950 resultados para Deriva
Resumo:
Il restauro, nella sua concezione prima filosofica e poi pratico-progettuale, è per me il mezzo di indagine di una realtà - quella contemporanea - innanzitutto storica, di Paesaggio pluristratificato. Tutto reca con se segno e espressione di un rapporto antico tra Uomo e Natura, e la città, intesa nell'immagine della più grande architettura mai concepita, ne è l'emblema massimo che attraverso la sua forma e le sue dinamiche cerca di esperire in maniera più o meno sapiente il luogo naturale in cui decide di "Abitare". L'Acqua in questo indissolubile legame tra Uomo e Natura ne è l'elemento fondativo: le città, come la vita, nascono ove Lei si fa presente, e - almeno in passato - il mantenimento di una relazione intima e vitale con Lei si manifestava in bellezza, ricchezza e qualità della vita della città stessa. La fabbrica del Lavatoio pubblico coperto della città di Fossombrone, un tempo anche ospedale civico, diventa così, nel suo contatto diretto (fisico-visivo) col fiume Metauro, il baluardo ultimo di un viaggio di scoperta atto a scriverne una storia possibile, e in ultima istanza ma non per importanza, a pensarne - almeno idealmente - la possibilità di un progetto contemporaneo, un progetto possibile. Attraverso l'idea di un nuovo spazio pubblico, in un ottica del tutto positivista di miglioramento della qualità della vita - dal benessere individuale verso il benessere collettivo - e intensificazione della vita pubblica, il progetto si fa portavoce delle pratiche comunitarie di agricoltura urbana, la cui forma deriva e non esclude le altre facenti parte del concetto generale di verde urbano: l'orto, l'orto-giardino, il giardino, il parco, ecc. La dimensione collettiva, inclusiva, sociale e partecipativa di tale tematica fa strada, citando Lefebvre, ad un rinnovato diritto alla città: non alla città antica, ma alla vita urbana, ai luoghi d'incontro e di scambio, a ritmi di vita e impieghi di tempo che permettano l'uso pieno e intero di questi momenti e luoghi.
Resumo:
Lo studio della forma circolare, la più dinamica e flessibile tra le figure geometriche, è alla base del nostro intervento progettuale. La sua analisi deriva dallo studio accurato e approfondito della civiltà Muisca, popolazione precolombiana che si insediò nel nostro territorio di progetto, la localidad de Usme. Posizionata a sud di Bogotà, presenta un territorio prevalentemente montuoso segnato da numerosi corsi fluviali. La popolazione indigena, nella visione del cosmo e conseguentemente in tutti gli aspetti della vita, attinge a principi basati sui quattro elementi della terra. Ispirate dal modo in cui l’acqua veniva venerata e rispettata dalla cultura Muisca, il nostro interesse si è concentrato su questo elemento. La morfologia e l’idrografia del territorio ci hanno suggerito l’idea strutturante del progetto: definire un parco fluviale lungo le rive del rio Tunjuelo, fiume che caratterizza l’area e costituisce la più importante risorsa idrica di Bogotà. Il percorso lungo l’asse verde si configura come una passeggiata naturale e permette la definizione di luoghi di incontro, di aggregazione e di conoscenza del territorio. Lungo il parco fluviale sorgono le architetture, puntuali e dislocate in successione: una torre dell’acqua, localizzata nel punto più alto dell’area di progetto, una piazza-mercato, luogo di incontro e di scambio ed una cisterna dell’acqua, posizionata alla quota più bassa. I singoli progetti collaborano tra loro funzionalmente: la torre, serbatoio idrico, distribuisce l’acqua prelevata dalla cisterna, tanto alle abitazioni circostanti quanto all’intervento progettuale nella sua complessità. In tal maniera la struttura architettonica, fluviale e del verde coesistono all’interno dell’area, partecipando alla definizione di un sistema completo e autosufficiente. Un circuito di elementi che ben convive con l’idea della forma circolare, generatrice dei progetti architettonici. L’architettura circolare, che ben si presta a dialogare con la natura, si pone come obbiettivo quello di dare una nuova immagine alla localidad.
Resumo:
Il presente lavoro di tesi riguarda l’analisi della vulnerabilità sismica di serbatoi atmosferici in acciaio. I serbatoi sono strutture di varie forme e dimensioni, utilizzate per lo stoccaggio di liquidi come l’acqua, il petrolio e il gas naturale. La loro importanza non deriva solamente dal loro valore economico e da quello della sostanza contenuta, ma anche dalle conseguenze disastrose causate da un loro collasso strutturale. Risulta quindi fondamentale progettare sistemi che siano efficienti ed affidabili, soprattutto nei confronti di azioni sismiche. In questo campo, in particolare negli ultimi decenni, sono state condotte numerose campagne sperimentali, grazie alle quali si è compreso meglio il comportamento dei serbatoi. Le normative, inoltre, hanno introdotto al loro interno indicazioni riguardo all’analisi dinamica, fornendo un valido strumento per i progettisti. In questo lavoro di tesi si è analizzata la vulnerabilità sismica di varie tipologie di serbatoi e si sono confrontati i risultati ottenuti. Sono stati studiati in particolare due modelli: il primo considera il serbatoio come rigido, il secondo, invece, come deformabile. L’analisi è stata automatizzata creando degli script che permettono, variando solamente alcuni parametri (caratteristiche del serbatoio, del liquido contenuto e del terreno presente), di giungere in tempi rapidi ad una soluzione accettabile per verificare le possibili rotture. Per modellare il problema si è scelto di seguire l’approccio fornito dalle raccomandazioni neozelandesi NZSEE, mentre per le verifiche di instabilità sono state prese in considerazione anche le normative europee. L’obiettivo è dunque quello di analizzare, attraverso un modello semplificato ed automatizzato, la vulnerabilità di serbatoi cilindrici in acciaio contenenti liquido sottoposti ad un’azione sismica.
Resumo:
I sedimenti superficiali dei fondali circostanti l’arcipelago del Golfo di La Spezia sono stati analizzati dal punto di vista granulometrico e composizionale al fine di ottenere la mappatura delle concentrazioni di coralliti sub-fossili di Cladocora caespitosa nel sedimento. Mediante lo studio del sedimento campionato in trentacinque stazioni, sono state individuate tre zone di accumulo di coralliti: (i) in corrispondenza del capo occidentale dell’Isola Palmaria con le concentrazioni più elevate comprese tra il 25 e 55% (ii) sul lato sud-orientale della stessa isola con concentrazioni tra il 10 e 12% e (iii) una fascia contornante l’Isola del Tinetto con quantità inferiori al 3%. La concentrazione anomala di coralliti è il risultato dello scarico di materiali di dragaggio provenienti dal porto di La Spezia, scaricati al largo delle coste occidentali dell’arcipelago tra gli anni ‘50 e ’70 e progressivamente ridistribuiti verso sud-est dalla deriva litorale.
Resumo:
L'incisore Giovanni Volpato (1735 ca.-1803), allievo di Francesco Bartolozzi a Venezia e trasferitosi nel 1770 a Roma era un incisore che serviva due campi tra di loro molto diversi – da una parte era un'abile e fertile incisore di un genere di stampe che attingeva al genere popolare e al paesaggio di gusto veneziano ma la sua attività maggiormente notata si riferiva al repertorio classico di tradizione romano – riproducendo le opere di Raffaello, Michelangelo, degli Carracci e della loro scuola. La maggior fama del Volpato deriva soprattutto dalle 46 tavole che trasse dalle Logge di Raffaello pubblicate tra 1776 e 1777 delle quali esistono anche esemplari colorati a mano e che hanno profondamente influenzato il gusto della decorazione degli interni in tutta l'Europa oltre il 1800. Alessandro Verri nel 1776 scrisse a suo fratello Pietro a proposito di questa pubblicazione: "Dopo che si sono stampate in Roma le Loggie del Vaticano tutto ha cambiato di gusto. Le carrozze, i muri, gli intagli, le argenterie hanno preso gli ornamenti di quel fonte perenne di ogni varietà." La collaborazione con Gavin Hamilton per la Scholae Italia Picturae e le riproduzioni della Galleria Farnese e della Cappella Sistina come anche del Museo Pio Clementino e delle statue antiche in un repertorio per artisti rivelano il suo interesse per la formazione artistica. In un certo senso si può dire che Volpato era la contropparte di Piranesi e che ambedue effettuavano una precisa e ben meditata divisione dei compiti e di generi e interessi che comunque era al servizio del pubblico turistico che in numero crescente prendeva Roma come meta di viaggi e d'istruzione culturale e si serviva delle incisioni di facile portata di mano. L'importanza delle incisioni come merce di facile trasporto e diffusione è stata per la prima volta riconosciuta da Luigi Lanzi quando definì il Settecento "secolo di rame".
Resumo:
Partendo dal concetto di 'regionalismo' oppure d' identità regionale nell'interpretazione che ne ha dato Fernand Braudel ci rendiamo conto che il modo di guardare Venezia e l'arte veneziana con una certa ottica si forma a partire del romanticismo. Sono autori quali John Ruskin e Hippolyte Taine che sulla base della teoria del 'milieu' hanno dato inizio a un metodo della storia dell'arte ottocentesca che identifica il carattere del luogo e della sua gente con l'arte che vi viene prodotta. Il concetto teorico che sta alla base di questo modo di interpretare la pittura, deriva però dal Vasari e si riferiva all'opposizione artistica tra Venezia e Firenze, e al loro antagonismo che secondo Vasari vedeva vincitore il disegno. Dopo Vasari questo concetto viene ripreso da altri teorici italiani, ma all'inizio del Settecento il dibattito si sposta in Francia dove de Piles sulla scia del 'debat des anciens et modernes' dando la palma a Rubens invece di Poussin, prende la parte del colore. Grazie alla diffusione del nuovo gusto per il colore che si diffonde dalla Francia per tutta l'Europa, l'arte veneziana acquista una grandissima riputazione dalla quale approfittano soprattutto i pittori moderni veneziani attivi all'estero, durante il Settecento. Davanti questo sfondo viene sottolineata l'importanza di Venezia per il giovane Mengs che deve il suo primo successo al 'ritratto a pastelli', seguendo il gusto del sovrano sassone Augusto III. A causa dell'incarico per il quadro della chiesa cattolica di Dresda il pittore si porta a Venezia dove studia l'Assunta di Tiziano che si rispecchia nel quadro per Dresda. Dall'incontro con l'arte di Tiziano nasce un intenso dialogo teorico con la sua pittura di modo che Tiziano viene incluso da Mengs nella 'trias' dei tre primi pittori della storia della pittura per la perfezione del suo colore. Tale rivalutazione di Tiziano, pubblicata nei suoi scritti, porta alla revisione generale dei pregiudizi accademici verso la scuola veneziana sul livello teorico e pratico. A Venezia è Andrea Memmo, basandosi sui scritti di Mengs, a dare con la sua 'Orazione' davanti l'Accademia nel 1787 una nuova visione quando abbandona la tradizionale gerarchia 'disegno, colore e chiaroscuro' e con essa anche la tradizionale classifica delle scuole. Angelika Kauffmann che ritrae Memmo durante il suo soggiorno veneziano rappresenta forse il tipo di pittura che Memmo intese come ideale ed è una pittura che riunisce le qualità dei grandi maestri del passato facendolo confluire in un gusto universale. Spetterà poi al Lanzi di introdurre l'idea di una nuova pittura di carattere nazionale che si verifica durante l'Ottocento con i 'Macchiaioli' che danno la prevalenza al colore e non al disegno.
Resumo:
Este trabajo reflexiona acerca del momento constitutivo del modelo agroindustrial en Mendoza siguiendo las acciones que emprende la elite local de fines del siglo XIX para promoverlo. Basado en el planteo shumpeteriano sobre la importancia de los empresarios con respecto a la innovación para el desarrollo y el análisis de H. Nochteff sobre las carencias de políticas de ciencia y tecnología que caracterizan la economía Argentina como de adaptación tardía, se establecen una serie de diferenciaciones que colaboran a explicar el recorrido específico de la economía mendocina en su deriva pasada y actual frente el dominante patrón de acumulación nacional.
Resumo:
Este trabajo reflexiona acerca del momento constitutivo del modelo agroindustrial en Mendoza siguiendo las acciones que emprende la elite local de fines del siglo XIX para promoverlo. Basado en el planteo shumpeteriano sobre la importancia de los empresarios con respecto a la innovación para el desarrollo y el análisis de H. Nochteff sobre las carencias de políticas de ciencia y tecnología que caracterizan las economía Argentina como de adaptación tardía, se establecen una serie de diferenciaciones que colaboran a explicar el recorrido específico de la economía mendocina en su deriva pasada y actual frente el dominante patrón de acumulación nacional.
Resumo:
Este texto se plantea una relectura ética acerca del derecho a la educación de las personas con discapacidades, con un énfasis prioritario de la situación en América Latina. A partir de considerar los sistemas jurídicos, los modos de financiamiento políticos, los porcentajes de inclusión y los programas de seguimiento de la población con discapacidad en edad escolar, se deriva toda una serie de discusiones sobre la idea de formación educativa, el estar junto a otros y las responsabilidades éticas en la tarea de educar.
Resumo:
Cómo navegar en el universo de la cultura con instrumentos adecuados, para saber de dónde partir y adónde llegar. Para trazar objetivos, evaluar logros y errores y mejorar en el camino. Con esta obra, León Repetur y Javier Ozollo plantean una serie de respuestas que tienen en común la necesidad de definir una política cultural, trabajar en función de la equidad cultural, contar con información adecuada y conocer el mapa de las industrias culturales con el fin de promoverlas. Es una preocupante tradición en la provincia de Mendoza la deriva que suele caracterizar a las políticas culturales oficiales, casi siempre sujetas a los cambios de gestión. Los autores dan respuestas concretas a desafíos concretos, apoyados en su amplia experiencia en gestión cultural. Y para completar y hacer más amplio este mapa, recogen los aportes de importantes hacedores culturales de la región. De este modo, INSTRUMENTOS DE NAVEGACIÓN EN POLÍTICA Y GESTIÓN CULTURAL resulta un aporte insoslayable si se piensa que la cultura debe transformarse en una política de Estado. Con bases firmes que le permitan cumplir objetivos y con las preguntas y los desafíos que debe encarar toda gestión cultural que pretenda tener un mínimo de previsibilidad.
Resumo:
En el marco de los proyectos de investigación llevados adelante desde la cátedra Sociología de la Salud, de la Facultad de Odontología de la UNCuyo, se deriva, entre otras, una problemática que llamó la atención a quienes ven la salud desde una mirada sociológica. El interés reside en la organización comunitaria y la tenencia de la tierra de los pueblos originarios de la región de cuyo, los Huarpes. La zona de referencia se encuentra ubicada en el noreste de la provincia de Mendoza. Se busca un primer acercamiento a este tema, debido a su extensión, para dar a conocer algo que en principio se invisibiliza. Se enfoca la discusión bajo el concepto de “interculturalidad", para tratar de comprender a esta comunidad, que en pocos años logró reencontrarse y organizarse. Su objetivo es la recuperación de la tierra en términos comunitarios y su ancestralidad cultural.
Resumo:
La historia clínica se considera un documento primordial en un sistema de salud, brindando información asistencial, preventiva y social, ya que constituye el registro completo de la atención prestada al paciente, de lo que se deriva su trascendencia como documento legal.
Resumo:
La obra de Héctor Libertella onforma un corpus en el que la reescritura aparece como un hilo conductor en torno al cual se configura su poética. En sus textos, el escribir aparece como una modalidad exhibida del reescribir; en algunos casos, los procesos de reescritura expanden el motivo narrativo de una frase a un texto de varias páginas; en otros, el nudo trasmigra de textualidad en textualidad, perturbando su pertenencia a un género en particular. De ese modo, su obra despliega una cartografía en la que retorna lo ya escrito pero atravesado por múltiples desvíos y fugas como si su escritura insistiera en el trazo de "un centro sin lugar, en desplazamiento", dando a leer, en esas torsiones, una maniobra distintiva: el encuentro de la repetición y de la variación de motivos narrativos que producen condensaciones y expansiones en su poética. La presente ponencia plantea la escritura de Héctor Libertella como un corpus en el que la reescritura aparece como un hilo conductor en torno al cual se configura su poética. Una escritura que nunca se detiene, sólo se abandona, para constituir un texto autónomo que despliega una red de contactos y diferencias con los anteriores; en ese sentido, no es posible leer la obra de Libertella como un "resultado o producto" sino como un "proceso" con incalculables entradas y salidas cuyo sentido de inacabamiento persiste en el interior del proceso escriturario, convirtiendo a los textos precedentes en borradores que se escriben y reeescriben en una deriva sin fin
Resumo:
Enmarcado en el proyecto de investigación, acreditado por la Universidad Nacional de La Plata, 'Lógica y alcance de las operaciones del analista según Freud: Colegir (erraten), interpretar, construir', el presente trabajo tiene por objeto contribuir a la delimitación conceptual del colegir freudiano. A estos fines, se procederá a indagar el campo de las inferencias, sosteniendo la perspectiva de que aquello que Freud designa bajo la forma verbal alemana 'zu erraten' consiste en un tal proceso inferencial, si bien en uno de particular operatoria. Intentar pensar en esta modalidad de accionar desde la lógica silogística clásica deriva necesariamente en un callejón sin salida, en tanto el psicoanálisis en su dimensión epistémica nos enfrenta con aquello que escapa a toda posibilidad de ser aprehendido de modo directo a partir de la experiencia, y hace necesario un salto hacia lo únicamente conjeturable (ni pasible de ser deducido a partir de premisas preexistentes, ni generalizable desde casos particulares por vía inductiva). Esta dificultad nos encaminará a explorar especialmente el aporte de Peirce con su inferencia abductiva, por cuanto permitiría despejar el camino emprendido por Freud en su modo de hipotetizar. La virtud de la abducción como modalidad de razonamiento reside, a nuestro entender, en su dimensión innovadora, que brinda la posibilidad de recortar una parcela de la experiencia que adquiere a partir de ese movimiento inaugural el estatuto de indicio. En este mismo movimiento, la abducción permite apreciar aquella dimensión susceptible de designarse como singular, que resulta intransferible de una experiencia a otra. La novedad peirceana abona, en este sentido, el camino de la legitimidad de lo singular, inexorable al psicoanálisis. Consideramos que no es sino hacia allí que se dirige Freud en su intento por circunscribir y hacer inteligibles aquellos retoños de lo psíquico inconciente, que le permitan colegir (conjeturar) la lógica que se encuentra determinándolos. Posteriormente, y a partir del diálogo emprendido entre el colegir freudiano y la abducción peirceana, procederemos a situar en Freud tres momentos de la postulación de la hipótesis del inconciente, a partir de la lectura de algunas indicaciones presentes en los artículos 'El método psicoanalítico de Freud' de 1904, 'Nota sobre el concepto de inconciente en psicoanálisis' de 1912 y 'Lo inconciente' de 1915. Observaremos allí el movimiento que el autor hace en su postulación de la existencia de actos que burlan la lógica del pensamiento conciente, no obstante prescindiendo de los cuales se produce una indudable pérdida de coherencia y sentido en la comprensión de la vida psíquica de los seres humanos. Es decir, exploraremos en tres momentos de la obra freudiana, la justificación y formalización progresiva de esta hipótesis medular. Para concluir, presentaremos algunos interrogantes que, a partir de lo trabajado, nos permiten comenzar a delinear una interesante articulación con la cuestión de la temporalidad en psicoanálisis. Creemos discernir allí, a partir de algunas apreciaciones de Lacan, una preocupación permanente respecto del tratamiento del tiempo del inconciente, cuestión que se liga directamente a la pautación de los tiempos de la intervención del analista y a la cuestión del actoanalítico
Resumo:
En trabajos anteriores (Romero, 2008a y b, Alabart Lago, L., P. Díaz y G. Herrera, 2012, Alabart Lago, L. y Herrera, G., 2013) se intentó mostrar que el mecanismo interpretativo que propone la TR podría resultar adecuado como uno de los sistemas externos (también interpretativos) postulados por la GG, más precisamente, el sistema llamado CI. La relación que intentamos establecer tendrá en cuenta lo siguiente como marco teórico: a) En TR se afirma que la interpretación de un enunciado se deriva de las estructuras sintácticas, y esta derivación se realiza "en paralelo" con la derivación de estructuras llevada a cabo por las operaciones del componente sintáctico. b) En las últimas propuestas de la GG, extensiones y revisiones del PM propuesto en Chomsky (1995) no solo se dejan de lado los niveles de representación internos SP y ES sino también se considera prescindible la interfaz FL (Chomsky, 2005). Las estructuras generadas se transfieren a los sistemas externos en cuanto rasgos formales de las Categorías Funcionales son valorados. Mantendremos la noción de que el sistema computacional es relativamente irrestricto y que sus operaciones son condicionadas solo por Atracción y las llamadas "condiciones de legibilidad" impuestas por los sistemas externos, fundamentalmente el Principio de Interpretación Completa (PIC). c) Tendremos en cuenta la propuesta de Leonetti y Escandell Vidal (2004), que sostiene que las CCFF de la GG pueden considerarse equivalentes a las Categoría Procedimentales propuestas por la TR. En este sentido consideraremos válida la afirmación de Chomsky (1998) acerca de que las CCFF centrales (C, T, v y D) tienen propiedades semánticas. d) Otro factor que tendremos en cuenta es la noción de fase en la derivación, considerándola correcta en los términos expuestos en Chomsky (2001 y 2005) y Gallego (2007 y 2009), con ciertas modificaciones. Nuestra hipótesis puede resumirse en lo siguiente: Las operaciones de extracción de inferencias propuestas por TR se aplican durante la derivación sintáctica independientemente de que se haya transferido o no una fase. Es más, esperamos poder demostrar que algunos mecanismos inferenciales imponen ciertas condiciones que afectan a la valoración de los rasgos de las CCFF. Pretendemos también intentar mostrar que además de los núcleos de fase reconocidos, C y v, debe considerarse fase a SD, porque contiene rasgos específicos de cuyo cotejo y valoración se desprende el valor que recibirán otros rasgos en el curso de la derivación. Con estos fundamentos esperamos poder elaborar una descripción de cómo interactúan ambos sistemas en la derivación de una oración y la asignación (casi simultánea) de significado