852 resultados para Mente-corpo
Resumo:
Transtornos alimentares constituem relações problemáticas com a alimentação e a imagem de si. Seu tratamento deve contemplar múltiplas estratégias, inclusive a abordagem grupal. Este estudo teve como objetivos desenvolver reflexões sobre a grupoterapia com pessoas com transtornos alimentares atendidas em serviço especializado e investigar a dinâmica psicológica dos pacientes atendidos, a partir de ressonâncias contratransferenciais. Foram analisados registros de observação anotados em diário de campo ao longo de 21 encontros grupais consecutivos. O material foi submetido à análise de conteúdo na modalidade temática. Os resultados foram estruturados em três eixos temáticos: vivências impactantes mobilizadas no contato com os pacientes; demanda de ajuda dos pacientes para encontrarem as palavras perdidas, como via de acesso à representabilidade dos afetos elididos do espaço mental pela operação de desafetação; sentimentos contratransferenciais vivenciados pelo pesquisador. Foram discutidas as implicações para o tratamento, visando à busca de estratégias capazes de proporcionar um ambiente terapêutico que facilite a integração psicossomática.
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OBJETIVO: Analisar as tensões geradas no corpo vertebral L4 quando submetida à força de compressão, utilizando a técnica da fotoelasticidade de transmissão. MÉTODOS: Doze modelos fotoelásticos foram utilizados e divididos em três grupos, sendo cada grupo formado por quatro modelos, de acordo com a localização do corte sagital nas vértebras L4-L5 (cortes A, B e C). A simulação foi realizada utilizando uma força compressão de 15 N e as ordens de franjas foram avaliadas no corpo vertebral L4 utilizando o método de compensação de Tardy. RESULTADOS: A análise fotoelástica mostrou que em geral, as tensões se distribuíram de forma homogênea nos corpos vertebrais. As tensões no corte C foram maiores que no B, que por sua vez foram maiores que no corte A. CONCLUSÃO: A região posterior do corpo vertebral L4, principalmente no corte C, apresentou maiores concentrações de tensões, sendo assim, é a área mais susceptível à fratura vertebral e à espondilolistese. Análises econômicas e de decisão. Desenvolvimento de modelo econômico ou de decisão, Nível de evidência I.
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Investiga como a Ação Integralista Brasileira, movimento social que emerge no Brasil Republicano, educava corporalmente, por meio da Educação Física e dos esportes, membros inscritos em suas fileiras. Analisa artigos publicados em A Offensiva, jornal doutrinário e prescritivo do movimento, publicados de 17/05/1934 a 19/03/1938, com destaque para os artigos de Francisco de Assis Hollanda Loyola. Os escritos de Loyola, Mestre de Campo da Milícia e diretor da Escola de Instructores de Educação Physica integralista, ganham destaque porque instituíram um modo inovador de conceber a prática esportiva e o treinamento físico na AIB. Loyola conquistou espaço no jornal e traçou o "Plano Geral" de Educação Física voltado para as necessidades e características do povo brasileiro, aspecto enfatizado pelo autor. Concluiu que agregando as prescrições de Loyola a práticas ritualistas e simbólicas, o integralismo impunha ao corpo um modo muito próprio de ser integralista, modo de ser um "soldado-integral".
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Trasparenze presentate a lezione. Si consiglia agli studenti di stamparne una copia prima della lezione e di portarla con sé onde riportare su di essa ulteriori annotazioni.
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Questa dissertazione si concentra sul dibattito circa l’essenza della matematica a partire dalla nascita delle geometrie non euclidee. Essa è una scienza della natura o una costruzione (e dunque una libera invenzione) della mente umana? Trattando altresì della crisi dei fondamenti, e tenendo a mente le posizioni platoniste e costruttiviste, questa tesi analizza le risposte che, da fine Ottocento in poi, diedero Jules-Henri Poincaré, Bertrand Russell, L.E.J. Brouwer e David Hilbert, e con loro le varie correnti convenzionaliste, logiciste, intuizioniste e formaliste.
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La presente tesi parte dalla poetica e dalla metodologia di costruzione dell’essere scenico proposta dai fondatori della danza Butō – Tatsumi Hijikata e Kazuo Ōno – cercando di individuarne alcuni dei principali elementi filosofici e tecnici, che potrebbero offrirsi come tessuto epistemologico nella proposta di una pedagogia critica del corpo. In questa direzione, rintraccia alcune caratteristiche di ambito storico, sociologico, tecnico e filosofico che sostengono il progetto politico-artistico d’“insurrezione” fisica messo in scena dalla danza Butō. Le sue proposte di reificazione delle memorie del corpo, d’instaurazione di processi metamorfici e di dissoluzione delle energie espressive di un self razionale, sono alcuni esempi di modalità di promulgazione di “politiche del corpo” che concedono una dimensione critica al gesto e, al contempo, una qualità sovversiva alla materialità della carne. La ribellione del corpo cui attinge la danza Butō, dunque, potrebbe servire come riferimento per la costruzione di “anticorpi”, ovvero di differenti concezioni del corpo che si contrappongano, come antitesi, al corpo sfidante e dominatore della contemporaneità e, al tempo stesso, possano servire come microrganismi di combattimento a favore della guarigione della società malata costruita dall’Occidente.
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Negli ultimi anni si è assistito ad una radicale rivoluzione nell’ambito dei dispositivi di interazione uomo-macchina. Da dispositivi tradizionali come il mouse o la tastiera si è passati allo sviluppo di nuovi sistemi capaci di riconoscere i movimenti compiuti dall’utente (interfacce basate sulla visione o sull’uso di accelerometri) o rilevare il contatto (interfacce di tipo touch). Questi sistemi sono nati con lo scopo di fornire maggiore naturalezza alla comunicazione uomo-macchina. Le nuove interfacce sono molto più espressive di quelle tradizionali poiché sfruttano le capacità di comunicazione naturali degli utenti, su tutte il linguaggio gestuale. Essere in grado di riconoscere gli esseri umani, in termini delle azioni che stanno svolgendo o delle posture che stanno assumendo, apre le porte a una serie vastissima di interessanti applicazioni. Ad oggi sistemi di riconoscimento delle parti del corpo umano e dei gesti sono ampiamente utilizzati in diversi ambiti, come l’interpretazione del linguaggio dei segni, in robotica per l’assistenza sociale, per indica- re direzioni attraverso il puntamento, nel riconoscimento di gesti facciali [1], interfacce naturali per computer (valida alternativa a mouse e tastiera), ampliare e rendere unica l’esperienza dei videogiochi (ad esempio Microsoft 1 Introduzione Kinect© e Nintendo Wii©), nell’affective computing1 . Mostre pubbliche e musei non fanno eccezione, assumendo un ruolo cen- trale nel coadiuvare una tecnologia prettamente volta all’intrattenimento con la cultura (e l’istruzione). In questo scenario, un sistema HCI deve cercare di coinvolgere un pubblico molto eterogeneo, composto, anche, da chi non ha a che fare ogni giorno con interfacce di questo tipo (o semplicemente con un computer), ma curioso e desideroso di beneficiare del sistema. Inoltre, si deve tenere conto che un ambiente museale presenta dei requisiti e alcune caratteristiche distintive che non possono essere ignorati. La tecnologia immersa in un contesto tale deve rispettare determinati vincoli, come: - non può essere invasiva; - deve essere coinvolgente, senza mettere in secondo piano gli artefatti; - deve essere flessibile; - richiedere il minor uso (o meglio, la totale assenza) di dispositivi hardware. In questa tesi, considerando le premesse sopracitate, si presenta una sistema che può essere utilizzato efficacemente in un contesto museale, o in un ambiente che richieda soluzioni non invasive. Il metodo proposto, utilizzando solo una webcam e nessun altro dispositivo personalizzato o specifico, permette di implementare i servizi di: (a) rilevamento e (b) monitoraggio dei visitatori, (c) riconoscimento delle azioni.
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In un arco temporale che copre il decennio settanta, ma che si spinge fino ad analizzare anche il dibattito italiano odierno, la presente ricerca ricostruisce i passaggi attraverso i quali l’aborto, da pratica clandestina, è diventato un “fatto” che ha creato e cambiato l’opinione pubblica italiana. Non si tratta di una ricostruzione cronologica pura e semplice, ma quello che si propone è un percorso che procede per temi, utilizzando una particolare chiave di lettura delle fonti giornalistiche e degli atti parlamentari che documentano la costruzione complessiva del discorso. In tale prospettiva, un particolare rilievo assumono alcuni momenti della storia italiana che, nell’arco del decennio, hanno favorito l’immissione di un argomento così complesso, delicato e inusuale come il corpo riproduttivo delle donne sulla scena pubblica, facendone un tema da agenda politica dei partiti. Tra gli eventi più significativi che la ricerca individua certamente il processo a Gigliola Pierobon, avvenuto a Padova nel 1973, di cui si propone una lettura attraverso la chiave interpretativa dell’affaire. Si tratta di una forma di costruzione discorsiva di un “fatto di legge” codificata da Voltaire nel XVIII secolo e ripresa attraverso gli studi dell’antropologa Elisabeth Claverie e del sociologo Luc Boltanski , che applicano in maniera diacronica il concetto di “affaire” a diverse “situazioni di conflitto”, strutturando in tal modo il concetto di “verità contro la legge” . La ricerca è stata condotta utilizzando sia fonti giornalistiche che da diversi punti di vista, hanno fotografato e “tradotto” per l’opinione pubblica il dibattito culturale e politico sul tema dei diritti riproduttivi, sia utilizzando gli atti parlamentari ufficiali , cioè le trascrizioni delle sedute del dibattito alla Camera e al Senato che tra il 1976 e il 1978 hanno creato i presupposti per la nascita della legge 194.