975 resultados para Tomografia axial computorizada


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Questa tesi Magistrale è frutto di un'attività di ricerca, che consiste nella realizzazione di un'indagine geofisica di tipo geoelettrico (ERT Electrical Resistivity Tomography). Lo scopo è quello di caratterizzare l'idrogeologia di una porzione limitata dell'acquifero freatico costiero ravennate, situato nella Pineta Ramazzotti di Lido di Dante, cercando di apportare nuove conoscenze sulle dinamiche che favoriscono l'ingressione marina (problema di forte attualità)che potrebbero contribuire a migliorare la gestione e la tutela delle risorse idriche. In questo contesto la tesi si pone come obiettivo quello di valutare l'applicabilità del metodo geoelettrico verificando se questo è in grado d'individuare efficacemente l'interfaccia acqua dolce-salata e le strutture presenti nel sottosuolo, in due tipologie di ambiente, con e senza un sistema di dune. I risultati dimostrano che dal punto di vista scientifico, il metodo geoelettrico ha verificato il principio di Ghyben-Herzberg, il quale suppone che vi sia una relazione inversa tra quota topografica e limite superiore della zona satura con acqua salata, inoltre si è riscontrata una certa stagionalità tra i profili acquisiti in momenti diversi (influenzati dalla piovosità). Mentre dal punto di vista tecnologico, il metodo, è di difficile utilizzo negli ambienti di transizione tanto ché chi si occupa professionalmente di questi rilievi preferisce non eseguirli. Questo è dovuto alla mancanza di un protocollo per le operazioni di acquisizione e a causa dell'elevato rumore di fondo che si riscontra nelle misurazioni. Con questo studio è stato possibile calibrare e sviluppare un protocollo, utilizzabile con diverse spaziature tra gli elettrodi, che è valido per l'area di studio indagata. Si è riscontrato anche che l'utilizzo congiunto delle informazioni delle prospezioni e quelle dei rilievi classici (monitoraggio della superficie freatica, parametri chimico-fisici delle acque sotterranee, rilievo topografico e sondaggi geognostici), generino un prodotto finale di semplice interpretazione e di facile comprensione per le dinamiche in atto.

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Il collasso di diverse colonne, caratterizzate da danneggiamenti simili, quali ampie fessure fortemente inclinate ad entrambe le estremità dell’elemento, lo schiacciamento del calcestruzzo e l’instabilità dei ferri longitudinali, ha portato ad interrogarsi riguardo gli effetti dell’interazione tra lo sforzo normale, il taglio ed il momento flettente. Lo studio è iniziato con una ricerca bibliografica che ha evidenziato una sostanziale carenza nella trattazione dell’argomento. Il problema è stato approcciato attraverso una ricerca di formule della scienza delle costruzioni, allo scopo di mettere in relazione lo sforzo assiale, il taglio ed il momento; la ricerca si è principalmente concentrata sulla teoria di Mohr. In un primo momento è stata considerata l’interazione tra solo due componenti di sollecitazione: sforzo assiale e taglio. L’analisi ha condotto alla costruzione di un dominio elastico di taglio e sforzo assiale che, confrontato con il dominio della Modified Compression Field Theory, trovata tramite ricerca bibliografica, ha permesso di concludere che i risultati sono assolutamente paragonabili. L’analisi si è poi orientata verso l’interazione tra sforzo assiale, taglio e momento flettente. Imponendo due criteri di rottura, il raggiungimento della resistenza a trazione ed a compressione del calcestruzzo, inserendo le componenti di sollecitazione tramite le formule di Navier e Jourawsky, sono state definite due formule che mettono in relazione le tre azioni e che, implementate nel software Matlab, hanno permesso la costruzione di un dominio tridimensionale. In questo caso non è stato possibile confrontare i risultati, non avendo la ricerca bibliografica mostrato niente di paragonabile. Lo studio si è poi concentrato sullo sviluppo di una procedura che tenta di analizzare il comportamento di una sezione sottoposta a sforzo normale, taglio e momento: è stato sviluppato un modello a fibre della sezione nel tentativo di condurre un calcolo non lineare, corrispondente ad una sequenza di analisi lineari. La procedura è stata applicata a casi reali di crollo, confermando l’avvenimento dei collassi.

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La TC perfusionale (TCp) è un valido strumento per l'imaging funzionale dei tumori. Tale tecnica consente di misurare in modo oggettivo la perfusione tissutale, attraverso l'analisi matematica dei dati ottenuti effettuando scansioni TC ripetute nel tempo, dopo la somministrazione di un mezzo di contrasto iodato. Il principale obiettivo degli studi perfusionali in oncologia è la valutazione precoce dell’efficacia delle terapie anti-angiogenetiche utilizzate per bloccare la vascolarizzazione che alimenta le lesioni tumorali. Infatti, sin dal primo ciclo di terapie, è possibile rilevare se la vascolarizzazione tumorale si riduce, senza dover attendere i cambiamenti dimensionali che, in genere, avvengono tardivamente. Questa Tesi si focalizza sullo studio del carcinoma polmonare e perviene alla costruzione di un catalogo, completo di mappe colorimetriche, che sintetizza i casi analizzati, i dati relativi al paziente e alle lesioni. L'obiettivo è quindi quello di fornire uno strumento di facile consultazione che consenta di valutare vari aspetti relativi alla malattia, tra cui il tasso di accrescimento, il grado di malignità, presenza di invasione vascolare, al fine di andare sempre più verso una cura personalizzata e più efficace per i pazienti che, attualmente, sono sottoposti a soluzione terapeutica standard. Questa è, senza dubbio, la nuova frontiera della ricerca per tutte i tipi di neoplasie negli anni futuri.

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The aim of this study was to examine the wear behavior of conical crowns of gold alloy and zirconium dioxide ceramics facing electroplated gold copings.

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To demonstrate the potential benefits of biochemical axial T2 mapping of intervertebral discs (IVDs) regarding the detection and grading of early stages of degenerative disc disease using 1.5-Tesla magnetic resonance imaging (MRI) in a clinical setting.

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OBJECTIVE: The aim of this study was to establish an MRI classification system for intervertebral disks using axial T2 mapping, with a special focus on evaluating early degenerative intervertebral disks. MATERIALS AND METHODS: Twenty-nine healthy volunteers (19 men, 10 women; age range, 20-44 years; mean age, 31.8 years) were studied, and axial T2 mapping was performed for the L3-L4, L4-L5, and L5-S1 intervertebral disks. Grading was performed using three classification systems for degenerative disks: our system using axial T2 mapping and two other conventional classification systems that focused on the signal intensity of the nucleus pulposus or the structural morphology in sagittal T2-weighted MR images. We analyzed the relationship between T2, which is known to correlate with change in composition of intervertebral disks, and degenerative grade determined using the three classification systems. RESULTS: With axial T2 mapping, differences in T2 between grades I and II were smaller and those between grades II and III, and between grades III and IV, were larger than those with the other grading systems. The ratio of intervertebral disks classified as grade I was higher with the conventional classification systems than that with axial T2 mapping. In contrast, the ratio of intervertebral disks classified as grade II or III was higher with axial T2 mapping than that with the conventional classification systems. CONCLUSION: Axial T2 mapping provides a more T2-based classification. The new system may be able to detect early degenerative changes before the conventional classification systems can.

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PURPOSE: To evaluate the diagnostic accuracy of in situ postmortem multislice computed tomography (MSCT) and magnetic resonance imaging (MRI) in the detection of primary traumatic extra-axial hemorrhage. MATERIALS AND METHODS: Thirty forensic neurotrauma cases and 10 nontraumatic controls who underwent both in situ postmortem cranial MSCT and MR imaging before autopsy were retrospectively reviewed. Both imaging modalities were analyzed in view of their accuracy, sensitivity, and specificity concerning the detection of extra-axial hemorrhage. Statistical significance was calculated using the McNemar test. kappa values for interobserver agreement were calculated for extra-axial hemorrhage types and to quantify the agreement between both modalities as well as MRI, CT, and forensics, respectively. RESULTS: Analysis of the detection of hemorrhagic localizations showed an accuracy, sensitivity, and specificity of 89%, 82%, and 92% using CT, and 90%, 83%, and 94% using MRI, respectively. MRI was more sensitive than CT in the detection of subarachnoid hemorrhagic localizations (P = 0.001), whereas no significant difference resulted from the detection of epidural and subdural hemorrhagic findings (P = 0.248 and P = 0.104, respectively). Interobserver agreement for all extra-axial hemorrhage types was substantial (CT kappa = 0.76; MRI kappa = 0.77). The agreement of both modalitites was almost perfect (readers 1 and 2 kappa = 0.88). CONCLUSION: CT and MRI are of comparable potential as forensic diagnostic tools for traumatic extra-axial hemorrhage. Not only of forensic, but also of clinical interest is the observation that most thin blood layers escape the radiological evaluation.

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Due to the inherent limitations of DXA, assessment of the biomechanical properties of vertebral bodies relies increasingly on CT-based finite element (FE) models, but these often use simplistic material behaviour and/or single loading cases. In this study, we applied a novel constitutive law for bone elasticity, plasticity and damage to FE models created from coarsened pQCT images of human vertebrae, and compared vertebral stiffness, strength and damage accumulation for axial compression, anterior flexion and a combination of these two cases. FE axial stiffness and strength correlated with experiments and were linearly related to flexion properties. In all loading modes, damage localised preferentially in the trabecular compartment. Damage for the combined loading was higher than cumulated damage produced by individual compression and flexion. In conclusion, this FE method predicts stiffness and strength of vertebral bodies from CT images with clinical resolution and provides insight into damage accumulation in various loading modes.