923 resultados para ingressione marina scenari di inondazione erosione costiera modellazione matematica


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Negli ultimi anni si sviluppata una forte sensibilit nei confronti del rischio che il dissesto idrogeologico comporta per il territorio, soprattutto in un paese come il nostro, densamente abitato e geologicamente fragile. Il rischio idrogeologico In Italia infatti diffuso in modo capillare e si presenta in modo differente a seconda dellassetto geomorfologico del territorio. Tra i fattori naturali che predispongono il nostro territorio a frane ed alluvioni, rientra la conformazione geologica e geomorfologica, caratterizzata da unorografia giovane e da rilievi in via di sollevamento. A seguito del verificarsi di una serie di eventi calamitosi (Piemonte 1994, Campania 1998 e 1999, Sovereto 2000, Alpi centrali 2000 e 2002) sono state emanate leggi specifiche finalizzate allindividuazione e allapplicazione di norme, volte a prevenire e contenere i gravi effetti derivanti dai fenomeni di dissesto. Si fa riferimento in particolare, alle leggi n267 del 3/08/1998 e 365/2000 che hanno integrato la legge 183/1989. In questo modo gli enti territoriali (Regioni, Autorit di bacino) sono stati obbligati a predisporre una adeguata cartografia con perimetrazione delle aree a differente pericolosit e rischio. Parallelamente continuano ad essere intrapresi, promossi e finanziati numerosi studi scientifici volti allo studio dei fenomeni ed alla definizione pi puntuale delle condizioni di rischio, oltre alle iniziative volte alla creazione di un efficace sistema di allertamento e di sorveglianza dei fenomeni e alla messa a punto di una pianificazione di emergenza volta a coordinare in modo efficace la risposta delle istituzioni agli eventi. In questo contesto gli studi su validi approcci metodologici per lanalisi e la valutazione del rischio possono fornire un supporto al processo decisionale delle autorit preposte alla gestione del territorio, identificando gli scenari di rischio e le possibili strategie di mitigazione, e individuando la soluzione migliore in termini di accettabilit sociale e convenienza economica. Nel presente elaborato si vuole descrivere i temi relativi alla valutazione della pericolosit, del rischio e della sua gestione, con particolare attenzione ai fenomeni di instabilit dei versanti e nello specifico ai fenomeni di crollo da pareti rocciose che interessano il territorio della Provincia Autonoma di Bolzano. Il fenomeno della caduta massi infatti comunemente diffuso in tutte le regioni di montagna e lungo le falesie costiere, ed in funzione dellelevata velocit con cui si manifesta pu costituire una costante fonte di pericolo per le vite, i beni e le attivit umane in zone generalmente molto attive dal punto di vista del turismo e delle grandi vie di comunicazione. Il territorio della Provincia Autonoma di Bolzano fortemente interessato da questo problema, sia per la morfologia montuosa della provincia che per le infrastrutture che sempre pi occupano zone di territorio un tempo poco urbanizzate. Al fine di pervenire ad una legittima programmazione delle attivit di previsione e prevenzione, il Dipartimento dei Lavori Pubblici della Provincia, ha scelto di utilizzare una strategia che prevedesse un insieme di attivit dirette allo studio ed alla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, alla identificazione dei rischi, ed alla determinazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi. E nato cos, con loperativit dellUfficio Geologia e Prove Materiali, il supporto del Dipartimento Opere Pubbliche e della Ripartizione Protezione Civile e la collaborazione scientifica del DISTART Universit degli Studi di Bologna, Alma Mater Studiorum, il progetto VISO che riguarda i pericoli generati da frane di crollo, ribaltamento, scivolamento di porzioni di pareti rocciose e caduta massi. Il progetto ha come scopo la valutazione del pericolo, della vulnerabilit e del rischio e delleffettiva funzionalit delle opere di protezione contro la caduta massi lungo la strada statale del Brennero. Il presente elaborato mostra liter per lindividuazione del rischio specifico che caratterizza un particolare tratto stradale, cos come stato pensato dalla Provincia Autonoma di Bolzano allinterno di una strategia di previsione e prevenzione, basata su metodi il pi possibile oggettivi, ed estesa allintera rete stradale di competenza provinciale. Si esamina luso di metodologie diverse per calcolare lintensit di un fenomeno franoso che potrebbe potenzialmente svilupparsi su un versante e si osserva in che modo la presenza di opere di protezione passiva influisce sullanalisi di pericolosit. Nel primo capitolo viene presentata una panoramica sui fenomeni di crollo descrivendo i fattori principali che li originano e gli interventi di protezione posti a difesa del versante. Si esaminano brevemente le tipologie di intervento, classificate in opere attive e passive, con particolare attenzione alle barriere paramassi., che si collocano tra gli interventi di difesa passivi e che stanno diventando il tipo di intervento pi frequentemente utilizzato. Nel capitolo vengono descritte dal punto di vista progettuale, prendendo in esame anche la normativa di riferimento nonch le nuove linee guida per la certificazione CE delle barriere, nate negli ultimi anni per portare ad una facile comparabilit dei vari prodotti sottoposti ad impatti normalizzati, definendo con chiarezza i livelli energetici ai quali possono essere utilizzati i vari prodotti e, nel contempo, fornendo informazioni assolutamente indispensabili per la buona progettazione degli stessi. Nel capitolo successivo si prendono in esame i temi relativi alla valutazione della pericolosit e del rischio, liter procedurale di analisi del rischio adottato dalla Provincia Autonoma di Bolzano in relazione alle frane da crollo che investono le strade della rete provinciale ed in particolare viene descritto il progetto VISO (Viability Information Operating System), nato allo scopo di implementare un catasto informatizzato che raccolga indicazioni sul patrimonio delle opere di protezione contro la caduta massi e di rilevare e valutare il pericolo, la vulnerabilit, il rischio e leffettiva funzionalit delle opere di protezione contro la caduta massi lungo le strade statali e provinciali. Allinterno dello stesso capitolo si espone come, nellambito del progetto VISO e grazie alla nascita del progetto europeo Paramount (Improved accessibility reliability and safety of Alpine tran sport infrastructure related to mountainous hazard in a changing climate) si provveduto, con laiuto di una collega del corso di laurea, a raccogliere i dati relativi allinstallazione delle barriere paramassi sul territorio della Provincia Autonoma di Bolzano. Grazie ad unanalisi di archivio effettuata allinterno delle diverse sedi del servizio strade della Provincia Autonoma di Bolzano, si presa visione (laddove presenti) delle schede tecniche delle barriere collocate sul territorio, si sono integrati i dettagli costruttivi contattando le principali ditte fornitrici e si proceduto con una classificazione delle opere, identificando alcuni modelli di barriere-tipo che sono stati inseriti nel database PARAMOUNT, gi creato per il progetto VISO. Si proseguito associando a tali modelli le barriere provviste di documentazione fotografica rilevate in precedenza dallistituto di Geologia della Provincia Autonoma di Bolzano e inserite in VISO e si valutata la corrispondenza dei modelli creati, andando a verificare sul posto che le barriere presenti sul territorio ed inserite nel database (tramite modello), effettivamente coincidessero, nelle misure e per le caratteristiche geometrico-costruttive, ai modelli a cui erano state associate. Inoltre sono stati considerati i danni tipici a cui pu essere soggetta una barriera paramassi durante il suo periodo di esercizio poich tali difetti andranno ad incidere sulla valutazione dellutilit del sistema di difesa e di conseguenza sulla valutazione della pericolosit del versante(H*). Nel terzo capitolo si esposta una possibile integrazione, mediante il software di calcolo RocFall, della procedura di valutazione dellanalisi di pericolosit di un versante utilizzata nellambito del progetto VISO e gi analizzata in dettaglio nel secondo capitolo. Il software RocFall utilizza un metodo lumped mass su schema bidimensionale basato su ipotesi semplificative e consente di effettuare simulazioni probabilistiche di fenomeni di caduta massi, offrendo importanti informazioni sullenergia che si sviluppa durante il crollo, sulle velocit raggiunte e sulle altezze di rimbalzo lungo tutto il versante considerato, nonch sulla distanza di arresto dei singoli massi. Si sono realizzati dei profili-tipo da associare al versante, considerando il pendio suddiviso in tre parti : parete verticale (H = 100 m) lungo la quale si sviluppa il movimento franoso; pendio di altezza H = 100 m e angolo pari ai quattro valori medi della pendenza indicati nella scheda di campagna; strada (L = 10 m). Utilizzando il software Cad si sono realizzati 16 profili associando la pendenza media del versante a 4 morfologie individuate grazie allesperienza dellIstituto di Geologia e Prove materiali della Provincia Autonoma di Bolzano; si proceduto importando tali profili in RocFall dove sono state aggiunte informazioni riguardanti la massa del blocco e luso del suolo, ottenendo 256 profili-tipo ai quali stata associata una sigla definita come segue : morfologia (1, 2, 3, 4) _ pendenza (37, 53, 67, 83 gradi) _ uso del suolo (A, B, C, D) _ massa (a,b,c,d). Fissando i parametri corrispondenti al peso del masso ( inserito al solo scopo di calcolare la velocit rotazionale e lenergia cinetica ) e considerando, per ogni simulazione, un numero di traiettorie possibili pari a 1000, avendo osservato che allaumentare di tale numero (purch sufficientemente elevato) non si riscontrano variazioni sostanziali nei risultati dellanalisi, si valutato come i parametri uso del suolo (A;B;C;D), morfologia (1;2;3;4) e pendenza (37;53;67;83) incidano sulla variazione di energia cinetica, di altezza di rimbalzo e sulla percentuale di massi che raggiunge la strada, scegliendo come punto di riferimento il punto di intersezione tra il pendio e la strada. Al fine di realizzare un confronto tra un profilo reale e un profilo-tipo, sono stati utilizzati 4 profili posti su un versante situato nel Comune di Laives, noto per le frequenti cadute di massi che hanno raggiunto in molti casi la strada. Tali profili sono stati visionati in sede di sopralluogo dove si provveduto alla compilazione delle schede di campagna (impiegate per valutare lintensit del fenomeno che potenzialmente si sviluppa dal versante) e allindividuazione dei profili-tipo corrispondenti. Sono state effettuate analisi di simulazione per entrambe le tipologie di profilo, e sono stati confrontati i risultati ottenuti in termini di Energia cinetica; altezza di rimbalzo e percentuale dei blocchi in corrispondenza della strada. I profili reali sono stati importati in RocFal in seguito ad estrapolazione dal modello digitale del terreno (ottenuto da analisi con Laser Scanner) utilizzando l estensione Easy Profiler nel software Arcmap. Infine si valutata la possibilit di collocare eventuali barriere paramassi su un profilo reale, si proceduto effettuando una analisi di simulazione di caduta massi in RocFall, importando in excel i valori corrispondenti allandamento dei massimi dellEnergia cinetica e dellaltezza di rimbalzo lungo il pendio che forniscono una buona indicazione circa lidonea ubicazione delle opere di protezione.

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Questo lavoro si pone in continuit rispetto al Laboratorio di Sintesi La citt e le case, nel corso del quale si sono condotti unanalisi del territorio di Ravenna, in particolar modo della Darsena di Citt, e uno studio dei possibili scenari di rigenerazione urbana dellarea industriale dismessa del canale Candiano. Larea della Darsena stata dimenticata dagli strumenti di pianificazione per molto tempo, soltanto a partire dagli anni 90 lAmministrazione Comunale si interessata al suo recupero, senza per particolare successo. Lintento di questo lavoro quello di ripensare lintero comparto della Darsena di Citt attraverso un progetto di rigenerazione urbana che miri a collegare questarea con la citt storica e a ricreare il rapporto tra questa e lacqua attraverso pi fasi distribuite nellarco dei prossimi 30 anni. Il progetto si pone in continuit con la citt esistente ma allo stesso tempo punta a migliorarne alcuni aspetti critici: la mancanza dellaffaccio della citt sullacqua, la cesura nel tessuto urbano dovuta alla presenza dellinfrastruttura ferroviaria e della darsena. Le modalit di sviluppo del progetto per Ravenna riprendono lesperienza tedesca di HafenCity ad Amburgo dove, dopo un masterplan generale per tutta larea portuale da recuperare, si proceduto con concorsi per ciascun edificio cos da ottenere una grande variet architettonica. Maggiore attenzione viene data al progetto degli spazi pubblici poich la fruizione di essi da parte della collettivit e lattaccamento a questi luoghi possono essere gli elementi trainanti per la riqualificazione dellintera area. Il progetto degli spazi pubblici pensato come un sistema unitario poich deve essere lelemento che guida, coordina e uniforma il progetto del costruito.

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Questa tesi si propone di indagare l'impatto di alcuni scenari di sviluppo aeroportuale legati alla prevista implementazione di un sistema di trasporto APM - People Mover, in termini di performance del terminal passeggeri dell'Aeroporto `G.Marconi' di Bologna, per fornire soluzioni efficaci alla mobilit. Il background teorico rappresentato dai risultati ottenuti dalla ricerca sperimentale e ormai acquisiti dalla trattazione classica per code markoviane avanzate (bulk queus), mentre il metodo messo a punto, del tutto generale,parte dagli arrivi schedulati e attraverso una serie di considerazioni econometriche costruisce una serie di scenari differenti,implementati poi attraverso la simulazione dinamica con l'utilizzo del software ARENA. Le principali grandezze di stato descrittive dei processi modellizzati ottenute in output vengono confrontate e valutate nel complesso, fornendo in prima approssimazione previsioni sull'efficacia del sistema previsto. Da ultimo, vengono proposti e confrontati i due approcci forniti tanto dalla manualistica di settore quanto da contributi di ricerca per arrivare a definire un dimensionamento di massima di strutture per la mobilit (una passerella di collegamento del terminal alla stazione APM) e una verifica della piattaforma per l'attesa ad essa contigua.

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In questo lavoro verr analizzato lo sviluppo di una nuova modellazione matematica per la simulazione della dinamica del flusso allinterno del sistema di aspirazione per motori sovralimentati. Tale modellazione si basa sulla risoluzione numerica mediante la formulazione proposta da Courant, Isaacson e Rees (CIR) nel 1952 per il set delle equazioni non conservative di Eulero per il caso monodimensionale. Lapplicazione attraverso il software Matlab-Simulink di tali discretizzazioni numeriche garantisce la possibilit di calcolare la dinamica del flusso allinterno del condotto. Linnovazione proposta da questo lavoro consiste nel considerare lintero stato da iterare come un vettore, permettendo di gestire parte delle operazioni da compiere con delle matrici. Questo approccio stato adottato sia per una maggior velocit di calcolo, sia per rendere pi agevole la modifica della geometria, ad esempio in fase di progettazione. La routine di lancio del nuovo modello, infatti, gestir autonomamente la scrittura delle matrici, a partire dai pochi parametri necessari per la definizione della geometria allinterno del codice. Si andranno quindi a presentare i passaggi pi importanti che hanno portato alla scrittura del codice, con particolare attenzione poi alla fase di validazione del modello. Essa sar basata sia su un altro codice presente in letteratura, modellato anchesso attraverso risoluzione CIR, sia mediante dati sperimentali utilizzati per la validazione di tale implementazione. Seguir infine unanalisi dettagliata sui fattori che influenzano, positivamente e negativamente, lesito delle simulazioni realizzate, come la discretizzazione spaziale e quella temporale, prestando sempre particolare attenzione alla stabilit del metodo.

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Le grotte marine sono habitat molto particolari che presentano situazioni molto diverse da quelle riscontrabili nellambiente esterno. La variabilit nella struttura geomorfologica, la topografia, la profondit, lorientamento e lidrodinamismo rappresentano una vasta gamma di situazioni che consentono la presenza di popolamenti caratteristici, la cui unicit determina limportanza della loro salvaguardia. La composizione delle comunit dipende fortemente dall'arrivo dei propaguli dall'esterno, e non solo dalla riproduzione di adulti presenti. Quindi, per determinare la struttura e la dinamica delle popolazioni marine, di fondamentale importanza comprendere i processi che agiscono sul reclutamento. In particolare per gli organismi sessili la fase larvale rappresenta l'unico stadio di dispersione. Lo scopo di questo lavoro analizzare il reclutamento dei popolamenti bentonici sulle pareti laterali e sulla volta della grotta sottomarina della Colombara, nellarea marina protetta di Portofino (Genova), per valutare la loro diversit specifica, abbondanza e distribuzione. Per far ci sono stati posti 14 pannelli quadrati in forex PVC allinterno della grotta (8 sulla volta e 6 sulle pareti laterali) per un periodo di tempo di venti mesi. Labbondanza degli organismi stata stimata in termini di ricoprimento percentuale utilizzando un reticolo di 400 sottoquadrati da 1 cm. Le possibili differenze tra le strutture dei popolamenti, labbondanza delle specie e gli indici di diversit tra parete e volta della grotta sono state testate con lanalisi della varianza basata su permutazioni (PERMANOVA) utilizzando il software PRIMER 6. Dai risultati ottenuti sono emerse differenze qualitative e quantitative nella distribuzione dei popolamenti fra la volta e le pareti della grotta. Analizzando le singole specie, possibile osservare come molte di queste tendano a reclutare maggiormente sulla volta rispetto alle pareti. In generale, la distribuzione degli organismi dipende, oltre che dai pi conosciuti gradienti ambientali (idrodinamismo, luce ecc) dai processi ecologici. Considerando che i fattori ambientali ed ecologici interagiscono nel definire la struttura dei popolamenti e sono interdipendenti tra loro, possiamo ipotizzare che le distribuzioni spaziali osservate per le diverse specie dipendano in gran parte dallecologia larvale, che porta ad un pi elevato tasso di reclutamento sulla volta piuttosto che sulle pareti della grotta.

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La Colonia Reggiana, situata a Riccione presso la foce del fiume Marano, stata costruita nel 1934, dal progetto dellarch. C. Costantini. Nata come colonia marina per i bambini di Reggio Emilia, ha mantenuto la sua funzione fino agli anni 80, quando, in seguito al passaggio di propriet dalla regione Emilia Romagna al comune di Riccione, caduta in disuso. Dal 1989 una parte delledificio ha ospitato associazioni di sport acquatici fino allestate del 2012, quando stato vietato laccesso alla colonia a scopo cautelativo, a causa dellattivit sismica che ha colpito la regione Emilia Romagna. La Colonia si inserisce in una porzione periferica del comune di Riccione. La zona del Marano, caratterizzata da una concentrazione elevata di colonie marine, si trova in unarea di confine tra i comuni di Riccione e di Rimini, caratterizzata da uninterruzione del waterfront, da una minore densit di edifici e da una natura urbanistica irrisolta, nonostante la posizione strategica di porta della citt e il pregio di essere una delle ultime zone libere lungo la costa. In particolare, lambito di interesse larea delimitata a est dal mare, a ovest dalla linea ferroviaria, a sud dal fiume Marano e a nord dal confine comunale, che coincide con il Rio dellAsse. La pianificazione comunale, in accordo con le indicazioni di livello sovraordinato, prevede la riqualificazione degli ampi spazi lasciati incolti e il potenziamento della zona attraverso uno sviluppo di carattere alberghiero, ma anche residenziale e di servizi di vicinato. Larea dovrebbe perdere il suo carattere isolato dal resto della citt e il progetto presentato da questa tesi, riportando le indicazioni comunali per lo sfruttamento delle aree verdi secondo piani gi approvati, propone per la Colonia Reggiana una funzione diversa da quella alberghiera prevista. Mantenendo il carattere ricettivo richiesto dalla pianificazione urbanistica, il progetto si prefigge di riqualificare ledificio convertendolo in una residenza socio-assistenziale per anziani. La funzione risulta adatta alla tipologia della colonia, nata come residenza estiva per bambini a scopo curativo, oltre che ricreativo, rispondendo quindi alla natura delledificio. La posizione, inoltre, appare positiva e piacevole per la permanenza di persone anziane che, nel periodo pi avanzato della propria vita, possono godere del paesaggio e dellaria marina, invece di ritrovarsi in edifici isolati. Il progetto di recupero della colonia consiste nel restauro o sostituzione delle parti degradate, conservando limmagine e la natura del progetto, e nel miglioramento delle prestazioni dellinvolucro in modo tale che, inserendo un sistema impiantistico adeguato, si possa raggiungere una buona prestazione energetica. La tesi si propone di valutare la possibilit di recuperare la colonia sia dal punto funzionale che da quello energetico, nel rispetto delle normative vigenti.

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Sommario Il polo chimico di Ferrara, situato nella periferia nord occidentale del territorio comunale, rappresenta unarea ad alta concentrazione di stabilimenti, ai sensi dellart. 13 del D.Lgs. 334/99 e s.m.i., ovvero unarea in cui sono presenti diversi stabilimenti a rischio di incidente rilevante, cos definiti in base alle caratteristiche di pericolosit e dei quantitativi delle sostanze chimiche presenti. Per tali aree la norma di legge prevede la realizzazione di uno Studio di Sicurezza Integrato dArea o SSIA. Allo SSIA del polo chimico ferrarese stato dato avvio nel corso del 2012, in seguito ad un accordo tra la Regione Emilia Romagna, lAgenzia Regionale di Protezione Civile, la Provincia di Ferrara, lUfficio Territoriale del Governo, il Comune di Ferrara, la Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco, lAgenzia Regionale Prevenzione e Ambiente e le stesse aziende presenti nel polo. La realizzazione dello SSIA prevede 6 fasi: 1) la definizione dei criteri metodologici da adottare per lanalisi del rischio; 2) la raccolta e lanalisi critica dei dati necessari all'analisi del rischio; 3) lindividuazione e la caratterizzazione delle sorgenti di rischio; 4) lanalisi delle conseguenze e la stima della frequenza di accadimento degli scenari incidentali che possono scaturire da ogni sorgente di rischio; 5) la ricomposizione, per tutti gli scenari di ogni sorgente e per tutte le sorgenti, delle frequenze e delle conseguenze negli indici di rischio; 6) lanalisi e la valutazione dei risultati ottenuti, al fine di interventi eventuali interventi per la riduzione e la mitigazione del rischio stesso. Il presente lavoro di tesi si inserisce nello Studio di Sicurezza Integrato dArea del polo chimico di Ferrara ed in particolare nelle fasi 2), 3) e 4) sopra citate. Esso ha preso avvio durante un tirocinio svolto presso lAgenzia Regionale di Protezione Civile ed ha avuto ad oggetto il trasporto di sostanze pericolose via strada e ferrovia nell'area dello SSIA. Il lavoro di tesi cos strutturato: a valle del capitolo 1 avente carattere introduttivo, si descritta nel dettaglio larea oggetto dello SSIA, con particolare riferimento alle vie di trasporto delle sostanze pericolose (capitolo 2). Successivamente (capitolo 3) si illustrata la metodologia utilizzata per effettuare il censimento dei dati di trasporto delle sostanze pericolose forniti dalle aziende del polo e si sono presentati i risultati ottenuti. Infine (capitolo 4) si eseguita lanalisi delle conseguenze degli scenari incidentali associati al trasporto di alcune delle sostanze movimentate per strada e ferrovia.

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La Tesi analizza le relazioni tra i processi di sviluppo agricolo e luso delle risorse naturali, in particolare di quelle energetiche, a livello internazionale (paesi in via di sviluppo e sviluppati), nazionale (Italia), regionale (Emilia Romagna) e aziendale, con lo scopo di valutare leco-efficienza dei processi di sviluppo agricolo, la sua evoluzione nel tempo e le principali dinamiche in relazione anche ai problemi di dipendenza dalle risorse fossili, della sicurezza alimentare, della sostituzione tra superfici agricole dedicate allalimentazione umana ed animale. Per i due casi studio a livello macroeconomico stata adottata la metodologia denominata SUMMA SUstainability Multi-method, multi-scale Assessment (Ulgiati et al., 2006), che integra una serie di categorie dimpatto dellanalisi del ciclo di vita, LCA, valutazioni costi-benefici e la prospettiva di analisi globale della contabilit emergetica. Lanalisi su larga scala stata ulteriormente arricchita da un caso studio sulla scala locale, di una fattoria produttrice di latte e di energia elettrica rinnovabile (fotovoltaico e biogas). Lo studio condotto mediante LCA e valutazione contingente ha valutato gli effetti ambientali, economici e sociali di scenari di riduzione della dipendenza dalle fonti fossili. I casi studio a livello macroeconomico dimostrano che, nonostante le politiche di supporto allaumento di efficienza e a forme di produzione verdi, lagricoltura a livello globale continua ad evolvere con un aumento della sua dipendenza dalle fonti energetiche fossili. I primi effetti delle politiche agricole comunitarie verso una maggiore sostenibilit sembrano tuttavia intravedersi per i Paesi Europei. Nel complesso la energy footprint si mantiene alta poich la meccanizzazione continua dei processi agricoli deve necessariamente attingere da fonti energetiche sostitutive al lavoro umano. Le terre agricole diminuiscono nei paesi europei analizzati e in Italia aumentando i rischi dinsicurezza alimentare giacch la popolazione nazionale sta invece aumentando.

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Paracentrotus lividus un echinoderma bentonico marino appartenente alla classe Echinoidea, comune in tutto il Mar Mediterraneo e lungo le coste atlantiche dalla Scozia al Marocco. Questa specie estremamente importante dal punto di vista ecologico in quanto specie chiave nella strutturazione della comunit bentonica macroalgale. Inoltre in tempi recenti il mercato delle sue gonadi ha subito una forte espansione rendendolo una specie di interesse economico in numerosi paesi europei. Il crescente prelievo sta gradualmente portando al depauperamento della risorsa, per questo motivo il riccio di mare oggetto di numerosi studi e programmi a fini conservazionistici. Una maggiore conoscenza del ciclo riproduttivo della specie potrebbe risultare utile per una migliore gestione della risorsa. Pertanto, questo studio si propone di indagare sulla biologia di P. lividus in due aree distinte della Sardegna: Su Pallosu, nella Penisola del Sinis Sardegna centro-occidentale, e nellArea Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo, Sardegna nordorientale, al fine di far luce sulle dinamiche del ciclo riproduttivo. Le informazioni bibliografiche a riguardo evidenziano linfluenza dei fattori ambientali quali fotoperiodo, idrodinamismo, temperatura e tipologia di pascolo sullandamento del ciclo biologico e il momento di spawning. Diversi autori hanno osservato in Mar Mediterraneo sia un unico ciclo riproduttivo che due eventi riproduttivi annuali a conferma dellampia variabilit dellandamento gonadico. Nel presente lavoro al fine di mettere in relazione le caratteristiche dellhabitat con il ciclo riproduttivo delle popolazioni in oggetto stato analizzato landamento dellIndice Gonadosomatico (IGS) su individui di diverse taglie/et, come rapporto fra il peso delle gonadi e il peso dellindividuo; inoltre a conferma dello stadio di maturazione stata effettuata lanalisi istologica delle gonadi su campioni fissati e inclusi in paraffina, sezionati a 7m e colorati con ematossilina-eosina prima di essere osservati al microscopio ottico. Mediante analisi dimmagine di foto subacquee utilizzando il programma Seascape stata caratterizzata la componente macroalgale bentonica e la componente abiotica degli habitat (sabbia e roccia non vegetata) con particolare attenzione al calcolo della percentuale di ricoprimento delle specie vegetali. Inoltre i siti sono stati caratterizzati rispetto allesposizione dei venti dominanti con elaborazione dei dati del periodo di campionamento per direzione, frequenza e intensit.

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La citt medievale di Leopoli-Cencelle (fondata da Papa Leone IV nell854 d.C. non lontano da Civitavecchia) stata oggetto di studio e di periodiche campagne di scavo a partire dal 1994. Le stratigrafie investigate con metodi tradizionali, hanno portato alla luce le numerose trasformazioni che la citt ha subto nel corso della sua esistenza in vita. Case, torri, botteghe e strati di vissuto, sono stati interpretati sin dallinizio dello scavo basandosi sulla documentazione tradizionale e bi-dimensionale, legata al dato cartaceo e al disegno. Il presente lavoro intende re-interpretare i dati di scavo con lausilio delle tecnologie digitali. Per il progetto sono stati utilizzati un laser scanner, tecniche di Computer Vision e modellazione 3D. I tre metodi sono stati combinati in modo da poter visualizzare tridimensionalmente gli edifici abitativi scavati, con la possibilit di sovrapporre semplici modelli 3D che permettano di formulare ipotesi differenti sulla forma e sulluso degli spazi. Modellare spazio e tempo offrendo varie possibilit di scelta, permette di combinare i dati reali tridimensionali, acquisiti con un laser scanner, con semplici modelli filologici in 3D e offre lopportunit di valutare diverse possibili interpretazioni delle caratteristiche delledificio in base agli spazi, ai materiali, alle tecniche costruttive. Lo scopo del progetto andare oltre la Realt Virtuale, con la possibilit di analizzare i resti e di re-interpretare la funzione di un edificio, sia in fase di scavo che a scavo concluso. Dal punto di vista della ricerca, la possibilit di visualizzare le ipotesi sul campo favorisce una comprensione pi profonda del contesto archeologico. Un secondo obiettivo la comunicazione a un pubblico di non-archeologi. Si vuole offrire a normali visitatori la possibilit di comprendere e sperimentare il processo interpretativo, fornendo loro qualcosa in pi rispetto a una sola ipotesi definitiva.

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Nel corso del mio lavoro di ricerca mi sono occupata di identificare strategie che permettano il risparmio delle risorse a livello edilizio e di approfondire un metodo per la valutazione ambientale di tali strategie. La convinzione di fondo che bisogna uscire da una visione antropocentrica in cui tutto ci che ci circonda merce e materiale a disposizione delluomo, per entrare in una nuova era di equilibrio tra le risorse della terra e le attivit che luomo esercita sul pianeta. Ho quindi affrontato il tema delledilizia responsabile approfondendo lambito delle costruzioni in balle di paglia e terra. Sono convinta che ledilizia industriale abbia un futuro molto breve davanti a s e lascer inevitabilmente spazio a tecniche non convenzionali che coinvolgono materiali di semplice reperimento e posa in opera. Sono altres convinta che il solo utilizzo di materiali naturali non sia garanzia di danni ridotti sullecosistema. Allo stesso tempo ritengo che una mera certificazione energetica non sia sinonimo di sostenibilit. Per questo motivo ho valutato le tecnologie non convenzionali con approccio LCA (Life Cycle Assessment), approfondendo gli impatti legati alla produzione, ai trasporti degli stessi, alla tipologia di messa in opera, e ai loro possibili scenari di fine vita. Inoltre ho approfondito il metodo di calcolo dei danni IMPACT, identificando una carenza nel sistema, che non prevede una categoria di danno legata alle modifiche delle condizioni idrogeologiche del terreno. La ricerca si svolta attraverso attivit pratiche e sperimentali in cantieri di edilizia non convenzionale e attivit di ricerca e studio sullLCA presso lEnea di Bologna (Ing. Paolo Neri).

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Le reti veicolari, anche dette VANET, sono da tempo oggetto di studio. Durante il periodo di ricerca svolto presso l'Universit della California Los Angeles (UCLA) stato possibile studiare i protocolli adatti allo scambio di contenuti fra i veicoli secondo il paradigma del Named Data Networking (NDN). Il Named Data Networking rappresenta un nuovo modello di comunicazione per il reperimento dei contenuti all'interno della rete. Nelle VANET ogni veicolo potenzialmente un fornitore di contenuti, oltre che un richiedente. L'infrastruttura di riferimento posta all'interno del campus universitario permette il reperimento di dati necessario allo studio del problema, non solo da un punto di vista pratico ma anche da un punto di vista teorico. Infatti, data la tipologia dei test e le difficolt intrinseche che essi comportano, l'attivit di simulazione svolge un ruolo importante per lo sviluppo e lo studio del protocollo all'interno delle reti veicolari. L'attivit di ricerca svolta si articola nei seguenti aspetti: introduzione al nuovo paradigma di comunicazione: principi del Named Data Networking, funzionamento di NDN, reti veicolari, applicabilit di NDN alle VANET; modelli di mobilit per le reti veicolari: linee guida per la costruzione di un modello di mobilit, situazione attuale dei modelli disponibili, simulatori di rete, strumenti utilizzati e il loro funzionamento; attivit di simulazione: pianificazione e implementazione di diverse tipologie di scenari di reti veicolari; analisi dei dati raccolti dalla fase precedente: vengono elaborati i dati raccolti e si cerca di catturarne gli aspetti pi significativi. L'obiettivo quello di condurre uno studio di fattibilit sull'applicazione di NDN alle reti mobili, in particolare alle reti veicolari in ambito urbano. Al momento in cui iniziata la collaborazione con il gruppo di ricerca del Network Research Lab di UCLA, era da poco stata rilasciata la prima versione di NDN contenente l'estensione pensata per il veicolare, quindi non erano presenti in letteratura studi condotti per questo tipo di scenari. Lo scopo quello di estrarre informazioni e ricavarne significative indicazioni sulle prestazioni del sistema.

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La diffusione di Internet negli ultimi anni e lo sviluppo sempre crescente nell'ambito delle reti di telecomunicazione, hanno portato oggi ad una vera e propria esplosione della diffusione di nuove tecnologie di trasmissione. Inizialmente il protocollo di trasporto dati, TCP, non era stato pensata per operare in scenari diversi da quello della rete fissa. Con l'introduzione di nuovi scenari, come quello wireless, wimax e satellitare, si notato come le prestazioni peggiorino in questi ambienti. Proprio per questo, il protocollo TCP ha subito parecchie modifiche negli anni e sono state realizzate alternative atte a migliorare l'inefficienza del protocollo. Le modifiche, a cui il TCP stato sottoposto, sono basate su alcuni criteri di valutazione e l'introduzione di meccanismi come il controllo del flusso o il controllo di congestione in modo da migliorare le performance in ambienti ostili. Molti ricercatori si sono concentrati nello studio e modifica di questi nuovi meccanismi cercando di adattare al meglio il TCP secondo diversi scenari di rete, trascurando cos altri criteri un p meno noti. Dopo aver introdotto lo scenario con la descrizione del protocollo TCP, andremo a descrivere e illustrare questi nuovi criteri presentando alcuni recenti studi effettuati, in seguito andremo a presentare un nuova versione del protocollo chiamata Early Warning TCP e nell'ultimo capitolo andremo a presentare delle conclusioni degli studi presentati.

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Internet of Energy un progetto di ricerca europeo nato con lo scopo di sviluppare infrastrutture hardware e software volte a introdurre la mobilit elettrica veicolare nei moderni contesti urbani. stato oggetto di tesi di Federco Montori il quale ha sviluppato un primo prototipo di piattaforma comprendente un servizio cittadino di gestione delle ricariche, unapplicazione mobile che vi interagiva e infine un simulatore necessario al test della piattaforma. Nel corso di oltre un anno di sviluppo ho riscritto tutte le componenti software che costituivano il progetto ampliandone notevolmente le funzionalit, rendendole modulari e ben ingegnerizzate. Del progetto originario stata ereditata larchitettura ontology-based basata sullo scambio di informazioni tramite il Semantic Information Broker (SIB). Il mio contributo iniziato nel 2012 con la riscrittura dellapplicazione mobile che inizialmente funzionava solo in presenza del simulatore. Attualmente permette di interfacciarsi a un veicolo reale tramite la tecnologia Blue&Me di Fiat. Questo approccio stato reso possibile grazie allopportunit offerta dal Centro Ricerche Fiat, che ci ha permesso di testare presso loro sede lapplicazione mobile su un prototipo di Daily elettrico. Ho inoltre introdotto lo studio del profilo altimetrico e consumo energetico che separa il possessore dello smartphone da una determinata destinazione. Nel 2013 ho deciso di riscrivere il Servizio Cittadino per renderlo conforme a un nuovo protocollo di prenotazione. Ho colto loccasione per rendere il servizio altamente performante grazie a tecniche quali: pool di thread, pool di oggetti e caching. Infine a cavallo tra il 2013 e il 2014 ho riscritto il simulatore al fine di ottimizzare il consumo di risorse, velocizzare il setup delle simulazioni e sopratutto renderlo pi conforme alla realt. Questo lavoro ha permesso di avere una piattaforma software che permette di valutare realisticamente gli scenari di mobilit elettrica veicolare.

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Il Mar Adriatico presenta una grande ricchezza di diversit di specie ittiche, molte delle quali sono rilevanti dal punto di vista commerciale, altre rappresentano un contributo alla complessit biologica dellambiente. In questo lavoro di tesi tecniche di analisi multivariata sono state utilizzate per analizzare la composizione in specie ittiche demersali dellAlto e Medio Adriatico e la diversit, per arrivare a delineare un quadro generale di tali comunit. I dati utilizzati sono stati raccolti nelle campagne GRUND effettuate in Adriatico dal 1982 al 2007 nellarea delle acque nazionali italiane ed internazionali, al limite delle acque croate e slovene. La Cluster Analysis effettuata sui dati di abbondanza (kg/h) delle specie ha permesso di definire quattro assemblaggi principali di specie (40% di similarit) associati allarea di costa, allarea costiera fuori Venezia, a un area detritica e a un area pi profonda. Allinterno di questi assemblaggi, stabili per tutti gli anni, sono stati ritrovate delle associazioni pi ristrette (similarit del 50%). Profondit e tipologia di fondale sembrano essere i fattori determinanti la divisione di questi assemblaggi. Tali risultati sono stati confermati anche dallanalisi di ordinamento non metrico MDS. Con lanalisi ANOSIM si cercato di vedere se ci sono differenze significative tra gli assemblaggi annuali delle aree identificate, e se gli assemblaggi di specie variano significativamente nel corso degli anni allinterno di ciascuna area. Con lanalisi SIMPER si sono identificate quelle specie caratterizzanti gli assemblaggi e le specie che sono responsabili della diversit tra aree. Sono stati calcolati gli indici di diversit per indagare la diversit e la variabilit temporale delle comunit demersali che caratterizzano le quattro aree principali. E stata fatta unanalisi temporale delle abbondanze medie delle specie commerciali maggiormente rappresentative dei quattro assemblaggi principali ritrovati, e unanalisi su come variano le taglie nel corso degli anni.