1000 resultados para Mirandola, abitare, centro, antico, riqualificazione
Resumo:
L’oggetto di questa tesi è un intervento di rigenerazione, riqualificazione ed adeguamento di un comparto residenziale di circa 22 ettari a Corticella, zona del quartiere Navile, pianificato tramite il PEEP di Bologna del 1963 e realizzato tra gli anni 70 e 80 del secolo scorso. L'area si trova nella periferia nord di Bologna ai limiti con la campagna e comprende 34 fabbricati, di cui 27 residenziali. L'evoluzione economico sociale degli ultimi decenni ha causato l'insorgenza di diverse criticità dell'area, tra cui: scarsa efficienza energetica degli edifici con elevati costi di esercizio; inadeguatezza sismica degli edifici; bassi livelli di comfort abitativo; scarsa varietà dei tagli degli alloggi; scarsa qualità degli spazi pubblici e di relazione; mancanza di connessioni a livello urbano (sia in termini di continuità morfologica che di viabilità). L'obiettivo che si pone la tesi è quello di adeguare l'area alle nuove esigenze, in modo da proiettarla avanti nel tempo e renderla una zona vivibile oggi e in futuro, con un progetto che tenga conto della fattibilità dell'intervento e delle caratteristiche e delle risorse degli Enti e dei proprietari privati coinvolti nella gestione dell’area. Per ottenere questi risultati, il progetto ha riorganizzato i collegamenti urbani, che oggi rendono l'area una zona emarginata, e ha previsto la riqualificazione funzionale e prestazionale degli edifici, adottando due diverse ipotesi di progetto. Per quanto riguarda la situazione urbana, si è previsto di inserire nuovi elementi per migliorare la viabilità, in particolare nuovi percorsi ciclopedonali ed uno shared space che rimette in comunicazione l'area con il centro storico di Corticella. Per la riqualificazione degli edifici sono stati selezionati due edifici campione, rappresentativi delle situazioni e tipologie più ricorrenti nell’area, che sono stati affrontati con due approcci diversi. Dell’edificio che presenta le criticità più acute, si è valutata non conveniente una riqualificazione pesante e si è quindi previsto un intervento minimo di miglioramento dell’efficienza energetica e della distribuzione interna. Per il secondo edificio invece è stato progettato l’aggiornamento del taglio degli alloggi,l’adeguamento delle prestazioni energetiche fino a raggiungere la classe energetica A(originariamente classe G), il miglioramento delle capacità antisismiche e del comfort luminoso. Gli alloggi di standard decisamente superiore a quello attuale, la riconfigurazione dello spazio di pertinenza degli edifici come shared space, e la realizzazione di nuovi collegamenti urbani migliorano l’appetibilità e il valore immobiliare degli edifici, ma anche le condizioni ambientali e l’abitabilità dell’intera area di intervento.
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Il progetto presentato si basa sulla ridefinizione dell’isolato storico dell’ex-convento dei gesuiti di Mirandola posto a nord-est del centro e che nel corso del XVI secolo ha definito l’ampliamento orientale della città. Attualmente l’isolato si trova in uno stato di perdita di definizione, situazione molto pericolosa in vista del periodo di ricostruzione post-sisma che potrebbe portare ad una perdita dell’intero sistema dei gesuiti e di conseguenza ad un perdita di comprensione del sistema urbano. Il progetto quindi si pone l’obiettivo di chiarire l’assetto urbano dell’isolato attraverso la demolizione dell’edificato incongruo e forviante del ‘900 e l’aggiunta minimale, rispetto alle dimensioni totali del complesso , di architetture funzionalmente utili ad una ripresa della città ed in particolare modo del centro storico. Da un punto di vista prettamente architettonico l’idea che è stata portata avanti è stata quella di un continuo lavoro di comprensione ed elaborazione, generando così differenti sistemi architettonici al variare delle condizioni che si presentavano.
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La lettura e l’analisi della città di Mirandola post-sisma hanno portato ad una serie di considerazioni che mirano a ripensare la città non solo in termini di ricostruzione dal terremoto, ma riflettono su come organizzare una città contemporanea, riscoprendo la città ottagonale con segni architettonici riconoscibili. Inoltre l’integrazione tra centro storico e prima fascia oltre la Circonvallazione è stata risolta attraverso la progettazione di una grande corte della cultura a partire dagli esistenti Chiesa e Collegio dei Gesuiti.
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Il progetto per il cimitero e centro interreligioso a Finale Emilia nasce dalla terribile vicenda del terremoto del maggio 2012, che ha portato a ripensare e ricostruire la città. Finale Emilia ha perso diversi punti di riferimento durante il sisma: i monumenti e gran parte del patrimonio artistico e culturale della città. Analizzando la demografia della città è emersa una importante presenza straniera, e in particolare appartenente alla comunità musulmana. Siccome Finale Emilia è la sede del più antico e suggestivo cimitero ebraico della regione e possiede inoltre un elegante cimitero monumentale cattolico, si è pensato di progettare una grande area cimiteriale interreligiosa dotata anche di numerosi spazi per la collettività, una moschea e una biblioteca come centro di incontro. Quella dell’integrazione è una delle più importanti e difficili sfide del nostro tempo e questo progetto si propone di provare a darne una risposta architettonica per favorire il dialogo.
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Fino alla fine del XIX secolo erano le mura a conferire una forma chiara e precisa alla città. Dopo il loro abbattimento c'è oggi un elemento urbano capace di porsi come limite formale della città? In fase di tesi abbiamo deciso di dare una soluzione al problema della frammentazione del limite dal punto di vista opposto, agendo sul centro storico in relazione alla prima espansione urbana. Abbiamo operato un'attenta analisi delle dinamiche della città prima e dopo il terremoto, cercando di comprendere le specificità di questo territorio. Da una ulteriore e più approfondita lettura del centro storico, emerge subito l'assenza di un tessuto urbano ben leggibile in corrispondenza dell'area del Castello e del Comune, dove una grande "macchia" di spazi aperti, prevalentemente adibiti a parcheggio prevalgono sul costruito: l'area che ha dato vita e un senso durante i secoli a questa città ha perso la sua identità. Identità, misura, connessione sono gli obiettivi che ci prefissiamo di raggiungere nella ridefinizione di questi luoghi ed insieme le parole chiave del nostro approccio al nostro progetto. Il nostro intervento prevede la definizione di un polo culturale che possa valorizzare le caratteristiche storiche e morfologiche dell'area conferendo intelligibilità agli elementi che hanno sempre caratterizzato lo splendore della città. Il "verde" diviene elemento di connessione tra le due aree di progetto. Le funzioni che abbiamo scelto nella definizione del polo culturale sono quelle di museo, cinema, e mercato: la scelta è stata quella di progettare edifici pubblici, con lo scopo di riportare i luoghi di intrattenimento e della cultura all'interno del centro storico.
Il progetto delle pavimentazioni stradali in materiale lapideo: il caso del centro storico di Modena
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Le vibrazioni indotte dal traffico costituiscono un problema diffuso a causa degli effetti indesiderati che possono generare a lungo termine sulle opere architettoniche e sulle persone. L’intensità di questi fenomeni dipende da numerosi fattori tra cui le caratteristiche dei veicoli (massa, tipo di sospensioni), le relative velocità, la regolarità del piano viabile, le proprietà del terreno di sottofondo, la struttura degli edifici esposti e, soprattutto, le caratteristiche meccaniche dei materiali costituenti la pavimentazione. Il problema è particolarmente sentito nei centri storici delle aree urbane per la presenza di edifici di grande valore artistico e per l’impiego di pavimentazioni di tipo lapideo, caratterizzate da numerose irregolarità di superficie: nasce, quindi, l’esigenza di individuare criteri progettuali e tecnologie costruttive mirati all’attenuazione di questi fenomeni indesiderati e nocivi. A tal fine la presente tesi prevede: • una prima parte, che descrive il centro storico di Modena a partire da un quadro generale storico-morfologico e di pianificazione urbanistica, con particolare attenzione alle tipologie di pavimentazioni stradali ad elementi lapidei e ai materiali tradizionalmente in uso nel territorio modenese; • una seconda parte, che presenta il caso di studio di Piazza Roma e il relativo progetto di recupero per la pedonalizzazione dello spazio pubblico tuttora in corso di realizzazione. Quest'ultimo è stato analizzato da un punto di vista non solo teorico-descrittivo, ma anche pratico-sperimentale, seguendo l’esecuzione dei lavori in cantiere in collaborazione con il Settore Manutenzione e Logistica del Comune di Modena; • una terza parte, relativa al problema delle vibrazioni indotte dal traffico sulle pavimentazioni stradali ad elementi lapidei. Il problema è stato affrontato in termini prima generali, descrivendo i meccanismi di generazione, propagazione e ricezione delle vibrazioni, gli effetti di danneggiamento che possono provocare sulle costruzioni circostanti, le più diffuse tipologie di intervento note in letteratura. Successivamente è stato considerato il caso di Piazza Roma e, partendo dalla rilevazione sperimentale del quadro vibratorio degli edifici adiacenti alla sede stradale, è stata valutata l’efficacia di alcune soluzioni progettuali ai fini della riqualificazione dello stato di fatto.
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Sostituzione di tessuto urbano nella città di Mirandola. Tentativo di ridefinizione dell'identità del viale di collegamento fra centro storico e stazione attraverso lo studio della teoria della città per parti.
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The archaeological excavations carried out in 2013 in the hut n. 16 of the protohistoric settlement of Brunku ’e s’Omu (central-western Sardinia) returned some metal products. The morpho-metric and functional study of these artifacts al-lowed the identification of two mending strips and other remains related to Bronze Age (late II millennium BC) ceramic vessels reparing. Some uncertainly dated slags and metal fragments were also identified. Visual examination and archaeometric investigation carried out by means of portable energy dispersive X-ray fluores-cence spectrometry (pXRF) were performed on these metals. The analyses were able to relate some remains to iron manufacturing and highlighted the lead composition of the other ones. The chosen approach further clarified some as-pects of nuragic metallurgists’ behaviour in selecting and processing metalliferous geo-materials.
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Summary: Objective: We performed spike triggered functional MRI (fMRI) in a 12 year old girl with Benign Epilepsy with Centro-temporal Spikes (BECTS) and left-sided spikes. Our aim was to demonstrate the cerebral origin of her interictal spikes. Methods: EEG was recorded within the 3 Tesla MRI. Whole brain fMRI images were acquired, beginning 2–3 seconds after spikes. Baseline fMRI images were acquired when there were no spikes for 20 seconds. Image sets were compared with the Student's t-test. Results: Ten spike and 20 baseline brain volumes were analysed. Focal activiation was seen in the inferior left sensorimotor cortex near the face area. The anterior cingulate was more active during baseline than spikes. Conclusions: Left sided epileptiform activity in this patient with BECTS is associated with fMRI activation in the left face region of the somatosensory cortex, which would be consistent with the facial sensorimotor involvement in BECT seizures. The presence of BOLD signal change in other regions raises the possibility that the scalp recorded field of this patient with BECTs may reflect electrical change in more than one brain region.
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El presente estudio se realizó en el CECA (Centro de Experimentación y Capacitación Agropecuaria), ubicado al Noreste de la ciudad de Granada, siendo el clima catalogado como clima tropical de sabana con una biotemperatura de 17-24°C y humedad relativa de) 68-85%. El ensayo tuvo una duración de 37 días comprendidos entre los meses de Julio y Agosto de 1994. Con el objetivo de comprar el efecto de la utilización del té de hojas de Nim (Azadirachta indica) como desparasitante interno botánico realizando un análisis comparativo con el producto químico Levamisol en el control de endoparásitos en cabras reproductoras en edades de 2-5 años. Se les realizaron análisis coprológicos al inicio del ensayo para diagnosticar las especies parasitarias y la intensidad de las cargas parasitarias, para este análisis se les realizó en el laboratorio del MAG la prueba de flotación y sedimentación resultando por orden de importancia los géneros: Strongylata, Strongyloides, Coccidias, Paramphistomun, Trichostrongylus y Haemonchus. A continuación se procedió a la aplicación del té de hojas de Nim Azadirachta indica) por vía oral, formando dos grupos para el tratamiento botánico, uno tratado con 150 hojas y otro con 250 hojas y un tercero tratado con desparasitante interno químico Levamisol en dosis de 3 ce por UE vía intramuscular. Después de aplicar los tratamientos se procedió a tomar muestras de heces a los 7, 14,21 y 30 días post-tratamiento. Al realizar el análisis comparativo de los tratamientos respecto a las cargas parasitarias y especies parasitarias resultó que los niveles de efectividad se obtuvieron a los 14 días con los tratamientos botánicos Nim 250 y químico Levamisol. El porcentaje de efectividad con Nim 250 fue del 83.3% para la especie Strongyloides y el tratamiento Levamisol del l00%, mostrando para Coocidia una efectividad del 83.3% para Nim 250.
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El Sistema de Análisis de Riesgos y Puntos Cítricos de Control (HACCP), es una herramienta que se acomoda a cualquier otro sistema, lo único que se pretende con la implantación de este sistema es, procesar alimentos nutritivos, confiables, seguros e inocuos, buscando una alta calidad en el producto, esto significa que el producto procesado este apto para el consumo y que no cause daño o enfermedades a la población que consume el alimento. El presente trabajo tuvo como objeto, sistematizar las normas de implementación del Sistema de Análisis de Riesgos y Puntos Criticos de Control (HACCP) en Nicaragua, para diseñar una propuesta de alternativa para una planta procesadora., específicamente en aves, para la Universidad Nacional Agraria (UNA). Se realizó un estudio visitando las plantas procesadoras de pollo en Nicaragua, las cuales se encuentran certíficadas C{ln el Sistema HACCP, las visitas a esta% plantas consistió en el recorrido de todo el proceso, que va desde la recepción de las aves en las plantas, basta la distribución de los productos terminados, estas vistas se realizaron diariamente, una planta cada día, de cinco de la mañana que inicia la matanza de aves, a cuatro de la tarde que se termina esta matanza, durante seis meses. Las empresas visitadas fueron: Tip-top Km. 16 Y, carretera a Masaya, Pollo Rico en Granada contiguo a la estación de ferrocarril, Indavínsa Pollo Real Km. 26 carretera norte y Pollo Estrella Km. 21 carretera norte. Además se realizó una revisión de literatura, para recabar información y documentación referente al tema en estudio, tal revisión se llevo a cabo en las bibliotecas del MAGFOR y de la biblioteca de la UNA, en ellas se encontró todo lo referente al sistema HACCP , experiencias, principios del sistema, manuales complementarios y todo esto ayudo a desarrollar una propuesta de implementación del Sistema HACCP. Este Sistema es una propuesta racional y sistemática que permite la harmonización de normas y procedimientos que regulan la comercialización de productos alimenticios, simplificando tramites y eliminando barreras para su libre comercio, ya que permite procesar alimentos de alta calidad y aptos para el consumo.
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Con el objetivo de seleccionar progenies promisorias de semilla sexual de papa, procedentes del CIP (11) y Programa de la India (3) se estableció este ensayo el 21 de septiembre de 1994, utilizando un diseño de Bloques Completos al Azar (BCA) con cuatro repeticiones, en la estación experimental del Instituto Nicaragüense de Tecnología Agropecuaria (INTA-RB-3), ubicada a 1 350 msnm, humedad relativa del 91 por ciento, temperatura promedio mínima 15 °C/máx 26 °C, cuyos suelos son de textura franca bien drenada, medianamente profundo a profundo, con una precipitación durante el ensayo de 622 mm. Los resultados obtenidos muestran que todas las progenies híbridas enviadas por el CIP mostraron buena velocidad de emergencia en especial SERRANA x LT-7, con respecto a los lubridos de la India. En general el porcentaje de sobrevivencia fue mayor del 80 por ciento para la mayoría de las progenies el cual es un índice aceptable, a excepción de 104.12 LB x TS-4.En la altura final de la planta no hubieron diferencias significativas entre híbridos, solo fueron superiores a KATADIN x TS-10. En cuanto al rendimiento, la progenie HPS II/67 mostró ser superior a las demás con 6.2 kg/m2. El número total de tubérculos por metro cuadrado {740) y tubérculos por planta (7) fue superior en la progenie TS-6 x TPS-67. Las progenies de ambos programas mostraron rendimientos por metro cuadrado de más del 50 por ciento con tubérculos mayores de 5 gramos. No se presentó incidencia de virus para ambas progenies, las tres progenies provenientes del Programa de la India presentaron mayor resistencia a tizón tardío (Phytophthora infestans, Mont. D.bary).
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La presente investigación se realizó de junio a diciembre del año 1997 en el Centro Experimental Campos Azules (CECA) ubicado en el municipio de Masatepe, departamento de Masaya. Dicho trabajo se realizó con el objetivo de elaborar una guía preliminar de descriptores para el cultivo de la pitahaya (Hylocereus spp.), caracterizar de forma preliminar 16 accesiones de pitahaya y proponer accesiones sobresalientes para caracteres de importancia agronómica que pueden ser introducidas a mejoramiento genético. El diseño utilizado es propio de los bancos de germoplasma de frutales en los que se establecieron tres individuos de cada accesión, por lo tanto, cada una de las plantas fue considerada una replica, realizándose para los caracteres cualitativos y cuantitativos un análisis estadístico a través del programa SAS (Sistema de Análisis Estadísticos), así mismo se realizo un análisis de conglomerados (Cluster) mediante el método Simple Linkage utilizándolo para caracteres cuantitativos, y el método Ward's para descriptores cuantitativos y cualitativos. En cada uno de los análisis se determinaron cuatro y cinco conglomerados respectivamente, siendo las accesiones más sobresalientes la 4103, 4107, 4542, 4549, 4556, 4563, 4566, 4127, 4165, 4552, 4575, 4577, 4578 y 4601 para seleccionar de acuerdo a las necesidades de los usuarios. También se realizó un análisis de Componentes Principales para determinar las variables que más aportaron a la variación, siendo las variables de fruto las que más explicaron la variación, presentando las accesiones 4127 y 4165 los valores más altos en los dos componentes principales. La guía de descriptores se realizó de acuerdo a parámetros establecidos con descriptores de pasaporte y caracterización, que fueron recopilados según características morfológicas tomadas en cuenta en el ensayo por experiencia de investigadores.
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Resumen: En este trabajo se hace una evaluación del riesgo de daño en cultivos provocados por eventos de granizo o heladas en la región centro-oeste de la provincia de Buenos Aires, con el fin de establecer pautas para la planificación de los cultivos y a la vez brindar herramientas que ayuden en la decisión de contratación (o no) de seguros agrícolas, más allá del costo de las primas ofrecidas por el mercado asegurador. Para esto se tuvieron en cuenta distintos trabajos que han estudiado eventos de granizo y heladas en Argentina, además de información relativa a los ciclos de los principales cultivos de la región y los períodos de mayor susceptibilidad a estos eventos extremos. El granizo es un evento esporádico que provoca daños en superficies acotadas. Las consecuencias de una tormenta granicera son variables en función a la duración de la misma y el tamaño del hidrometeoro. El evento de granizo tiene una frecuencia de ocurrencia de un evento al año en la zona centro-oeste de la Provincia de Buenos Aires. La mayor cantidad de eventos se producen entre octubre y diciembre. Las heladas se definen como todo descenso térmico igual o inferior a 0° C (helada meteorológica) o a 3 °C (helada agrometeorológica) medido en un abrigo meteorológico. Estas podrán traer consecuencias sobre un cultivo en función a la etapa fenológica en la que este fenómeno ocurra. En este trabajo se presentan cuadros de referencia en los que se indica el riesgo de que los principales cultivos de la zona (maíz, soja, girasol y trigo) sean afectados por heladas en función de la fecha de siembra. Finalmente se presenta una discusión sobre el mercado de seguros agropecuarios en Argentina y un análisis sobre la conveniencia de la contratación de los mismos en función de los resultados encontrados en este trabajo
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En el Centro de Investigación y Reproducción de Controladores Biológicos (CIRCB) de la UNAN, León, se determinó el ciclo biológico de Sitotroga cerealella Olivier , con el objetivo de validar el protocolo de producción de Sitotroga en las nuevas condiciones de laboratorio. La producción masiva de Trichogramma comprende dos fases generales: obtención de huevos de Sitotroga cerealella Olivier, hospedero utilizado para la reproducción masiva; y, la parasitación de esos huevos por Trichogramma . Se han realizado estudios sobre la biología de Sitotroga para mejorar la producción y optimizar la cría de Trichogramma . Se colocaron huevos blancos recién ovipositados y granos de trigo (como sustrato), provenientes de la cría masiva. Estos fueron pu estos en 25 platos petri, a razón de 3:6 (granos: huevos) por plato, diariamente se observaron y anotaron todos los cambios desde huevo hasta pupa. Cuando los adultos emergieron se aislaron en parejas para determinar la postura de huevos, hasta su muerte. A una temperatura y humedad promedio de 29 ºC y 76%, respectivamente, el ciclo biológico de Sitotroga se cumplió en 35.34 días en promedio. La fase de huevo duró 6.2 ± 0.46, larva 16.06 ± 2.62, pupa 5.78 ± 1.29 y adulto 7.3 ± 3.42 días en promedio. La larva pasó por 4 instares larvales: el primero duró 3.57 ± 0.72 días, el segundo 3.43 ± 0.86 días, el tercero 3.28 ± 1.17días y, el cuarto instar y la prepupa duró 5.78 ± 1.57 días. Paralelamente se montó otro ensayo utilizando un marco de incubación de la cría masiva de Sitotroga. Se colocó un termómetro en su interior para medir el comportamiento de la temperatura interna en relación con la temperatura y humedad de la Sala de Incubación donde fue ubicado, manteniendo una relación directamente proporcional durante el ensayo. A los 22 días se traslado al interior de un gabinete de producción para extraer diariamente la producción de huevos y adultos de Sitotroga. Se extrajo un total de 24.22 g de huevos con un promedio de 0.64 g por día; se recolectaron 211g de adultos y 5.7g por día durante 38 días, el 80% de la producción de huevos se obtuvo en los primeros 22 días. Los adultos extraídos pasaron a marcos de oviposición para seguir recolectando huevos hasta su muerte. La temperatura y humedad de las salas de producción del insecto (Sala de Incubación, Sala de Emergencia de adultos y Sala de Oviposición) influyen sobre su desarrollo biológico, manteniendo una óptima producción en un rango entre 70 - 80% y 26 - 30ºC de humedad y temperatura respectivamente.