999 resultados para Àsia del sud-est


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Il presente lavoro di tesi è stato sviluppato presso l’azienda “Nuova Star” SpA di Zola Predosa, leader mondiale nella produzione di meccanismi di apertura per porte di forni domestici. Gli scopi principali di questi meccanismi sono quelli di bilanciare il peso della porta durante l’apertura della stessa e di generare, a porta chiusa, una opportuna forza di ritenuta che la tenga pressata contro le guarnizioni del forno. L’azienda produce una notevole varietà di modelli, realizzati mediante componenti in lamiera stampata che si basano su varianti dei medesimi meccanismi di base, in particolare un manovellismo di spinta (per ottenere il bilanciamento) e un sistema camma-punteria (per garantire la chiusura). In un’ottica di sperimentazione e innovazione del prodotto, l’azienda ha quindi espresso il desiderio di realizzare un nuovo modello, concepito attraverso un sistema inedito e originale e che allo stesso tempo risultasse più economico rispetto ai vari modelli attualmente in produzione. In particolare questo nuovo meccanismo dovrà sfruttare un sistema a cavi. L’obiettivo di questa tesi è quindi quello di ripensare il meccanismo attualmente esistente, analizzando le proprietà offerte da un sistema a cavi per sfruttarne i possibili vantaggi, sia in termini di funzionamento che di economicità del prodotto finale. A tale scopo si partirà con l’analisi concettuale dell’architettura e del funzionamento dei meccanismi su cui si basano i modelli attualmente in produzione. Si passerà poi a una seconda fase di progettazione concettuale, nella quale verranno ideate e proposte varie soluzioni alternative. Seguirà quindi uno studio articolato nei seguenti punti: - Analisi cinematica e cinetostatica - Analisi e scelta dei parametri ottimali di funzionamento - Disegno costruttivo dei vari componenti - Simulazione multibody del nuovo meccanismo tramite il software MSC Adams;

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Nel trattamento e nella cura di pazienti con lesione spinale è fondamentale una corretta valutazione della lesione e delle disfunzionalità che questa produce. Il cammino è senza dubbio una delle funzionalità maggiormente ridotta a seguito di una lesione, che può portare sia ad una diminuzione di questa capacità sia ad una completa inabilità. Nella valutazione del cammino il clinico si avvale di diverse strumentazioni come sistemi stereofotogrammetrici, pedane di forza ed elettromiografi che gli permettono di svolgere un’analisi strumentale del passo ed indagare le cause muscolari e neurologiche che portano a delle anormalità nella deambulazione. Questo lavoro si propone di presentare questi sistemi e compiere una panoramica dei principali parametri cinematici (velocità del cammino, lunghezza del passo, fase di stance, angoli articolari, ciclogrammi intra-articolari) che influenzano il passo e le metodologie con più successo nel migliorarli. Inoltre verranno evidenziati i risultati ottenuti dall’analisi elettromiografica riguardo alla presenza di pattern muscolari comuni alla base del cammino riscontrabili anche in persone sane e come gli impulsi EMG siano modulabili in ampiezza e durata a seguito di training motori.

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L’elaborato propone una descrizione generale dei dispositivi protesici transtibiali, dalla storia, al processo di protesizzazione dei pazienti amputati alla struttura costitutiva modulare. Particolare importanza viene, inoltre, conferita all’analisi biomeccanica del movimento, della quale è data descrizione delle tecniche, della strumentazione, e dei risultati che vengono ottenuti nelle indagini di soggetti amputati rispetto alle persone normodotate. Considerazioni sulla biomeccanica di pazienti protesizzati transtibialmente offrono interessanti spunti di riflessione sulle componenti meccaniche, idrauliche ed elettroniche dei dispositivi modulari, delle quali si descrive in modo completo la struttura e il funzionamento, facendo riferimento ai brevetti tecnici più noti. Verranno, infine, riportati risultati di recenti studi e ricerche che evidenziano come l’utilizzo nei moduli prostesici transtibiali di caviglie idrauliche a controllo elettronico dello smorzamento sia la soluzione ottimale per ottenere risultati biomeccanicamente migliori, sia dal punto di vista dell’efficienza del movimento che per quanto riguarda l’equilibrio.

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Il contenuto di questo volume non vuole rappresentare un testo didattico per lo studio in generale della vulcanologia in quanto in esso si tratta unicamente quell’a-spetto della disciplina che riguarda il vulcanismo esplosivo. In tal senso l’autore ritiene che questo testo possa essere utile per gli studenti di Scienze Geologiche che, vivendo nelle aree vulcaniche italiane di età quaternaria ed anche attive, possano, da laureati, svolgere attività professionali mirate alla individuazione e definizione di Pericolosità, Vulnerabilità e Rischio Vulcanico. Trattare gli argomenti che seguono non è stato facile e forse si poteva, in alcuni casi, renderli più semplici, ma talvolta la semplicità non sempre è sinonimo di precisione; inoltre, per descrivere certi aspetti non quantitativi si è costretti ad utilizzare un linguaggio quanto più possibile “ad hoc”. L’autore ha svolto la propria attività di ricerca in aree vulcaniche, sia in Italia che all’estero. Le ricerche in Italia sono state da sempre concentrate nelle aree di vulcanismo attivo in cui l’attività del vulcanologo è finalizzata fondamentalmente alla definizione della Pericolosità Vulcanica supporto indispensabile per la definizione dell’aree a Rischio Vulcanico, intendendo per Rischio il prodotto della Pericolosità per il Danno in termini, questo, di numero di vite umane ovvero di valore monetario dei beni a rischio nell’area vulcanica attiva. Le ricerche svolte dall’autore in Africa Orientale (Etiopia e Somalia) e nello Yemen hanno contribuito ad assimilare i concetti di vulcanologia regionale, rappresentata dall’ampia diffusione del vulcanismo di plateau, variabile per spessore dai 1500 ai 3000 metri, fra i quali si inseriscono, nella depressione dell’Afar, catene vulcaniche inquadrabili, dal punto di vista geodinamico, come “oceaniche” alcune delle quali attive e che si sviluppano per decine/centinaia di chilometri. Nelle aree vulcaniche italiane le difficoltà che sorgono durante il rilevamento risiedono nella scarsa continuità di affioramenti, talvolta incompleti per la descrizione delle variazioni di facies piroclastiche, non disgiunta dalla fitta vegetazione ovvero ur banizzazione specialmente nelle aree di vulcanismo attivo. Il rilevamento vulcanologico richiede competenze e l’adozione di scale adatte a poter cartografare le variazioni di facies piroclastiche che, a differenza dalle assise sedimentarie, in un’area vulcanica possono essere diffuse arealmente soltanto per alcune centinaia di metri. I metodi di studio delle rocce piroclastiche sono del tutto simili a quelli che si usano per le rocce clastiche, cioè dall’analisi delle strutture e delle tessiture alla litologica fino a quella meccanica; su questi clasti inoltre le determinazioni della densità, della mineralogia e della geochimica (Elementi in tracce e Terre Rare), ottenute sulla frazione vetrosa, rappresentano parametri talvolta identificativi di un’area vulcanica sorgente. Non esistono testi nei quali venga descritto come si debba operare nelle aree vulcaniche per le quali l’unica certezza unificante è rappresentata dall’evidenza che, nelle sequenze stratigrafiche, il termine al top rappresenta quello più relativamente recente mentre quello alla base indica il termine relativo più vecchio. Quanto viene riportato in questo testo nasce dall’esperienza che è stata acquisita nel tempo attraverso una costante azione di rilevamento che rappresenta l’uni- ca sorgente di informazione che un vulcanologo deve ricavare attraverso un attento esame dei depositi vulcanici (dalla litologia alla mineralogia, alla tessitura, etc.) la cui distribuzione, talvolta, può assumere un carattere interegionale in Italia nell’ambito dell’Olocene. Soltanto l’esperienza acquisita con il rilevamento produce, in un’area di vulcanismo attivo, risultati positivi per la definizione della Pericolosità, sapendo però che le aree vulcaniche italiane presentano caratteristiche ampiamente differenti e di conseguenza il modo di operare non può essere sempre lo stesso. Un esempio? Immaginate di eseguire un rilevamento vulcanico prima al Somma-Vesuvio e poi nei Campi Flegrei: sono mondi completamente differenti. L’autore desidera ribadire che questo testo si basa sulla esperienza acquisita sia come geologo sia come docente di Vulcanologia; pertanto il libro potrà forse risultare più o meno bilanciato, in forza dell’argomento trattato, in quanto durante l’attività di ricerca l’autore, come tutti, ha affrontato alcuni argomenti più di altri. Questo approccio può essere considerato valido per chiunque voglia scrivere un libro in maniera autonoma e originale, non limitandosi, come molte volte avviene, a tradurre in italiano un libro su tematiche analoghe diffuso, ad esempio, nel mondo anglosassone.Diversamente, si sarebbe potuto concepire un libro come un collage di capitoli scritti da vari autori, che magari avevano esperienza più specifica nei singoli argomenti, ma in tal senso si sarebbe snaturato lo spirito con cui si è impostato il progetto. L’autore, infine, ha fatto ricorso al contributo di altri autorevoli colleghi solo per temi importantissimi, ma in qualche modo complementari rispetto al corpus costitutivo del Vulcanismo Esplosivo.

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La presente relazione tecnica si propone di illustrare l’attività svolta dal Gruppo di Lavoro “Gestione e monitoraggio PON 2007/2013”, dalla data di costituzione (18 marzo 2013) alla data odierna rappresentando le esigenze che hanno portato alla sua costituzione, le criticità riscontrate e il rapporto analitico sulla gestione dei PON 7° PQ, concludendo con una proposta organizzativa per il DIITET, finalizzata al proseguimento delle attività di gestione dei progetti, che possa essere valida sia per la prosecuzione, a compimento, di tutte le fattispecie connesse al settimo Programma Quadro in chiusura, che per successivo Horizon 2020.

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Il presente lavoro di ricerca si concentra sulla sincronizzazione nel doppiaggio e consiste nello scoprire se il tentativo di ottenere la sincronia labiale nel doppiaggio di un film avesse come risultato la perdita di qualche informazione essenziale nel contenuto semantico. Al punto di analisi si arriva tra una descrizione esaustiva del doppiaggio. È un percorso che parte dalla nascita del doppiaggio, attraverso lo sviluppo fino ad arrivare alla particolarizzazione del processo lavorativo. Come l’oggetto di ricerca si è scelto il film (DVD) di origine finlandese “Mies vailla menneisyyttä” di Aki Kaurismäki (2002) inclusa la versione doppiata in italiano (l’Uomo Senza Passato). Si è esaminato quali tecniche sono state usate nella traduzione dei dialoghi per il doppiaggio per raggiungere una sincronia adeguata e se il dialoghista ha preferito rispettare il contenuto semantico o la sincronia. I risultati mostrano che per ottenere una bella sincronia, non è necessario deviare dal contenuto semantico del testo originale. Utilizzando le tecniche adatte alla traduzione per il doppiaggio è possibile produrre un doppiaggio che rispetti sia lo stile e la storia del film sia la sincronia. Un effetto negativo sulla qualità del doppiaggio è stato dato dai punti (anche se erano pochi) con errori nella sincronia sillabica. Il mio suggerimento sarebbe di fare attenzione a questi punti in cui la lunghezza della battuta doppiata supera quella originale siccome causano gli errori più visibili nella sincronia.

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Le metodologie per la raccolta delle idee e delle opinioni si sono evolute a pari passo con il progresso tecnologico: dalla semplice comunicazione orale si è passati alla diffusione cartacea, fino a che l'introduzione e l'evoluzione di internet non hanno portato alla digitalizzazione e informatizzazione del processo. Tale progresso ha reso possibile l'abbattimento di ogni barriera fisica: se in precedenza la diffusione di un sondaggio era limitata dall'effettiva possibilità di distribuzione del sondaggio stesso, lo sviluppo della rete globale ha esteso tale possibilità (virtualmente) a tutto il mondo. Nonostante sia un miglioramento non indifferente, è importante notare come la valorizzazione della diffusione di un sondaggio abbia inevitabilmente portato a trascurarne le proprietà e i vantaggi intrinsechi legati alla sua diffusione prettamente locale. Ad esempio, un sondaggio che mira a valutare la soddisfazione degli utenti riguardo alla recente introduzione di una nuova linea di laptop ottiene un guadagno enorme dall'informatizzazione, e dunque delocalizzazione, del processo di raccolta dati; dall'altro lato, un sondaggio che ha come scopo la valutazione dell'impatto sui cittadini di un recente rinnovamento degli impianti di illuminazione stradale ha un guadagno pressoché nullo. L'idea alla base di QR-VEY è la ricerca di un ponte tra le metodologie classiche e quelle moderne, in modo da poter sfruttare le proprietà di entrambe le soluzioni. Tale ponte è stato identificato nella tecnologia del QR-Code: è possibile utilizzare un generico supporto che presenti proprietà di localizzazione, come un foglio cartaceo, ma anche un proiettore di una conferenza, come base per la visualizzazione di tale codice, ed associare alla scansione dello stesso funzionalità automatizzate di raccolta di dati e opinioni.

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Nella tesi si cerca di dare una nuova chiave di lettura del monumento unico nel suo genere, quanto noto Parliamo del Mausoleo di Teodorico che si erige nelle immediate vicinanze del centro di Ravenna.Il Mausoleo costruito nel v secolo, quando Ravenna è capitale dell’impero d’Occidente e vi si stabilisce Teodorico il Grande. La struttura è stata molto esaminata nel corso del tempo da molti studiosi ma non si ha notizia di una analisi d'insieme. Si è cercato quindi di mettere a fuoco uno degli aspetti più emblematici ed ancor ben lungi da scientifiche certezze: La sua copertura.Si tratta di un monolite con un peso stimato tra le 240 e le 270 Tonnellate proveniente dalle cave di Aurisina in Istria. Numerosi studiosi si sono cimentati nello stipulare le proprie ipotesi sul trasporto e soprattutto sulla sua messa in opera senza giungere ad un univoca conclusione. Si è proceduto poi alla loro schematizzazione in filoni principali senza tralasciare una propria opinione valutandone i pro e i contro anche in base alle conoscenze attuali. Si sono confrontati metodi di trasporto dei monoliti, senza tralasciare l’analisi delle macchine da cantiere dell’epoca a supporto delle ipotesi proposte. Da ultimo mi sono soffermato sul significato semantico delle dentellature di sommità della copertura, o modiglioni: anche per questi elementi vi sono stati e mi auguro ci saranno numerosi dibattiti sul loro aspetto simbolico o quantomeno funzionale. Durante la stesura della è scaturito anche un interessante confronto di idee che testimonia quanto la questione sia ancora articolata ed interessante. Si apre quindi a suggerimenti per spunti futuri specialmente per quanto riguarda indagini diagnostiche strumentali sulla cupola e sulla sua crepa. Mi auguro che raccogliendo e analizzando le principali ipotesi si possa proseguire questo filone investigativo.

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Questa tesi è incentrata sullo studio e la determinazione del flusso neutronico della facility nTOF (neutron Time Of Flight) del CERN di Ginevra nel corso della campagna sperimentale del 2016. L'esperimento è finalizzato alla misura della sezione d'urto della reazione di cattura neutronica da parte degli isotopi dispari di gadolinio, 155Gd e 157Gd. In particolare l'analisi verrà condotta in modo da ottenere dati sperimentali nello spettro di energie da neutroni termici (10-2 eV) a 1.0 eV e migliorare i dati già esistenti per energie fino a 1.0 MeV. Dopo aver ricordato le motivazioni scientifiche e tecnologiche che sono alla base del progetto di ricerca, si descrivono le caratteristiche della facility nTOF e si trattano i fondamenti delle reazioni nucleari e le tecniche del tempo di volo, di misura di flusso e di cattura utilizzate nel corso dell'esperimento. Nella parte finale del lavoro si presentano i dati sperimentali acquisiti sul flusso neutronico, la cui accurata conoscenza è fondamentale per la misura di sezioni d'urto di reazioni indotte da neutroni. I risultati ottenuti sono quindi stati elaborati e confrontati con i dati precedenti per poter essere validati e per poter verificare eventuali discrepanze. Dalle analisi dei dati si deduce come la precisione ottenuta sulla determinazione del flusso sia ottimale per i successivi studi che verranno condotti sulla sezione d'urto degli isotopi dispari di gadolinio.

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In quest'elaborato si risolve il problema di Cauchy-Dirichlet per l'equazione del calore, prendendo come oggetto d'esame una sbarra omogenea. Nel primo capitolo si studiano le serie di Fourier reali a partire dalle serie trigonometriche; vengono dati, poi, i principali risultati di convergenza puntuale, uniforme ed in L^2 e si discute l'integrabilità termine a termine di una serie di Fourier. Il secondo capitolo tratta la convergenza secondo Cesàro, le serie di Fejèr ed i principali risultati di convergenza di queste ultime. Nel terzo, ed ultimo, capitolo si risolve il Problema di Cauchy-Dirichlet, distinguendo i casi in cui il dato iniziale sia di classe C^1 o solo continuo; nel secondo caso si propone una risoluzione basata sulle serie di Fejér e sul concetto di barriera ed una utilizzando il nucleo di Green per l'equazione del calore.

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El presente trabajo es un intento de análisis de las características geográficas de sector de Valle del General. Para delimitar el área se tomó la confluencia del río Buena Vista con el Chirripó; o sea, a partir de donde se origina el río General, hasta confluencia de éste con el río Peñas Blancas, esto es, la margen izquierda del río General, entre las cotas 500 m hacia el sur del área y la de 100m al norte. El área de estudio tiene una superficie de 87.8 km²  3.251 habitantes (mapa nº 1). Se expande por la izquierda del río General y tiene como centro de atracción al antiguo pueblo de General Viejo, entre Rivas y las Juntas de Pacuar; en general, coincide con los limites político-administrativos de del distrito segundo del cantón de Pérez Zeledón. Se pretende, también, aplicar el método de trabajo de la geografía regional. Por eso, el plan de trabajo elaborado contempla el aspecto físico y humano. En el conjunto de la estructura productiva, se toma como base los cambios ocurridos en el uso del suelo entre 1973-1979; en este sentido, se pretende dar una explicación global de los elementos que intervinieron para que operaran dichos cambios y la explicación de ello en función del sistema económico imperante.   SUMMARY This article intent to analyze the geographic characteristics of sector of the General Valley. The junction of Buena Vista and Chirripó rivers was chosen in order to delimit the area; or in other words, starting from the origin of the General river to its junction with the Peñas Blancas river, that corresponds to the left margin of the General river, between the benchmarks 500 meters to the south of the area and 1000 meters to the north. The area being studied has a surface area of 87.7 square kilometers and a total of 3.251 habitants (map nº 1). Expansion occurs on the left side of the General River whose center of attraction is the old town of General Viejo, located between Rivas and the Juntas Pacuar; in general, it coincides with the political-administrative limits of the second district of Perez Zeledon canton. The application of the work method used in regional geography is also contemplated. As such, the elaborated work plan takes into account the human and physical aspects. In the combined total of the production structure, the changes that occurred in the land use between the years 1973-1979, was chosen as a base; in this sense, a global explanation is given of the elements that intervened in order to make possible such changes and of the functions of the current economic system.       RESUME Ce travail concerne seulement un secteur de la Vallée de El General, délimité comme suit : de la confluence du Rio Buena Vista et du Rio Chirripó, dont l’union donne naissance au Rio General, jusqu’i au confluence de ce Dornier avec son affluent le Rio Peñas Blancas. Il correspond à la rive gauche du General, entre les côtes 1.000 au nord, prés de Rivas, et 500 au sud (Juntas de Pacuar) courne 87.8 km² et compte 3.251 hab (carte nº 1). Il s’étend autour de l’ancien petit centre rural, El General Viejo, et coïncide plus ou moins, avec le district Nº 2 du Canton de Pérez Zeledón. On y applique la méthode d’analyse de la géographique régionale, à la fois sur les plans humain et physique, pour définir son organisation de production et son évolution entre 1973-1979, surtout pour ce qui concerne l’utilisation des terres; évolution à laquelle on présente une explication globale en fonction du système ecónomique.    

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La comprensione del contesto funerario rappresenta per l’archeologo uno degli aspetti più complessi da interpretare della società antica a causa dell’interazione tra numerosi, diversi fattori culturali. È quindi fondamentale condurre un’attenta e accurata analisi che tenga conto di tutti gli aspetti inerenti la sepoltura e il corredo. La riapertura nel 2011 degli scavi sul sito di Karkemish da parte della missione turco-italiana del Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, in collaborazione con le Università di Istanbul e Gaziantep, ha reso necessaria una rilettura dei dati di scavo emersi durante le precedenti missioni organizzate dal British Museum, condotte tra il 1913 e il 1914 nella necropoli di Yunus, per metterli in correlazione anche con i dati inediti ottenuti nelle nuove campagne di scavo all’interno del sito di Karkemish e Yunus. Lo scopo finale di questo progetto consiste in una nuova analisi dei contesti funerari databili all’Età del Ferro volta a definire, ove possibile, lo sviluppo sia della necropoli, sia della cultura materiale con l'intenzione di apportare un significativo contributo alla ricostruzione e alla comprensione di una delle più importanti necropoli dell’Età del Ferro

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A partire dalla caduta di Costantinopoli (1453) il problema dell’espansionismo ottomano acquisì progressiva importanza negli equilibri politici europei, scandendo con momenti di tregua e ostilità i rapporti tra Ponente e Levante per i successivi due secoli. Le conseguenze di tali tensioni politiche si riversarono sulla ritrattistica dei principi europei, il cui nuovo ruolo di eroi antiturchi trovò espressione, coerentemente con la diffusa lettura del problema ottomano in un’ottica di comparatio temporum, nell’istituzione di parallelismi con figure d’eroi antecedenti, della storia o del mito. Tali immagini allegoriche principesche hanno costituito il soggetto del presente studio e sono state indagate attraverso tre focus su altrettanti contesti cronologici, compresi tra la presa turca della capitale dell’Impero bizantino e la riconquista cristiana di Tunisi (1535). La considerazione di questo arco temporale, meno indagato rispetto a cronologie successive, ha consentito di individuare e rendere ragione di alcune specificità iconografiche delle immagini allegoriche dei principi antiturchi: tra queste in primis è emerso un movimento oscillatorio tra il riuso di iconografie sacrali-cavalleresche, di matrice crociata, e l’impiego di un repertorio di modelli eroici antichi, elaborato ad hoc nel detto frangente storico-culturale, le cui origini sono state rintracciate negli scritti encomiastici ed esortativi degli umanisti italiani attivi nel secondo Quattrocento. I casi di studio presi in esame hanno inoltre conferito alla ricerca un carattere d’interesse anche in rapporto agli studi sulla ritrattistica d’identificazione, annoverando una serie di diverse forme di espressione visiva della comparazione eroica, delle quali il ritratto in veste eroica costituisce la manifestazione più compiuta. Sia sul frangente iconografico sia su quello tipologico, i risultati ottenuti della ricerca sono infine stati verificati, in sede di conclusioni, su un succinto corpus di opere esteso al tardo Cinquecento e al Seicento.

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Le tecniche di Machine Learning sono molto utili in quanto consento di massimizzare l’utilizzo delle informazioni in tempo reale. Il metodo Random Forests può essere annoverato tra le tecniche di Machine Learning più recenti e performanti. Sfruttando le caratteristiche e le potenzialità di questo metodo, la presente tesi di dottorato affronta due casi di studio differenti; grazie ai quali è stato possibile elaborare due differenti modelli previsionali. Il primo caso di studio si è incentrato sui principali fiumi della regione Emilia-Romagna, caratterizzati da tempi di risposta molto brevi. La scelta di questi fiumi non è stata casuale: negli ultimi anni, infatti, in detti bacini si sono verificati diversi eventi di piena, in gran parte di tipo “flash flood”. Il secondo caso di studio riguarda le sezioni principali del fiume Po, dove il tempo di propagazione dell’onda di piena è maggiore rispetto ai corsi d’acqua del primo caso di studio analizzato. Partendo da una grande quantità di dati, il primo passo è stato selezionare e definire i dati in ingresso in funzione degli obiettivi da raggiungere, per entrambi i casi studio. Per l’elaborazione del modello relativo ai fiumi dell’Emilia-Romagna, sono stati presi in considerazione esclusivamente i dati osservati; a differenza del bacino del fiume Po in cui ai dati osservati sono stati affiancati anche i dati di previsione provenienti dalla catena modellistica Mike11 NAM/HD. Sfruttando una delle principali caratteristiche del metodo Random Forests, è stata stimata una probabilità di accadimento: questo aspetto è fondamentale sia nella fase tecnica che in fase decisionale per qualsiasi attività di intervento di protezione civile. L'elaborazione dei dati e i dati sviluppati sono stati effettuati in ambiente R. Al termine della fase di validazione, gli incoraggianti risultati ottenuti hanno permesso di inserire il modello sviluppato nel primo caso studio all’interno dell’architettura operativa di FEWS.

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La ricerca di dottorato affronta lo studio della cultura materiale dell’abitato dell’età del Bronzo di Mursia (isola di Pantelleria) attraverso l’analisi della produzione ceramica. In particolare, sono analizzati gli aspetti che permettono di ampliare l’inquadramento culturale del sito, sia nella sua articolazione interna che nei rapporti con le coeve comunità del Mediterraneo centrale nella prima metà del II millennio a.C. La ricerca inizia con l’illustrazione delle recenti prospettive di studio della Preistoria del Mediterraneo, un tema al centro di un intenso dibattito incentrato sul riconoscimento delle identità culturali e sul ruolo delle reciproche interazioni, con particolare attenzione all’età del Bronzo. Al complesso archeologico di Mursia viene riconosciuto un carattere di eccezionalità per la spettacolare conservazione dei resti archeologici dell’abitato e della necropoli monumentale, oggetto di indagine negli ultimi decenni da parte dell’Università di Bologna e dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Le ricerche hanno consentito di mettere in luce ampie porzioni dell’abitato e di poter esaminare con elevato dettaglio la cultura materiale in rapporto alle modalità insediative diversificate nello spazio e nel tempo. L’approfondimento della ricerca del dottorato verte sullo studio dei manufatti ceramici come strumento privilegiato per definire l’identità culturale della comunità di Mursia, attraverso gli aspetti della produzione artigianale, le abitudini di preparazione e consumo dei cibi e il significato funzionale o simbolico/estetico di alcune categorie vascolari. Rispetto a precedenti presentazioni del contesto di Mursia, la ricerca di dottorato ha enfatizzato, all’interno dell’abbondante produzione ceramica, la presenza di alcune classi con decorazioni incise e impresse che per quantità e caratteri di originalità divengono un elemento aggiuntivo nella definizione della facies di Mursia. Le stesse ceramiche incise e impresse presentano elementi di affinità con una serie di produzioni vascolari coeve nell’area del Mediterraneo centrale, consentendo di affrontare il tema delle interazioni tra diversi contesti insulari