considererà come punto di riferimento, ma non mancheranno alcuni capitoli interamente dedicati al cinema italiano, in cui la situazione è stata spesso più delicata e difficile. Verrano presi in esame diversi film usciti nei periodi delle varie crisi, che hanno dato uno sguardo a realtà così decadenti, alle condizioni pietose dei vari lavoratori, o che a volte hanno addirittura cercato di nascondere.