976 resultados para Eighteenth-Century Music
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La ricerca ricostruisce e analizza la storia della raccolta d’arte appartenuta al ramo senatorio della famiglia Malvezzi della Ca’ Grande all’interno del variegato panorama collezionistico bolognese settecentesco. La volontà di indagarne lo sviluppo è motivata sia dalla sua esemplarità che dal suo carattere eccezionale. Fondata da Piriteo III (1658-1728) con l’acquisto e la commissione di una cinquantina di dipinti, sia di artisti contemporanei sia di maestri antichi, a cui si aggiungono le opere ereditate dagli antenati, la raccolta fu accresciuta nell’arco di sole tre generazioni. Il principale artefice dell’ampliamento del patrimonio pittorico del casato fu il figlio Sigismondo III (1703-1787), tramite il quale confluì nella quadreria anche l’importante collezione del marchese Paolo Magnani, suo zio materno. Compiendo scelte collezionistiche originali rispetto a quelle d’ordine marcatamente municipalistico, Sigismondo raccolse per la galleria della Ca’ Grande numerose opere di artisti stranieri, glorificati e ricercati in campo europeo, ma estranei di norma al gusto petroniano dell’epoca. Al marchese spetta, inoltre, l’acquisizione del celebre nucleo di opere tre-quattrocentesche, che andò a formare la Camera degli Antichi. Secondo principi illuministici, questi mirava a possedere una sorta di ideale museo privato, ove fosse possibile ammirare il progresso dell’arte petroniana dalle origini sino alla modernità e istituire paragoni fra le più importanti scuole pittoriche. Anche l’erede Piriteo IV (1734-1806) continuò ad ampliare la collezione, compiendo acquisti più limitati, ma non per questo meno significativi. Alla sua morte si estinse la linea maschile del ramo senatorio, per cui la prestigiosa quadreria fu divisa tra le figlie Maria (1780-1865) e Teresa (1782-1811). La raccolta Malvezzi non ebbe la fortuna di confluire entro collezioni durature, cosicché in cinquant’anni quella che fu una delle più importanti gallerie della Bologna settecentesca è stata irrimediabilmente dispersa.
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Questa tesi è un’analisi storico-concettuale del pensiero politico di Thomas Robert Malthus. Si vedrà in particolar modo come la crisi rivoluzionaria tardo settecentesca, cui si sommano i rivolgimenti economici e sociali connessi alla nascita della produzione manifatturiera, spinge l’autore a ripensare alcuni concetti fondamentali del pensiero politico moderno. Popolazione, società, governo e costituzione sono gli oggetti principali di questa ricerca: il principio di popolazione è la legge scientifica cui il reverendo Malthus ricorre per elaborare le proprie teorie sul governo, il quale deve sempre porsi come scopo quello di preservare – o migliorare – la costituzione della società. La presenza politica di masse di poveri in società conduce l’autore alla ricerca di un principio scientifico in grado di fondare nella natura le gerarchie e la disuguaglianza da più parti contestate; in quanto dipendono da «leggi fondamentali», per Malthus le gerarchie e la disuguaglianza che da esse deriva sono un tratto costitutivo della società. La teologia, la morale e l’economia politica sono scienze di cui l’autore si serve per argomentare intorno all’incontestabile natura della povertà e della disuguaglianza tra i sessi, e per affermare le modalità di una loro proficua amministrazione. In India e in Irlanda, poi, le condizioni naturali di cui il principio di popolazione suggella la necessità si scoprono soggette a sfide del tutto originali rispetto a quelle osservabili in Inghilterra. Lì, allora, lo sforzo malthusiano di costruire una scienza all’altezza della complessità dell’oggetto sociale rivela con somma chiarezza la propria ambizione di naturalizzare la politica e garantire le condizioni di disciplinamento degli individui al lavoro e alla subordinazione. Il dispositivo di naturalizzazione che giace al cuore del sistema malthusiano rappresenta la cifra del problema Malthus che apre questa ricerca e ne scandisce i momenti salienti.
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Digitoitu 29.10 2008.
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James Cooksey Culwick (1845-1907) was born in England. Trained as chorister and organist in Lichfield Cathedral, he moved to Ireland at twenty- one and remained until his death in 1907. Although his reputation as scholar, musician and teacher was acknowledged widely during his lifetime - he received an honorary doctorate from University of Dublin (1893) - little is known about the contribution he made to music education. This paper addresses this gap in the literature and argues that it was Culwick's singular achievement to pay attention to music pedagogy at secondary level, by recognizing that music could be seen as a serious career option for girls, and by providing resources for teachers which emphasised the development of an 'art-feeling' in pupils of all abilities. In addition, he considered Irish music as an art which had significance as music first, and Irish music second, and advocated a 'laudable tolerance' for opposing views on matters of cultural identity to Ireland at the end of the nineteenth century.
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The aim of the project is to examine the music salon in Falun as a part of the mining community and in the historical context of European salon culture. A specifc goal is to develop a deeper understanding about the salon when it comes to education and pedagogic ideas. Of a certain interest is Johan Henrik Munktell’s (1804-1861) education travelling (bildningsresor). Inspired by Mendelssohn’s music salon in Berlin and the early salons in Upp-sala he created his own salon in Grycksbo. A letter collection from J.H. Munktell to his father J.J. Munktell in 1828-30 can be considered a unique historical material, which places the salon in Falun in a continental context of culture, education and industrial pretensions. The results have potential to extend the knowledge of Nordic salon culture and how it has infuenced general pedagogy and music education.
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"Twelve of these songs are in English and four in French."
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In double columns. Text and music are each paged continuously.
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