994 resultados para lyriikka - 1840-1860-luku
Resumo:
[ES] Este trabajo tiene como propósito realizar una primera aproximación al proceso histórico de ocupación de la geografía árida de Norteamérica (1860-1960) que integra la frontera norte de México con el sureste de los Estados Unidos. Se hace énfasis en el impacto general que en este proceso jugó la revolución industrial y tecno-científica que la acompañó y específicamente el papel desempeñado de la Gran Hidráulica en la explotación de los recursos hídricos a gran escala, habilitando el desarrollo productivo y social. Como parte del cambio histórico se expone también la emergencia de un moderno marco jurídico-institucional en torno al agua. Se cierra con la exposición de dos casos regionales para mostrar las crecientes rivalidades por los recursos hídricos ante sus nuevos usos modernos y su explotación intensiva, así como las diferentes modalidades de gestión resultantes y sus impactos en el largo plazo. [EN] This work aims to make a first approach to the historical process of occupation of the arid geography of North America (1860-1960) that integrates the northern border of Mexico with the southeast of the United States. Emphasis on the general impact that this process played the industrial and technoscientific revolution that accompanied it and specifically the role of the great hydraulic in the exploitation of large-scale water resources, enabling productive and social development. As part of the historic change is also the emergence of a modern legal- institutional framework around water. It closes with the exhibition of two regional cases to show the growing rivalries for water resources to its new modern uses and its intensive exploitation, as well as the different forms of management resulting and their impacts in the long term.
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[ES] En los años 1840-1865, el abordaje gubernamental del consumo de bebidas embriagantes transitó desde una perspectiva en que predominaba la visión de la moral pública, escandalizada por los excesos en la embriaguez, hacia otra en la que se impuso la necesidad de maximizar los ingresos fiscales derivados de la fabricación y venta de aguardiente y chicha. Este giro tiene como telón de fondo el tránsito del monopolio estatal de ambas bebidas al ámbito privado y la defensa que los pueblos de indios hicieron de su consumo, en un momento de transición social y económica hacia el Estado agroexportador cafetalero.
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[ES]Con el trabajo de investigación que presentamos tratamos de abordar la organización y gestión administrativa de la institución parroquial a través del estudio y análisis de los libros contables, la normativa aplicada, correspondencia y demás documentos relacionados con la administración de la parroquia, con el objeto de poner de manifiesto su estructura organizativa, el método contable aplicado, los cambios organizativos y su incidencia en los registros contables.
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Questa tesi parte da un evento “minore” della storia del XIX secolo per tendere, poi, ad alcuni obiettivi particolari. L’evento è costituito da uno strano funerale postumo, quello di Piero Maroncelli, carbonaro finito alla Spielberg, graziato, poi emigrato in Francia e in America, il cui corpo viene sepolto a New York nell’estate del 1846. Quarant’anni dopo, nel 1886, i resti di Maroncelli vengono esumati e – attraverso una “trafila” particolare, di cui è protagonista la Massoneria, da una sponda all’altra dell’Atlantico – solennemente trasferiti nella città natale di Forlì, dove vengono collocati nel pantheon del cimitero monumentale, inaugurato per l’occasione. Gli eventi celebrativi che si consumano a New York e a Forlì sono molto diversi fra loro, anche se avvengono quasi in contemporanea e sotto regie politiche ispirate dal medesimo radicalismo anticlericale. E’ chiaro che Maroncelli è un simbolo e un pretesto: simbolo di un’italianità transnazionale, composta di un “corpo” in transito, fuori dello spazio nazionale, ma appartenente alla patria (quella grande e quella piccola); pretesto per acquisire e rafforzare legami politici, mercè mobilitazioni di massa in un caso fondate sul festival, sulla festa en plein air, nell’altro sui rituali del cordoglio per i “martiri” dell’indipendenza. L’opportunità di comparare questi due contesti – l’Italia, colta nella sua periferia radicale e la New York della Tammany Hall -, non sulla base di ipotesi astratte, ma nella concretezza di un “caso di studio” reale e simultaneo, consente di riflettere sulla pervasività dell’ideologia democratica nella sua accezione ottocentesca, standardizzata dalla Massoneria, e, d’altro canto, sui riti del consenso, colti nelle rispettive tipicità locali. Un gioco di similitudini e di dissomiglianze, quindi. Circa gli obiettivi particolari – al di là della ricostruzione del “caso” Maroncelli -, ho cercato di sondare alcuni temi, proponendone una ricostruzione in primo luogo storiografica. Da un lato, il tema dell’esilio e del trapianto delle esperienze di vita e di relazione al di fuori del proprio contesto d’origine. Maroncelli utilizza, come strumento di identitario e di accreditamento, il fourierismo; la generazione appena successiva alla sua, grazie alla Giovine Italia, possiede già un codice interno, autoctono, cui fare riferimento; alla metà degli anni Cinquanta, ad esso si affiancherà, con successo crescente, la lettura “diplomatica” di ascendenza sabauda. Dall’altro, ho riflettuto sull’aspetto legato ai funerali politici, al cordoglio pubblico, al trasferimento postumo dei corpi. La letteratura disponibile, al riguardo, è assai ricca, e tale da consentire una precisa classificazione del “caso” Maroncelli all’interno di una tipologia della morte laica, ben delineata nell’Italia dell’Ottocento e del primo Novecento. E poi, ancora, ho preso in esame le dinamiche “festive” e di massa, approfondendo quelle legate al mondo dell’emigrazione italiana a Mew York, così distante nel 1886 dall’élite colta di quarant’anni prima, eppure così centrale per il controllo politico della città. Dinamiche alle quali fa da contrappunto, sul versante forlivese, la visione del mondo radicale e massonico locale, dominato dalla figura di Aurelio Saffi e dal suo tentativo di plasmare un’immagine morale e patriottica della città da lasciare ai posteri. Quasi un’ossessione, per il vecchio triumviro della Repubblica romana (morirà nel 1890), che interviene sulla toponomastica, sull’edilizia cemeteriale, sui pantheon civico, sui “ricordi” patriottici. Ho utilizzato fonti secondarie e di prima mano. Anche sulle prime, quantitativamente assai significative, mi sono misurata con un lavoro di composizione e di lettura comparata prima mai tentato. La giustapposizione di chiavi di lettura apparentemente distanti, ma giustificate dalla natura proteiforme e complicata del nostro “caso”, apre, a mio giudizio, interessanti prospettive di ricerca. Circa le fonti di prima mano, ho attinto ai fondi disponibili su Maroncelli presso la Biblioteca comunale di Forlì, alle raccolte del Grande Oriente d’Italia a Roma, a periodici italoamericani assai rari, sparsi in diverse biblioteche italiane, da Milano a Roma. Mi rendo conto che la quantità dei materiali reperiti, sovente molto eterogenei, avrebbero imposto una lettura delle fonti più accurata di quella che, in questa fase della ricerca, sono riuscita a condurre. E’ vero, però, che le suggestioni già recuperabili ad un’analisi mirata al contenuto principale – le feste, la propaganda, il cordoglio – consentono la tessitura di una narrazione non forzata, nella quale il ricordo della Repubblica romana viaggia da una sponda all’altra dell’Atlantica, insieme ai resti di Maroncelli; nella quale il rituale massonico funge da facilitatore e da “mediatore culturale”; nella quale, infine, il linguaggio patriottico e la koinè democratica trans-nazionale riescono incredibilmente a produrre o a incarnare identità. Per quanto tempo? La risposta, nel caso forlivese, è relativamente facile; in quello della “colonia” italiana di New York, presto alterata nella sua connotazione demografica dalla grande emigrazione transoceanica, le cose appaiono più complesse. E, tuttavia, nel 1911, cinquantesimo dell’Unità, qualcuno, nella grande metropoli americana, si sarebbe ricordato di Maroncelli, sia pure in un contesto e con finalità del tutto diverse rispetto al 1886: segno che qualcosa, sotto traccia, era sopravvissuto.
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Per Viollet-le-Duc lo “stile” «è la manifestazione di un ideale fondato su un principio» dove per principio si intende il principio d’ordine della struttura, quest’ultimo deve rispondere direttamente alla Legge dell’”unità” che deve essere sempre rispettata nell’ideazione dell’opera architettonica. A partire da questo nodo centrale del pensiero viollettiano, la presente ricerca si è posta come obiettivo quello dell’esplorazione dei legami fra teoria e prassi nell’opera di Viollet-le-Duc, nei quali lo “stile” ricorre come un "fil rouge" costante, presentandosi come una possibile inedita chiave di lettura di questa figura protagonista della storia del restauro e dell’architettura dell’Ottocento. Il lavoro di ricerca si é dunque concentrato su una nuova lettura dei documenti sia editi che inediti, oltre che su un’accurata ricognizione bibliografica e documentaria, e sullo studio diretto delle architetture. La ricerca archivistica si é dedicata in particolare sull’analisi sistematica dei disegni originali di progetto e delle relazioni tecniche delle opere di Viollet-le- Duc. A partire da questa prima ricognizione, sono stati selezionati due casi- studio ritenuti particolarmente significativi nell’ambito della tematica scelta: il progetto di restauro della chiesa della Madeleine a Vézelay (1840-1859) e il progetto della Maison Milon in rue Douai a Parigi (1857-1860). Attraverso il parallelo lavoro di analisi dei casi-studio e degli scritti di Viollet- le-Duc, si è cercato di verificare le possibili corrispondenze tra teoria e prassi operativa: confrontando i progetti sia con le opere teoriche, sia con la concreta testimonianza degli edifici realizzati.
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The American Geographical Society (AGS) serves as a case study for considering the nature of “gendered geography” in the nineteenth-century United States. This article links the ideals and programmatic interests of the society—which were fundamentally commercial in nature—with the personal subjectivity of its chief protagonist, Charles P. Daly, AGS president from 1864 until his death in 1899. Daly is presented as an “armchair explorer” who shifted the focus of the society away from statistical representations of the world toward the action packed narrative descriptions of the world supplied by embodied explorers in the field. The gender dynamics associated with the center versus the field provide a useful way to contrast both sides of Daly’s persona—as a scholar performing detached, careful study yet someone who also derived a great deal of personal authority by staging popular and dramatic spectacles in New York City, speechifying and presenting himself on stage at geographical society meetings with returning heroic explorers. Daly not only served as New York’ smost influential access point to the Arctic at the time, he also served as an important node in the reproduction of masculine culture in promotion of a particularly masculinist commercial geography. Key Words: American Geographical Society, Charles Patrick Daly, gender and geography, history of geography, masculinity.
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Civic Discipline argues that the story of the origins of American geography is a distinctly "New York story." Wealthy businessmen began America's first geographical society - the American Geographical Society - in 1851, inspired by what geographical knowledge of the globe could offer an expanding American commercial Empire at home and abroad. AGS meetings were spectacularly popular among the public and press. At them, geography was cast as a science in the service of the public and civic good. Meanwhile though, AGS men's spatial and financial "missions" became closely linked. They helped improve derelict spaces in New York City and weighed in on controversial scientific questions of the day in the Arctic, yet the geographical knowledge they advanced - such as in the American West and in Central Africa - also created enormous personal wealth. Civic Discipline shows that it was not just that historical events shaped geography, but rather, that geography shaped historical events.