859 resultados para Voluntariado social--Perú


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Lo sviluppo di tecnologie informatiche e telematiche comporta di pari passo l’aumento di dispositivi informatici e di conseguenza la commissione di illeciti che richiedono l’uso di tecniche dell’informatica forense. Infatti, l'evoluzione della tecnologia ha permesso la diffusione di sistemi informatici connessi alla rete Internet sia negli uffici che nelle case di molte famiglie: il miglioramento notevole della velocità di connessione e della potenza dei dispositivi comporta l’uso di un numero sempre maggiore di applicazioni basate sul web 2.0, modificando lo schema classico d’uso del mezzo e passando da utente “lettore” a utente “produttore”: si potrebbe quasi porre la domanda “Chi non ha mai scritto un commento su un social network? Chi non ha mai caricato un video su una piattaforma di video sharing? Chi non ha mai condiviso un file su un sito?”. Il presente lavoro si propone di illustrare le problematiche dell’acquisizione del traffico di rete con particolare focus sui dati che transitano attraverso protocolli cifrati: infatti, l’acquisizione di traffico di rete si rende necessaria al fine di verificare il contenuto della comunicazione, con la conseguenza che diventa impossibile leggere il contenuto transitato in rete in caso di traffico cifrato e in assenza della chiave di decifratura. Per cui, operazioni banali nei casi di traffico in chiaro (come la ricostruzione di pagine html o fotografie) possono diventare estremamente impegnative, se non addirittura impossibile, quando non si sono previsti appositi accorgimenti e in assenza di idonei strumenti. Alla luce di tali osservazioni, il presente lavoro intende proporre una metodologia completa di acquisizione e uno strumento software che agevoli il lavoro di ricostruzione, e quindi verifica, dei dati contenuti nel traffico catturato, anche cifrato. Infine, verranno mostrati dei casi esemplificativi nei quali tale metodologia si rende opportuna (o meglio, necessaria) con test di ricostruzione dei dati eseguiti con il tool SSLTrafficReader.

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Siracusa, importante città della Sicilia sud orientale, si affaccia sul Mar Ionio ed è situata in una zona altamente esposta al pericolo di tsunami, di tipo locale e non: fra i numerosi eventi che hanno colpito quest’area si ricordano i maremoti dell’11 gennaio 1693 e del 28 dicembre 1908. L’obiettivo di questa Tesi è studiare la vulnerabilità sociale, esposizione e rischio legati a un’eventuale inondazione di Siracusa dovuta a tsunami. Il presente lavoro è strutturato come segue. Innanzitutto, si fornisce una descrizione della regione interessata illustrandone gli aspetti geografici e geologici e tracciando una breve sintesi della sequenza degli tsunami che l’hanno colpita. Successivamente si prende in esame la vulnerabilità, in particolare la vulnerabilità sociale, facendo un breve excursus dei concetti e delle metodologie di analisi. Nella Tesi lo studio della vulnerabilità sociale sarà diviso in tre fasi che si differenziano sia per l’approccio utilizzato che per le dimensioni dell’area in esame. Nella prima fase viene studiata tutta la costa orientale della Sicilia con l’obiettivo di calcolare la vulnerabilità sociale su base comunale. Per ogni comune della costa verrà calcolato un indice di vulnerabilità noto nella letteratura specialistica come SoVI (Social Vulnerability Index). Nella seconda fase ci si concentra sul comune di Siracusa e si stima il numero di persone potenzialmente colpite da tsunami sulla base di dati statistici disponibili a livello municipale. La terza fase consiste in un’analisi ancora più dettagliata che studia puntualmente le strutture che si trovano nella zona inondata e quantifica il danno sia per le persone che per le costruzioni considerando per queste ultime anche il loro valore economico.

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L’oggetto di questa tesi di laurea è un intervento di recupero e riprogettazione di un edificio non completato, destinato a 24 alloggi di edilizia residenziale pubblica, situato a Rovigo. Questo è stato oggetto di una lunga ed articolata vicenda caratterizzata da continue interruzioni del cantiere, principalmente causate da una cattiva esecuzione dei lavori da parte dell’impresa costruttrice. Allo stato attuale è presente la sola struttura metallica assemblata sulle fondazioni in calcestruzzo armato; tutto il fabbricato risulta abbandonato e congelato da diversi anni dopo i primi collaudi che hanno stabilito la non idoneità del telaio in acciaio. L’obiettivo del progetto è dunque quello di recuperare le fondazioni esistenti e di riprogettare l’edificio in una chiave più attuale e sostenibile. E’ stato effettuato un sopralluogo per comprendere più da vicino le problematiche relative all’area di progetto, oltre ad un’attenta analisi delle documentazioni riguardanti il progetto originario in modo da correggere eventuali punti deboli. Le strategie non hanno tenuto conto dunque solamente di un’ottima efficienza energetica o di un’offerta di alloggi adeguata alla domanda della situazione abitativa attuale, ma anche di tutte le problematiche che sono derivate dalla cattiva gestione del progetto originario. Le scelte progettuali, infatti, sono state il risultato anche delle necessità di limitare tempi e costi di un intervento per il quale sono state sprecate fin troppe risorse, soprattutto economiche. La fase progettuale è stata affiancata dalla realizzazione di simulazioni effettuate tramite software di calcolo (Termolog EpiX 6 e DIALux evo) che hanno permesso di ottenere ottimi risultati per quanto riguarda prestazione energetica e comfort luminoso indoor.

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Il progetto di tesi elaborato tratta uno dei temi più attuali nell’ambito architettonico, l’efficienza energetica degli edifici. La tesi, sviluppata all’interno del Laboratorio di Laurea in Architettura Sostenibile, tratta un caso peculiare, in quanto riguarda il recupero di un’opera incompiuta, un comparto di 24 alloggi di Social Housing situato nella città di Rovigo. Il proprietario dell’impianto, l’ente pubblico per l’edilizia sociale ATER, ha posto delle direttive qualitative e quantitative per portare a compimento l’opera. Preso atto di queste disposizioni, e a seguito di accurate analisi di tipo tecnico, morfologico e demografico, sono state definite accurate strategie progettuali, riguardanti la definizione di alloggi idonei alla richiesta dell’ente e alla conformazione demografica della città, il recupero della preesistenza e lo sviluppo di una architettura energicamente efficiente.

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Il progetto ArtMap! mette a disposizione un applicativo user, destinato agli utenti, che tramite una struttura a social network, propone una mappatura globale di street art. Viene messo a disposizione un archivio di informazioni, aggiornate direttamente dagli utenti, relative a opere ed artisti e la possibilità di creare itinerari personali. Inoltre, è stato sviluppato un applicativo di supporto per la convalidazione delle informazioni inserite dagli utenti, destinato ai gestori del database di informazioni.

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Dalla volontà di proporre una soluzione al tema delle disabilità fisiche in ambiente cittadino evoluto e tecnologicamente avanzato, è nata l'idea di progettare un'applicazione in grado di generare visibilità attorno ad un tema che dovrebbe progredire nella stessa maniera dello sviluppo tecnologico. Lo scopo di questa tesi è proporre un tentativo concreto per entrare in contatto con una problematica di ordine sociale che lo sviluppo tecnologico dovrebbe tenere in maggiore considerazione. Si vuole cercare di sfruttare Internet come mezzo per enfatizzare un problema concreto come la mancanza di visibilità e coinvolgimento sociale attorno la tematica delle disabilità. I nativi digitali utilizzano costantemente sia social network che piattaforme dedite allo scambio di informazioni e alla creazione di visibilità. Vivono il mondo digitale come una vetrina nella quale potersi mettere in mostra e creare una reputazione. Il mondo digitale, in particolare quello dei social network viene visto dai più come la fonte principale di costruzione dei legami sociali, ciò è sicuramente vero, ma bisogna capire che tipo e quanto profonde possano essere tali relazioni. La mia generazione è cresciuta in un periodo ibrido, coinvolta sia nel mondo analogico sia in quello digitale, molti sono stati risucchiati da un vortice di superficialità e apparenze altamente correlati con gli effetti generati da una società capitalistica perfettamente identificabile nei profili che ogni giorno andiamo a creare per metterci in mostra nei social network. In prima analisi con la collaborazione del Dipartimento disabilità dell'Università di Bologna si era cercato di porre l'attenzione su un approccio più orientativo per venire in contro a problematiche del genere. Qualcosa che permettesse a tutti nella stessa maniera di vivere la realtà accademica e cittadina stimolando l'interazione degli studenti con socialità marginale.

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Ogni giorno vengono generati grandi moli di dati attraverso sorgenti diverse. Questi dati, chiamati Big Data, sono attualmente oggetto di forte interesse nel settore IT (Information Technology). I processi digitalizzati, le interazioni sui social media, i sensori ed i sistemi mobili, che utilizziamo quotidianamente, sono solo un piccolo sottoinsieme di tutte le fonti che contribuiscono alla produzione di questi dati. Per poter analizzare ed estrarre informazioni da questi grandi volumi di dati, tante sono le tecnologie che sono state sviluppate. Molte di queste sfruttano approcci distribuiti e paralleli. Una delle tecnologie che ha avuto maggior successo nel processamento dei Big Data, e Apache Hadoop. Il Cloud Computing, in particolare le soluzioni che seguono il modello IaaS (Infrastructure as a Service), forniscono un valido strumento all'approvvigionamento di risorse in maniera semplice e veloce. Per questo motivo, in questa proposta, viene utilizzato OpenStack come piattaforma IaaS. Grazie all'integrazione delle tecnologie OpenStack e Hadoop, attraverso Sahara, si riesce a sfruttare le potenzialita offerte da un ambiente cloud per migliorare le prestazioni dell'elaborazione distribuita e parallela. Lo scopo di questo lavoro e ottenere una miglior distribuzione delle risorse utilizzate nel sistema cloud con obiettivi di load balancing. Per raggiungere questi obiettivi, si sono rese necessarie modifiche sia al framework Hadoop che al progetto Sahara.

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OBJECTIVES: To investigate epidemiological, social, diagnostic and economic aspects of chlamydia screening in non-genitourinary medicine settings. METHODS: Linked studies around a cross-sectional population-based survey of adult men and women invited to collect urine and (for women) vulvovaginal swab specimens at home and mail these to a laboratory for testing for Chlamydia trachomatis. Specimens were used in laboratory evaluations of an amplified enzyme immunoassay (PCE EIA) and two nucleic acid amplification tests [Cobas polymerase chain reaction (PCR), Becton Dickinson strand displacement amplification (SDA)]. Chlamydia-positive cases and two negative controls completed a risk factor questionnaire. Chlamydia-positive cases were invited into a randomised controlled trial of partner notification strategies. Samples of individuals testing negative completed psychological questionnaires before and after screening. In-depth interviews were conducted at all stages of screening. Chlamydia transmission and cost-effectiveness of screening were investigated in a transmission dynamic model. SETTING AND PARTICIPANTS: General population in the Bristol and Birmingham areas of England. In total, 19,773 women and men aged 16-39 years were randomly selected from 27 general practice lists. RESULTS: Screening invitations reached 73% (14,382/19,773). Uptake (4731 participants), weighted for sampling, was 39.5% (95% CI 37.7, 40.8%) in women and 29.5% (95% CI 28.0, 31.0%) in men aged 16-39 years. Chlamydia prevalence (219 positive results) in 16-24 year olds was 6.2% (95% CI 4.9, 7.8%) in women and 5.3% (95% CI 4.4, 6.3%) in men. The case-control study did not identify any additional factors that would help target screening. Screening did not adversely affect anxiety, depression or self-esteem. Participants welcomed the convenience and privacy of home-sampling. The relative sensitivity of PCR on male urine specimens was 100% (95% CI 89.1, 100%). The combined relative sensitivities of PCR and SDA using female urine and vulvovaginal swabs were 91.8% (86.1, 95.7, 134/146) and 97.3% (93.1, 99.2%, 142/146). A total of 140 people (74% of eligible) participated in the randomised trial. Compared with referral to a genitourinary medicine clinic, partner notification by practice nurses resulted in 12.4% (95% CI -3.7, 28.6%) more patients with at least one partner treated and 22.0% (95% CI 6.1, 37.8%) more patients with all partners treated. The health service and patients costs (2005 prices) of home-based postal chlamydia screening were 21.47 pounds (95% CI 19.91 pounds, 25.99) per screening invitation and 28.56 pounds (95% CI 22.10 pounds, 30.43) per accepted offer. Preliminary modelling found an incremental cost-effectiveness ratio (2003 prices) comparing screening men and women annually to no screening in the base case of 27,000 pounds/major outcome averted at 8 years. If estimated screening uptake and pelvic inflammatory disease incidence were increased, the cost-effectiveness ratio fell to 3700 pounds/major outcome averted. CONCLUSIONS: Proactive screening for chlamydia in women and men using home-collected specimens was feasible and acceptable. Chlamydia prevalence rates in men and women in the general population are similar. Nucleic acid amplification tests can be used on first-catch urine specimens and vulvovaginal swabs. The administrative costs of proactive screening were similar to those for opportunistic screening. Using empirical estimates of screening uptake and incidence of complications, screening was not cost-effective.

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Although – or because – social work education in Italy has for some 15 years now been exclusively in the domain of the university the relationship between the academic world and that of practice has been highly tenuous. Research is indeed being conducted by universities, but rarely on issues that are of immediate practice relevance. This means that forms of practice develop and become established habitually which are not checked against rigorous standards of research and that the creation of knowledge at academic level pays scant attention to the practice implications of social changes. This situation has been made even worse by the dwindling resources both in social services and at the level of the universities which means that bureaucratic procedures or imports of specialisations from other disciplines frequently dominate the development of practice instead of a theory-based approach to methodology. This development does not do justice to the actual requirements of Italian society faced with ever increasing post-modern complexity which is reflected also in the nature of social problems because it implies a continuation of a faith in modernity with its idea of technical, clear-cut solutions while social relations have decidedly moved beyond that belief. This discrepancy puts even greater strain on the personnel of welfare agencies and does ultimately not satisfy the ever increasing demands for quality and accountability of services on the part of users and the general public. Social workers badly lack fundamental theoretical reference points which could guide them in their difficult work to arrive at autonomous, situation-specific methodological answers not based on procedures but on analytical knowledge. Thirty years ago, in 1977, a Presidential Decree created the legal basis for the establishment of social service departments at the level of municipalities which created opportunities for the direct involvement of the community in the fight against exclusion. For this potential to be fully utilized it would have required the bringing together of three dimensions, the organizational structure, the opportunities for learning and research in the territory and the contribution by the professional community. As this did not occur social services in Italy still often retain the character of charity which does not concern itself with the actual causes of poverty and exclusion. This in turn affects the relationship with citizens in general who cannot develop trust in those services. Through uncritical processes of interaction Edgar Morin’s dictum manifests itself which is that without resorting to critical reflection on complexity interventions can often have an effect that totally the opposite to the original intention. An important element in setting up a dynamic interchange between academia and practice is the placement on professional social work courses. Here the looping of theory to practice and back to theory etc. can actually take place under the right organizational and conceptual conditions, more so than in abstract, and for practitioners often useless debates about the theory-practice connection. Furthermore, research projects at the University of Florence Social Work Department for instance aim at fostering theoretical reflection at the level of and with the involvement of municipal social service agencies. With a general constructive disposition towards research and some financial investment students were facilitated to undertake social service practice related research for their degree theses for instance in the city of Pistoia. In this way it was also possible to strengthen the confidence and professional identity of social workers as they became aware of the contribution their own discipline can make to practice-relevant research instead of having to move over to disciplines like psychology for those purposes. Examples of this fruitful collaboration were presented at a conference in Pistoia on 25 June 2007. One example is a thesis entitled ‘The object of social work’ and examines the difficult development of definitions of social work and comes to the conclusion that ‘nothing is more practical than a theory’. Another is on coping abilities as a necessary precondition for the utilization of resources supplied by social services in exceptional circumstances. Others deal with the actual sequence of interventions in crisis situations, and one very interestingly looks at time and how it is being constructed often differently by professionals and clients. At the same time as this collaboration on research gathers momentum in the Toscana, supervision is also being demanded more forcefully as complementary to research and with the same aim of profiling more strongly the professional identity of social work. Collaboration between university and social service filed is for mutual benefit. At a time when professional practice is under threat of being defined from the outside through bureaucratic prescriptions a sound grounding in theory is a necessary precondition for competent practice.

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En los últimos tiempos, distintos docentes de Carreras de Trabajo Social de varias Universidades Nacionales, nos consultaron e indujeron -a la vez- a opinar acerca de los orígenes de nuestra profesión y, en particular, sobre su relación con la llamada modernidad. La inquietud de estos y estas colegas estaba originada en la caracterización (que ellos no compartían) realizada por Gustavo Parra, quien afirma que el Trabajo Social en la Argentina surgió con un carácter antimoderno y conservador. Este posicionamiento de Parra está planteado en su libro "Antimodernidad y Trabajo Social", publicado originalmente por la Universidad Nacional de Luján, en 1999. En ese mismo año, participamos de la presentación del libro, llevada a cabo en la Capital Federal, acerca de lo cual reproduciremos, al final de la presente nota, el contenido textual de nuestra intervención en dicha oportunidad, con el ánimo de contribuir a procesar distintos puntos de vista relacionados con esta importante temática de la historia de la profesión. Previo a ello, igualmente plantearemos algunas breves consideraciones, dejando para otra ocasión el análisis más particularizado de esta cuestión. Nuestras opiniones están fundamentadas, básicamente, en la investigación que llevamos a cabo en el año 1977, y cuyos resultados fueron publicados en 1978 por el Centro Latinoamericano de Trabajo Social (CELATS), con sede en Lima, Perú, bajo el título "Antecedentes del Trabajo Social en Argentina (Primera Aproximación)". La cuarta edición de este libro fue publicada por Espacio Editorial de Buenos Aires, en 1992, con el título "Historia del Trabajo Social en la Argentina".

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Internet-based interventions hold specific advantages and disadvantages in the treatment of social anxiety disorder (SAD). The present review examines different approaches in the internet-based treatment of SAD and reviews their efficacy and effectiveness. 21 studies investigated the potential of guided and unguided internetbased cognitive-behavioral treatments (ICBT) for SAD, comprising a total of N = 1,801 socially anxious individuals. The large majority of these trials reported substantial reductions of social anxiety symptoms through ICBT programs. Within effect sizes were mostly large and comparisons to waitlist and more active control groups were positive. Treatment gains were stable from 3 months to 5 years after treatment termination. In conclusion, ICBT is effective in the reduction of social anxiety symptoms. At the same time, not all participants benefit from these treatments to a sufficient degree. Future research should focus on what makes these interventions work in which patient populations, and at the same time, examine ways to implement internet-based treatment in the routine care for socially anxious patients

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The dual-effects model of social control not only assumes that social control leads to better health practices but also arouses psychological distress. However, findings are inconsistent. The present study advances the current literature by examining social control from a dyadic perspective in the context of smoking. In addition, the study examines whether control, continuous smoking abstinence, and affect are differentially related for men and women. Before and three weeks after a self-set quit attempt, we examined 106 smokers (77 men, mean age: 40.67, average number of cigarettes smoked per day: 16.59 [SD=8.52, range=1-40] at baseline and 5.27 [SD=6.97, range=0-40] at follow-up) and their nonsmoking heterosexual partners, assessing received and provided control, continuous abstinence, and affect. With regard to smoker's affective reactions, partner's provided control was related to an increase in positive and to a decrease in negative affect, but only for female smokers. Moreover, the greater the discrepancy between smoker received and partner's provided control was the more positive affect increased and the more negative affect decreased, but again only for female smokers. These findings demonstrate that female smokers' well-being was raised over time if they were not aware of the control attempts of their nonsmoking partners, indicating positive effects of invisible social control. This study's results emphasize the importance of applying a dyadic perspective and taking gender differences in the dual-effects model of social control into account.

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Local communities have often underestimated their endogenous potentials for innovation – potentials that could help them adapt to changing socio-cultural, political, economic and environmental conditions, to improve their livelihoods, develop their own visions, and negotiate their own priorities. While the significance of local innovation potentials for sustainable development is now increasingly acknowledged, projects and development plans rarely attempt to explicitly develop these potentials; nor do they try to disseminate local innovations within and among communities. Based on the conceptual framework of “social learning”, CDE has developed an instrument to promote existing local potential for innovation. The instrument is based on social learning processes involving different stakeholder groups in local contexts. It was successfully tested during two pilot workshops in a rural development context in the Peruvian highland. The present paper reports on the experience of these two workshops held in April and May 2004 in the communities of Tungasuca in the Cuzco Province. The paper describes the context of innovations and the methodology applied, followed by a detailed description of the contents and outcomes of the workshops, as well as the experience gained in the process. Finally it draws a set of conclusions and presents the lessons learnt.

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Actualmente una de las variantes historiográficas más importantes en el estudio de la independencia en América Latina está circunscrita al análisis de la participación política de los grupos populares. En ese sentido, en aquel contexto de guerra y lucha revolucionaria en el Perú, que va desde la crisis hispana de 1808 hasta la independencia definitiva en 1824, esta investigación, a partir de un conjunto de fuentes de archivo, impresos y periódicos diversos, desarrolla las imágenes y representaciones que las elites peruanas construyeron de estos sectores sociales, algunas de las respuestas que estos últimos les infringieron y las múltiples alternativas políticas, que en aquel escenario beligerante, todos estos actores supieron concebir, negociar y utilizar políticamente.

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El presente trabajo aborda las concepciones de la alteridad social en el ensayo Tempestad en los andes (1927) del indigenista peruano Luis Valcárcel, así como algunos aspectos de la trayectoria intelectual del autor, focalizando sobre las continuidades y rupturas ideológicas y epistemológicas respecto de la tradición de pensamiento previa -plasmada en los ensayos Carácter de la literatura del Perú independiente de José de la Riva Agüero y Las democracias latinas de América de Francisco García Calderón, así como también en el rupturista "Nuestros indios" de Manuel González Prada- y la contemporánea de J. C. Mariátegui.