998 resultados para Angelico, fra, approximately 1400-1455.


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Il seguente elaborato dal titolo "La moschea attraverso il tempo: fra tradizione e contemporaneità" offre un'analisi architettonica della Moschea della Luce di Dubai, presa come campione e progettata da Sumaya Dabbagh, prima donna architetto degli Emirati Arabi Uniti ad aver preso in carico l'ideazione di un luogo di culto islamico. L'elaborato include, inoltre, un'ampia sezione sugli elementi principali che caratterizzano la moschea tradizionale per poi metterla a confronto con quella campione.

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La Grecia e la Cina, per quanto distanti geograficamente e culturalmente, hanno svolto entrambe un ruolo fondamentale nello sviluppo della cultura mondiale, in occidente una e in oriente l’altra. Uno dei linguaggi che ha accumunato queste due civiltà è il teatro. L’elaborato pone a confronto il teatro greco e il teatro cinese attraverso un’analisi che, partendo dalle origini, si sofferma sull’etimologia della parola teatro nelle due lingue e sull’evoluzione di quest’arte nelle due culture, per poi passare attraverso gli elementi caratterizzanti lo spettacolo, quali le tematiche trattate, i personaggi e gli oggetti di scena utilizzati, fino a giungere al ruolo svolto dagli artisti e dal teatro all’interno delle due civiltà e al recente punto d’incontro tra tragedia greca e dramma cinese.

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A partire dal problema di orbit determination per una sonda in deep-space, la tesi si concentra su sviluppo e confronto di algoritmi di stima della frequenza di segnali analitici per la verifica delle loro performance di accuratezza nella generazione di osservabili doppler. Le tecniche poste a confronto appartengono a due categorie: due tempo-discrete ed una spettrale; in particolare si vuole valutare come la modellazione ARMA dei segnali possa beneficiare le prime al punto da poterle considerare alternative all'altezza degli standard del settore aerospaziale.

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La tesi ha lo scopo di illustrare come sia possibile l’applicazione del metodo biodinamico prendendo come caso studio Tenuta Mara, un’azienda situata nelle colline riminesi. Dapprima viene analizzato il pensiero di Rudolf Steiner, ideatore della teoria che, attraverso le otto conferenze tenute nel 1924 a Koberwitz, rende noti i risultati delle sue ricerche sperimentali avviate nel 1922, derivate da una visione del mondo dove le forze cosmiche, i pianeti e le costellazioni creano un equilibrio tra loro, dove l’uomo si integra pienamente rispettando i voleri della terra. Viene anche affrontata una parte relativa al quadro normativo, facendo un excursus dal marchio Demeter del 1927, al primo Regolamento CEE 2092/ 91 relativo al biologico, fino alla recente legge n. 23 del 9 Marzo 2022 in Italia. Si passa così da una prima parte teorica alla seconda, dove questa viene messa in pratica. Tenuta Mara ha fatto dell’attenzione verso la sostenibilità, riguardante i materiali ecologici utilizzati nella struttura, del risparmio energetico su tutto il processo produttivo e della gestione delle acque consapevoli i propri punti cardine. Le pratiche della viticoltura biodinamica si fondono con la passione per il vino, per l’arte e la musica, con la decisione di ridurre al minimo l’intervento dell’uomo durante tutto il processo enologico, dando alla natura il potere di sceglierne il percorso. Attraverso il supporto dell’enologo viene compreso appieno lo spirito della Tenuta, ponendo particolare attenzione sul processo di vinificazione in bianco per la produzione del Maramato, un vino color del rame, derivato dalle uve di Sangiovese.

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Associare nomi propri a volti di persona è un compito importante, fondamentale nella quotidianità di tutti i giorni. Nonostante questa operazione avvenga quasi sempre in maniera automatica, essa coinvolge una rete neurale complessa ed articolata. Diversi studi offrono strategie che possono aiutare in questo compito; in particolare, è stato riportato che rafforzare i nomi con stimoli cross-modali, ossia presentando più input sensoriali esterni contemporaneamente, può costituire un vantaggio per il recupero in memoria dei nomi stessi. Lo scopo di questa tesi è stato quello di svolgere un’analisi di sensibilità tramite un modello neuro-computazionale su MatLab di ispirazione biologica. Nello specifico sono stati considerati due macro-network: uno per i volti, l’altro per i nomi propri; quest’ultimo in particolare a sua volta si compone di tre aree uni-sensoriali, ciascuna delle quali corrisponde ad un modo specifico con cui codificare un nome (traccia audio, lip reading, name tag). Questi network sono stati dunque implementati attraverso una configurazione articolata su due strati: si potrebbe infatti pensare alla fase di addestramento, basata su un algoritmo hebbiano, come un primo layer del processo, seguito così da un secondo layer, dato invece dalla fase di utilizzo. Dalle simulazioni svolte sembra emergere che addestrare in maniera efficiente le connessioni fra le aree uni-sensoriali dei nomi, ricreando così un'integrazione multi-sensoriale, sia un fattore fondamentale per favorire non solo il ricordo di un nome in sé, ma anche processi mnemonici-associativi che coinvolgono anche lo stimolo visivo di un volto. Le evidenze prodotte risultano inoltre qualitativamente coerenti con analoghi esperimenti in vivo.

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L’inquinamento olfattivo, negli ultimi anni, ha acquisito rilevanza a livello istituzionale e varie Regioni italiane hanno adottato Regolamenti e Linee Guida in materia. Queste, individuano gli studi di impatto olfattivo come strumenti per valutare la necessità di interventi correttivi, a seguito di simulazioni effettuate con modelli di dispersione atmosferica. In studi di primo livello uno dei modelli utilizzabili è quello gaussiano, con cui vengono ricercate le concentrazioni di inquinante massime possibili nelle situazioni di simulazione considerate, a scopo di screening. In questo elaborato gli output di queste simulazioni saranno confrontati e correlati con quelli ottenuti da un modello di dispersione non stazionario di tipo lagrangiano a particelle, utilizzato invece negli studi di impatto olfattivo di secondo livello. Le variabili studiate sono state la concentrazione odorigena di picco, confrontata con il 98° percentile delle concentrazioni di picco orario su base annua, e la relativa distanza dalla sorgente. Il setting sperimentale presume una singola sorgente puntiforme, di cui è stata variata l’altezza della ciminiera. Per tutte le altezze emissive considerate, ogni run di simulazione è stato effettuato con entrambi i modelli. Le operazioni di regressione eseguite sugli output così ottenuti, hanno evidenziato delle buone funzioni di correlazione per entrambe le variabili considerate, valutate attraverso il parametro R2. Questo permette un’analisi di impatto olfattivo di primo livello molto più accurata, poiché, utilizzando all’atto pratico un modello di tipo gaussiano, si possono stimare da esso i risultati che si sarebbero ottenuti con l’applicazione di quello lagrangiano, più complesso e in linea con quanto richiesto dalla normativa. Si ottengono, quindi, valutazioni di impatto più aderenti al territorio analizzato senza, tuttavia, la necessità di utenti con competenze tecniche specifiche e di strumenti informatici con potenze di calcolo molto elevate.

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Il presente elaborato di tesi riguarda uno studio che è stato portato avanti durante il tirocinio curriculare svolto nell’ufficio Engineering di Marchesini Group S.p.A., azienda leader nella produzione di macchine automatiche per il packaging di prodotti farmaceutici e cosmetici. Dopo aver riscontrato alcune criticità nelle modalità con le quali vengono attualmente pianificate e gestite le risorse appartenenti ai team produttivi e con le quali vengono valutati i carichi di lavoro, si sono elaborati dei modelli e degli strumenti che permettono di migliorare ed ottimizzare l’assegnazione delle risorse ai gruppi e di visualizzare in tempo reale la distribuzione dell’impegno di lavoro dei reparti in relazione alla disponibilità in produzione. Le proposte supportano il trend dell’attuale contesto produttivo di garantire un elevato livello di servizio al cliente rispettandone le richieste e i tempi stabiliti. Difatti, un’assegnazione corretta delle risorse in produzione consente di ridurre i ritardi e le inefficienze e, di conseguenza, di migliorare i lead time. In aggiunta, una correlazione chiara e strutturata fra le risorse e gli obiettivi raggiungibili permette di conseguire con maggiore sicurezza i risultati economici stabiliti, evitando di perdere parte del valore potenzialmente collaudabile.

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Il presente studio ha l'obiettivo di individuare una soluzione per l'elevata incidentalità di un'intersezione situata nel comune di Langhirano (PR). L'utilizzo di una rotatoria si rende necessario per poter moderare le velocità di approccio all'intersezione e avere una situazione molto più accettabile dal punto di vista della collettività sia da un punto di vista del costo sociale affrontato dalla collettività stessa e dall'Amministrazione Locale, sia dal punto di vista dell'inquinamento ambientale. Lo studio si compone di tutte le fasi progettuali necessarie per il progetto di un'intersezione a rotatoria e, avendo a disposizione i dati di traffico ricavati da rilievi, si è svolta una simulazione di traffico per simulare gli effetti dell'intervento e confrontare la situazione attuale con quella di progetto. Sono inoltre allegati tutti gli elaborati progettuali necessari per poter configurare il presente studio come un progetto preliminare.

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A miniaturised gas analyser is described and evaluated based on the use of a substrate-integrated hollow waveguide (iHWG) coupled to a microsized near-infrared spectrophotometer comprising a linear variable filter and an array of InGaAs detectors. This gas sensing system was applied to analyse surrogate samples of natural fuel gas containing methane, ethane, propane and butane, quantified by using multivariate regression models based on partial least square (PLS) algorithms and Savitzky-Golay 1(st) derivative data preprocessing. The external validation of the obtained models reveals root mean square errors of prediction of 0.37, 0.36, 0.67 and 0.37% (v/v), for methane, ethane, propane and butane, respectively. The developed sensing system provides particularly rapid response times upon composition changes of the gaseous sample (approximately 2 s) due the minute volume of the iHWG-based measurement cell. The sensing system developed in this study is fully portable with a hand-held sized analyser footprint, and thus ideally suited for field analysis. Last but not least, the obtained results corroborate the potential of NIR-iHWG analysers for monitoring the quality of natural gas and petrochemical gaseous products.

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The metabolic enzyme fatty acid synthase (FASN) is responsible for the endogenous synthesis of palmitate, a saturated long-chain fatty acid. In contrast to most normal tissues, a variety of human cancers overexpress FASN. One such cancer is cutaneous melanoma, in which the level of FASN expression is associated with tumor invasion and poor prognosis. We previously reported that two FASN inhibitors, cerulenin and orlistat, induce apoptosis in B16-F10 mouse melanoma cells via the intrinsic apoptosis pathway. Here, we investigated the effects of these inhibitors on non-tumorigenic melan-a cells. Cerulenin and orlistat treatments were found to induce apoptosis and decrease cell proliferation, in addition to inducing the release of mitochondrial cytochrome c and activating caspases-9 and -3. Transfection with FASN siRNA did not result in apoptosis. Mass spectrometry analysis demonstrated that treatment with the FASN inhibitors did not alter either the mitochondrial free fatty acid content or composition. This result suggests that cerulenin- and orlistat-induced apoptosis events are independent of FASN inhibition. Analysis of the energy-linked functions of melan-a mitochondria demonstrated the inhibition of respiration, followed by a significant decrease in mitochondrial membrane potential (ΔΨm) and the stimulation of superoxide anion generation. The inhibition of NADH-linked substrate oxidation was approximately 40% and 61% for cerulenin and orlistat treatments, respectively, and the inhibition of succinate oxidation was approximately 46% and 52%, respectively. In contrast, no significant inhibition occurred when respiration was supported by the complex IV substrate N,N,N',N'-tetramethyl-p-phenylenediamine (TMPD). The protection conferred by the free radical scavenger N-acetyl-cysteine indicates that the FASN inhibitors induced apoptosis through an oxidative stress-associated mechanism. In combination, the present results demonstrate that cerulenin and orlistat induce apoptosis in non-tumorigenic cells via mitochondrial dysfunction, independent of FASN inhibition.

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Congenital muscular dystrophy with laminin α2 chain deficiency (MDC1A) is one of the most severe forms of muscular disease and is characterized by severe muscle weakness and delayed motor milestones. The genetic basis of MDC1A is well known, yet the secondary mechanisms ultimately leading to muscle degeneration and subsequent connective tissue infiltration are not fully understood. In order to obtain new insights into the molecular mechanisms underlying MDC1A, we performed a comparative proteomic analysis of affected muscles (diaphragm and gastrocnemius) from laminin α2 chain-deficient dy(3K)/dy(3K) mice, using multidimensional protein identification technology combined with tandem mass tags. Out of the approximately 700 identified proteins, 113 and 101 proteins, respectively, were differentially expressed in the diseased gastrocnemius and diaphragm muscles compared with normal muscles. A large portion of these proteins are involved in different metabolic processes, bind calcium, or are expressed in the extracellular matrix. Our findings suggest that metabolic alterations and calcium dysregulation could be novel mechanisms that underlie MDC1A and might be targets that should be explored for therapy. Also, detailed knowledge of the composition of fibrotic tissue, rich in extracellular matrix proteins, in laminin α2 chain-deficient muscle might help in the design of future anti-fibrotic treatments. All MS data have been deposited in the ProteomeXchange with identifier PXD000978 (http://proteomecentral.proteomexchange.org/dataset/PXD000978).

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The segment of the world population showing permanent or temporary lactose intolerance is quite significant. Because milk is a widely consumed food with an high nutritional value, technological alternatives have been sought to overcome this dilemma. Microfiltration combined with pasteurization can not only extend the shelf life of milk but can also maintain the sensory, functional, and nutritional properties of the product. This studied developed a pasteurized, microfiltered, lactose hydrolyzed (delactosed) skim milk (PMLHSM). Hydrolysis was performed using β-galactosidase at a concentration of 0.4mL/L and incubation for approximately 21h at 10±1°C. During these procedures, the degree of hydrolysis obtained (>90%) was accompanied by evaluation of freezing point depression, and the remaining quantity of lactose was confirmed by HPLC. Milk was processed using a microfiltration pilot unit equipped with uniform transmembrane pressure (UTP) ceramic membranes with a mean pore size of 1.4 μm and UTP of 60 kPa. The product was submitted to physicochemical, microbiological, and sensory evaluations, and its shelf life was estimated. Microfiltration reduced the aerobic mesophilic count by more than 4 log cycles. We were able to produce high-quality PMLHSM with a shelf life of 21 to 27d when stored at 5±1°C in terms of sensory analysis and proteolysis index and a shelf life of 50d in regard to total aerobic mesophile count and titratable acidity.

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A tracer experiment is carried out with transgenic T (variety M 7211 RR) and non-transgenic NT (variety MSOY 8200) soybean plants to evaluate if genetic modification can influence the uptake and translocation of Fe. A chelate of EDTA with enriched stable (57)Fe is applied to the plants cultivated in vermiculite plus substrate and the (57)Fe acts as a tracer. The exposure of plants to enriched (57)Fe causes the dilution of the natural previously existing Fe in the plant compartments and then the changed Fe isotopic ratio ((57)Fe/(56)Fe) is measured using a quadrupole-based inductively coupled plasma mass spectrometer equipped with a dynamic reaction cell (DRC). Mathematical calculations based on the isotope dilution methodology allow distinguishing the natural abundance Fe from the enriched Fe (incorporated during the experiment). The NT soybean plants acquire higher amounts of Fe from natural abundance (originally present in the soil) and from enriched Fe (coming from the (57)Fe-EDTA during the experiment) than T soybean ones, demonstrating that the NT soybean plants probably absorb higher amounts of Fe, independently of the source. The percentage of newly incorporated Fe (coming from the treatment) was approximately 2.0 and 1.1% for NT and T soybean plants, respectively. A higher fraction (90.1%) of enriched Fe is translocated to upper parts, and a slightly lower fraction (3.8%) is accumulated in the stems by NT plants than by T ones (85.1%; 5.1%). Moreover, in both plants, the Fe-EDTA facilitates the transport and translocation of Fe to the leaves. The genetic modification is probably responsible for differences observed between T and NT soybean plants.

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The present study analyzed metallothionein (MT) excretion from liver to bile in Nile Tilapia (Oreochromis niloticus) exposed to sub-lethal copper concentrations (2mgL(-1)) in a laboratory setting. MTs in liver and bile were quantified by spectrophotometry after thermal incubation and MT metal-binding profiles were characterized by size exclusion high performance liquid chromatography coupled to ICP-MS (SEC-HPLC-ICP-MS). Results show that liver MT is present in approximately 250-fold higher concentrations than bile MT in non-exposed fish. Differences between the MT profiles from the control and exposed group were observed for both matrices, indicating differential metal-binding behavior when comparing liver and bile MT. This is novel data regarding intra-organ MT comparisons, since differences between organs are usually present only with regard to quantification, not metal-binding behavior. Bile MT showed statistically significant differences between the control and exposed group, while the same did not occur with liver MT. This indicates that MTs synthesized in the liver accumulate more slowly than MTs excreted from liver to bile, since the same fish presented significantly higher MT levels in liver when compared to bile. We postulate that bile, although excreted in the intestine and partially reabsorbed by the same returning to the liver, may also release MT-bound metals more rapidly and efficiently, which may indicate an efficient detoxification route. Thus, we propose that the analysis of bile MTs to observe recent metal exposure may be more adequate than the analysis of liver MTs, since organism responses to metals are more quickly observed in bile, although further studies are necessary.

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Here, we describe our experience with different therapeutic modalities used to treat cystic lymphangiomas in children in our hospital, including single therapy with OK-432, bleomycin and surgery, and a combination of the three modalities. We performed a retrospective, cross-sectional study including patients treated from 1998 to 2011. The effects on macrocystic lymphangiomas and adverse reactions were evaluated. Twenty-nine children with cystic lymphangiomas without any previous treatment were included. Under general anesthesia, patients given sclerosing agents underwent puncture of the lesion (guided by ultrasound when necessary) and complete aspiration of the intralesional liquid. The patients were evaluated with ultrasound and clinical examinations for a maximum follow-up time of 4 years. The proportions of patients considered cured after the first therapeutic approach were 44% in the surgery group, 29% in the bleomycin group and 31% in the OK-432 group. These proportions were not significantly different. Sequential treatment increased the rates of curative results to 71%, 74% and 44%, respectively, after the final treatment, which in our case was approximately 1.5 applications per patient. The results of this study indicate that most patients with cystic lymphangiomas do not show complete resolution after the initial therapy, regardless of whether the therapy is surgical or involves the use of sclerosing agents. To achieve complete resolution of the lesions, either multiple operations or a combination of surgery and sclerotherapy must be used and should be tailored to the characteristics of each patient.