940 resultados para 2,3,7,8-TETRACHLORODIBENZO-P-DIOXIN
Resumo:
INDICE INTRODUZIONE 1 1. DESCRIZIONE DEL SISTEMA COSTRUTTIVO 5 1.1 I pannelli modulari 5 1.2 Le pareti tozze in cemento armato gettate in opera realizzate con la tecnologia del pannello di supporto in polistirene 5 1.3 La connessione tra le pareti e la fondazione 6 1.4 Le connessioni tra pareti ortogonali 7 1.5 Le connessioni tra pareti e solai 7 1.6 Il sistema strutturale così ottenuto e le sue caratteristiche salienti 8 2. RICERCA BIBLIOGRAFICA 11 2.1 Pareti tozze e pareti snelle 11 2.2 Il comportamento scatolare 13 2.3 I muri sandwich 14 2.4 Il “ferro-cemento” 15 3. DATI DI PARTENZA 19 3.1 Schema geometrico - architettonico definitivo 19 3.2 Abaco delle sezioni e delle armature 21 3.3 Materiali e resistenze 22 3.4 Valutazione del momento di inerzia delle pareti estese debolmente armate 23 3.4.1 Generalità 23 3.4.2 Caratteristiche degli elementi provati 23 3.4.3 Formulazioni analitiche 23 3.4.4 Considerazioni sulla deformabilità dei pannelli debolmente armati 24 3.4.5 Confronto tra rigidezze sperimentali e rigidezze valutate analiticamente 26 3.4.6 Stima di un modulo elastico equivalente 26 4. ANALISI DEI CARICHI 29 4.1 Stima dei carichi di progetto della struttura 29 4.1.1 Stima dei pesi di piano 30 4.1.2 Tabella riassuntiva dei pesi di piano 31 4.2 Analisi dei carichi da applicare in fase di prova 32 4.2.1 Pesi di piano 34 4.2.2 Tabella riassuntiva dei pesi di piano 35 4.3 Pesi della struttura 36 4.3.1 Ripartizione del carico sulle pareti parallele e ortogonali 36 5. DESCRIZIONE DEL MODELLO AGLI ELEMENTI FINITI 37 5.1 Caratteristiche di modellazione 37 5.2 Caratteristiche geometriche del modello 38 5.3 Analisi dei carichi 41 5.4 Modello con shell costituite da un solo layer 43 5.4.1 Modellazione dei solai 43 5.4.2 Modellazione delle pareti 44 5.4.3 Descrizione delle caratteristiche dei materiali 46 5.4.3.1 Comportamento lineare dei materiali 46 6. ANALISI DEL COMPORTAMENTO STATICO DELLA STRUTTURA 49 6.1 Azioni statiche 49 6.2 Analisi statica 49 7. ANALISI DEL COMPORTAMENTO DINAMICO DELLA STRUTTURA 51 7.1 Determinazione del periodo proprio della struttura con il modello FEM 51 7.1.1 Modi di vibrare corrispondenti al modello con solai e pareti costituiti da elementi shell 51 7.1.1.1 Modi di vibrare con modulo pari a E 51 7.1.1.2 Modi di vibrare con modulo pari a 0,5E 51 7.1.1.3 Modi di vibrare con modulo pari a 0,1E 51 7.1.2 Modi di vibrare corrispondenti al modello con solai infinitamente rigidi e pareti costituite da elementi shell 52 7.1.2.1 Modi di vibrare con modulo pari a E 52 7.1.2.2 Modi di vibrare con modulo pari a 0,5E 52 7.1.2.3 Modi di vibrare con modulo pari a 0,1E: 52 7.1.3 Modi di vibrare corrispondenti al modello con solai irrigiditi con bielle e pareti costituite da elementi shell 53 7.1.3.1 Modi di vibrare con modulo pari a E 53 7.1.3.2 Modi di vibrare con modulo pari a 0,5E 53 7.1.3.3 Modi di vibrare con modulo pari a 0,1E 53 7.2 Calcolo del periodo proprio della struttura assimilandola ad un oscillatore semplice 59 7.2.1 Analisi svolta assumendo l’azione del sisma in ingresso in direzione X-X 59 7.2.1.1 Analisi svolta assumendo il modulo elastico E pari a 300000 Kg/cm2 59 7.2.1.1.1 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari ad E 59 7.2.1.1.2 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari ad E 61 7.2.1.1.3 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari ad E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 63 7.2.1.1.4 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari ad E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 66 7.2.1.2 Analisi svolta assumendo il modulo elastico E pari a 150000 Kg/cm2 69 7.2.1.2.1 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari a 0,5E 69 7.2.1.2.2 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari a 0,5E 71 7.2.1.2.3 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari a 0,5 E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 73 7.2.1.2.4 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari a 0,5 E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 76 7.2.1.3 Analisi svolta assumendo il modulo elastico E pari a 30000 Kg/cm2 79 7.2.1.3.1 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari a 0,1E 79 7.2.1.3.2 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari a 0,1E 81 7.2.1.3.3 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari a 0,1E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 83 7.2.1.3.4 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari a 0,1E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 86 7.2.2 Analisi svolta assumendo l’azione del sisma in ingresso in direzione Y-Y 89 7.2.2.1 Analisi svolta assumendo il modulo elastico E pari a 300000 Kg/cm2 89 7.2.2.1.1 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari ad E 89 7.2.2.1.2 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari ad E 91 7.2.2.1.3 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari ad E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 93 7.2.2.1.4 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari ad E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 98 7.2.2.1.5 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari ad E 103 7.2.2.1.6 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari ad E 105 7.2.2.1.7 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari ad E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 107 7.2.2.1.8 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari ad E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 112 7.2.2.2 Analisi svolta assumendo il modulo elastico E pari a 150000 Kg/cm2 117 7.2.2.2.1 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari a 0,5E 117 7.2.2.2.2 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari a 0,5E 119 7.2.2.2.3 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari a 0,5 E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 121 7.2.2.2.4 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari a 0,5 E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 126 7.2.2.2.5 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari a 0,5 E 131 7.2.2.2.6 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari ad E 133 7.2.2.2.7 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari a 0,5E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 135 7.2.2.2.8 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari a 0,5E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 140 7.2.2.3 Analisi svolta assumendo il modulo elastico E pari a 30000 Kg/cm2 145 7.2.2.3.1 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari a 0,1E 145 7.2.2.3.2 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari a 0,1E 147 7.2.2.3.3 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari a 0,1E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 149 7.2.2.3.4 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari a 0,1E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 154 7.2.2.3.5 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari a 0,1 E 159 7.2.2.3.6 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari ad E 161 7.2.2.3.7 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari a 0,1E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 163 7.2.2.3.8 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari a 0,1E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 168 7.3 Calcolo del periodo proprio della struttura approssimato utilizzando espressioni analitiche 174 7.3.1 Approssimazione della struttura ad una mensola incastrata di peso Q=ql avente un peso P gravante all’estremo libero 174 7.3.1.1 Riferimenti teorici: sostituzione di masse distribuite con masse concentrate 174 7.3.1.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=300000 kg/cm2 177 7.3.1.3 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=30000 kg/cm2 179 7.3.2 Approssimazione della struttura ad una mensola incastrata alla base, di peso Q=ql, avente un peso P gravante all’estremo libero e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari”delle pareti parallele all’azione del sisma 181 7.3.2.1 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=300000 kg/cm2 181 7.3.2.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=30000 kg/cm2 186 7.3.3 Approssimazione della struttura ad un portale avente peso Qp = peso di un piedritto, Qt=peso del traverso e un peso P gravante sul traverso medesimo 191 7.3.3.1 Riferimenti teorici: sostituzione di masse distribuite con masse concentrate 191 7.3.3.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo ellastico E=300000 kg/cm2 192 7.3.3.3 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo ellastico E=30000 kg/cm2 194 7.3.4 Approssimazione della struttura ad un portale di peso Qp = peso di un piedritto, Qt=peso del traverso e avente un peso P gravante sul traverso medesimo e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari”delle pareti parallele all’azione del sisma 196 7.3.4.1 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=300000 kg/cm2 196 7.3.4.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=30000 kg/cm2 201 7.3.5 Approssimazione della struttura ad una mensola incastrata di peso Q=ql avente le masse m1,m2....mn concentrate nei punti 1,2….n 206 7.3.5.1 Riferimenti teorici: metodo approssimato 206 7.3.5.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=300000 kg/cm2 207 7.3.5.3 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=30000 kg/cm2 209 7.3.6 Approssimazione della struttura ad un telaio deformabile con tavi infinitamente rigide 211 7.3.6.1 Riferimenti teorici: vibrazioni dei telai 211 7.3.6.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=300000 kg/cm2 212 7.3.6.3 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=30000 kg/cm2 215 7.3.7 Approssimazione della struttura ad una mensola incastrata di peso Q=ql avente masse m1,m2....mn concentrate nei punti 1,2….n e studiata come un sistema continuo 218 7.3.7.1 Riferimenti teorici: metodo energetico; Masse ripartite e concentrate; Formula di Dunkerley 218 7.3.7.1.1 Il metodo energetico 218 7.3.7.1.2 Masse ripartite e concentrate. Formula di Dunkerley 219 7.3.7.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=300000 kg/cm2 221 7.3.7.3 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=30000 kg/cm2 226 7.4 Calcolo del periodo della struttura approssimato mediante telaio equivalente 232 7.4.1 Dati geometrici relativi al telaio equivalente e determinazione dei carichi agenti su di esso 232 7.4.1.1 Determinazione del periodo proprio della struttura assumendo diversi valori del modulo elastico E 233 7.5 Conclusioni 234 7.5.1 Comparazione dei risultati relativi alla schematizzazione dell’edificio con una struttura ad un grado di libertà 234 7.5.2 Comparazione dei risultati relativi alla schematizzazione dell’edificio con una struttura a più gradi di libertà e a sistema continuo 236 8. ANALISI DEL COMPORTAMENTO SISMICO DELLA STRUTTURA 239 8.1 Modello con shell costituite da un solo layer 239 8.1.1 Analisi dinamica modale con spettro di risposta avente un valore di PGA pari a 0,1g 239 8.1.1.1 Generalità 239 8.1.1.2 Sollecitazioni e tensioni sulla sezione di base 242 8.1.1.2.1 Combinazione di carico ”Carichi verticali più Spettro di Risposta scalato ad un valore di PGA pari a 0,1g” 242 8.1.1.2.2 Combinazione di carico ”Spettro di Risposta scalato ad un valore di 0,1g di PGA” 245 8.1.1.3 Spostamenti di piano 248 8.1.1.4 Accelerazioni di piano 248 8.1.2 Analisi Time-History lineare con accelerogramma caratterizzato da un valore di PGA pari a 0,1g 249 8.1.2.1 Generalità 249 8.1.2.2 Sollecitazioni e tensioni sulla sezione di base 251 8.1.2.2.1 Combinazione di carico ” Carichi verticali più Accelerogramma agente in direzione Ye avente una PGA pari a 0,1g” 251 8.1.2.2.2 Combinazione di carico ” Accelerogramma agente in direzione Y avente un valore di PGA pari a 0,1g ” 254 8.1.2.3 Spostamenti di piano assoluti 257 8.1.2.4 Spostamenti di piano relativi 260 8.1.2.5 Accelerazioni di piano assolute 262 8.1.3 Analisi dinamica modale con spettro di risposta avente un valore di PGA pari a 0,3g 264 8.1.3.1 Generalità 264 8.1.3.2 Sollecitazioni e tensioni sulla sezione di base 265 8.1.
Resumo:
Die Leishmaniose gehört zu den „vernachlässigten tropischen Erkrankungen“. Sie wird durch parasitäre Protozoen der Gattung Leishmania ausgelöst. Weltweit sind ca. 12 Mio. Menschen infiziert, ca. 70 Tausend erliegen ihr jährlich. Die aktuelle Therapie wird überschattet von Toxizitäts- und Teratogenitätsproblemen und von aufkommenden Resistenzen. Die von den Leishmanien exprimierten Cysteinproteasen spielen vielfältige Rollen bei Wachstum und Vermehrung der Erreger. Aufgrund der evolutionären Verwandtschaft der Enzyme sind die parasitären Cysteinproteasen strukturell den humanen sehr ähnlich. Die Herausforderung bei der Entwicklung antiparasitärer Wirkstoffe, basierend auf der Hemmung dieser Proteasen, besteht deshalb darin, sehr selektive Inhibitoren zu entwickeln, die die Wirtsproteasen nicht, oder nur in einem vertretbaren Rahmen, inhibieren. Das Ziel dieser Arbeit war die Weiterentwicklung der Aziridin-2,3-dicarbonsäure-basierten Cysteinproteaseinhibitoren RV122C bzw. CS09 hinsichtlich Selektivität und Aktivität gegenüber der parasitären Cathepsin-L-ähnlichen Cystein-Protease LmCPB2.8 durch Design, incl. Docking, Synthese und Testung. Neben der gezielten Variation nicht essenzieller Gruppen wurde molekulares Docking mittels AutoDock Vina an Cruzain als verwandtes Modellenzym durchgeführt, um durch Variationen K.O.-Kandidaten für die Differenzierung zwischen zwei postulierten Bindungsmodi zu finden. Die Ergebnisse der Enzymassays zeigen eine Verbesserung der Hemmeigenschaften bei gleichzeitig verbesserter Selektivität sowie erhöhter ligand efficiency und ligand lipophilic efficiency für Derivate mit sterisch anspruchsvolleren Ester-Resten und für Derivate mit einer freien Carbonsäurefunktion am Aziridin-Ring (Halbester).
Resumo:
Background—Pulmonary vein stenosis (PVST) is a well-known complication of pulmonary vein isolation (PVI). Specific anatomically designed ablation catheters for antral PVI have not been evaluated with regard to the incidence of PVST. We investigated the incidence, severity, and characteristics of PVST after PVI with the Pulmonary Vein Ablation Catheter (PVAC) and phased radiofrequency technology. Methods and Results A total of 100 patients (55 men) underwent PVI for atrial fibrillation using the PVAC. PVI was guided by selective angiography of each pulmonary vein (PV) in 70 (70%) patients and by reconstructed 3D atriography (ATG) in 30 (30%) patients. Gadolinium-enhanced MRI or multidetector CT was performed in all patients before treatment and 93±78 days after PVI. PVST was classified as follows: insignificant (<25%), mild (25%–50%), moderate (50%–75%), or severe (>75%). A total of 410 PVs were analyzed. Cardiac imaging demonstrated a detectable narrowing of the PV diameter in 23 (23%) patients and in 28 (7%) PVs. In detail, insignificant PVST was observed in 12 (2.9%) PVs, mild PVST in 15 (3.7%), and moderate PVST in 1 (0.2%). No instances of severe PVST were observed. The use of 3D-ATG was associated with a lower incidence of PVST (0.8% [95% CI, 0.0%–2.2%] versus 5.4% [95% CI, 2.7%–8.1%], P=0.027). Conclusions To our knowledge, this study is the first to report the incidence of PVST using the PVAC. In this regard, the PVAC seems to be safe if used in an experienced center. In addition, the use of 3D-ATG may decrease the risk of PVST.
Resumo:
The IABP-SHOCK-trial was a morbidity-based randomized controlled trial in patients with infarction-related cardiogenic shock (CS), which used the change of the quantified degree of multiorgan failure as determined by APACHE II score over a 4-day period as primary outcome measure. The prospective hypothesis was that adding IABP therapy to "standard care" would improve CS-triggered multi organ dysfunction syndrome (MODS). The primary endpoint showed no difference between conventionally managed cardiogenic shock patients and those with IABP support. In an inflammatory marker substudy, we analysed the prognostic value of interleukin (IL)-1β, -6, -7, -8, and -10 in patients with acute myocardial infarction complicated by cardiogenic shock.
Resumo:
PURPOSE: Previous analyses of adjuvant studies of aromatase inhibitors versus tamoxifen, including the Breast International Group (BIG) 1-98 study, have suggested a small numerical excess of cardiac adverse events (AEs) on aromatase inhibitors, a reduction in the incidence of hypercholesterolemia on tamoxifen, and significantly higher incidence of thromboembolic AEs on tamoxifen. The purpose of the present study is to provide detailed updated information on these AEs in BIG 1-98. PATIENTS AND METHODS: Eight thousand twenty-eight postmenopausal women with receptor-positive early breast cancer were randomly assigned (double-blind) between March 1998 and May 2003 to receive 5 years of adjuvant endocrine therapy with letrozole, tamoxifen, or a sequence of these agents. Seven thousand nine hundred sixty-three patients who actually received therapy are included in this safety analysis, which focuses on cardiovascular events. AE recording ceased 30 days after therapy completion (or after switch on the sequential arms). RESULTS: Baseline comorbidities were balanced. At a median follow-up time of 30.1 months, we observed similar overall incidence of cardiac AEs (letrozole, 4.8%; tamoxifen, 4.7%), more grade 3 to 5 cardiac AEs on letrozole (letrozole, 2.4%; tamoxifen, 1.4%; P = .001)--an excess only partially attributable to prior hypercholesterolemia--and more overall (tamoxifen, 3.9%; letrozole, 1.7%; P < .001) and grade 3 to 5 thromboembolic AEs on tamoxifen (tamoxifen, 2.3%; letrozole, 0.9%; P < .001). There was no significant difference between tamoxifen and letrozole in incidence of hypertension or cerebrovascular events. CONCLUSION: The present safety analysis, limited to cardiovascular AEs in BIG 1-98, documents a low overall incidence of cardiovascular AEs, which differed between treatment arms.
Resumo:
BACKGROUND: Stent thrombosis may occur late after drug-eluting stent (DES) implantation, and its cause remains unknown. The present study investigated differences of the stented segment between patients with and without very late stent thrombosis with the use of intravascular ultrasound. METHODS AND RESULTS: Since January 2004, patients presenting with very late stent thrombosis (> 1 year) after DES implantation underwent intravascular ultrasound. Findings in patients with very late stent thrombosis were compared with intravascular ultrasound routinely obtained 8 months after DES implantation in 144 control patients, who did not experience stent thrombosis for > or = 2 years. Very late stent thrombosis was encountered in 13 patients at a mean of 630+/-166 days after DES implantation. Compared with DES controls, patients with very late stent thrombosis had longer lesions (23.9+/-16.0 versus 13.3+/-7.9 mm; P<0.001) and stents (34.6+/-22.4 versus 18.6+/-9.5 mm; P<0.001), more stents per lesion (1.6+/-0.9 versus 1.1+/-0.4; P<0.001), and stent overlap (39% versus 8%; P<0.001). Vessel cross-sectional area was similar for the reference segment (cross-sectional area of the external elastic membrane: 18.9+/-6.9 versus 20.4+/-7.2 mm2; P=0.46) but significantly larger for the in-stent segment (28.6+/-11.9 versus 20.1+/-6.7 mm2; P=0.03) in very late stent thrombosis patients compared with DES controls. Incomplete stent apposition was more frequent (77% versus 12%; P<0.001) and maximal incomplete stent apposition area was larger (8.3+/-7.5 versus 4.0+/-3.8 mm2; P=0.03) in patients with very late stent thrombosis compared with controls. CONCLUSIONS: Incomplete stent apposition is highly prevalent in patients with very late stent thrombosis after DES implantation, suggesting a role in the pathogenesis of this adverse event.
Resumo:
OBJECTIVE: To compare the potential of bone morphogenetic proteins 2 and 7 (BMP-2 and BMP-7) and transforming growth factor beta1 (TGFbeta1) to effect the chondrogenic differentiation of synovial explants by analyzing the histologic, biochemical, and gene expression characteristics of the cartilaginous tissues formed. METHODS: Synovial explants derived from the metacarpal joints of calves were cultured in agarose. Initially, BMP-2 was used to evaluate the chondrogenic potential of the synovial explants under different culturing conditions. Under appropriate conditions, the chondrogenic effects of BMP-2, BMP-7, and TGFbeta1 were then compared. The differentiated tissue was characterized histologically, histomorphometrically, immunohistochemically, biochemically, and at the gene expression level. RESULTS: BMP-2 induced the chondrogenic differentiation of synovial explants in a dose- and time-dependent manner under serum- and dexamethasone-free conditions. The expression levels of cartilage-related genes increased in a time-dependent manner. BMP-7 was more potent than BMP-2 in inducing chondrogenesis, but the properties of the differentiated tissue were similar in each case. The type of cartilaginous tissue formed under the influence of TGFbeta1 differed in terms of both cell phenotype and gene expression profiles. CONCLUSION: The 3 tested members of the TGFbeta superfamily have different chondrogenic potentials and induce the formation of different types of cartilaginous tissue. To effect the full differentiation of synovial explants into a typically hyaline type of articular cartilage, further refinement of the stimulation conditions is required. This might be achieved by the simultaneous application of several growth factors.
Resumo:
OBJECTIVES: To assess magnetic resonance (MR)-colonography (MRC) for detection of colorectal lesions using two different T1w three-dimensional (3D)-gradient-recalled echo (GRE)-sequences and integrated parallel data acquisition (iPAT) at a 3.0 Tesla MR-unit. MATERIALS AND METHODS: In this prospective study, 34 symptomatic patients underwent dark lumen MRC at a 3.0 Tesla unit before conventional colonoscopy (CC). After colon distension with tap water, 2 high-resolution T1w 3D-GRE [3-dimensional fast low angle shot (3D-FLASH), iPAT factor 2 and 3D-volumetric interpolated breathhold examination (VIBE), iPAT 3] sequences were acquired without and after bolus injection of gadolinium. Prospective evaluation of MRC was performed. Image quality of the different sequences was assessed qualitatively and quantitatively. The findings of the same day CC served as standard of reference. RESULTS: MRC identified all polyps >5 mm (16 of 16) in size and all carcinomas (4 of 4) correctly. Fifty percent of the small polyps =5 mm (4 of 8) were visualized by MRC. Diagnostic quality was excellent in 94% (384 of 408 colonic segments) using the 3D-FLASH and in 92% (376 of 408) for the VIBE. The 3D-FLASH sequence showed a 3-fold increase in signal-to-noise ratio (8 +/- 3.3 standard deviation (SD) in lesions without contrast enhancement (CE); 24.3 +/- 7.8 SD after CE). For the 3D-VIBE sequence, signal-to-noise ratio doubled in the detected lesions (147 +/- 54 SD without and 292 +/- 168 SD after CE). Although image quality was ranked lower in the VIBE, the image quality score of both sequences showed no statistical significant difference (chi > 0.6). CONCLUSIONS: MRC using 3D-GRE-sequences and iPAT is feasible at 3.0 T-systems. The high-resolution 3D-FLASH was slightly preferred over the 3D-VIBE because of better image quality, although both used sequences showed no statistical significant difference.
Resumo:
RATIONALE, AIMS AND OBJECTIVES: Heart failure (HF) is a severe chronic disease and impairs health-related quality of life (HRQL). While validated specific HRQL instruments are required for evaluation of treatment and rehabilitation in patients with HF, a single validated measure to document changes in HRQL for patients with different heart disease diagnoses would be invaluable. The purpose of this analysis was the psychometric analysis of the German MacNew Heart Disease Questionnaire (MacNew) in HF patients, which has previously been shown to be reliable and valid in patients with myocardial infarction, angina pectoris and arrhythmia. METHODS: We recruited 89 patients (61.7+/-11.5 years; 84.3% male) in two Austrian and one Swiss cardiology department with documented HF (effect sizes 28.9+/-10.1%). The self-administered MacNew, the Short Form-36 (SF-36) and the Hospital Anxiety and Depression Scale were completed. Internal consistency reliability (Cronbach's alpha), discriminative and evaluative validity were assessed. RESULTS: Cronbach's alpha exceeded 0.80. Each MacNew scale differentiated between patients with and without anxiety (3.9+/-1.0 vs. 5.3+/-0.8, all P<0.001), with and without depression (4.2+/-1.2 vs. 5.2+/-0.9 all P<0.03) and by the SF-36 health transition item (deteriorate=4.39, no change=4.95, improve=5.45, all P<0.02). Evaluative validity was demonstrated with effect sizes >0.70 for a subsample attending a 12-week outpatient rehabilitation programme. CONCLUSIONS: The German language version of the MacNew demonstrates consistently acceptable psychometric properties of reliability, validity and responsiveness in patients with documented HF. Together with previous documentation of reliability, validity and responsive, these findings strengthen the argument for the MacNew as a potential 'core' HRQL measure, at least in the German language.
Resumo:
INTRODUCTION: Impact on sexual function has received little attention in the medical literature for a long time. Because of the site of insertion of permanent tension free vaginal tape (TVT) the G spot might be affected or the tape might interfere with arousal and sensory stimulation. Recent studies have reported varying degrees of sexual impairment after TVT insertion ranging from 0% to 15% including dyspareunia. AIM: The aim of this study was to evaluate sexual function before and after suburethral sling removal due to postoperative female de novo dyspareunia. As a secondary outcome, general patients' satisfaction with their overall continence situation was assessed. PATIENTS AND METHODS: Between December 2005 and December 2007, we included 18 female patients who complained of de novo dyspareunia after suburethral sling insertion for urinary stress incontinence. All patients filled in an FSFI questionnaire prior to sling removal and at 3 months postoperatively. Additionally, all women were asked to estimate their general satisfaction regarding their continence situation using a Visual Analogue Scale (VAS) from 0 to 10, with 0 being the least satisfying situation and 10 being the most satisfying situation. All patients underwent gynaecological examination including ICS-pelvic organ prolapse staging (ICS-POP score). RESULTS: Of the 18 slings, ten were transobturator tapes (6 x TVT-O, 2 x Monarch, 2 x unknown) and eight were retropubic tapes (7 x TVT, 1 x SPARC). Desire, arousal, lubrication, satisfaction, and pain improved statistically significant. Orgasm scores were low with median scoring of 1.5 scores before and 1.0 scores after sling removal, and they did not change significantly after sling removal. The satisfaction rate deteriorated from a median of 7 (95% confidence interval [CI] 6.3-7.7) to a median of 4 (95% CI 3.7-5.1; p=0.99) but not statistically significant. CONCLUSIONS: Sexual function in patients with de novo dyspareunia is likely to improve after sling removal but not in all domains. Bladder function may deteriorate.
Resumo:
AIMS: To study if minimally invasive strabismus surgery (MISS) is suitable for rectus muscle reoperations. METHODS: The study presents a series of consecutive patients operated on by the same surgeon at Kantonsspital St Gallen, Switzerland with a novel MISS rectus muscle reoperation technique. Surgery is done by applying two small radial cuts along the muscle insertion. Through the tunnel obtained after muscle separation from surrounding tissue, a recession, advancement or plication is performed. RESULTS: In 62 eyes of 51 patients (age 35.4 (SD 16.3) years) a total of 86 horizontal rectus muscles were reoperated. On the average, the patients had 2.1 strabismus surgeries previously. Preoperative logMAR visual acuity was 0.38 (0.82) compared with 0.37 (0.83) at 6 months (p>0.1). On the first postoperative day, in the primary gaze position conjunctival and lid swelling and redness was hardly visible in 11 eyes, discrete in 15 eyes, moderate in 11 eyes and severe in 15 eyes. One corneal dellen and one corneal erosion occurred, which both quickly resolved. The preoperative deviation at distance for esodeviations (n = 15) of 12.5 (8.5) degrees decreased to 2.6 (7.8) degrees at 6 months (p<0.001). For near, a decrease from 12.0 (10.1) degrees to 2.9 (1.6) degrees was observed (p<0.001). The preoperative deviation at distance for exodeviations (n = 35) of -16.4 (8.5) degrees decreased to -7.9 (6.5) degrees at 6 months (p<0.005). For near, a decrease from -16.5 (11.4) degrees to -2.9 (1.5) degrees was observed (p<0.005). Within the first 6 months, only one patient had a reoperation. At month 6, in four patients a reoperation was planned or suggested by us because of unsatisfactory alignment. No patient experienced persistent diplopia or necessitated a reoperation because of double vision. Stereovision improved at month 6 compared with preoperatively (p<0.01). CONCLUSIONS: The study demonstrates that a small-cut, minimal dissection technique allows to perform rectus muscle reoperations. The MISS technique seems to reduce conjunctival and lid swelling in the direct postoperative period.