981 resultados para Bonfigli, Benedetto, 1420-1496.


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Il lavoro ripercorre le tracce che gli ebrei portoghesi, esuli dopo il biennio 1496-97, lasciarono nel loro cammino attraverso l'Europa. In particolare, l'interesse si concentra sulla breve parentesi italiana, che grazie all'apertura e alla disponibilità  di alcuni Signori, come i Gonzaga di Mantova, i Medici, i Dogi della Serenissima e gli Este, risulta ricchissima di avvenimenti e personaggi, decisivi anche per la storia culturale del Portogallo. L'analisi parte evidenziando l'importanza che ebbe la tipografia ebraica in Portogallo all'epoca della sua introduzione nel Paese; in secondo luogo ripercorre la strada che, dal biennio del primo decreto di espulsione e del conseguente battesimo di massa, porta alla nascita dell'€™Inquisizione in Portogallo. Il secondo capitolo tenta di fare una ricostruzione, il più possibile completa e coerente, dei movimenti degli esuli, bollati come marrani e legati alle due maggiori famiglie, i Mendes e i Bemveniste, delineando poi il primo nucleo di quella che diventerà  nel Seicento la comunità  sefardita portoghese di Amsterdam, dove nasceranno le personalità  dissidenti di Uriel da Costa e del suo allievo Spinoza. Il terzo capitolo introduce il tema delle opere letterarie, effettuando una rassegna dei maggiori volumi editi dalle officine tipografiche ebraiche stanziatesi in Italia fra il 1551 e il 1558, in modo particolare concentrando l'attenzione sull'€™attività  della tipografia Usque, da cui usciranno numerosi testi di precettistica in lingua ebraica, ma soprattutto opere cruciali come la famosa «Bibbia Ferrarese» in castigliano, la «Consolação às Tribulações de Israel», di Samuel Usque e la raccolta composta dal romanzo cavalleresco «Menina e Moça» di Bernardim Ribeiro e dall'ecloga «Crisfal», di un autore ancora non accertato. L'ultimo capitolo, infine, si propone di operare una disamina di queste ultime tre opere, ritenute fondamentali per ricostruire il contesto letterario e culturale in cui la comunità  giudaica in esilio agiva e proiettava le proprie speranze di futuro. Per quanto le opere appartengano a generi diversi e mostrino diverso carattere, l'€™ipotesi è che siano parte di un unicum filosofico e spirituale, che intendeva sostanzialmente indicare ai confratelli sparsi per l'Europa la direzione da prendere, fornendo un sostegno teoretico, psicologico ed emotivo nelle difficili condizioni di sopravvivenza, soprattutto dell'integrità religiosa, di ciascun membro della comunità.

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L’idea iniziale di questo lavoro era di tentare un approccio ad una tematica che, per la cronologia scelta, era stata decisamente poco studiata. Il Quattrocento e gli arcivescovi di Ravenna sembravano formare una diade promettente per i risultati che avrebbe potuto dare in termini di riscoperta dell’antico in ambito urbano, di rinascita umanistica e dei valori culturali che, nel particolare deposito memoriale ravennate, avrebbe potuto configurarsi in maniera particolarmente interessante dati i caratteri di unicità che la città – già imperiale, regia ed esarcale – porta inscritti nella sua identità. Le fonti primarie, rivolte all’analisi della politica degli arcivescovi ravennati per la conservazione e l’innovazione della facies urbana cittadina e ricercate anche all’interno del quadro istituzionale/amministrativo e culturale veneziano e della Ferrara estense, dalla cui società e cultura provengono i più importanti arcivescovi ravennati del periodo, hanno restituito il riflesso di una identità cittadina e urbica indebolita. Una difficoltà oggettiva è venuta da un carattere costante delle consuetudini clericali del tempo, la non residenza del presule nella sua chiesa locale, cui neppure il vescovo ravennate ha fatto eccezione. L’ipotesi di partenza finisce dunque per essere sfumata: le dinamiche della gestione e conservazione del patrimonio monumentale e artistico della città non appaiono più in mano all’arcivescovo, ma ad una pluralità di amministratori ed utilizzatori anche del frammentato mondo ecclesiale cittadino. Vengono peraltro messe in luce le attitudini e la sensibilità tutta umanistica di taluni vescovi – Bartolomeo Roverella in particolare -, qualità che non paiono estendersi fuori dalla vita personale dei presuli e meno ancora fino alla città della loro diocesi, ma che indagate in maniera organica e legate alle testimonianze materiali fino ad oggi disperse e per la prima volta riunite nel presente lavoro, apportano nuova luce e aprono la strada a ulteriori lavori di approfondimento.

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Peptides presented by MHC class I molecules for CTL recognition are derived mainly from cytosolic proteins. For antigen presentation on the cell surface, epitopes require correct processing by cytosolic and ER proteases, efficient TAP transport and MHC class I binding affinity. The efficiency of epitope generation depends not only on the epitope itself, but also on its flanking regions. In this project, the influence of the C-terminal region of the model epitope SIINFEKL (S8L) from chicken ovalbumin (aa 257-264) on antigen processing has been investigated. S8L is a well characterized epitope presented on the murine MHC class I molecule, H-2Kb. The Flp-In 293Kb cell line was transfected with different constructs each enabling the expression of the S8L sequence with different defined C-terminal flanking regions. The constructs differed at the two first C-terminal positions after the S8L epitope, so called P1’ and P2’. At these sites, all 20 amino acids were exchanged consecutively and tested for their influence on H-2Kb/S8L presentation on the cell surface of the Flp-In 293Kb cells. The detection of this complex was performed by immunostaining and flow cytometry. The prevailing assumption is that proteasomal cleavages are exclusively responsible for the generation of the final C-termini of CTL epitopes. Nevertheless, recent publications showed that TPPII (tripeptidyl peptidase II) is required for the generation of the correct C-terminus of the HLA-A3-restricted HIV epitope Nef(73-82). With this background, the dependence of the S8L generation on proteasomal cleavage of the designed constructs was characterized using proteasomal inhibitors. The results obtained indicate that it is crucial for proteasomal cleavage, which amino acid is flanking the C-terminus of an epitope. Furthermore, partially proteasome independent S8L generation from specific S8L-precursor peptides was observed. Hence, the possibility of other existing endo- or carboxy-peptidases in the cytosol that could be involved in the correct trimming of the C-terminus of antigenic peptides for MHC class I presentation was investigated, performing specific knockdowns and using inhibitors against the target peptidases. In parallel, a purification strategy to identify the novel peptidase was established. The purified peaks showing an endopeptidase activity were further analyzed by mass spectrometry and some potential peptidases (like e.g. Lon) were identified, which have to be further characterized.

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Analisi sulle principali novità di utilizzo del nuovo linguaggio Html5

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Estrapolazione dati riguardanti le altezze di precipitazione dagli Annali Idrografici, relativi a 34 stazioni pluviometriche della Romagna. Elaborazione ed analisi di istogrammi che rappresentano le altezze di precipitazione annuale delle stazioni, dal 1924 al 2014, con l’aggiunta di grafici inerenti il totale delle precipitazioni mensili, con relativa linea di media. Utilizzo del test di Mann-kendall attraverso il quale si è tracciata la linea di tendenza, per ogni singola stazione, con calcolo successivo della pendenza di Sen e del p-value. Valutazione stazioni con p-value molto piccoli (Brisighella, Predappio, Strada San Zeno, San Benedetto in Alpe), attraverso i totali stagionali, e successivo istogramma, utile per verificare l'effettiva coerenza tra il trend annuale e quello stagionale. Considerazioni finali sui trend significativi.

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Con il seguente lavoro di tesi si propone un excursus dell’evoluzione della tecnica che ha permesso l’amplificazione del DNA in laboratorio, spiegandone i principi elementari di base. La scoperta che il DNA è il depositario dell’informazione genica ha aperto la strada a una nuova disciplina: la biologia molecolare, dove molte delle tecniche utilizzate limitano le funzioni naturali degli acidi nucleici. Dalla sua introduzione, la tecnologia PCR ha modificato il modo nel quale l’analisi del DNA viene condotta nei laboratori di ricerca e di diagnostica. Con lo scopo di rilevare direttamente sequenze genomiche specifiche in un campione biologico nasce l’esigenza di avere a disposizione metodologie con un’elevata soglia di sensibilità e specificità. Il primo capitolo di questo elaborato introduce la PCR nella sua prima formulazione. A partire da quantità estremamente ridotte di DNA, questa tecnica di amplificazione in vitro, consente di ottenere rapidamente milioni di molecole identiche della sequenza bersaglio di acido nucleico. A seguire, nel secondo capitolo, verrà trattata un’implementazione della PCR: la real-time PCR. La RT-PCR, introduce nuove opportunità poiché rende possibile la misurazione diretta e la quantificazione della reazione mentre è in atto. Con l’utilizzo di molecole fluorescenti che vengono incorporate nel prodotto in formazione o che si intercalano alla doppia elica, si può monitorare la formazione del prodotto di amplificazione in tempo reale seguendone l’assorbimento con un sistema spettrofotometrico, in un sistema automatizzato che provvede anche alle routine della PCR. Nel terzo e ultimo capitolo si analizza una nuova tecnologia recentemente commercializzata: la PCR in formato digitale. Verranno prese in esame essenzialmente due metodologie, la dPCR su chip e la ddPCR (Droplet Digital Polymerase Chain Reaction).

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AIM: To assess the prevalence of mild cognitive impairment (MCI) in medical inpatients aged 55-85 years without known cognitive deficits, and how often ward physicians mentioned MCI in their discharge notes. Moreover, we aimed to identify variables associated with MCI and to assess the sensitivity and specificity of the Mini-Mental State Examination (MMSE) for MCI. METHODS: Two neuropsychologists administered a 60-min battery of validated tests to evaluate different cognitive domains. The diagnosis of MCI was based on a prespecified algorithm. The sensitivity and specificity of the MMSE for MCI were calculated. RESULTS: Fifteen patients showed a normal cognitive profile (21.4%), while 55 patients (78.6%) showed MCI. Ward physicians, blinded to the results of the neuropsychological evaluation, did not mention MCI in their discharge notes of any of the evaluated patients. The only variable independently associated with MCI was the MMSE. A MMSE score of < or =28 showed a sensitivity of 85.5% and a specificity of 66.7% for MCI. CONCLUSION: MCI is frequent albeit overlooked in elderly medical inpatients without previously known cognitive deficits. In view of therapies preventing the progression of MCI to dementia, MCI screening will be crucial. The MMSE represents a promising screening tool for MCI in medical inpatients.

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The treatment of amelogenesis imperfecta (AI) with an anterior open bite (AOB) is a challenge for the clinician and often requires a multidisciplinary team of specialists. Most often, patients suffering from these conditions are young and a good functional and esthetic long-term result must be aspired. This clinical report illustrates the orthodontic, maxillofacial, restorative, and prosthodontic rehabilitation of a 20-year-old woman with a hypoplastic form of AI and an AOB malocclusion, having received treatment for the last 6 years. It included adhesive resin composite restorations, orthodontical and maxillofacial surgery with a one-piece Le Fort I osteotomy, and a genioplasty. Subsequent prosthodontic therapy consisted of 28 all-ceramic crowns whereby a solid interdigitation, a canine guidance, and consistent and regular contacts between tooth crowns could be achieved to assure a good functional and esthetic oral situation. The tooth preparation techniques guaranteed minimally invasive treatment. The patient was affected very positively. CLINICAL SIGNIFICANCE: This article describes an interdisciplinary approach to the successful treatment of a patient with a hypoplastic form of amelogenesis imperfecta over a period of 6 years. It starts with a discussion of the conservative steps taken during adolescence and concludes with the final prosthetic rehabilitation with all-ceramic crowns after reaching adulthood.

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Patients with autoimmune inner ear disease develop rapidly progressive sensorineural hearing loss over a period of several weeks or months, often accompanied by vestibular loss. This disease can occur as a distinct clinical entity or in association with an underlying autoimmune disorder. Treatment comprises immunosuppression by corticosteroids, cytostatic drugs or tumor necrosis factor- antagonists. We report histopathological and immunohistochemical findings of the inner ear of a patient with a granulomatous inner ear disease suffering from Crohn's disease that was nonresponsive to treatment and who underwent surgery for bilateral cochlear implants.

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The plasmin-antiplasmin system plays a key role in blood coagulation and fibrinolysis. Plasmin and (2)-antiplasmin are primarily responsible for a controlled and regulated dissolution of the fibrin polymers into soluble fragments. However, besides plasmin(ogen) and (2)-antiplasmin the system contains a series of specific activators and inhibitors. The main physiological activators of plasminogen are tissue-type plasminogen activator, which is mainly involved in the dissolution of the fibrin polymers by plasmin, and urokinase-type plasminogen activator, which is primarily responsible for the generation of plasmin activity in the intercellular space. Both activators are multidomain serine proteases. Besides the main physiological inhibitor (2)-antiplasmin, the plasmin-antiplasmin system is also regulated by the general protease inhibitor (2)-macroglobulin, a member of the protease inhibitor I39 family. The activity of the plasminogen activators is primarily regulated by the plasminogen activator inhibitors 1 and 2, members of the serine protease inhibitor superfamily.

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Chemicals can elicit T-cell-mediated diseases such as allergic contact dermatitis and adverse drug reactions. Therefore, testing of chemicals, drugs and protein allergens for hazard identification and risk assessment is essential in regulatory toxicology. The seventh amendment of the EU Cosmetics Directive now prohibits the testing of cosmetic ingredients in mice, guinea pigs and other animal species to assess their sensitizing potential. In addition, the EU Chemicals Directive REACh requires the retesting of more than 30,000 chemicals for different toxicological endpoints, including sensitization, requiring vast numbers of animals. Therefore, alternative methods are urgently needed to eventually replace animal testing. Here, we summarize the outcome of an expert meeting in Rome on 7 November 2009 on the development of T-cell-based in vitro assays as tools in immunotoxicology to identify hazardous chemicals and drugs. In addition, we provide an overview of the development of the field over the last two decades.

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FGFRL1 (fibroblast growth factor receptor like 1) is the most recently discovered member of the FGFR family. It contains three extracellular Ig-like domains similar to the classical FGFRs, but it lacks the protein tyrosine kinase domain and instead contains a short intracellular tail with a peculiar histidine-rich motif. The gene for FGFRL1 is found in all metazoans from sea anemone to mammals. FGFRL1 binds to FGF ligands and heparin with high affinity. It exerts a negative effect on cell proliferation, but a positive effect on cell differentiation. Mice with a targeted deletion of the Fgfrl1 gene die perinatally due to alterations in their diaphragm. These mice also show bilateral kidney agenesis, suggesting an essential role for Fgfrl1 in kidney development. A human patient with a frameshift mutation exhibits craniosynostosis, arguing for an additional role of FGFRL1 during bone formation. FGFRL1 contributes to the complexity of the FGF signaling system.