805 resultados para thick lens
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This paper shows theoretical models (analytical formulations) to predict the mechanical behavior of thick composite tubes and how some parameters can influence this behavior. Thus, firstly, it was developed the analytical formulations for a pressurized tube made of composite material with a single thick ply and only one lamination angle. For this case, the stress distribution and the displacement fields are investigated as function of different lamination angles and reinforcement volume fractions. The results obtained by the theoretical model are physic consistent and coherent with the literature information. After that, the previous formulations are extended in order to predict the mechanical behavior of a thick laminated tube. Both analytical formulations are implemented as a computational tool via Matlab code. The results obtained by the computational tool are compared to the finite element analyses, and the stress distribution is considered coherent. Moreover, the engineering computational tool is used to perform failure analysis, using different types of failure criteria, which identifies the damaged ply and the mode of failure.
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Erbium doped tellurite glasses (TeO2 + Li2O + TiO2) were prepared by conventional melt-quenching method to study the influence of the Er3+ concentration on the luminescence quantum efficiency (η) at 1.5 µm. Absorption and luminescence data were used to characterize the samples, and the η parameter was measured using the well-known thermal lens spectroscopy. For low Er3+ concentration, the measured values are around 76%, and the concentration behavior of η shows Er-Er and Er-OH- interactions, which agreed with the measured lifetime values.
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In this investigation I look at patents and software agents as a way to study broader relation between law and science (the latter term broadly understood as inclusive of science and technology). The overall premise framing the entire discussion, my basic thesis, is that this relation, between law and science, cannot be understood without taking into account a number of intervening factors identifying which makes it necessary to approach the question from the standpoint of fields and disciplines other than law and science themselves.
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L’acquifero freatico costiero ravennate è intensamente salinizzato fino a diversi km nell’entroterra. Il corpo dell’acquifero è formato da sabbie che poggiano su un substrato argilloso ad una profondità media di 25 m, i depositi affioranti sono sabbie e argille. Il lavoro svolto consiste in una caratterizzazione dello stato di salinizzazione con metodologie indirette (geoelettrica) e metodologie dirette (letture dei parametri fisici delle acque in pozzo). I sondaggi elettrici verticali (V.E.S.) mostrano stagionalità dovuta alle differenti quantità di pioggia e quindi di ricarica, le aree con depositi superficiali ad alta conducibilità idraulica (sabbie) hanno una lente d’acqua dolce compresa tra 0,1 e 2,25 m di spessore, al di sotto della quale troviamo una zona di mescolamento con spessori che vanno da 1,00 a 12,00 m, mentre quando in superficie abbiamo depositi a bassa conducibilità idraulica (limi sabbiosi e argille sabbiose) la lente d’acqua dolce scompare e la zona di mescolamento è sottile. Le misure dirette in pozzo mostrano una profondità della tavola d’acqua quasi ovunque sotto il livello del mare in entrambi i mesi monitorati, Giugno e Dicembre 2010, presentando una profondità leggermente maggiore nel mese di Dicembre. Dalla ricostruzione litologica risulta un acquifero composto da 4×109 m3 di sabbia, per cui ipotizzando una porosità media del 30% sono presenti 1,2×109 m3 di acqua. Dalla modellazione numerica (Modflow-SEAWAT 2000) risulta che l’origine dell’acqua salata che si trova in falda trova più facilmente spiegazione ipotizzando la sua presenza fin dalla formazione dell’acquifero, residuo delle acque marine che regredivano. Un’altra problematica analizzata è valutare l’applicazione della metodologia a minifiltri in uno studio sulla salinizzazione delle acque di falda. É stata implementata la costruzione di un transetto sperimentale, che ha permesso la mappatura dell’interfaccia acqua dolce/salmastra/salata con una precisione finora non raggiungibile.
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Nel Comune di Ravenna, oltre 6.800 ettari di terreni agricoli sono a rischio salinizzazione, a causa dell’alta salinità delle acque sotterranee presenti all’interno dell’acquifero freatico costiero. L'area è interessata da subsidenza naturale, per compattazione dei sedimenti alluvionali e antropica, causata dall’estrazione di gas e dall’eccessivo sfruttamento delle acque sotterranee. Ne deriva che la maggior parte di questo territorio è sotto il livello medio del mare e l'agricoltura, così come ogni altra attività umana, è possibile grazie ad una fitta rete di canali di drenaggio che garantiscono il franco di coltivazione. L’agricoltura è una risorsa importante per la zona, ma a causa della scarsa disponibilità di acque dolci e per l’aumento dei processi di salinizzazione dei suoli, necessita di un cambiamento. Servono pratiche agricole sostenibili, con idonei requisiti irrigui, di drenaggio del suolo, di resistenza alla salinizzazione e di controllo del suolo. Dopo un’analisi generale sulle condizioni dell’acquifero, è stato monitorato un transetto di 10km rappresentativo della parte costiera di Ravenna. Infine, con l'obiettivo di comprendere l'interazione tra un canale d'irrigazione e le acque sotterranee, una piccola area agricola (12 ettari), è stata monitorata nel corso del 2011 utilizzando metodi idrologici, geochimici e geofisici. I risultati di questo lavoro mostrano una diffusa salinizzazione della falda freatica, ma anche la presenza di una lente d'acqua dolce spessa 5m, a 400m dalla linea di riva, con caratteristiche chimiche (hydrofacies) tipici di acque continentali e con dimensioni variabili stagionalmente. Questa bolla di acqua dolce si è originata esclusivamente dalle infiltrazioni dal canale d’irrigazione presente, in quanto, il contributo dell’irrigazione superficiale è stato nullo. Sfruttando la rete di canali di drenaggio già presente sarebbe possibile estendere questo processo d’infiltrazione da canale in altre porzioni dell’acquifero allo scopo di ricaricare l’acquifero stesso e limitare la salinizzazione dei suoli.
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The aim of this dissertation is to improve the knowledge of knots and links in lens spaces. If the lens space L(p,q) is defined as a 3-ball with suitable boundary identifications, then a link in L(p,q) can be represented by a disk diagram, i.e. a regular projection of the link on a disk. In this contest, we obtain a complete finite set of Reidemeister-type moves establishing equivalence, up to ambient isotopy. Moreover, the connections of this new diagram with both grid and band diagrams for links in lens spaces are shown. A Wirtinger-type presentation for the group of the link and a diagrammatic method giving the first homology group are described. A class of twisted Alexander polynomials for links in lens spaces is computed, showing its correlation with Reidemeister torsion. One of the most important geometric invariants of links in lens spaces is the lift in 3-sphere of a link L in L(p,q), that is the counterimage of L under the universal covering of L(p,q). Starting from the disk diagram of the link, we obtain a diagram of the lift in the 3-sphere. Using this construction it is possible to find different knots and links in L(p,q) having equivalent lifts, hence we cannot distinguish different links in lens spaces only from their lift. The two final chapters investigate whether several existing invariants for links in lens spaces are essential, i.e. whether they may assume different values on links with equivalent lift. Namely, we consider the fundamental quandle, the group of the link, the twisted Alexander polynomials, the Kauffman Bracket Skein Module and an HOMFLY-PT-type invariant.
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B0218+357 è un blazar soggetto al lensing che si trova a z=0.944. Questo sistema consiste in due componenti compatte (A e B) e un anello di Einstein. Recentemente è stato associato ad una sorgente gamma soggetta a burst osservata con il satellite Fermi-LAT. Questo blazar ha mostrato una forte variabilità in banda γ da agosto a settembre del 2012. Gli episodi di variabilità osservati hanno consentito di misurare per la prima volta in banda gamma il ritardo temporale previsto dalla teoria del lensing gravitazionale. Le osservazioni in banda gamma sono state seguite da un programma di monitoring con il Very Long Baseline Array (VLBA) in banda radio con lo scopo di verificare l’esistenza di una correlazione tra l’emissione nelle due bande. In questa Tesi tali osservazioni radio sono state analizzate con lo scopo di studiare la variabilità di B0218+357 e, quindi, attestare la connessione tra l’emissione alle alte energie e quella in banda radio. L’obiettivo principale di questo lavoro di Tesi è quello di studiare l’evoluzione della densità di flusso, dell’indice spettrale e della morfologia delle immagini A e B e delle loro sottocomponenti. I dati analizzati sono stati ottenuti con l’interferometro VLBA a tre frequenze di osser- vazione: 2.3, 8.4 GHz (4 epoche con osservazioni simultanee alle due frequenze) e 22 GHz (16 epoche). Le osservazioni hanno coperto un periodo di circa due mesi, subito successivo al flare in banda gamma. La riduzione dei dati è stata effettuata con il pacchetto AIPS. Dall’analisi delle immagini, nella componente B è possibile riconoscere la tipica struttura nucleo-getto chiaramente a tutte e tre le frequenze, invece nella componente A questa struttura è identificabile solo a 22 GHz. A 2.3 e 8.4 GHz la risoluzione non è sufficiente a risolvere nucleo e getto della componente A e l’emissione diffusa risulta dominante. Utilizzando il metodo dello stacking sulle immagini a 2.3 GHz, è stato possibile rivelare le parti più brillanti dell’Einstein ring associato a questa sorgente. Questo è stato possibile poiché la sorgente non ha mostrato alcun segno di variabilità significativa né di struttura né di flusso nelle componenti. Quindi dall’analisi delle curve di luce delle due componenti A e B non è emersa una variabilità significativa chiaramente associabile al flare osservato in banda gamma. Per verificare questo risultato, le curve di luce ottenute sono state confrontate con le osservazioni del radio telescopio OVRO (15 GHz) nel periodo corrispondente alle nostre osservazioni. La curva di luce OVRO è risultata in pieno accordo con le curve di luce ottenute durante questo lavoro di tesi e ha confermato che B0218+257 non ha mostrato un’importante attività radio nel periodo delle osservazioni VLBA. In definitiva, la mancanza di variabilità radio associata a quella osservata nei raggi gamma può essere dovuta al fatto che la regione in cui si è originato il flare gamma è otticamente spessa alle lunghezze d’onda radio, oppure non esiste una precisa correlazione tra le due emissioni, rimanendo quindi un problema aperto da investigare.
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La tesi propone alcuni esempi di link fibrati in spazi lenticolari. Sfruttando la compatibilità fra le mosse di chirurgia intera e la nozione di open book decomposition, si ricava un esempio di link fibrato prima in L(p,1), per poi generalizzarlo a L(p,q). Si conclude determinando una struttura di contatto equivalente alla open book relativa agli spazi del tipo L(p,1).
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In my thesis, I explore the cultural history of the French Revolution and its relation to the modern era which ensued. Many historians have studied the French Revolution as it relates to culture, the rise of modernity, and fashion. I combine the unique histories of all three of these aspects to reach an understanding of the history of the French Revolution and fashion’s role in bringing about change. In the majority of literature of costume history, discussion of fashion surrounds its reflective properties. Many historians conclude fashion as a reflection of the broader cultural shifts that occurred during the Revolution. I, on the other hand, propose that fashion is an active force in bringing out cultural change during this time. In exploring fashion as a historical motivator, I examine the aesthetic world of fashion from 1740 to 1815, the modern system of cultural dissemination of fashion through particular historical heroes, and the rise of “taste” and its relation to modern identity. Through aesthetics, culture, and identity, I argue that fashion is a decisive force of culture in that it creates a visual world through which ideas form and communicate.
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This thesis provides a critique of Western media articles concerning self-immolation in Tibet. I begin by illustrating how the Western media provides reductionist accounts of Tibetan self-immolation by depicting the act solely as a form of political protest in response to Chinese occupation. I argue that these limited portrayals of self-immolation can be attributed to the Shangri-La imagery that characterizes much of the Western conceptions of Tibet. Through Shangri-La imagery, both Tibetans and their Buddhist religion are portrayed as utopic, peaceful, and able to provide the antidote to solving Western problems relating to modernization and consumerism. After illustrating the ways in which Shangri-La imagery influences Western media portrayals of Tibetan self-immolation, this thesis explores the commonly disregarded Buddhist dimensions of the act. Looking to Buddhist doctrine, scripture, and history, this thesis establishes a clear relationship between self-immolation and Buddhism, which situates the act as being more complicated than mere political protest. I argue that these limited portrayals given by the Western media are problematic because they overlook a fundamental aspect of self-immolation, thus potentially misrepresenting Tibetans. This thesis explores the Buddhist dimensions of self-immolation as a possible way to further understand what has led more than one hundred Tibetans to perform this act during the time of political crisis.