999 resultados para restauro, parco storico, pietro porcinai, valorizzazione, granaio, scuderie
Resumo:
Il cambiamento climatico è una delle sfide più ardue che il nostro pianeta abbia mai dovuto affrontare. Negli ultimi anni si sta rendendo sempre più evidente la necessità di un profondo cambiamento ideologico e sociale in ogni campo. La Green Chemistry mira a capeggiare questo cambiamento proponendo dei principi guida in modo da indirizzare la chimica verso tale traguardo. Possibili strumenti attuativi di questa visione sono senza alcun dubbio le bioraffinerie. Raffinerie appunto, nate però per processare materie prime provenienti da fonti rinnovabili, le biomasse. Esistono diversi tipi di biomasse, dalle quali possono essere ricavate differenti molecole piattaforma. La biomassa lignocellulosica, per esempio, viene sfruttata per ottenere perlopiù composti furanici. Tra questi di particolare interesse è la furfurale(FUR), un’aldeide particolarmente reattiva dalla quale possono essere ottenute numerose sostanze chimiche ad alto valore aggiunto. Tra queste si trova il γ-valerolattone(GVL), estere ciclico a cinque atomi di carbonio, promettente prodotto preliminare nella sintesi di combustibili a base biologica e prodotti chimici di base. Il processo che porta dalla FUR al GVL comprende diversi step di reazione, alcuni catalizzati da acidità di Lewis, altri da acidità di Brønsted. Gli step di riduzione possono essere eseguiti mediante una reazione di Catalytic Transfer Hydrogenation (CTH) utilizzando isopropanolo piuttosto che H2 gassoso. La scelta del solvente/riducente assieme all’utilizzo di un sistema catalitico eterogeneo permettono la realizzazione della reazione con un basso impatto ambientale. Per quanto riguarda la scelta del sistema catalitico, particolarmente interessante è la combinazione TiO2-ZrO2. Lo scopo di questa tesi è stato quello di sintetizzare e valutare le performance di sistemi catalitici a base di ossidi misti Ti/Zr/O con diverse composizioni nella conversione della FUR a GVL in un reattore in fase liquida.
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La ricerca oggetto del presente elaborato di tesi persegue fini di lotta ai cambiamenti climatici e promozione delle energie rinnovabili, in linea con i diciassette Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2015 a causa dell’incombente emergenza ambientale in atto; inoltre individua risorse che possono risultare utili in situazioni di crisi energetica come quella iniziata nel 2022. L’obiettivo dell’elaborato è l’individuazione dei bare soils o “suoli nudi”, ovvero terreni lasciati senza copertura nei mesi che intercorrono tra un raccolto e la semina successiva, presenti nella parte pianeggiante dell’Emilia Romagna nell’anno 2021. È stata eseguita una ricerca introduttiva sulle politiche agricole inerenti i cambiamenti climatici e sull’uso del suolo nell’area di studio. Nel procedimento seguente sono stati utilizzati immagini e dati satellitari a libero accesso, rilevati dai satelliti Sentinel-2 del programma Copernicus dell’Unione Europea. Per mezzo di software open source, sono state identificate le superfici di suolo nudo tramite calcolo degli indici di vegetazione Normalized Difference Vegetation Index (NDVI) e selezione delle aree con valori dell’indice idonei per 4 mesi consecutivi; sono state create mappe tematiche con le posizioni dei terreni, sono state ricavate statistiche sulla loro estensione e sono state effettuate validazioni dei risultati. Secondo i calcoli, nei 2 periodi più promettenti i suoli nudi coprivano rispettivamente circa il 4% e il 25% dell’area di studio. I terreni individuati sono stati poi utilizzati come input per una simulazione di un loro utilizzo sostenibile. Infatti, quando abbastanza estesi e liberi per un tempo sufficiente, possono essere utilizzati per colture intercalari come il sorgo, volte ad ottenere biomasse adatte alla produzione di biocarburanti.
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L'elaborato si occupa di analizzare diverse tecnologie di accumulo elettrochimico con lo scopo di dimensionare un sistema di accumulo che verrà accoppiato ad un parco eolico, collocato in Sicilia. Lo standard di connessione sarà in AT a 36 kV, un nuovo standard di Terna che permette di snellire le connessioni di impianti rinnovabili con potenza inferiore a 100 MW. A seguito di un primo dimensionamento analitico e di un confronto con i fornitori, si è optato per l'utilizzo della tecnologia Litio-ione, meno costosa e più performante e il cui impatto ambientale risulta essere controllato. Infine, si è realizzata una valutazione economica del sistema, ipotizzando tre diverse destinazioni di utilizzo del sistema di accumulo, che può offrire servizi ancillari alla rete o partecipare al nuovo mercato delle capacità di Terna, con lo scopo di creare una riserva di energia e partecipare al controllo e alla stabilità della rete. Si è quindi stimato un possibile tempo di ritorno dell'investimento, tenendo conto anche dell'aumento dei prezzi legato all'attuale condizione politico-economica.
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La tesi ha come oggetto di studio l’ex idroscalo di Pavia, realizzato nel 1926 parallelamente alla prima linea aerea commerciale italiana: la Torino-Trieste operata dalla S.I.S.A. L’edificio venne concepito come un’opera infrastrutturale, lontana da pretese di bellezza formale. Se da un lato, la sua monumentalità è esaltata dalla struttura intelaiata in calcestruzzo armato, dall’altro, la mano artistica di Giuseppe Pagano si palesa nell’armonia estetica che tenta di aggiungere valori ulteriori rispetto a quelli dell’edilizia industriale. Il lavoro di ricerca tratta: il riconoscimento dell’architetto in relazione al periodo storico, evidenziando le influenze artistiche che hanno caratterizzato l’idroscalo; lo studio dedicato alla famiglia Cosulich che commissionò i lavori e di come questa abbia condizionato le scelte progettuali; l’analisi del cantiere, degli elementi tecnico-costruttivi e dei caratteri ornamentali; la descrizione della storia recente dell’edificio. L’ex idroscalo oggi permane in uno stato di totale abbandono. L’esigenza del suo recupero nasce dalla volontà di ridare luce ad un’opera che per troppi anni è rimasta nascosta ed isolata, incapace di manifestare il suo stile e la sua storia. La proposta progettuale verte al recupero dell’edificio attraverso delle scelte conservative con l’obiettivo di non snaturare l’immagine storica. L’idea è quella di ridare all’idroscalo la sua forma originale mettendo in risalto, in chiave moderna, alcuni elementi caratteristici eliminati dal degrado. All’interno si propone una riconversione degli spazi tramite l’inserimento di volumi disposti in direzione degli assi principali. All’esterno l’edificio dialoga in maniera diretta con il contesto naturalistico del Ticino attraverso scelte progettuali finalizzate alla valorizzazione del paesaggio. La nuova destinazione funzionale sarà rivolta all’intera comunità pavese, con l’ottica di un utilizzo quotidiano volto ad attività sociali, culturali e commerciali.
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Negli ultimi decenni, la filiera ittica sta subendo una grande espansione grazie al miglioramento delle tecniche di pesca, allevamento, conservazione, e trasformazione. Di pari passo, però, si assiste ad un accumulo di scarti e sottoprodotti per i quali è necessario trovare soluzioni sostenibili al fine di ridurre al minimo il loro impatto sull’ambiente e sull’economia. Risulta pertanto indispensabile trovare tecnologie che possano valorizzare le componenti ancora presenti in questi scarti, come ad esempio l'utilizzo di processi biotecnologici che sfruttano microrganismi selezionati. Questo progetto di tesi si è focalizzato sull’utilizzo di lieviti e batteri, con attività proteolitica e lipolitica, per l’estrazione di composti funzionali tramite fermentazione da scarti di pesce. Gli idrolizzati sono stati caratterizzati in termini di contenuto in peptidi, attività antiossidante e profilo in composti volatili. I ceppi di Yarrowia lipolytica testati sono stati quelli che hanno prodotto il più alto quantitativo di peptidi, la maggiore attività antiossidante e la produzione di alcoli (isoamilico e feniletilico) o acidi (acetico, butirrico e isovalerico) in base all'assenza o presenza di glucosio nel mezzo di crescita.
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Rappresentazione della conoscenza in banca di dati testuali non strutturati in lingua Italiana.
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Il presente elaborato di tesi espone uno studio scientifico che ha come obbiettivo quello di valutare un metodo sostenibile per il recupero della frazione fenolica presente nella sansa d’oliva vergine, il sottoprodotto solido dell’industria olearia. L’attività di ricerca ha riguardato prove sperimentali di estrazione di tali composti minori polari da sanse d’oliva vergini successivamente caratterizzate con metodi analitici (Folin-Ciocâlteu, UHPLC-DAD). Lo scopo finale di questo studio è l’ottenimento di un estratto idroalcolico caratterizzato per il contenuto in componenti polari ad attività riducente, quali le molecole fenoliche; si intende quindi ottenere un semilavorato ad alto valore aggiunto che possa essere conferito successivamente all’industria alimentare, cosmetica, farmaceutica, per la produzione di prodotti funzionali con proprietà bioattive. Questo studio è orientato verso un concetto di innovazione di metodi efficaci per la valorizzazione di questi scarti. Il lavoro compiuto ha confermato la possibilità di valorizzare la sansa d’oliva in maniera sostenibile in un’ottica di economia circolare, con ottenimento di estratti idro-alcolici interessanti in termini di contenuto in composti ad attività riducente riconducibili, con molta probabilità, soprattutto a molecole a struttura fenolica. Gli studi preliminari sulle sanse hanno permesso di individuare il campione ideale da sottoporre al processo di valorizzazione, ovvero la sansa trifasica ma, salvo un costo maggioritario in termini energetici durante la fase di evaporazione dell’estratto filtrato, grazie al metodo messo a punto, possono essere valorizzate sanse sia bifasiche che trifasiche denocciolate. Le tecnologie considerate, quali ad esempio presse, sistemi di centrifugazione ed evaporazione e solventi “green’’ quali l’etanolo, suggeriscono la possibilità di uno scale-up a livello industriale per la produzione di estratti caratterizzati per il contenuto in composti riducenti e fenolici.
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Il gambero rosso argentino (Pleoticus muelleri) è un crostaceo molto importante a livello commerciale. Nell’industria di trasformazione dei gamberi, gli scarti prodotti sono circa il 50-60% rispetto al volume delle catture, pertanto identificare la loro valorizzazione rappresenterebbe un grande passo avanti nell’ambito dell’aumento della sostenibilità e dell’economia circolare. I sottoprodotti derivanti dai gamberi, infatti, rappresentano una fonte di composti bioattivi molto interessanti, come l’astaxantina, un pigmento che ha suscitato particolare interesse soprattutto negli ultimi anni, in primis per le sue proprietà antiossidanti. Lo scopo del seguente studio, infatti, è stato la valutazione del recupero di molecole bioattive dai sottoprodotti dei gamberi attraverso il confronto di tecnologie green e tecnologie “tradizionali”. In particolar modo, le tecniche green prese in esame sono state l’estrazione con fluidi supercritici (SFE), l’estrazione tramite campi elettrici pulsati (PEF), la combinazione delle due (PEF-SFE) e l’estrazione accelerata con solvente (ASE). L’ASE è stata eseguita sia con l’utilizzo di solventi non green, utilizzando una miscela di cloroformio e metanolo, sia attraverso l’uso di solventi green, utilizzando acqua ed etanolo. Per la SFE e il PEF i parametri di processo sono stati ottimizzati per l’estrazione di astaxantina. Inoltre, è stata considerata anche l’estrazione di altre biomolecole, quali polifenoli, proteine, minerali ed infine metalli pesanti. Dai risultati è emerso che, a seconda delle biomolecole che si vogliono estrarre dai sottoprodotti dei gamberi, alcune tecniche permettono rese più soddisfacenti rispetto alle altre; tuttavia, non è possibile affermare che una delle tecniche green prese in esame in questo studio sia universalmente migliore rispetto alle altre.
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In this dissertation I will try to research whether a little bar, example of grassroots initiative, can change the profile of an area of a city, changing the habits of attendance of a public space, offering it new life. In particular, I have analysed the project of Frida nel Parco, which has been working towards the regeneration of the Montagnola park in Bologna since 2019. In order to do so, I have started with the definition of audience development within the Italian context. For the research I have used three methods of investigation: observation, interview and questionnaire. Analysing the collected data I have come to the conclusion that a small reality can change the life and the appearance of a public space, as well as influence the habits of its visitors. Moreover, if a small project is part of a larger, long-term one, the limits to the improvement it can achieve become even less relevant.
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To evaluate associations between polymorphisms of the N-acetyltransferase 2 (NAT2), human 8-oxoguanine glycosylase 1 (hOGG1) and X-ray repair cross-complementing protein 1 (XRCC1) genes and risk of upper aerodigestive tract (UADT) cancer. A case-control study involving 117 cases and 224 controls was undertaken. The NAT2 gene polymorphisms were genotyped by automated sequencing and XRCC1 Arg399Gln and hOGG1 Ser326Cys polymorphisms were determined by Polymerase Chain Reaction followed by Restriction Fragment Length Polymorphism (PCR-RFLP) methods. Slow metabolization phenotype was significantly associated as a risk factor for the development of UADT cancer (p=0.038). Furthermore, haplotype of slow metabolization was also associated with UADT cancer (p=0.014). The hOGG1 Ser326Cys polymorphism (CG or GG vs. CC genotypes) was shown as a protective factor against UADT cancer in moderate smokers (p=0.031). The XRCC1 Arg399Gln polymorphism (GA or AA vs. GG genotypes), in turn, was a protective factor against UADT cancer only among never-drinkers (p=0.048). Interactions involving NAT2, XRCC1 Arg399Gln and hOGG1 Ser326Cys polymorphisms may modulate the risk of UADT cancer in this population.
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Syngonanthus macrolepis, popularly known in Brazil as 'sempre-vivas', is a plant from the family Eriocaulaceae, it is found in the states of Minas Gerais and Bahia. The species contains a variety of constituents, including flavonoids with gastroprotective effect. In this work, a flavonoid-rich fraction (Sm-FRF) obtained from scapes of S. macrolepis was investigated for preventing gastric ulceration in mice and rats. The activity was evaluated in models of induced gastric ulcer (absolute ethanol, stress, non-steroidal anti-inflammatory drugs and pylorus ligation). The cytoprotective mechanisms of the Sm-FRF in relation to sulfhydryl (SH) groups, nitric oxide (NO) and antioxidant enzymes were also evaluated. The Sm-FRF (100 mg/kg, p.o.) significantly reduced gastric injury in all models, and did not alter gastric juice parameters after pylorus ligation. The results indicate significant gastroprotective activity for the Sm-FRF, which probably involves the participation of both SH groups and the antioxidant system. Both are integral parts of the gastrointestinal mucosa's cytoprotective mechanisms against aggressive factors.
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Interactions between flowers and their visitors span the spectrum from mutualism to antagonism. The literature is rich in studies focusing on mutualism, but nectar robbery has mostly been investigated using phytocentric approaches focused on only a few plant species. To fill this gap, we studied the interactions between a nectar-robbing hermit hummingbird, Phaethornis ruber, and the array of flowers it visits. First, based on a literature review of the interactions involving P. ruber, we characterized the association of floral larceny to floral phenotype. We then experimentally examined the effects of nectar robbing on nectar standing crop and number of visits of the pollinators to the flowers of Canna paniculata. Finally, we asked whether the incorporation of illegitimate interactions into the analysis affects plant-hummingbird network structure. We identified 97 plant species visited by P. ruber and found that P. ruber engaged in floral larceny in almost 30 % of these species. Nectar robbery was especially common in flowers with longer corolla. In terms of the effect on C. paniculata, the depletion of nectar due to robbery by P. ruber was associated with decreased visitation rates of legitimate pollinators. At the community level, the inclusion of the illegitimate visits of P. ruber resulted in modifications of how modules within the network were organized, notably giving rise to a new module consisting of P. ruber and mostly robbed flowers. However, although illegitimate visits constituted approximately 9 % of all interactions in the network, changes in nestedness, modularity, and network-level specialization were minor. Our results indicate that although a flower robber may have a strong effect on the pollination of a particular plant species, the inclusion of its illegitimate interactions has limited capacity to change overall network structure.
Inibidor da ação do etileno na conservação pós-colheita de Chrysanthemum morifolium Ramat cv. Dragon
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The durability and postharvest quality of cut flowers are fundamental attributes in value along the production chain and in consumer satisfaction. The objective of this study was to evaluate the effect of chemical inhibitors of ethylene action on maintaining the postharvest quality of chrysanthemum stems (Chrysanthemum morifolium Ramat cv. Dragon). The experiment tested maintenance solutions with silver thiosulfate (STS) under five levels (distilled water, a 0.2 mM STS, the STS 0.2 mM + sucrose at 50 g L-1, STS at 0.4 mM; STS at 0.4 mM + sucrose at 50 g L-1), and date of sampling, for three levels (0, 3, 6 days). Three replications with two flower stems in each treatment were used in the experiment. Physical assessments were made: color, fresh mass and relative water content; chemical evaluations: reducing sugars and pigments, and qualitative assessments: turgidity, flower color, and number of buds, open flowers and partially open flowers. Treatment with 0.2 mM STS resulted in better maintenance of fresh mass of stems. The concentration of pigments and reducing sugar was higher in those treatments in which sucrose was associated. The color and relative water content were favored in treatments STS 0.2 mM and 0.4 mM. The concentration of 0.2 mM STS obtained the best results, prolonging the vase life the stems. The quality of these stems was higher, with the best assessments of water content, color and turgidity.
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The development and use of techniques that extend the life vase of the flowers, maintaining the quality of the product, is essential for reducing postharvest losses. The objective of this work was to evaluate different solutions for maintenance, associated or not to sucrose, in maintaining the postharvest quality of chrysanthemum stems. The treatments used distilled water, 8-HQC to 100 mg L-1, 8-HQC to 100 mg L-1 + sucrose 50 g L-1, 8-HQC to 200 mg L-1, 8-HQC to 200 mg L-1 + sucrose 50 g L-1. Physical assessments were made: color, fresh mass and relative water content; chemical evaluations: reducing sugars and pigments, and qualitative assessments: turgidity, color of the flowers, and number of buttons, open flowers and partially open flowers. The combination of 8-HQC 200 mg L-1 + sucrose 50 g L-1 was the best performance that made for maintaining the quality of flower stems, favoring the opening of buttons and turgidity of petals. Sucrose contributed to better maintenance of the reserve substances in the shaft, which had increased the flower vase life.
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This study evaluated the sealing ability of different lengths of remaining root canal filling and post space preparation against coronal leakage of Enterococcus faecalis. Forty-one roots of maxillary incisors were biomechanically prepared, maintaining standardized canal diameter at the middle and coronal thirds. The roots were autoclaved and all subsequent steps were undertaken in a laminar flow chamber. The canals of 33 roots were obturated with AH Plus sealer and gutta-percha. The root canal fillings were reduced to 3 predetermined lengths (n=11): G1=6 mm, G2=4 mm and G3=2 mm. The remaining roots served as positive and negative controls. Bacterial leakage test apparatuses were fabricated with the roots attached to Eppendorf tubes keeping 2 mm of apex submerged in BHI in glass flasks. The specimens received an E. faecalis inoculum of 1 x 107 cfu/mL every 3 days and were observed for bacterial leakage daily during 60 days. Data were submitted to ANOVA, Tukey's test and Fisher's test. At 60 days, G1 (6 mm) and G2 (4 mm) presented statistically similar results (p>0.05) (54.4% of specimens with bacterial leakage) and both groups differed significantly (p<0.01) from G3 (2 mm), which presented 100% of specimens with E. faecalis leakage. It may be concluded that the shortest endodontic obturation remnant leaked considerably more than the other lengths, although none of the tested conditions avoids coronal leakage of E. faecalis.