652 resultados para Liberation Theologies
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Learning is constructed when it is significant, therefore, promoting experiences that can make sense and joy, which constitutes a challenge in the formation of future educators. In this article, we share the considerations emanated from an investigation that gathers the experience of alphabetizing adults, carried out by college students as part of their formation. As a result, this creates a learning process that favors the respect to diversity and the value of reading and writing as the liberation of mankind. The work displays the learnings constructed, the ways of respecting diversity that emerge from the alphabetizing experience, and the value that the students give to reading and writing as a liberating way of expression.
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ResumenLas guerras en el siglo XXI son la continuación de conflictos armados internos surgidos a mediados del siglo XX, y otras son el resultado de la segunda gran descolonización en algunos territoriosde Asia y África ocurridos por la misma época. En ambos casos se reflejan problemas estructurales de los estados, generalmente los llamados del tercer mundo. Después de la caída del muro de Berlín y la unificación alemana a finales de los 80, el inicio de la lucha contra el narcotráfico y la actual lucha contra el terror a finales de los 90 e inicios del 2000. Los países en situación de guerra interna reciben apoyo de actores de la comunidad internacional, comolos que les interesa negociar conflictos y como los que deben contribuir a la paz y la seguridad internacional. Filipinas, estado ubicado en el sudeste asiático, sostiene un conflicto armado interno de casi 60 años. Durante el 2010, ha sostenido un proceso de paz entre el gobierno nacional y la guerrillamusulmana MILF (Frente Moro de Liberación Nacional), en donde varios actores de la comunidad internacional como los Estados Unidos, los países vecinos y la Unión Europea han jugado un papel importante para el restablecimiento de la paz.Palabras clave: paz, conflictos armados internos, comunidad internacional, negociación, Filipinas. AbstractWars during the 21st century are extension of Internal Armed Conflicts which began in the middle of the 20th century. Others conflicts are the result of the second de-colonization of some Asian and African territories. In both cases, they reflect the state’s structural problems; commonly known as the “third world.” After the fall of the Berlin Wall and the German unification in the late 1980s, the beginning of war against drug trafficking and the war against terrorism in the late 1990s and early 2000s, the countries in a Internal Armed Conflict situation have received International Aid from states that are interested in resolution of wars and their own interest in global peace and security.The Philippines is a country in southeastern Asia. It has been involved in an Internal Armed Conflict for more than 50 years. In 2010, the National Government and the Moro Islamic Liberation Fronthave developed a round tables/ peace panels, where some international community actors such as the United States, neighboring countries, and European Union, have played a very important role for establishment of peace.Keywords: peace, internal armed conflicts, international community, negotiation, Filipines.
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La tesi si propone di analizzare i procedimenti giudiziari avviati dalla magistratura francese nel dopoguerra - dal 1945 alla metà degli anni Cinquanta – a carico di ex partigiani per crimini commessi tra il 1944 e il 1° giugno 1946, data legale della cessazione delle ostilità. La tesi è strutturata in quattro capitoli tematici principali. Andando oltre la cesura rappresentata dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la tesi esamina un aspetto poco conosciuto di quanto accaduto dopo la fine della guerra di liberazione, coinvolgendo alcuni dei suoi protagonisti. Fin dall'inizio, la Resistenza ha rappresentato una complessa "questione memoriale"; questo studio mostra come i processi ai partigiani si inseriscano nel quadro più ampio della difficile costruzione della memoria degli anni della guerra. In effetti, i processi ai partigiani hanno costituito un terreno di confronto politico e sono stati strumentalizzati. Inoltre, la tesi si inserisce nel dibattito storiografico intorno alla categoria della giustizia di transizione, completando un quadro che si limitava allo studio dell’epurazione. È un nuovo sguardo sul periodo di transizione che ci permette di osservare, in modo completo e complesso, il passaggio attraverso diverse forme di giustizia con continuità e rotture. In questo senso, lo studio dei processi porta alla luce una serie di dinamiche legate non solo agli attori direttamente coinvolti, ma anche alla società in generale.
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La percezione dello spazio urbano, nella sua complessità, risente inevitabilmente dello stratificarsi, nel tempo, di significati storici, ideologie, archetipi e utopie attraverso i quali la società, nei suoi diversi stadi di sviluppo, ha consolidato l'idea di centro abitato. Nel mondo contemporaneo, la città narrata si sovrappone sempre di più a quella reale, organizzando e sintetizzando i processi interpretativi dei circuiti urbani: al cityscape, il panorama fisico della città, si antepone il suo mindscape, il panorama dell'anima e delle culture urbane. In sintonia con tali prospettive, la presente ricerca si propone di analizzare i processi comunicativi e i paradigmi mediatici che attraversano e ridefiniscono le dinamiche urbane, prendendo in esame gli strumenti e i linguaggi che concorrono a disegnare e raccontare l'immagine di una città. In tale contesto, il progetto prende in considerazione come case study la singolare situazione del distretto universitario intorno a via Zamboni a Bologna: un'arteria di straordinaria bellezza e vitalità, cui tuttavia non corrisponde un'immagine pubblica altrettanto positiva. La tesi ha analizzato in particolare l’immagine pubblica e la percezione di via Zamboni e di piazza Verdi dai primi del Novecento a oggi, in relazione ai principali eventi che le hanno viste come scenari privilegiati. Prendendo in considerazione un arco di tempo di oltre un secolo, sono stati selezionati alcuni momenti topici, occasioni culturali o accadimenti con una forte connotazione simbolica: dalla Liberazione alle manifestazioni del ’77, dalle storiche ‘prime’ del Teatro Comunale agli allestimenti della Pinacoteca, dalle lezioni di professori universitari di chiara fama alle più recenti contestazioni studentesche. Il risultato è un racconto stratificato che attraversa segni e immagini per ricostruire l’iconografia del quartiere attraverso testi, fotografie, filmati, opere d’arte o prodotti multimediali.
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Questo lavoro ricostruisce l'uso strategico di Gandhi come “significante” nel pensiero politico dell'Atlantico Nero, nella lotta contro la supremazia bianca e nei processi di decolonizzazione. Le pratiche discorsive che hanno stretto alleanze metaforiche con il movimento gandhiano sono evidenziate come un mezzo con cui il discorso politico nero attraversa la linea di separazione tra metropoli e colonie, e sovverte la costruzione spaziale della modernità. L’analisi spazia dall'indomani della Prima guerra mondiale alla seconda metà degli anni Cinquanta. Questa parte di Secolo breve fu caratterizzata dalle due guerre mondiali, dalla Lega contro l'imperialismo e dai congressi panafricani - importanti punti di svolta che consolidarono la consapevolezza di un'esperienza comune di oppressione e sfruttamento razziale. La ricerca si concentra sui circuiti e movimenti editoriali e associativi, come i congressi panafricani (1919-1945), il movimento “New Negro”, l’UNIA di Marcus Garvey, il sindacalismo nero e i movimenti di liberazione africani - in particolare la Positive Action in Ghana, il movimento zikista in Nigeria e la Defiance Campaign in Sud Africa. Nel complesso quadro di gerarchie e idiosincrasie dell'Atlantico Nero, gli scarti semantici dell'uso di Gandhi come tropo politico sono connessi con diverse prospettive e visioni di solidarietà.
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Questo lavoro prende in analisi le aspettative messianiche e di redenzione ebraiche nel periodo delle crociate, ossia tra l’XI e il XIII secolo. Fu, questa, un’epoca di importanti persecuzioni nei confronti delle comunità ebraiche – stanziate soprattutto in Germania –, sottoposte ad attacchi e a conversioni forzate da parte dei crociati diretti a Gerusalemme. In quel periodo venne copiato e rielaborato un gran numero di testi di carattere apocalittico-escatologico, il cui scopo, secondo la mia ricostruzione, era quello di infondere speranza negli ebrei oppressi e di consolarli in merito all’imminente liberazione dal giogo straniero che l’era messianica avrebbe comportato. Nella prima parte del lavoro ricostruisco il quadro storico in cui tali testi circolavano, mentre nella seconda propongo un’edizione e una traduzione italiana degli scritti più rilevanti per la discussione.
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La ricerca indaga il ruolo del designer nella transizione sostenibile e circolare all’uso di materiali polimerici. Nel contesto contemporaneo la plastica è utilizzata in quasi ogni settore merceologico ma la sua futura applicazione è messa in forte discussione a causa dei visibili impatti ambientali del suo uso irresponsabile. Un passaggio netto dalla totale dipendenza alla liberazione dei polimeri è difficile; è necessario un periodo di transizione che permetta di coesistere responsabilmente con i polimeri in attesa di trovare dei validi sostituti. L’obiettivo della ricerca è lavorare su questo periodo ponendo il designer e le sue competenze come soggetti chiave del movimento. La tesi di ricerca propone un approccio per calare le pratiche del Transition Design nella progettazione di sistemi-prodotto, nutrendosi degli attributi anticipatori dell’Advanced Design e puntando agli obiettivi del Circular Design, lavorando a partire dalle merci più critiche nel contesto contemporaneo: quelle in polimero fossile non riciclabile. Contributo della tesi è la figura del Transition Matter Designer, un progettista di transizioni dei materiali che prevede metamorfosi di sistemi-prodotto nel tempo grazie alle sue competenze a diverse scale del progetto: forma l’utente agli atteggiamenti circolari e sostenibili, caratterizza i materiali per individuarne nuovi usi, seleziona i processi produttivi adatti a prevenire scarti e ne anticipa i cicli di vita nei prodotti. I Knitted Fasteners sono il risultato della simulazione del lavoro del Transition Matter Designer nel tessile: un sistema di elementi di fissaggio, personalizzabili dallo stilista e integrati negli abiti a maglia, che permettono di eliminare l’uso di fashion fasteners in plastica e metallo, elementi che rendono difficile il riciclo dei capi. Dalla sperimentazione è emerso il modello concettuale della Transindustrial Production: un lavoro di collaborazione fra Transition Matter Designer e creativo per dare identità ai materiali polimerici circolari attraverso l’ibridazione fra artigianato e industria, tipico del Made in Italy.