984 resultados para La Casa Nel Vicolo
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Il lavoro di ricerca vuole analizzare, attraverso lo studio specifico della rivista artistico letteraria «L’Eroica» fondata a La Spezia nel 1911 da Ettore Cozzani e Franco Oliva, gli artisti e le situazioni in cui si sviluppa e si diffonde in Italia un linguaggio grafico di tipo fauve-espressionista, in perfetta sintonia con le coeve esperienze straniere. Nello specifico, si è focalizzata l’attenzione sui così detti ‘anni eroici de L’Eroica’ (1911-1917), periodo in cui risulta più evidente il passaggio che si ebbe nel panorama dell’illustrazione italiana da uno stile ancora riconducibile a un linguaggio simbolista a uno, per l’appunto espressionista. Questa rivista, infatti, nella fase conosciuta come “gli anni eroici dell’Eroica” (1911-17), s’interessa in modo quasi esclusivo alla xilografia contemporanea avvalendosi in un primo momento della collaborazione di artisti noti nell’ambito del gusto liberty come, ad esempio, Adolfo De Carolis e dei suoi allievi (Gino Barbieri, Ettore di Giorgio, Antonio Moroni). Tale collaborazione però termina con la cosiddetta “Secessione degli Xilografi”, ossia l’abbandono nel 1914 da parte di De Carolis e dei suoi della testata spezzina, circostanza questa che determinerà un nuovo indirizzo stilistico per la rivista in cui prenderanno sempre più spazio artisti di una generazione più giovane, peraltro già attivi su «L’Eroica» stessa, quali ad esempio Lorenzo Viani, Arturo Martini, Emilio Mantelli, Felice Casorati, Giuseppe Biasi, Roberto Melli e Gino Carlo Sensani, questi ultimi tutti rappresentanti di un espressionismo italiano di primo ordine
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Scopo del presente lavoro di ricerca è quello di comparare due contesti metropolitani, valenciano e bolognese, sulle pratiche di accompagnamento al lavoro rivolte a fasce svantaggiate, in particolare persone con problemi di dipendenza da sostanze psicotrope. L’indagine propone un confronto su alcune tematiche trasversali (tipologia di azioni messe in campo, organizzazione territoriale e governance, profilo degli utenti, inserimento sociale, coinvolgimento del mondo produttivo) e pone in evidenza gli elementi che ci consentono di individuare e segnalare sia delle buone pratiche trasferibili sia delle linee progettuali, partendo dunque dal presupposto che capacitare una persona significa innanzitutto offrirle congrue opportunità di scelta, nel senso seniano e come spiegato dalla stessa Nussbaum, ma soprattutto accompagnarla e sostenerla nel percorso di inserimento lavorativo e, in parallelo, sociale. Il bisogno raccolto è quello di un sostegno, motivazionale e orientativo, che segua un approccio socio educativo capace di fornire, alla persona, una risposta integrata, di unicità, capace dunque di agire sull’autonomia, sull’autostima, sull’elaborazione delle proprie esperienze di vita e lavorative, nonché su elementi anche di contesto quali la casa, le reti amicali e familiari, spesso compromesse. L’elemento distintivo che consente di agire in questa direzione è il lavoro di collaborazione tra i diversi servizi e la co-progettazione del percorso con l’utente stesso. Il tema degli inserimenti lavorativi è un argomento molto complesso che chiama in causa diversi aspetti: i mutamenti sociali e le trasformazioni del lavoro; l’emergere di nuove fasce deboli e il rischio di aggravamento delle condizioni di esclusione per le fasce deboli “tradizionali”; l’importanza del lavoro per la costruzione di percorsi identitari e di riconoscimento; l’impatto delle politiche attive sulle fasce svantaggiate e i concetti di capitazione e attivazione; il ruolo del capitale sociale e l’emergere di nuovi welfare; la rete degli attori coinvolti dal processo di inserimento e il tema della governace territoriale.
Una grande narrazione del capitalismo: potere e scienze sociali nel pensiero politico di Daniel Bell
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Questa tesi punta a ricostruire il pensiero politico di Bell tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni Settanta. In tale arco cronologico, la riflessione politica di Bell si profila, per usare una formula di Jean-François Lyotard, come una «grande narrazione» del capitalismo. Nel complesso, cioè, l’opera di Bell appare come una storia sociologica del capitalismo, che nella fine delle ideologie registra l’apogeo del fordismo e, in seguito, ne mette in luce le trasformazioni in senso post-industriale, indagando le ricadute che tali mutamenti implicano sul piano dei rapporti di potere e della legittimazione del sistema. Nell’ottica di Bell, pertanto, il capitalismo non costituisce soltanto un sistema economico, ma la forma specifica attraverso cui si dispiega la società nel suo complesso, attivando una serie di rapporti di potere mediante i quali gli individui vengono coordinati e subordinati. Una siffatta concezione del capitalismo agisce immediatamente la questione del potere e solleva un interrogativo a esso connesso: «che cosa tiene insieme una società?». Una domanda che attraversa la traiettoria intellettuale di Bell e, sia pure declinata mediante una terminologia sociologica, riflette in realtà l’ambizione delle scienze sociali di farsi teoria politica. Esse si presentano quindi come teoria politica della modernità, nella misura in cui distinguono il potere sociale dal potere politico e, al tempo stesso, instaurano tra i due poli una tensione dialettica produttiva. Mettendo a fuoco la concettualizzazione del potere nell’opera di Bell si analizzeranno le mutazioni nel rapporto tra Stato e società negli Stati Uniti durante la Golden Age del capitalismo. In particolare, si metterà in luce nella grande narrazione di Bell l’ascesa e il declino di un ordine istituzionale che, alla metà degli anni Settanta, appare percorso da molteplici tensioni politiche e sociali che preannunciano l’avvento dell’età globale e il bisogno di una nuova “scala” di governo.
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Dopo un’approfondita analisi strutturale e morfologica della metropoli di Bogotà, si affronta il progetto per la costruzione di una nuova chiesa e complesso parrocchiale in una delle localidad più povere della città: Usme. Nella relazione si illustra il progetto nel dettaglio, descrivendo tutto il processo metodologico. Il sistema del complesso parrocchiale, situato sulla sommità di un piccolo declivio, è stato concepito come luogo collettivo e prende spunto dai sistemi abbaziali e monastici, organizzati attorno alle corti, vero fulcro della vita comunitaria. Il progetto si struttura su tre elementi principali: la chiesa, la casa del sacerdote con il patio e la corte su cui affacciano gli edifici per la vita parrocchiale. La chiesa, centro della composizione, si organizza come un edificio essenziale, povero, muto, silenzioso, con uno stretto riferimento alle architetture e al corpus teorico di Paolo Zermani e Rudolph Schwarz.
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Riassunto Il nostro viaggio attraverso la musica folk americana partirà dal un racconto della Grande Depressione, dello stato di indigenza nel quale versava la maggior parte della popolazione e attraverso le vicende e le canzoni del nonno della canzone di protesta: Woody Guthrie. Sottolineeremo come egli abbia influenzato successivamente tutta una serie di cantautori che si formarono con lui, attraverso i suoi scritti o i suoi pezzi. Vedremo dunque come un altro grande musicista, Pete Seeger lottò più volte contro la censura per dare risonanza a tante battaglie altrimenti inascoltate, come i movimenti per i diritti civili degli afroamericani e per la pace. Con le canzoni di Bob Dylan analizzeremo i movimenti giovanili e pacifisti contro la guerra nel Vietnam e i fermenti della beat generation. Considereremo con Bruce Springsteen i nuovi diseredati della recessione economica, la nuova ondata di nazionalismi, le censure successive agli attentati dell’ 11 Settembre 2001 e il nuovo ordine mondiale. La musica folk continuerà dunque a vivere grazie alla comunità che la rende viva e la fa circolare, ma soprattutto, grazie al passaggio di testimone tra i grandi artisti che l’hanno resa concretamente la voce dell’America.
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Il presente elaborato è una proposta di traduzione del racconto «Legkie miry» [Mondi leggeri] della scrittrice contemporanea russa Tat’jana Tolstaja. Il racconto venne pubblicato sul sito della rivista «Snob» nel maggio 2013. Il libro di cui fa parte il racconto, invece, è stato presentato nelle maggiori librerie di Mosca e San Pietroburgo nel giugno 2014. «Legkie miry» esce dopo qualche anno dall’ultima pubblicazione dell’autrice e intende, in chiave ironica e non, mostrare la realtà americana degli anni Novanta vista con gli occhi di un’insegnante dell’epoca sovietica. Avventure dolceamare con la casa appena comprata, stanze magiche e mondi leggeri, molteplici sfaccettature di due studenti in particolare, operai che sistemano la casa, o fanno finta. Ma anche lunghi viaggi verso nord dell’America, per raggiungere il posto di lavoro, cantautori russi irrinunciabili compagni di viaggio, mirtilli raccolti e regalati, e l’appena percettibile nostalgia di casa, di Mosca.
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La "paralisi agitante", come �e stata de�finita da James Parkinson nel 1817, �è la seconda malattia neurodegenerativa pi�ù comune dopo la malattia di Alzheimer, con una frequenza che varia tra 8 e 18 per 100000 persone all'anno. L'esordio è raro prima dei 50 anni con un aumento dell'incidenza attorno ai 60. Ad oggi, non esiste una cura per la malattia di Parkinson ed una via, assieme al trattamento farmacologico, per fornire un sollievo dai sintomi è la riabilitazione. Nel primo capitolo dell'elaborato vengono descritti l'eziopatogenesi e i sintomi principali della malattia; nel secondo viene presentata una descrizione sistematica delle tecnologie applicate oggi a fini riabilitativi. La terza parte unisce le prime due e rappresenta l'obiettivo della tesi: vengono presi in considerazione i principali sintomi della malattia e, per ognuno di essi, viene mostrato come le tecnologie vengono impiegate per fornire un supporto ed un aiuto alla rieducazione motoria e cognitiva
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In questo elaborato, presenterò il racconto per bambini, intitolato Ma al-mani’? (ما المانِع؟, lett. “Che cosa è proibito?”), della scrittrice palestinese Taghreed Najjar, attraverso la cui analisi e traduzione in italiano illustrerò alcune delle figure e tradizioni arabo-musulmane, presenti nell’opera. Dopo aver letto la trama del libro, che di seguito riporterò insieme alla sua traduzione, e averla confrontata con altri libri dell’autrice, mi sono convinta del fatto che Ma al-mani’? era il racconto ideale per portare una fetta di mondo arabo in occidente: basato sul ruolo di una figura tutt’oggi esistente in alcuni villaggi arabi, presenta il Ramadan sotto una luce nuova, di festa e comunione, di solidarietà e allegria. Il libro è l’emblema delle favole moderne, alternative e ricche di un nuovo significato morale. La protagonista del racconto, Samia, è il simbolo che le tradizioni esistono, vanno rispettate e portate avanti ma non per questo non possono essere modificate secondo le esigenze del momento. In un mondo troppo spesso colpito da pregiudizi, in un’era d'innovazione continua che porta alla perdita delle proprie radici, in una società divisa fra tradizionalisti e modernisti, Taghreed Najjar apre le menti sbarrate dei bambini di oggi, offrendo loro una storia ricca di coraggio e speranza, tradizione e festa, rispetto reciproco e comunione. In questo elaborato, è mia intenzione illustrarvi questa meravigliosa favola moderna, e le figure e i temi principali in essa trattati: il musahhir ((المُسَحِّر, che durante il sacro mese del Ramadan aveva il compito di svegliare all’alba gli abitanti del villaggio per il suhur (السّحور), l’ultimo pasto prima dell’inizio del digiuno giornaliero; farò una breve introduzione sull’autrice, la casa editrice e l’opera; per ultimo, proporrò la mia traduzione del racconto con un’analisi delle principali difficoltà riscontrate durante il processo traduttivo. Oltre a questo, aggiungerò in appendice, l’intervista che l’autrice del libro, Taghreed Najjar, mi ha gentilmente concesso quando stavo poggiando i primi mattoni di quella che è poi diventata, a tutti gli effetti, la mia tesi di laurea triennale.
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L’elaborato si compone di cinque capitoli. Il primo è dedicato a un excursus della Letteratura per l’infanzia nel corso degli anni, soffermandosi sulla storia, lo sviluppo e la ricezione nel pubblico infantile di alcuni temi tabù quali il dolore, la sofferenza, l’assenza, la morte e la censura a cui spesso sono stati sottoposti. Il capitolo si sofferma, in particolare, sul tema della morte, cercando di tracciarne la presenza nella Letteratura per l’infanzia. Per permettere l’analisi di un così vasto tema, si è scelto di suddividere e analizzare alcune caratteristiche e simboli della morte presenti in racconti, romanzi e album illustrati dedicati al pubblico infantile. Infine, si è scelto di porre l’accento sulla pedagogia della morte, toccando il tema del lutto e della sepoltura. Il primo capitolo acquisisce importanza alla luce dell’analisi del racconto di Gonzalo Moure, nel quale queste tematiche sono molto presenti e vengono utilizzate senza ricorrere a censura. Il secondo capitolo analizza la vita dell’autore e propone i momenti più significativi della sua carriera artistica, professionale e personale, oltre al suo impegno sociale nell’associazione Bubisher a sostegno della causa saharawi. In questo capitolo troviamo, inoltre, un elenco dettagliato delle opere e delle collaborazioni letterarie dell’autore, un accenno al suo stile di scrittura e la trascrizione dell’intervista da me fatta in Spagna a settembre 2015. Nel terzo capitolo si propone l’analisi approfondita del racconto di Moure: l’aspetto paratestuale, le caratteristiche generali del libro, la trama, i personaggi, il tempo e lo spazio del racconto, così come i temi e i valori trattati. Sono inoltre presenti anche le interviste con l’illustratrice e con l’editor. Il quarto capitolo propone la traduzione del racconto En un bosque de hoja caduca, rispettando il layout della versione originale spagnola. Infine, il quinto capitolo vede il commento alla traduzione e le principali categorie di problemi linguistici riscontrati durante il processo traduttivo quali morfosintassi, lessico, toponimi e antroponimi, onomatopee, modi di dire e aspetti grafici.
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Nonostante l’importanza crescente degli scrittori latinos caraibici all’interno della letteratura nordamericana, le loro opere sono ancora poco conosciute in Italia. Lo scopo di questa tesi è di presentare il filone degli scrittori caraibici che scrivono e pubblicano negli Stati Uniti attraverso la traduzione di alcuni capitoli tratti dal romanzo How the García girls lost their accents della scrittrice newyorchese di origini dominicane Julia Álvarez. L’elaborato è diviso in cinque capitoli: il primo inizia fornendo una breve panoramica del contesto storico e letterario in cui si inseriscono gli autori latinos, per poi proseguire con la descrizione delle caratteristiche principali di questo filone; una breve parentesi verrà dedicata anche alla sua difficile collocazione letteraria. Nel secondo capitolo viene presentata l’autrice e la sua opera. Il terzo capitolo si focalizza sulla struttura e i temi principali del romanzo e su una descrizione più dettagliata dei capitoli scelti per la traduzione. Nel quarto capitolo vengono riportate le mie proposte di traduzione per quattro dei capitoli del romanzo. Infine, l’ultimo capitolo è composto da un’analisi dettagliata del processo di traduzione che include alcune riflessioni preliminari sul testo, la descrizione di alcune delle teorie più recenti dei Translation Studies e delle strategie messe in atto durante il processo di traduzione.
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In uno scenario in cui il tema dell’emergenza abitativa recita un ruolo da protagonista nelle politiche europee per la casa, il recupero del patrimonio edilizio esistente si pone come una delle strategie più efficaci per rispondere alla problematica dell’abitare sociale. Nel contesto di grave crisi economica ed emergenza energetica che caratterizza la società contemporanea, il valore del retrorfit sta rapidamente trasformando l’approccio progettuale tradizionale, definendo un concetto basilare per la sostenibilità del domani: “fare meglio con meno”. L’oggetto di questa tesi è la riqualificazione energetica e funzionale di un edificio popolare situato a Bologna, nel quartiere Navile, zona Bolognina. Il fabbricato si innesta in un isolato a corte che contraddistingue questa zona, caratterizzato da una pianta ad “L” e da sistemi costruttivi tipici della ricostruzione del primo periodo del secondo dopoguerra. L’ipotesi presentata è il risultato dell’interazione di strategie progettuali mirate alla risoluzione delle problematiche di tipo funzionale ed energetico che affliggono il complesso. L’intervento è caratterizzato dall’ampio impiego di tecnologie leggere a “secco”, utilizzate sia per l’integrazione dell’edificio con aggiunte volumetriche, che per la realizzazioni di elementi progettuali ex-novo.
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Il sito archeologico della città romana di Suasa, nell’entroterra marchigiano, costituisce l'area di intervento della Tesi di Laurea. Il tema progettuale riguarda la musealizzazione del sito e del relativo scavo nell'ambito marchigiano. Si è stabilito come obiettivo progettuale quello di rievocare, proteggere e conservare le tracce archeologiche e la città nel suo insieme. Il progetto mette in evidenza l’estensione dell’insediamento urbano attraverso la riproposizione in superficie di tutte le tracce rinvenute mediante i sondaggi effettuati dagli archeologi. Particolare attenzione è stata posta a Fòro, Domus dei Coiedii e Decumano, attraverso lo scavo di una finestra archeologica con lo scopo di avvicinare il visitatore alla quota degli scavi. Osservando i resti si è concluso che l’atteggiamento progettuale dovesse differenziarsi a seconda dei casi con interventi mirati e specifici: il Decumano, di cui è evidente un'ampia parte del basolato, è stato preservato dal continuo passaggio dei visitatori mediante l’inserimento di una passerella sopraelevata e traslata rispetto ad esso; L'intento progettuale riguardante il Fòro è quello di rievocarne la forma e la relazione che esso instaurava con la città e col paesaggio circostante. La scelta architettonica è ricaduta sulla riproposizione in volume dell'edificio, attraverso la semplificazione della sagoma e l'utilizzo di tecnologie moderne, senza tuttavia negare i principi compositivi romani. Tale involucro viene posizionato al di sopra del dato preesistente senza punti di contatto con esso, mentre la struttura vi poggia direttamente. Atteggiamento differente è stato adottato per la musealizzazione della Domus dei Coiedii; l’intenzione progettuale è, in questo caso, conseguenza della necessità di coprire e rendere fruibile ed apprezzabile, oltre che proteggere, l'intero scavo, in quanto le tracce risultano essere più consistenti e costituite inoltre da una ricca compagine di elementi musivi in un buono stato di conservazione. Definiti tali obiettivi è risultato necessario studiare un percorso museografico interno.
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ASISTENCIA A CONGRESOS: 17 TRABAJOS PRESENTADOS. 1- I JORNADAS TEMÁTICAS DE LITERATURA ARGENTINA CONTEMPORÁNEA: EL HUMOR EN LA LITERATURA ARGENTINA. Mendoza, del 25 al 27 de agosto de 2011 Ponencias presentadas: A) El humor de María Elena: infancia, memoria y crítica, María de las Mercedes García Saraví- María Alejandra Viana. B) Una mirada humorística en Dormir al sol, Karina Lemes y Natalia Aldana. C) De los Cambios en tu hijo adolescente a la alienación del ser. Karina Lemes. D) Isidoro Blaisten; el Humor como coartada, elaborado por Marisa Renaut; 2 - II CONGRESO INTERNACIONAL DE LITERATURA Y CULTURA ESPAÑOLAS CONTEMPORÁNEAS. Diálogos transatlánticos 3, 4 y 5 de octubre de 2011. Presentadas las siguientes ponencias: A) Laberintos y zonas de densidad: Barcelona y La Plata en dos novelas policiales de Manuel Vázquez Montalbán y Néstor Ponce. Carolina Repetto Mercedes García Saraví. B) El asedio: eco del mundo novelesco de Arturo Pérez Reverte, Haydée Borowski – Mercedes García Saraví. C) De la metaficción y otros procedimientos en La loca de la casa, Karina Beatriz Lemes. 3– XVI CONGRESO NACIONAL DE LITERATURA ARGENTINA. Resistencia, 6, 7 y 8 de octubre de 2011. Presentadas las siguientes ponencias. A) “Ceviche: una nueva cocina del policial”, María Aurelia Escalada- Mercedes García Saraví. B) Entre Santa María y Ruvichá: mundos ficcionales de Latinoamérica. Jorge Hernando Otero. C) El titirimundi de Juan Enrique Acuña: resignificaciones de un arte menor. Ana Eugenia Kushidonchi - Carina Mabel Pereira. D) Gauna: el hallazgo de un manuscrito, Mara Rabbe. E) Filiaciones en el borde. Lorca y Acuña. Karina Lemes y Natalia Aldana. F) Un Amable trasgresor de los géneros, Gabriela Román. 4- IV JORNADAS NACIONALES DE MINIFICCIÓN: HORIZONTES DE LA BREVEDAD EN EL MUNDO IBEROAMERICANO. HOMENAJE A DAVID LAGMANOVICH (1927-2010) Mendoza. 2, 3 y 4 de noviembre de 2011. Presentadas las siguientes ponencias: A) Falsificaciones, de Marco Denevi: la traducción y el apócrifo, aportes al género microrrelato Gabriela Román y Mercedes García Saraví. B) Formas breves en la narrativa de Hugo Wenceslao Amable, por Gabriela Román. Aceptado para actas. 5- IV CONGRESO CELEHIS, Mar del Plata, 7, 8 y 9 de noviembre 2011. Presentadas las siguientes ponencias. A) De la crítica y otros procedimientos en la Loca de la casa, Karina B. Lemes; b) Trayectorias y fronteras en Cádiz: El asedio (2009) de Arturo Pérez Reverte. Haydée Borowski – Mercedes García Saraví. C) Algunos mundos ficcionales de América Latina. Por Jorge Hernando Otero.// Defensa de Tesinas: Jorge Hernando Otero. Relatos ruvichenses: un espacio misionero/latinoamericano. Directora: Mercedes García Saraví. Codirectora: Karina B. Lemes. Defendida 02/11/2011, Nota: 10 (diez).
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Durante el período de referencia se llevaron a cabo las siguientes actividades: 1) En el marco de los ejes definidos –mediático, político-institucional y cotidiano- durante el segundo año del proyecto se concretó: Desde el eje mediático: Responsables: Sonia Alfaya, Marina Casales. Lectura de bibliografía sobre la producción periodística contemporánea; en particular, sobre relatos mediáticos del delito y la (in)seguridad. Se continuó con el relevamiento y recopilación de discursos alusivos que circulan en medios, principalmente impresos-locales y en la web. Se inició el seguimiento y recopilación de noticias policiales en medios gráficos (El Territorio, Primera Edición, Misiones on line) y electrónicos locales, sobre todo las tematizadas en clave de (in) seguridad, en función de la construcción del corpus de análisis. Se llevó a cabo la selección e inicial análisis semiótico-discursivo de fotografías de hechos violentos. Desde el eje político-institucional: Responsable: Omar Silva Se comenzó con la búsqueda y recopilación de documentos oficiales sobre la cuestión, tanto a nivel nacional, provincial y municipal. Se recopilaron publicaciones del Ministerio de Seguridad de la Nación, disponibles en versión electrónica en el sitio web del organismo. También se viene recopilando discursos de funcionarios públicos que abordan la cuestión. Desde el eje de la vida cotidiana: Equipo responsable: Elena Maidana (Función de coordinadora); María Millán, Alexis Rasftopolo, Yesica Gómez, Marcos Tassi y Ariel Veselak. Se procedió a la lectura de bibliografía sobre la cuestión, en particular de artículos y libros sobre: la dimensión subjetiva/simbólica/imaginaria, la sensación-sentimientos de (in)seguridad; también sobre estudios focalizados en diversas ciudades del país y latinoamericanas. Se comenzó con el procesamiento de las encuestas sobre percepción de la (in)seguridad, realizadas entre fines de 2010 y comienzos de 2011. Se inició el trabajo de campo en el barrio A4-Nueva Esperanza de Posadas. Se decidió hacerlo allí, por un lado porque los resultados iniciales de la encuesta arrojaron una percepción del mismo como “zona peligrosa”; y por otro porque dicho conglomerado urbano (viven allí cerca de 10.000 habitantes, la mayoría relocalizados por la EBYUNaM – FHCS – SinvyP Gsinvyp03 Entidad Binacional Yacyretá) emerge también en la cartografía del delito de la policía y de los medios locales como “territorio de alta conflictividad delictual” (sobre todo por enfrentamientos juveniles que tienen lugar en ese espacio). Como estrategia de entrada al barrio recurrimos a conexiones previas con el equipo responsable de la Radio Comunitaria A4 Voces, con sede en la escuela Especial 45. Ello nos abrió diversas puertas; así hemos podido: • Participar de tres reuniones de la Interactoral -(espacio de confluencia que nuclea principalmente a representantes de instituciones educativas, sociales, culturales del barrio, a organismos del estado provincial como la policía; a la EBY, a vecinos; que se reúnen periódicamente para atender y buscar soluciones a problemas de su cotidianeidad) - con la que se colaboró junto con docentes y alumnos de la carrera de Trabajo Social de la FHyCS para la organización y realización de la última reunión del año, en la que los presentes evaluaron lo hecho durante el año y acordaron lineamientos y actividades para el 2011 (Se anexa programa) • Participar en dos instancias del Taller de Periodismo, proyecto de la Cooperativa de Cultura - La Productora de la Tierra; destinado a los responsables de la emisora A4 Voces. • Llevar a cabo con los responsables de la radio Encuentros de Comunicación con vecinos en diferentes espacios y para diferentes grupos: uno con 50 niños en uno de los comedores barriales; cinco con abuelas en el Club de Abuelos San Cayetano y dos con jóvenes en el ITEC Nº 1. Con las abuelas se realizaron entrevistas en profundidad sobre sus historias de vida; mientras que con los jóvenes se realizó un Taller de Introducción a la Fotografía; como una forma de aproximarnos a sus percepciones sobre el barrio. Una selección de sus fotografías se expuso en la Muestra Anual de Trabajos Escolares del establecimiento. (Se adjuntan programas de los encuentros realizados) Tal itinerancia programada, si bien nos demandó flexibilidad para afrontar las contingencias de cada caso, nos posibilitó un acercamiento a la cotidianeidad del barrio desde plurales y diversas perspectivas, a su complejidad y conflictividad constitutivas. Paralelamente se realizó otro trabajo terrritorial en el barrio Itaembé Miní, a cargo de María Millán; quien coordinó actividades llevadas a cabo por alumnos de la cátedra de la que es titular: Metodología de la Investigación en Comunicación de la carrera Licenciatura en Comunicación Social-FHyCS-UnaM. Las mismas consistieron en la planificación e implementación del proyecto de mapeo colectivo “Pensar el barrio desde el barrio” en la Escuela de Adultos N°2 del barrio Itaembé Miní con la participación de las tres divisiones del segundo año polimodal. Esta actividad se desarrolló conjuntamente con personal de la Casa de la Cultura de la delegación Itaembé Miní. Se ha registrado lo hecho en ambos contextos barriales en soportes diversos: escrito, fotográfico, audio-visual. 2) Se realizaron reuniones quincenales de todo del equipo. En las mismas se compartía y analizaba lo realizado en cada eje; se acordaban definiciones básicas, intercambiaban lecturas, confrontaban perspectivas. Progresivamente hemos podido comenzar a formular un enfoque en torno a la seguridad desde los Derechos Humanos, la democracia y el ejercicio de la ciudadanía. Ello lleva a hablar más que en términos de seguridad a secas a hablar de seguridad social. 3) Asimismo: Se continuó con las actividades del Grupo de estudio sobre la Ciudad y el Territorio (GECYT) a partir del contacto y confluencia con otros proyectos de investigación de la Facultad. En ese marco se realizó el Primer Simposio sobre Ciudad y Territorio, 15, 16, 17 de Agosto, en el Anexo de la Facultad de Humanidades Y Ciencias Sociales-UnaM. (Se adjunta programa) Se continuó con las actividades de Promoción del Derecho a la Ciudad, iniciadasen el proyecto anterior (Espacio, comunicación y cultura III. 16H238)
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Ya desde su primera novela publicada (Barbarie, 1927), el novelista mendocino Carlos Alberto Arroyo se inscribe en una línea de especial relevancia dentro de nuestras letras provinciales: la que responde a una intencionalidad política, nutrida por las complejas alternativas de la historia lugareña, a tal punto que un vasto sector de su obra podría ser denominada "la saga de la Mendoza lencinista". Lo sucesos narrados en La furia de los vencidos giran alrededor de la Revolución del '30 y su repercusión en el ambiente político mendocino, en particular dentro del círculo de una tradicional familia mendocina, los Ansay, cuya casa es el escenario de gran parte de la acción. Sucesivas polaridades espaciales inscritas en los pasajes descriptivos tienden a resaltar el valor simbólico de la casa como ámbito de acción en La furia de los vencidos: la verticalidad que se establece a través del concepto de "clase" como estrato dirigente de la sociedad, respaldada en el ejercicio del poder político; la dialéctica entre el adentro y el afuera, vale decir, la intimidad familiar opuesta al espacio de actuación pública y la idea de lo cerrado, manifiesta en la construcción de un espacio doméstico, asociado a lo femenino -hortus conclusus descripto con una tópica consagrada por la tradición- son otras tantas equivalencias del actuar de los personajes, sometidos a una coyuntura de transformación social que influye de manera decisiva en su destino.