996 resultados para Metallurgia delle polveri calibratura sinterizzazione


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Numérisation partielle de reliure

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Cet article présente les résultats de la revue systématique: Inglis SC, Clark RA, McAlister FA, et al. Structured telephone support or telemonitoring programmes for patients with chronic heart failure. Cochrane Database Systematic Reviews 2010, Issue 8. Art. No.:CD007228. DOI:10.1002/14651858.CD007228.pub2. PMID: 20687083.

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Résumé II lavoro verte sui volgarizzamenti quattro-cinquecenteschi di Luciano di Samosata, importante capitolo nella fortuna dell'autore greco, che diede l'avvio a quel vasto fenomeno chiamato "lucianesimo", esteso in Europa fino al XIX sec. In particolare fornisco l'edizione critica e commentata delle Storie vere volgarizzate, contenute nella prima, assai ampia (41 opuscoli), e per molto tempo unica, silloge lucianea in volgare, che ho datato a poco prima del 1480. Essa ci è giunta tramite un unico manoscritto, il Vaticano Chigiano L.VI.215, confezionato a Ferrara per Ercole I d'Este, nonché in almeno otto edizioni veneziane apparse fra il 1525 e il 1551. La princeps, da cui dipendono in vario modo tutte le edizioni successive, è pubblicata da Niccolò Zoppino. I1 ms. e le prime due edizioni (1525; 1527 Bindoni e Pasini) tacciono il nome del traduttore, che compare solo nell'edizione del 1529 (Zoppino): Niccolò Leoniceno (1428-1524), medico umanista e valente grecista, attivo a Ferrara dal 1464 al 1524, studioso e traduttore di Ippocrate e Galeno, editore di Aristotele e volgarizzatore di storici per Ercole d'Este. L'edizione ha richiesto uno studio preliminare sulle numerose traduzioni in latino e in volgare di Luciano, per valutare meglio le modalità della sua fortuna umanistica. Confrontando ms. e stampe, per le Storie vere si hanno due volgarizzamenti totalmente diversi, fin dal titolo: La vera historia nel ms., Le vere narrazioni nelle cinquecentine. Ma per l'ultimo quarto di testo, ms. e stampe in sostanza coincidono. La collazione ha coinvolto anche il testo greco (con gli apparati delle edizioni critiche) e la versione latina dell'umanista umbro Lilio Tifernate (1417/18-1486) risalente al 1439-43 ca., intitolata De veris narrationibus, di cui si hanno almeno tre redazioni d'autore; una quarta è invece dovuta probabilmente a Benedetto Bordon, che la inserì nella sua silloge latina di Luciano del 1494. Ho cosa stabilito che il volgarizzamento del ms. Chigiano, La vera historia, è stato eseguito direttamente dal greco, fatto eccezionale nel panorama delle traduzioni umanistiche, mentre quello a stampa, Le vere narrazioni, deriva dalla redazione Bordon del De veris narrationibus. La diversità dei titoli dipende dalle varianti dei codici greci utilizzati dai traduttori: il Vat. gr. 1323, o una sua copia, è utilizzato sia dal volgarizzatore del Chigiano, sia da Bordon, indipendentemente l'uno dall'altro; il Marc. gr. 434, o una sua copia, dal Tifernate. Il titolo latino mantenuto da Bordon risale al Tifernate. Per quanto riguarda l'attribuzione dei due volgarizzamenti, come già per altri due testi della silloge da me studiati (Lucio 01 Asino e Timone), anche per La vera historia del Chigiano è accettabile il nome di Niccolò Leoniceno, poiché: 1) essa è tradotta direttamente dal greco, correttamente e con buona resa in volgare, 2) Paolo Giovio -che conobbe di persona il Leoniceno -, negli Elogia veris clarorum virorum imaginibus apposita ricorda che i volgarizzamenti di Luciano e di Dione eseguiti dal Leoniceno piacquero molto ad Ercole d'Este, 3) nessuno nella prima metà del sec. XVI rivendica, per sé o per un suo maestro, il volgarizzamento di Luciano. Le vere narrazioni a stampa, tradotte dal latino del Bordon, dopo il 1494 e prima del 1525, per la parte che diverge dalla Vera historia rimangono invece anonime. Dato che si tratta di due volgarizzamenti distinti, ho allestito l'edizione a fronte dei due testi fin dove essi divergono, seguendo per l'uno il ms., per l'altro la princeps; per la parte finale, in cui confluiscono, mi baso invece sul manoscritto e relego in apparato le varianti più vistose della princeps (non è emerso un chiaro rapporto di dipendenza fra i due testimoni). Oltre all'apparato critico con le lezioni rifiutate, fornisco un commento con la giustificazione delle scelte e il confronto con i corrispondenti passi greci e latini.

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Référence bibliographique : Weigert, 98

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La necrópolis del Cozzo delle Giummare y la de la Grotta del Murmuro, situadas en las laderas del Monte Finocchito, pertenecen a dos pequeños caseríos del arrabal. Fueron descubiertas por Paolo Orsi a pocos kilómetros de la cumbre del monte - donde estaba asentada la ciudad rodeada de la vasta necrópolis del Finocchito-, precisamente en las laderas meridionales junto a las que transcurre el río Tellaro. Orsi las consideró como necrópolis dependientes de la misma ciudad y estaba convencido de que pertenecían a idéntica época que aquélla, por dos razones fundamentales: a} Estaban separadas de la ciudad por 3 o 4 km. únicamente. b} La mayoría de los materiales de estos cementerios pueden englobarse dentro de la llamada Civilización o Cultura del Finocchito (730-650 a. de J. C.). La necrópolis del Cozzo delle Giummare, denominada así por la Chamerops humilis, que crece allí frecuentemente, ocupa la parte extrema de un contrafuerte poco ondulado. Consta de treinta sepulturas relacionadas con un pequeño hábitat que debía existir en una planicie situada a mayor altura, la cual dista 2,5 km. de la cúspide de la montaña. Orsi, a través de un examen superficial de las sepulturas, creyó que pertenecían a la cultura de Casteluccio (primer período de Orsi); sin embargo, no sabía cómo conciliar con esta hipótesis la presencia de pequeños bronces típicos de la fase IV de Pantálica (tercer período de Orsi), recogidos en el mismo lugar por algunos pastores . . Mediante las excavaciones, Orsi descubrió un hecho nuevo: los sepulcros de la época de Casteluccio, con sus esqueletos y sus ajuares parcial o enteramente conservados, fueron reutilizados después de muchos siglos por gentes contemporáneas de los constructores del poblado y la necrópolis del Finocchito.