993 resultados para Vigo, Pietro, 1856-1918.


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Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)

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O objetivo da autora aqui é discutir como se dá, no trabalho da romancista e contista escocesa Muriel Spark (1918-2006), a constituição das personagens femininas e a forma como estas veem a si mesmas e aos outros. A análise tem como base a coletânea composta de 41 contos publicada em 2001 sob o título de All the Stories of Muriel Spark (inédita no Brasil), cujas narrativas, em sua maioria, já haviam sido publicadas anteriormente em outras coletâneas ou em outros meios, como jornais e revistas. A autora também estuda nos contos o modo como os textos da escritora revelam sua visão peculiar do mundo e dos indivíduos, que foi se tornando mais amarga, embora mais compreensiva, com o passar do tempo. As narrativas curtas sparkianas se distinguem por refletir os diferentes contextos históricos vividos pela escritora: há contos que têm como ambiente a África, onde ela viveu nos anos 1930 e 1940, outros que se passam na Europa do pós-guerra e ainda os contos escritos mais recentemente. De passagem, a pesquisadora também analisa o engajamento político e ideológico de Muriel Spark, cuja vida conflituosa não a impediu de alcançar considerável sucesso de crítica e público nos países de língua inglesa. Sua obra-prima, o romance Primavera de Miss Jean Brodie (1961), foi adaptada para o cinema - o filme foi exibido no Brasil sob o título Primavera de uma Solteirona

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In order to contribute to the understanding of the history of the teaching of reading and writing and the history of political movement of textbooks in Sao Paulo, Brazil, we present the results of the analysis of the documents produced by the Review Commission Textbook, established in 1918 by the General Board of Education of São Paulo State. This commission aimed to review which books among the already approved by previous committees, should continue as recommended for use in elementary schools in São Paulo. For this, the commission has prepared various reports, which are representative of the actions of the state government to control the circulation and use of textbooks in elementary schools in the early twentieth century.

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Microlepidogaster bahiensis Miranda-Ribeiro (1918), assigned to Parotocinclus Eigenmann & Eigenmann, 1889, by Garavello (1977), was described in a short and uninformative way which does not allow for its distinction from other species of Parotocinclus; besides, the two syntypes of the species are regarded as lost. For these reasons a neotype is herein designated and a detailed description of the species is presented based on topotypes. The species is characterized by the combination of the following features: scapular bridge almost completely exposed ventrally, arrector fossae, when present, small or very reduced; abdomen covered by 5-7 wide lateral plates on each side and very small platelets in between, leaving abundant naked areas surrounding them; a small group of larger plates in front of anus; caudal peduncle ellipsoid in cross section; total plates in median series 21-23; longitudinal series with 23-26 plates; 18-29 teeth on premaxillary and 12-24 on dentary; it can also be distinguished by its characteristic caudal-fin color pattern. Features that allow us to assign the species to Parotocinclus and a hypothesis about its relationships with other species of the genus are also presented.

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The history of the quinine synthesis can be used as a case study to emphasize that science is influenced by social and historical processes. The first efforts toward the synthesis of this substance, which until recently was the only treatment for malaria, were by Perkin in 1856 when, trying to obtain quinine,,. he synthesized mauveine. Since then, the quest for the total synthesis of quinine involved several characters in a web of controversies. A major step in this process was made in 1918 by Rabe and Kindler, who proposed the synthesis of quinine from quinotoxine. Twenty-six years later, after obtaining the total synthesis of quinotoxine, Woodward and Doering announced the total synthesis of quinine. However, the lack of experimental details about Rabe and Kindler's process, associated with Woodward and Doering's failure to reproduce it, raised a series of doubts about the synthesis. Stork and colleagues questioned the veracity of the experimental data and even the scientific reputation of the involved researchers. Doubts remained alive until 2008, when Williams and Smith reported, not without reservations, the reproducibility of Rabe and Kindler's protocol. The scientific knowledge as a social and historical development, its legitimating process, and the absence of neutrality in science constitute aspects that can be discussed from this case study, providing significant contributions to science education, in particular, to the initial or continued training of chemistry teachers.

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Ensino do Direito internacional nas arcadas – José Mendes foi professor ordinário da disciplina (1911-1918) – sua obra Direito internacional público – preleções (1913) completa cem anos de publicação.

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Oggetto della tesi di laurea è il recupero di Villa Rasponi a Savignano sul Rubicone, un bene storico complesso composto da elementi di varia natura: architettonici e vegetali, di differente pregio, dalla residenza settecentesca agli annessi agricoli di servizio, al parco. Le funzioni d’uso attuali rarefatte e strettamente comuni a quelle originarie, non sono più proponibili per poter garantire la sopravvivenza e la conservazione del complesso. Questo da un punto di vista puramente economico, per l’impegno in termini finanziari che un sito di tali dimensioni richiede, a livello gestionale e circostanziale. Come intervenire su un manufatto di questa natura, tutelandolo, riqualificandolo dal punto di vista architettonico e paesaggistico e, nello stesso tempo, reinserendolo in maniera attiva in un contesto urbano e territoriale dal quale negli anni si è progressivamente distaccato e isolato, chiudendosi nell’accezione di residenza privata? Il progetto, lavorando a vari livelli e confrontandosi con differenti campi disciplinari, dal restauro di un parco storico “firmato” da Pietro Porcinai, all’inserimento di nuovi elementi architettonici, all’analisi di fattibilità finanziaria, si pone principalmente due obiettivi: 1) da un lato intervenire materialmente sul manufatto restaurando gli edifici, anche attraverso la definizione di funzioni che ne permettano la sopravvivenza, e manutenendo il parco storico. In questo senso l’aspetto su cui si insiste maggiormente è il rispetto e la valorizzazione del complesso villa–parco–giardino-annessi come unicum, che assume pregio nella sua totalità e integrità; 2) dall’altro, tenuto conto delle dimensioni, dell’importanza storica, architettonica, culturale e paesaggistica del sito, il progetto intende estendere la sua valenza anche a un intorno in primo luogo locale e poi più ampio, diventando punto di riferimento e polo attrattivo, così come lo era stato nel passato, all’epoca nella quale in esso viveva la principessa Luisa Murat. Non ci si limita dunque a considerare il caso isolato, ma si tiene conto del fatto che la Villa Rasponi sorge all’interno di un contesto, quello della Romagna, di straordinaria ricchezza e molteplicità di espressioni artistiche, architettoniche, naturalistiche che costituiscono un patrimonio di valore, in gran parte scarsamente conosciuto e per nulla. Da qui l’idea di utilizzare una porzione di paesaggio come vetrina e contenitore di informazioni su tutta l’eredità culturale romagnola, legata ad un nuovo modo di intendere il luogo, come contesto che incarna la rete di significati all’interno dei quali le azioni degli uomini diventano fatti culturali. Il complesso della Villa Rasponi, per le sue connotazioni storiche, paesaggistiche, fisiche e posizionali, diventa la concretizzazione di tale idea. Dunque, una porzione di paesaggio che si fa strumento fisico e concettuale, di comunicazione, per trasmettere, valorizzare e promuovere il patrimonio naturale, architettonico e culturale di tutto il territorio in cui è inserito, diventandone icona e sintesi.

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La tesi ha come oggetto lo studio dei legami culturali posti in essere tra la Russia e l’Italia nel Settecento effettuato a partire dall’analisi del teatro di Arkhangelskoe (nei pressi di Mosca), ideato da Pietro Gonzaga. Ciò ha consentito di inquadrare l’atmosfera culturale del periodo neoclassico a partire da un’angolazione insolita: il monumento in questione, a dispetto della scarsa considerazione di cui gode all’interno degli studi di storia dell’arte, racchiude diverse ed interessanti problematiche artistiche. Queste ultime sono state tenute in debito conto nel processo dell’organizzazione della struttura del lavoro in relazione ai differenti livelli di analisi emersi in riferimento alla tematica scelta. Ogni capitolo rappresenta un punto di partenza che va utilizzato al fine di approfondire problematiche relative all’arte ed al teatro nei due Paesi, il tutto reso possibile grazie all’applicazione di un originale orientamento analitico. All’interno della tesi vengono infatti adoperati approcci e tecniche metodologiche che vanno dalla storia dell’arte all’analisi diretta dei monumenti, dall’interpretazione iconografica alla semiotica, per arrivare agli studi sociologici. Ciò alla fine ha consentito di rielaborare il materiale già noto e ampiamente studiato in modo convincente ed efficace, grazie al ragionamento sintetico adottato e alla possibilità di costruire paralleli letterari e artistici, frutto delle ricerche svolte nei diversi contesti. Il punto focale della tesi è rappresentato dalla figura di Pietro Gonzaga. Tra i decoratori e gli scenografi italiani attivi presso la corte russa tra il Settecento e l’Ottocento, questi è stato senza dubbio la figura più rilevante ed affascinante, in grado di lasciare una ricca eredità culturale e materiale nell’ambito dell’arte scenografica russa. Dimenticata per lungo tempo, l’opera di Pietro Gonzaga è attualmente oggetto di una certa riconsiderazione critica, suscitando curiosità e interesse da più parti. Guidando la ricerca su di un duplice binario, sia artistico che interculturale, si è quindi cercato di trovare alcune risonanze tra l’arte ed il pensiero di Gonzaga ed altre figure di rilievo non solo del suo secolo ma anche del Novecento, periodo in cui la cultura scenografica russa è riuscita ad affrancarsi dai dettami impartiti dalla lezione settecentesca, seguendo nuove ed originali strade espressive. In questo contesto spicca, ad esempio, la figura di Vsevolod Meyerchold, regista teatrale (uno dei protagonisti dell’ultimo capitolo della tesi) che ha instaurato un legame del tutto originale con i principi della visione scenica comunicati da Pietro Gonzaga. Lo sviluppo dell’argomento scelto ha richiesto di assumere una certa responsabilità critica, basandosi sulla personale sicurezza metodologica ed esperienza multidisciplinare al fine di tener conto dall’architettura, della teoria e della pratica teatrale – dalla conoscenza delle fonti fino agli studi del repertorio teatrale, delle specifiche artistiche locali, del contesto sociale dei due paesi a cavallo tra il ‘700 e l’‘800. Le problematiche toccate nella tesi (tra le quali si ricordano il ruolo specifico rivestito dal committente, le caratteristiche proprie della villa neoclassica russa, il fenomeno di ‘spettacoli muti’, la “teatralità” presente nel comportamento dei russi nell’epoca dei Lumi, la risonanza delle teorie italiane all’interno del arte russa) sono di chiara attualità per quanto concerne le ricerche relative al dialogo storico-artistico tra i due Paesi.

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Dopo aver svolto un laboratorio di progettazione alla scuola Saint-Luc a Bruxelles e un workshop “la ville et l’eau” a Venezia ho scelto di mantenere come progetto di tesi la riqualificazione dell’isola di San Pietro in Castello a Venezia. Progettare a Venezia vuol dire progettare in una città stratificata e densa dove però i margini non hanno oggi profili definiti, ma hanno bisogno di ritrovare un’immagine che hanno perso nel tempo. La scelta del margine est ci porta in una Venezia minore che non ha conosciuto grandi trasformazioni, ma che, al contrario, è stata oggetto di pianificazione solo negli ultimi anni senza successo. Presenta spazi aperti non qualificati e che nel progetto vengono integrati. La presenza di costruzioni di tipo residenziale di bassa qualità ha portato alla scelta di demolire quegli edifici che non si integrano con il contesto sostituendoli con nuovi alloggi sia per artisti che per famiglie. Questi nuovi volumi trovano un completamento con l’esistente tessuto residenziale che si è scelto di valorizzare. Lo spazio pubblico torna ad assumere nel progetto quella qualità e forma data dall’inserimento di cortine murarie che delimitano lo spazio privato da quello più sociale della calle, del nuovo campiello e del parco. Il progetto di riabitare il margine dell’isola di San Pietro in Castello prevede a livello urbanistico un progetto che non tocca solo il tessuto residenziale, ma si occupa anche del riordino del sistema del verde, degli spazi dei luoghi di lavoro cantieristico di tipo navale tipico dell’isola e del ripensamento dei nuovi percorsi come il riuso di un edificio esistente come galleria.

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