50 resultados para Polyarthritis


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Introduction, objective: To present a case report in which the finding of non-coeliac gluten sensitivity was decisive for the treatment of a complex autoimmune disease. Materials and methods: A 43-year-old woman with polyarthritis, psoriatic features, anti-SSA/Ro and anti-cyclic citrullinated peptide antibodies, with refractory course, was evaluated for gluten sensitivity despite negative serology for coeliac disease. Results: The patient carried the HLA DQ2 haplotype and duodenal biopsy showed lymphocytic enteritis. A gluten-free diet resolved the clinical picture and permitted tapering of immunosuppressive therapy. Conclusion: Non-coeliac gluten sensitivity can be associated with autoimmunity despite the absence of the specific autoantibodies of coeliac disease.

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Bowel-associated dermatosis-arthritis syndrome (BADAS) is a neutrophilic dermatosis, characterized by the occurrence of arthritis and skin lesions related to bowel disease with or without bowel bypass. We report an unusual case of BADAS in a 15-year-old white male with congenital aganglionosis of the colon and hypoganglionosis of the small intestine and multiple bowel surgeries in childhood complicated by short bowel syndrome. He presented with recurrent peripheral polyarthritis, tenosynovitis, and painful erythematous subcutaneous nodules located on the dorsolateral regions of the legs and on the dorsa of the feet. Histological examination disclosed a neutrophilic dermatosis confirming the diagnosis of BADAS.Although an uncommon disease, especially at pediatric age, it is important to evoke the diagnosis of BADAS in children and adolescents with bowel disease, because treatment options and prognosis are distinct from other rheumatologic conditions.

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Introduction: Early diagnosis and treatment of Kawasaki disease as the most common cause of acquired heart disease in childhood, may significantly improve the prognosis. Diagnosing infantile Kawasaki (younger than a year) is difficult because of obscure symptoms; at the same time they are at the higher risk of coronary abnormalities. Case Presentation: We report three infants with prolonged (more than 5 days) fever and peripheral gangrene without any other clinical manifestations of Kawasaki disease. Kawasaki was diagnosed due to dilation of coronary artery and other aortic branches, thrombocytosis, and rising of ESR and CRP. All patients were treated with high dose aspirin, IVIG and pulse therapy with methylprednisolone. Additionally, cytotoxic drugs or infliximab were used for two of them because of severe aneurysms in the aortic branches. All 3 patients received aspirin with anti-platelet aggregation dose and 2 patients heparin as an anti-coagulant agent for longtime. After adequate treatment, peripheral gangrene, arterial dilations and aneurysms improved, but during 12 months follow-up coronary aneurysms did not improve completely. Conclusions: Peripheral gangrene must be regarded as an important sign of infantile Kawasaki disease early treatment of which can prevent severe permanent coronary involvements and sequels.

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Nel periodo compreso tra il 2019 e il 2022 sono state testate differenti matrici biologiche di carnivori domestici e selvatici provenienti dall’Italia e da altri Paesi europei (Norvegia, Romania). Diversi saggi molecolari, tra cui real-time PCR, end-point PCR, semi-nested PCR, retrotrascrizione e rolling circle amplification, sono stati utilizzati per ricercare il DNA o l’RNA genomico di virus e batteri. Il sequenziamento dell’intero genoma o di geni informativi dei patogeni identificati ne ha inoltre consentito la caratterizzazione genetica e l’analisi filogenetica. Gli studi, svolti presso il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Università di Bologna, erano focalizzati nei confronti di alcuni virus a DNA, come Carnivore protoparvovirus 1 in lupi dall’appennino italiano e cani dalla Romania, adenovirus canino di tipo 1 e 2 in cani e lupi provenienti dal territorio nazionale, circovirus canino in cani e lupi italiani e volpi rosse e artiche della Norvegia; virus a RNA, come il canine distemper virus in faine recuperate nel territorio italiano e il calicivirus felino in gatti con diagnosi di poliartrite; e batteri appartenenti alla specie Anaplasma phagocytophilum in gatti deceduti e sottoposti a necroscopia in Italia. Dai risultati ottenuti è emerso che gli agenti infettivi indagati circolano nelle popolazioni di carnivori domestici e selvatici in forma asintomatica o determinando talvolta sintomatologia clinica. In alcuni animali testati è stata rilevata la coinfezione con diversi agenti patogeni, condizione che può predisporre ad un aggravamento della sintomatologia clinica. Dall’analisi filogenetica sono emerse relazioni tra gli agenti infettivi rilevati nelle differenti specie animali suggerendone la trasmissione tra ospiti domestici e selvatici e confermando il ruolo epidemiologico svolto dei carnivori selvatici nel mantenimento dei patogeni nel territorio. Alla luce dei dati ottenuti, è importante sottolineare l’importanza delle misure di profilassi, in particolare la vaccinazione degli animali da compagnia, per ridurre la trasmissione e la diffusione degli agenti infettivi.

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La presente tesi di dottorato affronta alcune delle più comuni malattie immunomediate del cane e del gatto. Il manoscritto è incentrato sugli aspetti diagnostici e terapeutici in corso di: anemia emolitica immunomediata (Immune-mediated hemolytic anemia, IMHA), trombocitopenia immunomediata (Immune-mediated thrombocytopenia, ITP) e poliartrite immunomediata (Immune-mediated polyarthritis, IMP). Il capitolo 1 costituisce un’introduzione all’argomento delle malattie immunologiche; vengono sottolineati alcuni aspetti patogenetici delle singole malattie immunomediate e riassunte le difficoltà diagnostiche e terapeutiche. Il capitolo 2 riporta uno studio riguardante una popolazione di gatti con diagnosi, o sospetto diagnostico, di IMHA che evidenziava una discrepanza tra i test diagnostici per il virus della leucemia felina (Feline Leukemia Virus, FeLV). La positività FeLV al test point of care, non confermata dalla PCR del DNA provirale, lascia spazio a diverse interpretazioni. Il capitolo 3 mostra i dati relativi al confronto tra tre diversi protocolli immunosoppressivi (glucocorticoidi, glucocorticoidi+ciclosporina, glucocorticoidi+micofenolato mofetile) in una popolazione di cani con IMHA non associativa. Il confronto verteva, principalmente, sulla risposta ematologica dei pazienti, che non si è dimostrata differente tra i tre gruppi terapeutici. Il capitolo 4 riporta una revisione della letteratura riguardante l’ITP del cane e del gatto. Si tratta di una malattia eterogenea in cui le manifestazioni cliniche appaiono variabili: alcuni pazienti sono asintomatici, altri presentano dei sanguinamenti spontanei. La mancanza di criteri diagnostici standardizzati, porta il clinico a considerare l’ITP una diagnosi “ad esclusione”. Le strategie terapeutiche non si basano purtroppo su linee guida condivise, pertanto il target della terapia rimane, ad oggi, sconosciuto. Nel capitolo 5 viene posta l’attenzione su alcuni interrogativi diagnostici e terapeutici che riguardano l’IMP del cane e del gatto. La sintomatologia clinica, caratterizzata da zoppia, febbre e riluttanza al movimento, talvolta può essere subdola. Anche in questa malattia, non vi sono evidenze scientifiche circa il regime immunosoppressivo più corretto ed indicato.