Proposta metodologica per acquisizione e verificabilita di dati in rete trasmessi in maniera cifrata

Lo sviluppo di tecnologie informatiche e telematiche comporta di pari passo l’aumento di dispositivi informatici e di conseguenza la commissione di illeciti che richiedono l’uso di tecniche dell’informatica forense. Infatti, l'evoluzione della tecnologia ha permesso la diffusione di sistemi informatici connessi alla rete Internet sia negli uffici che nelle case di molte famiglie: il miglioramento notevole della velocità di connessione e della potenza dei dispositivi comporta l’uso di un numero sempre maggiore di applicazioni basate sul web 2.0, modificando lo schema classico d’uso del mezzo e passando da utente “lettore” a utente “produttore”: si potrebbe quasi porre la domanda “Chi non ha mai scritto un commento su un social network? Chi non ha mai caricato un video su una piattaforma di video sharing? Chi non ha mai condiviso un file su un sito?”. Il presente lavoro si propone di illustrare le problematiche dell’acquisizione del traffico di rete con particolare focus sui dati che transitano attraverso protocolli cifrati: infatti, l’acquisizione di traffico di rete si rende necessaria al fine di verificare il contenuto della comunicazione, con la conseguenza che diventa impossibile leggere il contenuto transitato in rete in caso di traffico cifrato e in assenza della chiave di decifratura. Per cui, operazioni banali nei casi di traffico in chiaro (come la ricostruzione di pagine html o fotografie) possono diventare estremamente impegnative, se non addirittura impossibile, quando non si sono previsti appositi accorgimenti e in assenza di idonei strumenti. Alla luce di tali osservazioni, il presente lavoro intende proporre una metodologia completa di acquisizione e uno strumento software che agevoli il lavoro di ricostruzione, e quindi verifica, dei dati contenuti nel traffico catturato, anche cifrato. Infine, verranno mostrati dei casi esemplificativi nei quali tale metodologia si rende opportuna (o meglio, necessaria) con test di ricostruzione dei dati eseguiti con il tool SSLTrafficReader.

Internet of things e integrazione nel web: Web of things

Internet of Things (IoT): tre parole che sintetizzano al meglio come la tecnologia abbia pervaso quasi ogni ambito della nostra vita. In questa tesi andrò a esplorare le soluzioni hardware e soprattutto software che si celano dietro allo sviluppo di questa nuova frontiera tecnologica, dalla cui combinazione con il web nasce il Web of Things, ovvero una visione globale, accessibile da qualsiasi utente attraverso i comuni mezzi di navigazione, dei servizi che ogni singolo smart device può offrire. Sarà seguito un percorso bottom-up partendo dalla descrizione fisica dei device e delle tecnologie abilitanti alla comunicazione thing to thing ed i protocolli che instaurano fra i device le connessioni. Proseguendo per l’introduzione di concetti quali middleware e smart gateway, sarà illustrata l’integrazione nel web 2.0 di tali device menzionando durante il percorso quali saranno gli scenari applicativi e le prospettive di sviluppo auspicabili.

Strumenti di monitoraggio di dati web non strutturati

Negli ultimi anni i documenti web hanno attratto molta attenzione, poiché vengono visti come un nuovo mezzo che porta quello che sono le esperienze ed opinioni di un individuo da una parte all'altra del mondo, raggiungendo quindi persone che mai si incontreranno. Ed è proprio con la proliferazione del Web 2.0 che l’attenzione è stata incentrata sul contenuto generato dagli utenti della rete, i quali hanno a disposizione diverse piattaforme sulle quali condividere i loro pensieri, opinioni o andare a cercarne di altrui, magari per valutare l’acquisto di uno smartphone piuttosto che un altro o se valutare l’opzione di cambiare operatore telefonico, ponderando quali potrebbero essere gli svantaggi o i vantaggi che otterrebbe modificando la sia situazione attuale. Questa grande disponibilità di informazioni è molto preziosa per i singoli individui e le organizzazioni, che devono però scontrarsi con la grande difficoltà di trovare le fonti di tali opinioni, estrapolarle ed esprimerle in un formato standard. Queste operazioni risulterebbero quasi impossibili da eseguire a mano, per questo è nato il bisogno di automatizzare tali procedimenti, e la Sentiment Analysis è la risposta a questi bisogni. Sentiment analysis (o Opinion Mining, come è chiamata a volte) è uno dei tanti campi di studio computazionali che affronta il tema dell’elaborazione del linguaggio naturale orientato all'estrapolazione delle opinioni. Negli ultimi anni si è rilevato essere uno dei nuovi campi di tendenza nel settore dei social media, con una serie di applicazioni nel campo economico, politico e sociale. Questa tesi ha come obiettivo quello di fornire uno sguardo su quello che è lo stato di questo campo di studio, con presentazione di metodi e tecniche e di applicazioni di esse in alcuni studi eseguiti in questi anni.

Realizzazione di un sistema per l’incremento della leggibilità dei contenuti Web Testuali

Nel primo capitolo parleremo dell'accessibilità ai siti web siccome con la crescita dei contenuti multimediali e dei contenuti dinamici, non vengono sempre presi in causa le disabilità che una persona può avere nel visualizzare determinati contenuti. Si tratterà di crescita del web 2.0 e nascita del web 3.0. La transcodifica dei contenuti e i problemi che ogni persona in base alla sua disabilità può riscontrare usando apparecchi differenti per l'accesso ai dati. Parleremo dell'evoluzione dell'uso dei siti in versione mobile cosi da fare un paragono con l'usabilità tra desktop e mobile. Nel secondo capitolo andremo ad analizzare tutte le specifiche che siamo andati a prendere in considerazione per lo sviluppo di questa estensione. Guarderemo quali sono le motivazioni che ci hanno portato allo sviluppo di un'estensione di questo tipo. Verranno anche descritte tutte le scelte progettuali prese in via di sviluppo per migliorare l'usabilità e l'utilizzo dei dati raccolti, per fornire un servizio più efficiente all'utente. Nel terzo capitolo andremo a spiegare tutta l'implementazione effettuata per ExTraS con tutte le funzionalità considerate e scelte in base ai problemi più importanti di accessibilità attualmente riscontrati nel mondo del web da persone con diversi gradi di disabilità. Le principali disabilità che vengono prese in considerazione per l'utilizzo di questo addon sono persone che soffrono di ipovisione, daltonismo. L'ultimo paragrafo di questo capitolo descriverà test effettuati con utenti reali e con utenti simulati. Il test con utenti simulati è stato effettuato grazie al lavoro di tesi effettuato da Alberto Fariselli il quale ha integrato ExTraS creando un simulatore basato sul Q-learning.

Stem cell-based therapeutic applications in retinal degenerative diseases

Retinal degenerative diseases that target photoreceptors or the adjacent retinal pigment epithelium (RPE) affect millions of people worldwide. Retinal degeneration (RD) is found in many different forms of retinal diseases including retinitis pigmentosa (RP), age-related macular degeneration (AMD), diabetic retinopathy, cataracts, and glaucoma. Effective treatment for retinal degeneration has been widely investigated. Gene-replacement therapy has been shown to improve visual function in inherited retinal disease. However, this treatment was less effective with advanced disease. Stem cell-based therapy is being pursued as a potential alternative approach in the treatment of retinal degenerative diseases. In this review, we will focus on stem cell-based therapies in the pipeline and summarize progress in treatment of retinal degenerative disease.

The S-1/S-2 exciton interaction in 2-pyridone center dot 6-methyl-2-pyridone: Davydov splitting, vibronic coupling, and vibronic quenching

The excitonic splitting between the S-1 and S-2 electronic states of the doubly hydrogen-bonded dimer 2-pyridone center dot 6-methyl-2-pyridone (2PY center dot 6M2PY) is studied in a supersonic jet, applying two-color resonant two-photon ionization (2C-R2PI), UV-UV depletion, and dispersed fluorescence spectroscopies. In contrast to the C-2h symmetric (2-pyridone) 2 homodimer, in which the S-1 <- S-0 transition is symmetry-forbidden but the S-2 <- S-0 transition is allowed, the symmetry-breaking by the additional methyl group in 2PY center dot 6M2PY leads to the appearance of both the S-1 and S-2 origins, which are separated by Delta(exp) = 154 cm(-1). When combined with the separation of the S-1 <- S-0 excitations of 6M2PY and 2PY, which is delta = 102 cm(-1), one obtains an S-1/S-2 exciton coupling matrix element of V-AB, el = 57 cm(-1) in a Frenkel-Davydov exciton model. The vibronic couplings in the S-1/S-2 <- S-0 spectrum of 2PY center dot 6M2PY are treated by the Fulton-Gouterman single-mode model. We consider independent couplings to the intramolecular 6a' vibration and to the intermolecular sigma' stretch, and obtain a semi-quantitative fit to the observed spectrum. The dimensionless excitonic couplings are C(6a') = 0.15 and C(sigma') = 0.05, which places this dimer in the weak-coupling limit. However, the S-1/S-2 state exciton splittings Delta(calc) calculated by the configuration interaction singles method (CIS), time-dependent Hartree-Fock (TD-HF), and approximate second-order coupled-cluster method (CC2) are between 1100 and 1450 cm(-1), or seven to nine times larger than observed. These huge errors result from the neglect of the coupling to the optically active intra-and intermolecular vibrations of the dimer, which lead to vibronic quenching of the purely electronic excitonic splitting. For 2PY center dot 6M2PY the electronic splitting is quenched by a factor of similar to 30 (i.e., the vibronic quenching factor is Gamma(exp) = 0.035), which brings the calculated splittings into close agreement with the experimentally observed value. The 2C-R2PI and fluorescence spectra of the tautomeric species 2-hydroxypyridine center dot 6-methyl-2-pyridone (2HP center dot 6M2PY) are also observed and assigned. (C) 2011 American Institute of Physics.

Agonist specific L-type Ca(2+)-current stimulation in ventricular myocytes by a novel steroid-like compound

In cardiac muscle the amplitude of Ca(2+) transients can be increased by enhancing Ca(2+) influx. Among the processes leading to increased Ca(2+) influx, agonists of the L-type Ca(2+)-channel can play an important role. Known pharmacological Ca(2+)-channel agonists act on different binding sites on the channel protein, which may lead not only to enhanced peak currents, but also to distinct changes in other biophysical characteristics of the current. In this study, membrane currents were recorded with the patch-clamp technique in the whole-cell configuration in guinea pig isolated ventricular myocytes in combination with confocal fluorescence Ca(2+) imaging techniques and a variety of pharmacological tools. Testing a new positive inotropic steroid-like compound, we found that it increased the L-type Ca(2+)-current by 2.5-fold by shifting the voltage-dependence of activation by 20.2 mV towards negative potentials. The dose-response relationship revealed two vastly different affinities (EC(50(high-affinity))=4.5+/-1.7 nM, EC(50(low-affinity))=8.0+/-1.1 microM) exhibiting differential pharmacological interactions with three classes of Ca(2+)-current antagonists, suggesting more than one binding site on the channel protein. Therefore, we identified and characterized a novel positive inotropic compound (F90927) as a member of a new class of Ca(2+)-channel agonists exhibiting unique features, which set it apart from other presently known L-type Ca(2+)-channel agonists.

Factors associated with the incidence of type 2 diabetes mellitus in HIV-infected participants in the Swiss HIV Cohort Study

BACKGROUND: Human immunodeficiency virus (HIV)-infected persons may be at increased risk for developing type 2 diabetes mellitus because of viral coinfection and adverse effects of treatment. METHODS: We studied associations of new-onset diabetes mellitus with hepatitis B virus and hepatitis C virus coinfections and antiretroviral therapy in participants in the Swiss HIV Cohort Study, using Poisson regression. RESULTS: A total of 123 of 6513 persons experienced diabetes mellitus during 27,798 person-years of follow-up (PYFU), resulting in an incidence of 4.4 cases per 1000 PYFU (95% confidence interval [CI], 3.7-5.3 cases per 1000 PYFU). An increased incidence rate ratio (IRR) was found for male subjects (IRR, 2.5; 95% CI, 1.5-4.2), older age (IRR for subjects >60 years old, 4.3; 95% CI, 2.3-8.2), black (IRR, 2.1; 95% CI, 1.1-4.0) and Asian (IRR, 4.9; 95% CI, 2.2-10.9) ethnicity, Centers for Disease Control and Prevention disease stage C (IRR, 1.6; 95% CI, 1.04-2.4), and obesity (IRR, 4.7; 95% CI, 3.1-7.0), but results for hepatitis C virus infection or active hepatitis B virus infection were inconclusive. Strong associations were found for current treatment with nucleoside reverse-transcriptase inhibitors (IRR, 2.22; 95% CI, 1.11-4.45), nucleoside reverse-transcriptase inhibitors plus protease inhibitors (IRR, 2.48; 95% CI, 1.42-4.31), and nucleoside reverse-transcriptase inhibitors plus protease inhibitors and nonnucleoside reverse-transcriptase inhibitors (IRR, 3.25; 95% CI, 1.59-6.67) but were not found for treatment with nucleoside reverse-transcriptase inhibitors plus nonnucleoside reverse-transcriptase inhibitors (IRR, 1.47; 95% CI, 0.77-2.82). CONCLUSIONS: In addition to traditional risk factors, current treatment with protease inhibitor- and nucleoside reverse-transcriptase inhibitor-containing regimens was associated with the risk of developing type 2 diabetes mellitus. Our study did not find a significant association between viral hepatitis infection and risk of incident diabetes.

CompAS: A new approach to commonality and variability analysis with applications in computer assisted orthopaedic surgery

In rapidly evolving domains such as Computer Assisted Orthopaedic Surgery (CAOS) emphasis is often put first on innovation and new functionality, rather than in developing the common infrastructure needed to support integration and reuse of these innovations. In fact, developing such an infrastructure is often considered to be a high-risk venture given the volatility of such a domain. We present CompAS, a method that exploits the very evolution of innovations in the domain to carry out the necessary quantitative and qualitative commonality and variability analysis, especially in the case of scarce system documentation. We show how our technique applies to the CAOS domain by using conference proceedings as a key source of information about the evolution of features in CAOS systems over a period of several years. We detect and classify evolution patterns to determine functional commonality and variability. We also identify non-functional requirements to help capture domain variability. We have validated our approach by evaluating the degree to which representative test systems can be covered by the common and variable features produced by our analysis.

Leveraging Informality Within eLearning

The next generation of learners expect more informality in learning. Formal learning systems such as traditional LMS systems no longer meet the needs of a generation of learners used to Twitter and Facebook, social networking and user-generated content. Regardless of this, however, formal content and learning models are still important and play a major role in educating learners, particularly in enterprise. The eLite project at DERI addressed this emerging dichotomy of learning styles, reconciling the traditional with the avant garde by using innovative technology to add informal learning capabilities to formal learning architectures.

“Advertising Psychology – The Blog Seminar”.

The aim of the web-based course “Advertising Psychology – The Blog Seminar” was to offer a contemporary teaching design using typical Web 2.0 characteristics such as comments, discussions and social media integration which covers facebook and Twitter support, as nowadays, this is a common part of students’ everyday life. This weblog (blog)-based seminar for Advertising Psychology was set up in order to make the course accessible to students from different campuses in the Ruhr metropolitan area. The technical aspect of the open-source content management system Drupal 6.0 and the didactical course structure, based on Merrill’s five first principles of instruction, are introduced. To date, this blog seminar has been conducted three times with a total of 84 participants, who were asked to rate the course according to the benefits of different didactical elements and with regard to Kirkpatrick’s levels of evaluation model. This model covers a) reactions such as reported enjoyment, perceived usefulness and perceived difficulty, and b) effects on learning through the subjectively reported increase in knowledge and attitude towards the seminar. Overall, the blog seminar was evaluated very positively and can be considered as providing support for achieving the learning objectives. However, a successful blended learning approach should always be tailored to the learning contents and the environment.

Over two decades of blended and online physics courses at Michigan State University

In Fall 1992, our first physics course offered online homework. Over two decades later, we have seven physics courses online, spanning the whole range of introductory course offerings, with a total of over 1600 students in 2014. We found that several of the the purely online courses had better learning success than traditional lecture courses, as measured by exam scores. Particularly successful were online materials with embedded assessment. This result can be interpreted in different ways, but may serve as an indicator that during in-class lectures, we are oftentimes not taking advantage of the fact that we have the students on-site.

Rahmenwerk für zielgruppenorientiertes Blended E-Learning im MINT-Bereich im Kontext des Lebenslangen Lernens

Das heutige Leben der Menschen ist vom Internet durchdrungen, kaum etwas ist nicht „vernetzt“ oder „elektronisch verfügbar“. Die Welt befindet sich im Wandel, die „Informationsgesellschaft“ konsumiert in Echtzeit Informationen auf mobilen Endgeräten, unabhängig von Zeit und Ort. Dies gilt teilweise auch für den Aus- und Weiterbildungssektor: Unter „E-Learning“ versteht man die elektronische Unterstützung des Lernens. Gelernt wird „online“; Inhalte sind digital verfügbar. Zudem hat sich die Lebenssituation der sogenannten „Digital Natives“, der jungen Individuen in der Informationsgesellschaft, verändert. Sie fordern zeitlich und räumlich flexible Ausbildungssysteme, erwarten von Bildungsinstitutionen umfassende digitale Verfügbarkeit von Informationen und möchten ihr Leben nicht mehr Lehr- und Zeitplänen unterordnen – das Lernen soll zum eigenen Leben passen, lebensbegleitend stattfinden. Neue „Lernszenarien“, z.B. für alleinerziehende Teilzeitstudierende oder Berufstätige, sollen problemlos möglich werden. Dies soll ein von der europäischen Union erarbeitetes Paradigma leisten, das unter dem Terminus „Lebenslanges Lernen“ zusammengefasst ist. Sowohl E-Learning, als auch Lebenslanges Lernen gewinnen an Bedeutung, denn die (deutsche) Wirtschaft thematisiert den „Fachkräftemangel“. Die Nachfrage nach speziell ausgebildeten Ingenieuren im MINT-Bereich soll schnellstmöglich befriedigt, die „Mitarbeiterlücke“ geschlossen werden, um so weiterhin das Wachstum und den Wohlstand zu sichern. Spezielle E-Learning-Lösungen für den MINT-Bereich haben das Potential, eine schnelle sowie flexible Aus- und Weiterbildung für Ingenieure zu bieten, in der Fachwissen bezogen auf konkrete Anforderungen der Industrie vermittelt wird. Momentan gibt es solche Systeme allerdings noch nicht. Wie sehen die Anforderungen im MINT-Bereich an eine solche E-Learning-Anwendung aus? Sie muss neben neuen Technologien vor allem den funktionalen Anforderungen des MINTBereichs, den verschiedenen Zielgruppen (wie z.B. Bildungsinstitutionen, Lerner oder „Digital Natives“, Industrie) und dem Paradigma des Lebenslangen Lernens gerecht werden, d.h. technische und konzeptuelle Anforderungen zusammenführen. Vor diesem Hintergrund legt die vorliegende Arbeit ein Rahmenwerk für die Erstellung einer solchen Lösung vor. Die praktischen Ergebnisse beruhen auf dem Blended E-Learning-System des Projekts „Technische Informatik Online“ (VHN-TIO).