1000 resultados para papilomavírus bovino tipo 4
Resumo:
Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)
Resumo:
Pós-graduação em Ciências Odontológicas - FOAR
Resumo:
Pós-graduação em Ciências Odontológicas - FOAR
Resumo:
Rotavirus is an important cause of neonatal diarrhea in humans and several animal species, including calves. A study was conducted to examine 792 fecal samples collected from calves among 65 dairy and beef herds distributed in two of Brazil's major livestock producing regions, aiming to detect the occurrence of rotavirus and perform a molecular characterization of the rotavirus according to G and P genotypes in these regions. A total of 40 (5.05%) samples tested positive for rotavirus by the polyacrylamide gel electrophoresis (PAGE) technique. The molecular characterization was performed by multiplex semi-nested RT-PCR reactions, which indicated that the associations of genotypes circulating in herds in Brazil's southeastern region were G6P[11], G10P[11], G[-]P[5] + [11], G[-]P[6] in the state of Sao Paulo and G6P[11], G8P[5], G11P[11], G10P[11] in the state of Minas Gerais. In the central-western region, the genotypes G6P[5] + [11], G6P[5], G8P[-], G6P[11], G [-] P[1], G[-] P[11], and G[-] P[5] were detected in the state of Goias, while the genotypes G6P[5], G8[P11], G6[P11], G8[P1], G8[P5], G6[P1] were circulating in herds in the state of Mato Grosso do Sul. The genotypic diversity of bovine rotavirus found in each region under study underlines the importance of characterizing the circulating samples in order to devise the most effective prophylactic measures.
Resumo:
O objetivo deste estudo foi investigar a percepção de pacientes com diabetes mellitus tipo 1 acerca do transplante de células-tronco hematopoéticas (TCTH). Participaram do estudo 12 pacientes, com idades entre 16 e 24 anos. Foi aplicado um roteiro de entrevista semiestruturada antes e um ano após o TCTH. Os relatos foram submetidos à análise de conteúdo temática e agrupados em três categorias: impacto do adoecimento, vivência do TCTH e retomada do cotidiano. Os resultados evidenciaram que os participantes foram capazes de identificar ganhos e refletir sobre as perdas advindas dessa situação-limite. Puderam perceber possibilidades de se beneficiarem do TCTH e vislumbraram no transplante uma oportunidade para além das inevitáveis dificuldades e limitações impostas pela terapêutica.
Resumo:
La catena respiratoria mitocondriale è principalmente costituita da proteine integrali della membrana interna, che hanno la capacità di accoppiare il flusso elettronico, dovuto alle reazioni redox che esse catalizzano, al trasporto di protoni dalla matrice del mitocondrio verso lo spazio intermembrana. Qui i protoni accumulati creano un gradiente elettrochimico utile per la sintesi di ATP ad opera dell’ATP sintasi. Nonostante i notevoli sviluppi della ricerca sulla struttura e sul meccanismo d’azione dei singoli enzimi della catena, la sua organizzazione sovramolecolare, e le implicazioni funzionali che ne derivano, rimangono ancora da chiarire in maniera completa. Da questa problematica trae scopo la presente tesi volta allo studio dell’organizzazione strutturale sovramolecolare della catena respiratoria mediante indagini sia cinetiche che strutturali. Il modello di catena respiratoria più accreditato fino a qualche anno fa si basava sulla teoria delle collisioni casuali (random collision model) che considera i complessi come unità disperse nel doppio strato lipidico, ma collegate funzionalmente tra loro da componenti a basso peso molecolare (Coenzima Q10 e citocromo c). Recenti studi favoriscono invece una organizzazione almeno in parte in stato solido, in cui gli enzimi respiratori si presentano sotto forma di supercomplessi (respirosoma) con indirizzamento diretto (channeling) degli elettroni tra tutti i costituenti, senza distinzione tra fissi e mobili. L’importanza della comprensione delle relazioni che si instaurano tra i complessi , deriva dal fatto che la catena respiratoria gioca un ruolo fondamentale nell’invecchiamento, e nello sviluppo di alcune malattie cronico degenerative attraverso la genesi di specie reattive dell’ossigeno (ROS). E’ noto, infatti, che i ROS aggrediscono, anche i complessi respiratori e che questi, danneggiati, producono più ROS per cui si instaura un circolo vizioso difficile da interrompere. La nostra ipotesi è che, oltre al danno a carico dei singoli complessi, esista una correlazione tra le modificazioni della struttura del supercomplesso, stress ossidativo e deficit energetico. Infatti, la dissociazione del supercomplesso può influenzare la stabilità del Complesso I ed avere ripercussioni sul trasferimento elettronico e protonico; per cui non si può escludere che ciò porti ad un’ulteriore produzione di specie reattive dell’ossigeno. I dati sperimentali prodotti a sostegno del modello del respirosoma si riferiscono principalmente a studi strutturali di elettroforesi su gel di poliacrilammide in condizioni non denaturanti (BN-PAGE) che, però, non danno alcuna informazione sulla funzionalità dei supercomplessi. Pertanto nel nostro laboratorio, abbiamo sviluppato una indagine di tipo cinetico, basata sull’analisi del controllo di flusso metabolico,in grado di distinguere, funzionalmente, tra supercomplessi e complessi respiratori separati. Ciò è possibile in quanto, secondo la teoria del controllo di flusso, in un percorso metabolico lineare composto da una serie di enzimi distinti e connessi da intermedi mobili, ciascun enzima esercita un controllo (percentuale) differente sull’intero flusso metabolico; tale controllo è definito dal coefficiente di controllo di flusso, e la somma di tutti i coefficienti è uguale a 1. In un supercomplesso, invece, gli enzimi sono organizzati come subunità di una entità singola. In questo modo, ognuno di essi controlla in maniera esclusiva l’intero flusso metabolico e mostra un coefficiente di controllo di flusso pari a 1 per cui la somma dei coefficienti di tutti gli elementi del supercomplesso sarà maggiore di 1. In questa tesi sono riportati i risultati dell’analisi cinetica condotta su mitocondri di fegato di ratto (RLM) sia disaccoppiati, che accoppiati in condizioni fosforilanti (stato 3) e non fosforilanti (stato 4). L’analisi ha evidenziato l’associazione preferenziale del Complesso I e Complesso III sia in mitocondri disaccoppiati che accoppiati in stato 3 di respirazione. Quest’ultimo risultato permette per la prima volta di affermare che il supercomplesso I+III è presente anche in mitocondri integri capaci della fosforilazione ossidativa e che il trasferimento elettronico tra i due complessi possa effettivamente realizzarsi anche in condizioni fisiologiche, attraverso un fenomeno di channeling del Coenzima Q10. Sugli stessi campioni è stata eseguita anche un analisi strutturale mediante gel-elettroforesi (2D BN/SDS-PAGE) ed immunoblotting che, oltre a supportare i dati cinetici sullo stato di aggregazione dei complessi respiratori, ci ha permesso di evidenziare il ruolo del citocromo c nel supercomplesso, in particolare per il Complesso IV e di avviare uno studio comparativo esteso ai mitocondri di cuore bovino (BHM), di tubero di patata (POM) e di S. cerevisiae.
Resumo:
La tesi è organizzata in 4 capitoli: -nel primo vengono brevemente riferite le patologie associate all’infezione da PCV2 con particolare riferimento all’iter diagnostico ed al ruolo rivestito dall’esame istologico e dalla identificazione dell’agente eziologico in situ contestualmente alle lesioni istologiche; -nel secondo viene presentato un iter diagnostico originale da applicare in condizioni di campo, qualora si voglia accertare la presenza del PCV2 nei tessuti dei prodotti di natimortalità/aborto del suino. In specifico si riferisce all’applicazione del protocollo in 2 aziende ed i risultati vengono analizzati per una revisione critica del protocollo impiegato; -nel terzo vengono presentati i risultati di un protocollo di infezione con PCV2 per via genitale tramite seme infetto. Scrofe convenzionali sono state sincronizzate per l’estro e fecondate con un’unica dose di seme PCV2 negativo alla PCR (gruppo controlli) o sperimentalmente esposto al PCV2 (gruppo infette). I risultati vengono analizzati in funzione delle ripercussioni che l’infezione precoce in gravidanza può produrre sulla scrofa (mancata gravidanza, ritorno in calore), sui feti e sugli invogli fetali. Viene stabilito il ruolo protettivo degli anticorpi circolanti al momento dell’infezione, stante l’evenienza che un basso titolo anticorpale si associa a viremia prolungata e maggiore numero di feti positivi al virus; -nel quarto viene presentato un esperimento sovrapponibile a quello riferito nel capitolo 3, però con la presenza anche di un gruppo di soggetti convenzionali vaccinati ed infettati con PCV2 durante la fecondazione artificiale usando seme sperimentalmente esposto al virus. Nella discussione dei risultati vengono enfatizzati 2 aspetti importanti nell’epidemiologia dell’infezione da PCV2: la eliminazione di virus è fortemente ridotta dalla vaccinazione, con conseguenze verosimilmente positive sulla circolazione del virus negli effettivi dell’allevamento; l’esposizione uterina è protetta dalla vaccinazione, stante la bassa percentuale di placente infette nel gruppo dei soggetti vaccinati rispetto a quelli non vaccinati e nei controlli.
Resumo:
La ricerca è stata svolta presso il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura - Unità di Ricerca per la Frutticoltura di Forlì (CRA-FRF) ed ha riguardato lo studio delle caratteristiche qualitative e di alcuni composti bioattivi dei frutti di 10 diverse accessioni varietali di fragola (6 varietà: Alba, Nora, Garda, Jonica, Brilla, Pircinque; 4 selezioni in avanzata fase di studio ottenute nell’ambito dei programmi di breeding pubblico-privati condotti e coordinati dal CRA-FRF: CE 51, CE 56, VR 177.2, VR 4) coltivate per un biennio nello stesso ambiente (cesenate). Sono state considerate due differenti tipologie di piante: frigoconservata (tipologia tradizionale) e fresca “cima radicata” (tipologia innovativa che si sta sempre più affermando presso i produttori). L’obiettivo principale di questa tesi è finalizzato alla caratterizzazione qualitativa e nutrizionale dei frutti raccolti dalle due tipologie di pianta. L’interesse di monitorare l’effetto di questa innovativa tecnica di coltivazione deriva dalla sua sempre maggiore affermazione in quanto consente una significativa riduzione dei costi di produzione. Lo studio delle 10 accessioni di fragola (tra cui quelle che attualmente stanno dominando lo standard varietale del Nord Italia) può permettere di aggiungere informazioni importanti sulla loro caratterizzazione qualitativa, in particolare sulle caratteristiche sensoriali mediante un approccio quantitativo descrittivo. Infine, la ripetizione dello studio per due annate differenti può consentire di valutare l’influenza del fattore “anno” sui caratteri studiati.
Resumo:
Fil: Attorri, Silvia. Universidad Nacional de Cuyo. Facultad de Ciencias Médicas
Resumo:
El presente estudio tiene como propósito determinar la eficacia de las vías periféricas intermitentes versus vías parenterales continuas, en pacientes pediátricos de 2 a 4 años, del servicio de pediatría del Hospital Enfermeros Argentinos en la provincia de Mendoza. Para comprobar la eficacia se utilizó un diseño metodológico, el tipo de estudio es cuantitativo, observacional de corte transversal. Teniendo en cuenta todos los niños de 2 a 4 años que se encontraban internados con vías periféricas en el mes de mayo, junio y julio del 2013, de allí se extrajo la muestra de todos los pacientes internados con vías intermitentes y con vías parenterales continuas. Los datos se obtuvieron por medio de planillas que registraban los dos tipos de vías en estudio, la cual permitió obtener la información directamente proporcionada por los sujetos del estudio. A través de este instrumento de medición se pudo obtener resultados que indicaron la durabilidad de las vías periféricas intermitente y parenteral continuas con todas las posibles complicaciones que producen estos tipos de vías. Por último se detalla un análisis de los resultados, la interpretación de los mismos, se realizaran recomendaciones por los autores del estudio investigativo dirigido al equipo de salud del servicio de pediatría de Hospital Enfermeros Argentinos de General Alvear Mendoza, para modificar los factores influyentes que perjudican el bienestar del niño.
Resumo:
Para evaluar la proliferación in vitro de brotes de Agave americana var. oaxacensis, piezas de callo con dos a tres brotes adventicios se establecieron en diversos medios de cultivo con pH 5,8 y consistencia de gel, con sales minerales MS, 100 mg L-1 myo-inositol, diversas concentraciones de benciladenina (BA) (0, 2, 4, 6, 8 y 10 mg L-1), tipo de carbohidrato (sacarosa o jarabe fructosado) y concentración de carbohidrato (20, 30, 40 g). Los cultivos se incubaron 60 días bajo luz fluorescente blanca en 16 h luz/8 h oscuridad, temperatura 20- 28°C. El experimento se estableció según un diseño completamente al azar con arreglo factorial 6x2x3. La sacarosa resultó mejor fuente de carbohidrato que el jarabe fructosado. Los explantos en el medio de cultivo sin BA y 20 g L-1 de sacarosa formaron cuatro brotes de 10,8 cm, con raíces adventicias. Al aumentar la concentración de BA y sacarosa los explantos formaron más brotes, pero en el medio con 6 mg L-1 BA y 40 g L-1 sacarosa los explantos formaron hasta 21 brotes de 6,5 cm de tamaño. La citocinina inhibió la formación de raíces.
Resumo:
El objetivo de este ensayo fue evaluar el efecto del tipo de jaula (convencional vs. enriquecida) y el estado fisiológico de las conejas (gestación vs. lactación) sobre su comportamiento. Se realizaron grabaciones de 12 conejas multíparas durante 24 h en dos momentos distintos. Los comportamientos observados se clasificaron en tres grupos independientes (localización, locomoción y acciones). Se observó una predominancia clara por el uso del reposapatas (principalmente en la fase de lactación), pero este tiempo disminuyó significativamente en jaulas enriquecidas debido al uso de la plataforma (67,1 vs. 48,2%; Pmenor que0,05). Las conejas permanecieron tumbadas y sentadas el 78,4 y 20,7% del día, respectivamente, sin tener efecto ni el tipo de jaula ni el estado fisiológico. Las conejas se ponían de pie únicamente para comer u oler las heces retenidas sobre la plataforma. Las conejas se mostraron más nerviosas en la fase de lactación tratando de huir de los gazapos, siendo esta huida exitosa cuando las conejas tenían la posibilidad de utilizar la plataforma. Las conejas gestantes estuvieron significativamente más tiempo que las lactantes acicalándose, mordiendo barrotes e interaccionando con las vecinas (Pmenor que0,01; 0,05 y 0,05, respectivamente). Las conejas lactantes dedicaron más tiempo a beber (Pmenor que0,05) que las gestantes. De este trabajo se desprende que el aumento del espacio disponible con la colocación de una plataforma elevada podría ser una buena alternativa para la mejora del bienestar de las conejas, sobre todo en la fase final de la lactación, aunque la retención de heces sobre la plataforma y las deyecciones pueden ocasionar problemas de higiene.