950 resultados para Arqueología Alava-Araba
Resumo:
Ho deciso di documentarmi e di scrivere riguardo la traduzione del Corano e la sua storia in Occidente, in particolare in Italia, per poter comprendere meglio la cultura e il punto di vista di un popolo tanto simile quanto diverso dal mio. In seguito alla mia esperienza personale in Giordania e agli studi svolti fin’ora, mi sono resa conto di come la conoscenza di questo testo, anche se parziale, sia indispensabile per chiunque desideri entrare in contatto col mondo arabo. Riconoscendo le mie lacune in materia e intenzionata a proseguire con lo studio della lingua araba, ho deciso di rimediare scrivendo una tesi che potesse essere uno strumento utile per me, ma anche per tutti gli studenti futuri che, come me, desidereranno approfondire lo studio della cultura araba, oltre a quello della lingua. Dopo una breve introduzione sulla struttura e sulle origini storico-religiose del testo maomettano, proseguirò dunque la mia tesi sulla traduzione del Corano, concentrandomi sulle primissime versioni tradotte in Occidente e, in particolare, sulla prima traduzione italiana del testo sacro all’Islam. Fondamentale per lo studio del Corano e della sua traduzione è stato lo studio della storia, specialmente l’analisi del XVI secolo. Il passaggio dalla fine del Medioevo all’inizio dell’Età moderna porta infatti una serie di cambiamenti, rivoluzioni tecnologiche e filosofiche uniche nella storia europea e mondiale. Oltre ad aver ricercato la storia e tutte le informazioni utili sulle prime traduzioni del Corano in Europa, mi sono anche documentata sulle versioni più moderne, citando sia quelle di traduttori europei in generale, che quelle di autori italiani. Infine ho confrontato le due versioni de ‘Il Corano’ tradotte in lingua italiana da Bausani e Riccardo Hamza Piccardo: il primo studioso attento e traduttore esperto, il secondo religioso che rifiuta la traduzione classica per la traduzione interpretativa.
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Questo elaborato nasce da una grande passione per quello che è il mondo arabo in generale e un interesse particolare per la Tunisia, in seguito a un viaggio in quel paese. Mi sono interessata a questo argomento, in seguito a un viaggio effettuato a Tunisi, durante l'estate 2012, dove ho frequentato un corso di lingua araba presso l’università di lingue, di H. Bourguiba di Tunisi. E stata un'esperienza davvero forte e istruttiva. Un mese non è molto tempo, e appena ci si ambienta è già tempo di ritornare a casa, ma si riesce comunque ad avere uno squarcio di quella che è la cultura tunisina, molto accogliente, e fiera del proprio paese. Durante questo viaggio, sono entrata in contatto con molte persone, donne, giovani, anziani, e avevano tutti un punto in comune, erano tutti curiosi di sapere (soprattutto i giovani) cosa pensava l'Europa della rivoluzione, attuata un anno prima. I giovani erano fieri di essere riusciti a cacciare il presidente, mentre tra i più grandi le opinioni erano molto contrastate tra loro. Molti si lamentavano dell'ascesa del potere religioso, mentre altri denunciavano peggiori condizioni economiche e di vita. In quel momento era passato soltanto un anno e mezzo da quando il Presidente diede le dimissioni, e il processo di transizione era in pieno subbuglio. Da allora, sono passati due anni e la situazione socio-politica si è evoluta e cambiata e forse nemmeno ancora stabilizzata completamente.
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Nel 1919 l'arabista spagnolo Miguel Asín Palacios dà alle stampe La Escatologìa musulmana en la Divina, in cui, attraverso una serie impressionante di analogie, dimostra l'esistenza di un rapporto «modello-copia» tra le narrazioni musulmane del viaggio ultraterreno di Maometto e la Divina Commedia. Questa controversa opera sarà la scintilla di una polemica, che ancora oggi, a distanza di cento anni rimane aperta e sconosciuta ai più. Questo è il motivo che mi ha spinta a trattare questo argomento nel presente elaborato: il mio scopo è quello di fornire una sintesi della Questione delle fonti islamiche della Divina Commedia, mostrare una panoramica dell'evoluzione del dibattito e dimostrare come, quelle che nell'opera di Palacios erano solo ipotesi, si siano rivelate essere, entro certi limiti, una realtà. Che il Medioevo europeo fosse saturo di pensiero e di arte islamica è innegabile: affermare che Dante, con la sua universale curiositas, si astenne completamente da questi influssi sembra indicare soltanto un certo disagio dei critici italiani nei confronti di questo mondo, a cui l'Europa guarda spesso solo attraverso eventi quali la guerra santa, la sottomissione della donna e il fanatismo. Proprio in un epoca come la nostra, in cui le barbare follie del fondamentalismo ci spingono a temere l'altro, questi studi assumono nuovo valore: la presenza di un'influenza islamica non rende meno grande il genio dantesco, anzi ne allarga gli orizzonti e rende la sua opera un esempio di interculturalità e di apertura profondamente attuale.
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Questo lavoro di traduzione nasce dal mio interesse per la traduzione dall’arabo all’italiano. Purtroppo, attualmente non sono moltissimi i libri tradotti dall’arabo ed è ancora scarso (rispetto ad altri paesi) l’interesse verso la vera letteratura araba, ed in particolar modo verso il genere del racconto breve. Oggigiorno, gli scaffali delle maggiori librerie in Italia riservano un angusto spazio ai libri tradotti dall’arabo. Certo, molto è stato realizzato in comparazione alla prima metà del Novecento, grazie anche all’assegnazione del premio Nobel per la letteratura nel 1988 a Naguib Mahfouz, evento che ha incentivato l’interesse verso gli scrittori in lingua araba. Tuttavia, sono convinta che si può stimolare in misura maggiore la lettura di romanzi e racconti che provengono dal così chiamato “Mondo arabo”, in riferimento a una vasta area geografia che comprende diversi stati, con un differente patrimonio culturale ma accomunati dall’uso della stessa lingua. A questo scopo, ho scelto di tradurre due racconti brevi di due diversi autori, entrambi dall’Egitto tracciando inizialmente la nascita di questo genere sino a delineare il suo valore odierno. Si tratta di due racconti che si allontanano dal modello de Le Mille e una notte, e diversamente da quest’ultime non godono della stessa notorietà. Non presentano tratti di esotismo che tanto affascinano i lettori occidentali e non si inseriscono tra le ultime tendenze letterarie. Si tratta di racconti fuori dagli schemi classici proposti dei racconti arabi già tradotti. Per tali motivi ho deciso di tradurli, in quanto sono convinta fermamente che la letteratura araba non sia solamente Naguib Mahfouz o Khalil Gibran (autori eccezionali senza dubbio), ma sia ricca di molti altri scrittori ancora da essere scoperti.
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En este proyecto nos proponemos continuar profundizando y reflexionando en torno a dos conceptos claves: el de autor y el de territorio, a los que incorporaremos una tercera dimensión, la de la interculturalidad; por lo tanto, esta tríada nos permitirá la complejización de los planteos con los que veníamos trabajando la literatura y otras prácticas significantes en Misiones. Las actividades desarrolladas en las etapas anteriores nos permiten, hoy, operar con estos conceptos como posibilidad para instalar una práctica interpretativa de las múltiples significaciones; además, propicia el despliegue de una diversidad de líneas de investigación generadas a partir de las iniciativas de los integrantes del equipo. Desde esta posición nos permitirá configurar una cartografía de la literatura y de otras discursividades sociales de la cotidianeidad misionera, no sólo desde las últimas tres décadas, territorio temporal en el que se produjeron múltiples manifestaciones que entretejieron la urdiembre del campo cultural misionero, sino que será interesante abordar otras constelaciones territoriales. La enunciación de esta trama problemática compleja brinda la posibilidad de un diálogo con prácticas, y juegos de lenguaje. Las lecturas críticas responderán a criterios y segmentaciones en torno a categorías teóricas: formaciones, instituciones, pulsiones y tensiones en el campo cultural y el campo intelectual, juegos de lenguaje, constelación de diálogos con autores de la literatura universal, dispositivos de inscripción en la memoria cultural, los autores/escritores/productores y los lectores. Literatura regional y literatura territorial. Los diversos géneros literarios, testimoniales y conversacionales sus condiciones de producción, la escritura y la Genética, arqueología, archivos, colecciones y bibliotecas. Proyectos autorales -estéticos, artísticos, políticos e ideológicos- grupos, formaciones, instituciones. Representaciones y esferas culturales e identitarias, otras voces, tramas y texturas de discursividades sociales; territorios interculturales y discursos fundadores. Su inclusión en el Programa de Semiótica responde a la posibilidad que esta disciplina brinda tanto desde lo teórico como desde lo metodológico para el análisis de los procesos de semiosis infinita y en particular, para la lectura crítica de un territorio en el que las prácticas lingüísticas, intelectuales y sociales, propias de un contexto de relaciones interculturales le otorgan un matiz especial.
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La explotación minera se encuentra entre las actividades económicas más antiguas desarrolladas en la provincia de Mendoza. Su proceso no ha sido homogéneo y registra momentos de auge y de crisis, su actividad ha sido constante a lo largo de más de cuatro siglos. No obstante, el conocimiento histórico integral, es una deuda de la historiografía local. El presente Programa pretende un conocimiento profundo de la problemática, propone explicar y trascender, mediante el conocimiento del proceso histórico, a las realidades sociales, económicas y a otros campos de aplicación. Tiende a la evaluación del grado de impacto ambiental producido por la actividad minera en los Departamentos de la Provincia que comprenden a la región Noroeste. Como objetivo principal se encuentra la elaboración de una Historia de la MINERÍA de Mendoza (siglos XVI-XX) que se convierta en un corpus de información que colabore en la formulación de políticas de explotación adecuadas, y en la resolución y esclarecimiento de problemas referidos a la legislación minera y de protección del patrimonio natural y cultural. Para aproximarnos a la complejidad de la temática se recurre a la interdisciplinariedad básica entre la Historia, la Arqueología y la Geografía (con el fin de analizar la interrelación e impacto del hombre sobre el medio como consecuencia de sus actividades culturales. Es el fin de esta investigación aportar propuesta de solución a problemas de índole legislativo y en la implementación de políticas mineras. Se procura obtener un plan de conservación y protección del patrimonio cultural. Para ello se ofrecerá, además de una obra de historia analítica y crítica sobre la Mineria en Mendoza, se procederá a elaborar instrumentos básicos como Cartas de Riesgos y Relevamientos de áreas que sustenten el Programa de Areas Protegidas de la Provincia.
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El propósito del presente trabajo es destacar los grandes ejes de la vida intelectual de Juan Adolfo Vázquez, caracterizar sus principales proyectos e insinuar el contenido de sus obras, a través de un homenaje en vida a este atípico sabio pensador argentino del siglo XX. En el desarrollo del escrito se trata de ilustrar sus ideas con experiencias de la vida del autor, pues uno de sus rasgos más notorios es la consagración a sus proyectos. Su apertura y espíritu de búsqueda lo llevó a transitar de la metafísica a la antropología cultural, de ésta a la historia de las religiones y culturas comparadas, de la arqueología y la etnología al simbolismo y la mitología, y de los estudios de campo etnográficos a proyectos e investigaciones interdisciplinarios antropológico-lingüísticoliterarios. De aquí surgieron grandes aportes como es el caso del método del mitoanálisis y el método de reconstrucción de mitos. Se destaca su contribución al surgimiento de un nuevo humanismo de síntesis filosófico-antropológico.