964 resultados para elettrica mobilità veicolare semantic java


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Il tema della presente tesi è lo studio di progettazione e sperimentazione di un generatore termoelettrico, privo di parti in movimento, sfruttando il fenomeno dell’effetto Seebeck. La prima parte offre una panoramica introduttiva riguardo i moduli TEG e i loro possibili campi di applicazione. La seconda parte riassume le equazioni fisiche alla base del fenomeno e lo stato dell’arte della generazione termoelettrica, focalizzando l’attenzione sulle caldaie a biomassa. Nella terza parte è analizzato il procedimento progettuale dell’impianto. Partendo da un analisi comparativa di soluzioni esistenti e dall’obbiettivo di ottenere la massima efficienza dei moduli TEG si è arrivati alla determinazione dei vincoli dimensionali dei componenti direttamente interessati da scambi termodinamici. La quarta parte illustra la struttura del prototipo finale dedicato al laboratorio, la sua messa in servizio e il primo collaudo dell’impianto. I risultati ottenuti dai test sono il primo passo verso l’ottimizzazione del generatore termoelettrico che potrà quindi essere studio di un’interessante campagna sperimentale.

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Il presente elaborato tratta il lavoro di studio, analisi e sperimentazione effettuato dal sottoscritto, Giovanni Sitta, in conclusione al Corso di Laurea Magistrale in Informatica presso l'Università degli Studi di Bologna. Questo ha dapprima previsto un periodo di approfondimento di alcune architetture di supporto alla mobilità dei terminali di rete, in particolare di due protocolli allo stato dell'arte, Mobile IPv6 (MIPv6) e Locator/Identifier Separation Protocol (LISP), e di una terza architettura sperimentale denominata Always Best Packet Switching (ABPS). Sono stati in seguito esaminati tre simulatori, uno per ciascuna architettura di supporto alla mobilità considerata, realizzati come estensioni della libreria INET del framework OMNeT++, assicurandosi che fossero conformi alle specifiche del protocollo implementato (almeno entro i limiti di semplificazione rilevanti ai fini del lavoro), e correggendone eventuali problematiche, mancanze e anomalie in caso questi non le rispettassero. Sono poi stati configurati alcuni scenari simulativi utilizzando le tre librerie, in prima battuta di natura molto semplice, utilizzati per verificare il corretto funzionamento dei simulatori in condizioni ideali, e successivamente più complessi, allestendo un ambiente di esecuzione più verosimile, dotato di un maggior numero di host connessi alla rete e di ostacoli per i segnali radio usati nelle comunicazioni wireless. Tramite i risultati sperimentali ottenuti da queste simulazioni è stato infine possibili realizzare un confronto tra le prestazioni di MIPv6, LISP e ABPS.

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L'utilizzo sempre crescente di dispositivi mobili, lo sviluppo di applicazioni mobile in continuo aumento, e la necessità di una sempre migliore qualità della comunicazione, ha portato grande interesse ad analizzare i protocolli di supporto alla mobilità dei terminali. Questi, tra i quali il più conosciuto è forse Mobile IP, vengono posti in esame utilizzando diverse metriche per valutarne le prestazioni. Si confrontano dunque due protocolli: LISP e ABPS; per ognuno dei quali ne viene presentata e descritta l'architettura e le principali funzionalità; entrambe queste architetture per il supporto alla mobilità, prevedono delle specifiche per fornire continuità nella comunicazione durante il roaming di un nodo multihomed. Vengono presentati poi gli strumenti con i quali verrà effettuata il l'analisi: il simulatore a eventi discreti OMNeT++ e il suo framework INET. Successivamente sono descritte le principali componenti dei simulatori per LISP e ABPS, che modellano le meccaniche dei due protocolli analizzati. Questi sono stati sottoposti a modifiche mirate a correggerne eventuali anomalie di comportamento, e ad introdurre nuove funzionalità, soprattutto per quanto riguarda ABPS, che era solo parzialmente implementato. Sono mostrati gli scenari in cui verranno effettuati i test per il confronto delle prestazioni: uno scenario semplice e uno che cerca di proporre una rete urbana verosimile; di seguito vengono elencati i parametri e le configurazioni utilizzate per ognuno dei due scenari. Infine vengono presentati i risultati mettendo a confronto due aspetti della mobilità dei terminali: durata dell'intervallo di indisponibilità e latenza dei pacchetti.

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In Java 8, ultimo aggiornamento ufficiale del linguaggio Java, sono state introdotte alcune nuove funzionalità che permettono l’integrazione di alcuni meccanismi legati ai linguaggi dinamici o funzionali, come le espressioni lambda, l’utilizzo degli stream e la dichiarazione di metodi statici all’interno di interfacce. Se si volesse installare un’applicazione scritta in Java 8 su Android, Dalvik VM, la JVM in esso presente, fallirà il processo di traduzione del bytecode. In questa tesi quindi esplorerò, sia ad alto livello che a basso livello, l’origine del problema e presenterò una soluzione di backporting per un’applicazione esistente.

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The Default Mode Network (DMN) is a higher order functional neural network that displays activation during passive rest and deactivation during many types of cognitive tasks. Accordingly, the DMN is viewed to represent the neural correlate of internally-generated self-referential cognition. This hypothesis implies that the DMN requires the involvement of cognitive processes, like declarative memory. The present study thus examines the spatial and functional convergence of the DMN and the semantic memory system. Using an active block-design functional Magnetic Resonance Imaging (fMRI) paradigm and Independent Component Analysis (ICA), we trace the DMN and fMRI signal changes evoked by semantic, phonological and perceptual decision tasks upon visually-presented words. Our findings show less deactivation during semantic compared to the two non-semantic tasks for the entire DMN unit and within left-hemispheric DMN regions, i.e., the dorsal medial prefrontal cortex, the anterior cingulate cortex, the retrosplenial cortex, the angular gyrus, the middle temporal gyrus and the anterior temporal region, as well as the right cerebellum. These results demonstrate that well-known semantic regions are spatially and functionally involved in the DMN. The present study further supports the hypothesis of the DMN as an internal mentation system that involves declarative memory functions.

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Java Enterprise Applications (JEAs) are large systems that integrate multiple technologies and programming languages. Transactions in JEAs simplify the development of code that deals with failure recovery and multi-user coordination by guaranteeing atomicity of sets of operations. The heterogeneous nature of JEAs, however, can obfuscate conceptual errors in the application code, and in particular can hide incorrect declarations of transaction scope. In this paper we present a technique to expose and analyze the application transaction scope in JEAs by merging and analyzing information from multiple sources. We also present several novel visualizations that aid in the analysis of transaction scope by highlighting anomalies in the specification of transactions and violations of architectural constraints. We have validated our approach on two versions of a large commercial case study.

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We explored the functional organization of semantic memory for music by comparing priming across familiar songs both within modalities (Experiment 1, tune to tune; Experiment 3, category label to lyrics) and across modalities (Experiment 2, category label to tune; Experiment 4, tune to lyrics). Participants judged whether or not the target tune or lyrics were real (akin to lexical decision tasks). We found significant priming, analogous to linguistic associative-priming effects, in reaction times for related primes as compared to unrelated primes, but primarily for within-modality comparisons. Reaction times to tunes (e.g., "Silent Night") were faster following related tunes ("Deck the Hall") than following unrelated tunes ("God Bless America"). However, a category label (e.g., Christmas) did not prime tunes from within that category. Lyrics were primed by a related category label, but not by a related tune. These results support the conceptual organization of music in semantic memory, but with potentially weaker associations across modalities.

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The process of learning the categories of new tunes in older and younger adults was examined for this study. Tunes were presented either one or three times along with a category name to see if multiple repetitions aid in category memory. Additionally, toexamine if an association may help some listeners, especially older ones, to better remember category information, some tunes were presented with a short associative fact; this fact was either neutral or emotional. Participants were tested on song recognition,fact recognition, and category memory. For all tasks, there was a benefit of three presentations. There were no age differences in fact recognition. For both song recognition and categorization, the memory burden of a neutral association was lessened when the association was emotional.

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Previous studies have shown both declining and stable semantic-memory abilities during healthy aging. There is consistent evidence that semantic processes involving controlled mechanisms weaken with age. In contrast, results of aging studies on automatic semantic retrieval are often inconsistent, probably due to methodological limitations and differences. The present study therefore examines age-related alterations in automatic semantic retrieval and memory structure with a novel combination of critical methodological factors, i.e., the selection of subjects, a well-designed paradigm, and electrophysiological methods that result in unambiguous signal markers. Healthy young and elderly participants performed lexical decisions on visually presented word/non-word pairs with a stimulus onset asynchrony (SOA) of 150 ms. Behavioral and electrophysiological data were measured, and the N400-LPC complex, an event-related potential component sensitive to lexical-semantic retrieval, was analyzed by power and topographic distribution of electrical brain activity. Both age groups exhibited semantic priming (SP) and concreteness effects in behavioral reaction time and the electrophysiological N400-LPC complex. Importantly, elderly subjects did not differ significantly from the young in their lexical decision and SP performances as well as in the N400-LPC SP effect. The only difference was an age-related delay measured in the N400-LPC microstate. This could be attributed to existing age effects in controlled functions, as further supported by the replicated age difference in word fluency. The present results add new behavioral and neurophysiological evidence to earlier findings, by showing that automatic semantic retrieval remains stable in global signal strength and topographic distribution during healthy aging.

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Structural and functional findings in schizophrenic patients with formal thought disorder (FTD) show abnormalities within left-side semantic areas. The present study investigate the network function of the involved brain regions as a function of FTD severity.