955 resultados para IL-5
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Every part has his own frontspiece.
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v.1., fasc.1. Relazione preliminare ed elencho delle Stazioni / di A. Senna -- fasc.2. Sulla struttura di alcune larve (Pelagosphæra) di Sipunculidi / di A. Senna -- fasc.3. Larve pelagiche di Attiniari / di A. Senna -- fasc.4. Molluschi. pt.I. Cefalopodi planctonici / di R. Issel -- fasc.5. Anellidi. pt.I. Tomopteridi / di D. Rosa -- v.2., fasc.1. Ctenofori / del A. Ghigi --fasc.2. Molluschi. pt.II. Eteropodi / di R. Issel -- fasc.3. Anellidi. pt.II. Alciopidi e Fillodocidi / di L. Granata -- fasc.4. Molluschi. pt.III. Pteropodi / di R. Issel -- fasc.5. Chetognati / di V. Baldasseroni -- fasc.6. Crostacei. pt.I. Ostracodi / di L. Granata -- fasc.7. Crostacei. pt.II. Eufausiacei / di G. Colosi.
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L'articolo presenta i risultati di una ricerca comparativa tra bambini di 4 e 5 anni appartenenti a due contesti linguistici diversi circa il fenomeno delle alternanze grafo-foniche. Nell'indagine è stato richiesto a 60 bambini (30 argentini e 30 italiani) di scrivere sotto dettatura dell'adulto uno stesso elenco di parole, prima in forma manoscritta e poi con l'uso del pc; e successivamente di confrontare le due versioni. In questo modo è stato possibile cogliere le diverse modalità di risoluzione dei problemi legati alla scrittura degli stessi segmenti sillabici: dall?utilizzo di modalità più stabili, come l?identità totale, ad altre più instabili, come le alternanze. Come già indagato nella lingua spagnola, nei diversi livelli di concettualizzazione, in entrambe le lingue sono state individuate alternanze grafo-foniche molto simili per frequenza e percentuali. Questo fenomeno ci offre maggiori informazioni sulle conoscenze che i bambini possiedono rispetto al sistema di scrittura, poiché riflette il modo in cui essi esplorano e introducono i valori sonori convenzionali, soprattutto nel livello sillabico di concettualizzazione. I risultati indicano, inoltre, che la presenza e l?uso della tastiera del pc non incide in modo significativo sulla maggiore varietà o quantità (numero) di grafemi utilizzati nella produzione digitale rispetto a quella manuale
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La Sequenza Sismica Emiliana del 2012 ha colpito la zona compresa tra Mirandola e Ferrara con notevoli manifestazioni cosismiche e post-sismiche secondarie, soprattutto legate al fenomeno della liquefazione delle sabbie e alla formazione di fratturazioni superficiali del terreno. A fronte del fatto che la deformazione principale, osservata tramite tecniche di remote-sensing, ha permesso di individuare la posizione della struttura generatrice, ci si è interrogati sul rapporto tra strutture profonde e manifestazioni secondarie superficiali. In questa tesi è stato svolto un lavoro di integrazione di dati a varia scala, dalla superficie al sottosuolo, fino profondità di alcuni chilometri, per analizzare il legame tra le strutture geologiche che hanno generato il sisma e gli effetti superficiali percepiti dagli osservatori. Questo, non solo in riferimento allo specifico del sisma emiliano del 2012, ma al fine di trarre utili informazioni in una prospettiva storica e geologica sugli effetti di un terremoto “tipico”, in una regione dove le strutture generatrici non affiorano in superficie. Gli elementi analizzati comprendono nuove acquisizioni e rielaborazioni di dati pregressi, e includono cartografie geomorfologiche, telerilevamenti, profili sismici a riflessione superficiale e profonda, stratigrafie e informazioni sulla caratterizzazione dell’area rispetto al rischio sismico. Parte dei dati di nuova acquisizione è il risultato dello sviluppo e la sperimentazione di metodologie innovative di prospezione sismica in corsi e specchi d’acqua continentali, che sono state utilizzate con successo lungo il Cavo Napoleonico, un canale artificiale che taglia ortogonalmente la zona di massima deformazione del sisma del 20 Maggio. Lo sviluppo della nuova metodologia di indagine geofisica, applicata ad un caso concreto, ha permesso di migliorare le tecniche di imaging del sottosuolo, oltre a segnalare nuove evidenze co-sismiche che rimanevano nascoste sotto le acque del canale, e a fornire elementi utili alla stratigrafia del terreno. Il confronto tra dati geofisici e dati geomorfologici ha permesso di cartografare con maggiore dettaglio i corpi e le forme sedimentarie superficiali legati alla divagazione fluviale dall’VIII sec a.C.. I dati geofisici, superficiali e profondi, hanno evidenziato il legame tra le strutture sismogeniche e le manifestazioni superficiali seguite al sisma emiliano. L’integrazione dei dati disponibili, sia nuovi che da letteratura, ha evidenziato il rapporto tra strutture profonde e sedimentazione, e ha permesso di calcolare i tassi geologici di sollevamento della struttura generatrice del sisma del 20 Maggio. I risultati di questo lavoro hanno implicazioni in vari ambiti, tra i quali la valutazione del rischio sismico e la microzonazione sismica, basata su una caratterizzazione geomorfologico-geologico-geofisica dettagliata dei primi 20 metri al di sotto della superficie topografica. Il sisma emiliano del 2012 ha infatti permesso di riconoscere l’importanza del substrato per lo sviluppo di fenomeni co- e post-sismici secondari, in un territorio fortemente eterogeneo come la Pianura Padana.
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The bronchial epithelium is a source of both α and β chemokines and, uniquely, of secretory component (SC), the extracellular ligand-binding domain of the polymeric IgA receptor. Ig superfamily relatives of SC, such as IgG and α2-macroglobulin, bind IL-8. Therefore, we tested the hypothesis that SC binds IL-8, modifying its activity as a neutrophil chemoattractant. Primary bronchial epithelial cells were cultured under conditions to optimize SC synthesis. The chemokines IL-8, epithelial neutrophil-activating peptide-78, growth-related oncogene α, and RANTES were released constitutively by epithelial cells from both normal and asthmatic donors and detected in high m.w. complexes with SC. There were no qualitative differences in the production of SC-chemokine complexes by epithelial cells from normal or asthmatic donors, and in all cases this was the only form of chemokine detected. SC contains 15% N-linked carbohydrate, and complete deglycosylation with peptide N-glycosidase F abolished IL-8 binding. In micro-Boyden chamber assays, no IL-8-dependent neutrophil chemotactic responses to epithelial culture supernatants could be demonstrated. SC dose-dependently (IC50 ∼0.3 nM) inhibited the neutrophil chemotactic response to rIL-8 (10 nM) in micro-Boyden chamber assays and also inhibited IL-8-mediated neutrophil transendothelial migration. SC inhibited the binding of IL-8 to nonspecific binding sites on polycarbonate filters and endothelial cell monolayers, and therefore the formation of haptotactic gradients, without effects on IL-8 binding to specific receptors on neutrophils. The data indicate that in the airways IL-8 may be solubilized and inactivated by binding to SC
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Periodontal disease is a chronic inflammatory condition primarily caused by bacteria in dental biofilm, which interact with the host, thus determining the nature of the resulting disease. Despite the wide knowledge about the pathogenesis of these diseases, the exact composition of the T cell profile during the active phase of the disease (Th1, Th2 or Th17) remains unknown. This study aimed to evaluate by immunohistochemical expression, the presence of the markers (IL-17, IL-23 and RORγt), involved in Th17 response in clinically healthy gingiva cases (n = 32), biofilm-induced gingivitis (n = 30), chronic periodontitis (n = 32) and aggressive periodontitis (n = 25), in order to analyze if the expression and/or distribution of these molecules in lymphocytes and macrophages, present in the inflammatory infiltrate of periodontal tissue, influences the tissue destruction observed in these diseases. The morphological analysis of cases was performed which assessed the intensity of the inflammatory infiltrate in mild, moderate and intense. For each case, in the area with the most representative immunostaining, 5 fields were chosen and analyzed, both for the intensity of the inflammatory infiltrate as for the quantity of immunostained cells, based on predetermined scores: score 0 (absence of inflammatory infiltrate/immunostaining), score 1 (the infiltrate/immunostaining covered less than 25% of the field area), score 2 (the infiltrate/immunostaining occupied between 25 and 50%) and score 3 (infiltrate/immunostaining present in over 50% of the field area). From this, a median was generated representing each case. The intensity of the inflammatory infiltrate correlated with the disease progression, in other words, it was crescent from clinically healthy gingiva to aggressive periodontitis (P <0.001). It was detected the presence of IL-17, IL-23 and RORγt in most of the evaluated cases and the number of immunostained cells correlated with the intensity of the inflammatory infiltrate (P <0.001) and with the clinical parameters analyzed (P <0.001), showing a positive correlation, mainly moderate. Aggressive periodontitis showed a higher percentage of immunostaining for all markers in relation to other clinical conditions assessed, suggesting a possible association of these markers with the progression of this disease, in which the higher the loss of periodontal support, the greater the amount of inflammatory infiltrate and larger the number of immunostained cells.
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Il lavoro di questa tesi è frutto dell’esperienza maturata in quattro mesi di tirocinio presso l’U.S. Geological Survey di Menlo Park, da ottobre 2015 a gennaio 2016. Durante questo periodo sono state eseguite quattro campagne di raccolta dati sismici e geotecnici presso la città di Napa, ove, il 24 agosto 2014, si è verificato un terremoto di magnitudo momento pari a 6.0. Quest’area è stata interessata in precedenza da terremoti minori, il più significativo dei quali risulta essere il terremoto di Yountville del 2000 di magnitudo momento pari a 5.1. I rilievi macrosismici, effettuati immediatamente dopo il terremoto di Napa del 2014, hanno fornito una classificazione dettagliata delle strutture danneggiate nel distretto colpito. Obiettivo di questa tesi è comprendere se la distribuzione dei danni osservata sia legata anche alle caratteristiche geologiche locali (effetti di sito), oltre che alla vicinanza all’epicentro. A questo scopo sono state acquisite 63 misure sismiche passive a stazione singola e 4 prove di sismica attiva multicanale, la cui inversione congiunta ha permesso di creare mappe dei riflettori sismici principali sotto le zone interessate dal terremoto. Allo stesso tempo tali mappe, interpretate alla luce della cartografia geologica, hanno permesso di costruire sezioni geologiche e di identificare le corrispondenze tra riflettori geologici e riflettori sismici. Si è così potuto osservare che le zone più pesantemente danneggiate dal terremoto sono quelle che ricadono ove si sono misurate amplificazioni per risonanza in medio-alta frequenza (> 3 Hz) mentre scarsi danni si sono registrati nelle aree caratterizzate da roccia affiorante (e curve di amplificazione per risonanza piatte) e danni minori nelle zone contraddistinte solo da bedrock sismico profondo. La distribuzione del danno, evidenziatosi prevalentemente dove le frequenze proprie di vibrazione del suolo sono mediamente sopra 3 Hz, risulta compatibile con gli intervalli di frequenza attesi per le strutture residenziali tipiche di Napa Valley, che sono costituite da 2-3 piani fuori terra, in legno e di altezza non superiore ai 10 metri.
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La nucleosintesi primordiale descrive le reazioni che hanno formato i primi elementi leggeri (H, 2H, 3He, 4He, 7Li) e ci da una previsione sull'andamento delle loro abbondanze primordiali in funzione del rapporto barioni-fotoni η, unico parametro libero della teoria BBN. Questo parametro è stato fissato dal momento in cui la sonda WMAP è stata lanciata in orbita; essa ha svolto misure importantissime sulla radiazione cosmica di fondo, fornendoci un valore accurato della densità barionica e quindi di η. Con questo nuovo dato sono state calcolate le abbondanze degli elementi leggeri ai tempi della nucleosintesi primordiale, tuttavia quella teorizzata per il 7Li non corrispondeva affatto a quella osservata nelle stelle dell'alone galattico, ma risultava essere dalle 2 alle 4 volte maggiore. Questa discrepanza costituisce il problema cosmologico del litio. Il problema può essere affrontato in diversi campi della fisica; il nostro scopo è quello di studiarlo dal punto di vista della fisica nucleare, analizzando le reazioni nucleari legate al 7Li. Il contributo principale alla produzione di 7Li proviene dal decadimento spontaneo del 7Be, quindi bisogna valutare il rate di reazione dei processi che producono o distruggono quest'ultimo nucleo; tale rate dipende dalla sezione d'urto della reazione. Un contributo fondamentale potrebbe essere dato dalle eventuali risonanze non ancora scoperte, cioè gli stati eccitati dei prodotti di reazione che si trovano ad energie non ancora studiate, in corrispondenza delle quali la sezione d'urto subisce un drastico aumento. Le due reazioni principali da considerare sono 7Be(n,p)7Li e 7Be(n,αlfa)4He; la prima perché contribuisce al 97% della distruzione del berillio, quindi una rivalutazione della sua sezione d'urto porterebbe ad un grande cambiamento nel valore dell'abbondanza di 7Be (e quindi di 7Li), la seconda poiché, anche se contribuisce solo al 2.5% della distruzione del berillio, possiede una incertezza enorme.
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La tesi in oggetto affronta il problema di realizzare un circuito per la gestione della corrente di una batteria ricaricabile. Il circuito esegue fasi di carica e scarica a corrente costante e programmabile. La batteria impiegata nel sistema è considerata carica a 5 V e scarica a 3 V. Un'alimentazione di 15 V viene fornita da una fonte esterna. Per la progettazione del circuito di carica, viene studiato il transitorio della batteria da 3 V a 5 V. Il circuito di scarica effettua invece il comportamento opposto, facendo fluire corrente dalla batteria, che decresce da 5 V a 3 V, con il flusso di potenza diretto verso l'alimentazione esterna. Entrambe le fasi vengono effettuate in maniera programmabile: variando la tensione di un MOSFET a canale p viene fornita la corrente costante scelta in un intervallo che varia da 100 mA a 5 A, come richiesto dalle specifiche di progetto. Per selezionare in quale modalità deve operare il circuito, si è utilizzata una rete a pass transistor. I convertitori posti a monte del circuito e la logica pass transistor sono stati impiegati nel circuito per la loro semplicità di impiego. Tali scelte, in un secondo momento, potranno esser riviste per impiegare soluzioni migliori e più efficienti. Il circuito realizzato soddisfa le specifiche di progetto.
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General note: Title and date provided by Bettye Lane.
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General note: Title and date provided by Bettye Lane.
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The development of a permanent, stable ice sheet in East Antarctica happened during the middle Miocene, about 14 million years (Myr) ago. The middle Miocene therefore represents one of the distinct phases of rapid change in the transition from the "greenhouse" of the early Eocene to the "icehouse" of the present day. Carbonate carbon isotope records of the period immediately following the main stage of ice sheet development reveal a major perturbation in the carbon system, represented by the positive d13C excursion known as carbon maximum 6 ("M6"), which has traditionally been interpreted as reflecting increased burial of organic matter and atmospheric pCO2 drawdown. More recently, it has been suggested that the d13C excursion records a negative feedback resulting from the reduction of silicate weathering and an increase in atmospheric pCO2. Here we present high-resolution multi-proxy (alkenone carbon and foraminiferal boron isotope) records of atmospheric carbon dioxide and sea surface temperature across CM6. Similar to previously published records spanning this interval, our records document a world of generally low (~300 ppm) atmospheric pCO2 at a time generally accepted to be much warmer than today. Crucially, they also reveal a pCO2 decrease with associated cooling, which demonstrates that the carbon burial hypothesis for CM6 is feasible and could have acted as a positive feedback on global cooling.
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1. Introduzione 1 2. La commedia all’italiana 2 2.1 La nascita della supercazzola 3 3. Il contesto conversazionale 7 4. La supercazzola 9 5. La metasemantica 15 5.1 Il grammelot 18 6. Conclusione 20
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Movimentazione, da parte di un braccio robotico, di un recipiente riempito con un liquido nello spazio tridimensionale. Sistema di trasferimento liquidi basato sul KUKA youBot, piattaforma open source per la ricerca scientifica. Braccio robotico a 5 gradi di libertà con struttura ortho-parallel e cinematica risolvibile in forma chiusa tramite l’applicazione di Pieper. Studio dei modi di vibrare dei liquidi e modellizzazione dei fenomeni ondosi tramite modello equivalente di tipo pendolo. Analisi delle metodologie di controllo di tipo feed-forward volte a sopprimere la risposta oscillatoria di un tipico sistema vibratorio. Filtraggio delle traiettorie di riferimento da imporre allo youBot, in modo tale da sopprimere le vibrazioni in uscita della massa d’acqua movimentata. Analisi e comparazione delle metodologie di input shaping e filtro esponenziale. Validazione sperimentale delle metodologie proposte implementandole sul manipolatore youBot. Misura dell’entità del moto ondoso basata su dati acquisiti tramite camera RGBD ASUS Xtion PRO LIVE. Algoritmo di visione per l’elaborazione offline dei dati acquisiti, con output l’andamento dell’angolo di oscillazione del piano interpolante la superficie del liquido movimentato.
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Background. Laparoscopy is ever more common in both elective and emergency surgery. In fact, in abdominal emergencies it enables the resolution of preoperative diagnostic doubts as well as treatment of the underlying disease. We present a retrospective study of the results of a 5-year experience at a single center. Patients and methods. Between September 2006 and August 2011, 961 patients were treated via laparoscopy, including 486 emergency cases (15 gastroduodenal perforation; 165 acute cholecystitis; 255 acute appendicitis; 15 pelvic inflammatory disease and non-specific abdominal pain [NSAP]; 36 small bowel obstruction). All procedures were conducted by a team trained in laparoscopic surgery. Results. The conversion rate was 22/486 patients (4.53%). A definitive laparoscopic diagnosis was possible in over 96% of cases, and definitive treatment via laparoscopy was possible in most of these. Conclusions Our own experience confirms the literature evidence that laparoscopy is a valid option in the surgical treatment of abdominal emergencies. In any case, it must be performed by a dedicated and highly experienced team. Correct patient selection is also important, to enable the most suitable approach for each given situation.