974 resultados para performance-art, arte russa, traduzione


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Pós-graduação em Artes - IA

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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The o bjective of this dissertation is to present a theoretical essay on the importance of makeup in the creation of characters through the review of The Curious Case of Benjamin Button, a movie directed by David Fincher based on a short-story by F. Scott Fitzgerald. This thesis makes an historica loverview of makeup, including a discussion on its evolution and importance to visual arts, as a background to the analyses of the proposed movie

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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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This study aimed to examine the reverse engineering and respond to a concern about the possible application of this concept in art, breaking down barriers and breaking paradigms. Using 3D scanning, the art of computer aided design and manufacturing – CAD/CAM, machining by computer numerical control - CNC, engineering, and applying this methodology in the arts especially in sculpture, it is possible to dematerialize a artwork, virtualizes it in 3D programs, make speeches, and process a new work, a new art elsewhere. By the example of surgeries at a distance, the artist, or technical author could produce their works, and materialize them anywhere. In other words, do the reverse gear. It discusses the relationship between art and technology, the role of the author, the viewer, which can interfere with the interactivity that case by stating that art, exists only in the look and feel of the viewer.

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The 'Performance Research UHUU Centre: interarts and multimedia' of Unesp Bauru is a possibility, among countless attempts, to break off the distance between the show and the audience, imposed by the classic dramaturgy. Seeking for re-establishing the vital energy dialogue between the artist and his public, the performance art is focused, which, opposed to the theatre orthodox conceptions (which presuppose a highlighted place to the transmitter regarding the receiver), places the public as the interlocutor and even as the message co-author. The aim of this work is to show that the UHUU Centre focus on works such as researches and productions in partnership with the Marcio Pizarro and the processes-researches-actions in partnership with the Interarts CNPq Research Group: interartistic processes and systems and performance studies.

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La tesi ha come oggetto lo studio dei legami culturali posti in essere tra la Russia e l’Italia nel Settecento effettuato a partire dall’analisi del teatro di Arkhangelskoe (nei pressi di Mosca), ideato da Pietro Gonzaga. Ciò ha consentito di inquadrare l’atmosfera culturale del periodo neoclassico a partire da un’angolazione insolita: il monumento in questione, a dispetto della scarsa considerazione di cui gode all’interno degli studi di storia dell’arte, racchiude diverse ed interessanti problematiche artistiche. Queste ultime sono state tenute in debito conto nel processo dell’organizzazione della struttura del lavoro in relazione ai differenti livelli di analisi emersi in riferimento alla tematica scelta. Ogni capitolo rappresenta un punto di partenza che va utilizzato al fine di approfondire problematiche relative all’arte ed al teatro nei due Paesi, il tutto reso possibile grazie all’applicazione di un originale orientamento analitico. All’interno della tesi vengono infatti adoperati approcci e tecniche metodologiche che vanno dalla storia dell’arte all’analisi diretta dei monumenti, dall’interpretazione iconografica alla semiotica, per arrivare agli studi sociologici. Ciò alla fine ha consentito di rielaborare il materiale già noto e ampiamente studiato in modo convincente ed efficace, grazie al ragionamento sintetico adottato e alla possibilità di costruire paralleli letterari e artistici, frutto delle ricerche svolte nei diversi contesti. Il punto focale della tesi è rappresentato dalla figura di Pietro Gonzaga. Tra i decoratori e gli scenografi italiani attivi presso la corte russa tra il Settecento e l’Ottocento, questi è stato senza dubbio la figura più rilevante ed affascinante, in grado di lasciare una ricca eredità culturale e materiale nell’ambito dell’arte scenografica russa. Dimenticata per lungo tempo, l’opera di Pietro Gonzaga è attualmente oggetto di una certa riconsiderazione critica, suscitando curiosità e interesse da più parti. Guidando la ricerca su di un duplice binario, sia artistico che interculturale, si è quindi cercato di trovare alcune risonanze tra l’arte ed il pensiero di Gonzaga ed altre figure di rilievo non solo del suo secolo ma anche del Novecento, periodo in cui la cultura scenografica russa è riuscita ad affrancarsi dai dettami impartiti dalla lezione settecentesca, seguendo nuove ed originali strade espressive. In questo contesto spicca, ad esempio, la figura di Vsevolod Meyerchold, regista teatrale (uno dei protagonisti dell’ultimo capitolo della tesi) che ha instaurato un legame del tutto originale con i principi della visione scenica comunicati da Pietro Gonzaga. Lo sviluppo dell’argomento scelto ha richiesto di assumere una certa responsabilità critica, basandosi sulla personale sicurezza metodologica ed esperienza multidisciplinare al fine di tener conto dall’architettura, della teoria e della pratica teatrale – dalla conoscenza delle fonti fino agli studi del repertorio teatrale, delle specifiche artistiche locali, del contesto sociale dei due paesi a cavallo tra il ‘700 e l’‘800. Le problematiche toccate nella tesi (tra le quali si ricordano il ruolo specifico rivestito dal committente, le caratteristiche proprie della villa neoclassica russa, il fenomeno di ‘spettacoli muti’, la “teatralità” presente nel comportamento dei russi nell’epoca dei Lumi, la risonanza delle teorie italiane all’interno del arte russa) sono di chiara attualità per quanto concerne le ricerche relative al dialogo storico-artistico tra i due Paesi.

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Fluxus è stato definito il più radicale e sperimentale movimento artistico degli anni Sessanta. Dalla prima comparsa ad oggi è stato osannato, analizzato, dimenticato e riscoperto molte volte, tuttora però rimane una delle più grandi incognite critiche della storia dell’arte del Novecento. La ricerca si sviluppa secondo uno schema tripartito: indagare origini, ascendenze e ispirazioni; collocare e contestualizzare il periodo di nascita e sviluppo; esaminare influenze e lasciti. Attraverso un confronto di manifesti, scritti autografi e opere si è cercato di verificare punti di contatto e di continuità tra Fluxus e le Avanguardie Storiche, con particolare riferimento a Futurismo e Dadaismo. Successivamente si è cercato di ricostruire le dinamiche che hanno portato, alla fine degli anni Cinquanta, al definirsi di un terreno fertile dal quale sono germinate esperienze strettamente legate quali Happening, Performance Art e lo stesso Fluxus, del quale si sono ripercorsi i cosiddetti “anni eroici” per evidenziarne le caratteristiche salienti. Nella terza sezione sono state individuate diverse ipotesi di continuazione dell’attitudine Fluxus, dal percorso storico-filologico dei precoci tentativi di musealizzazione, alle eredità dirette e indirette sulle generazioni successive di artisti, fino alla individuazione di idee e concetti la cui attualità rende Fluxus un elemento imprescindibile per la comprensione della cultura contemporanea.

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Este trabajo presenta uno de los modos por los cuales el arte se encuentra con la política a través de la poética del artista plástico Edgardo Antonio Vigo, entre fines de lo '60 y mediados de los '70. Desde la vanguardia estética este artista trabajó con diversos materiales, generando una poética que apuntaba a provocar la participación del público, su asombro o desconcierto, así como formas expresivas que se alejaban de las Bellas Artes y sus cánones. Además, incorporó temas vinculados con la política, especialmente asociados a la radicalización, que tomaban elementos comunes a los discursos y prácticas culturales de la época, sin abandonar su posición vanguardista. El análisis de la revista Hexágono 71, permite pensar lo político del arte en tanto forma de desestructurar los modos de concebir la organización y jerarquías, sujetos y objetos del orden social, como su vinculación con la política, los acontecimientos y disputas del momento, aunque sin responder al modelo del artista comprometido

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Este trabajo presenta uno de los modos por los cuales el arte se encuentra con la política a través de la poética del artista plástico Edgardo Antonio Vigo, entre fines de lo '60 y mediados de los '70. Desde la vanguardia estética este artista trabajó con diversos materiales, generando una poética que apuntaba a provocar la participación del público, su asombro o desconcierto, así como formas expresivas que se alejaban de las Bellas Artes y sus cánones. Además, incorporó temas vinculados con la política, especialmente asociados a la radicalización, que tomaban elementos comunes a los discursos y prácticas culturales de la época, sin abandonar su posición vanguardista. El análisis de la revista Hexágono 71, permite pensar lo político del arte en tanto forma de desestructurar los modos de concebir la organización y jerarquías, sujetos y objetos del orden social, como su vinculación con la política, los acontecimientos y disputas del momento, aunque sin responder al modelo del artista comprometido

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