958 resultados para Drogas - abuso


Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

[ES]El consumo masivo por jóvenes y deportistas de esteroides anabolizantes androgénicos ha hecho que este grupo de hormonas derivadas de la testosterona sean consideradas en EE.UU. como ?drogas de abuso?. El consumo con fines no terapéuticos de estas sustancias y, por tanto, a elevadas dosis y sin ningún tipo de control médico, lleva a la aparición de efectos tóxicos en los consumidores habituales de los mismos (deportistas, culturistas o jóvenes que simplemente persiguen una mejora de su aspecto físico). Muchos son los efectos perjudiciales que pueden producir destacando las alteraciones hepáticas, reproductivas, metabólicas, músculo-esqueléticas y psicológicas. Existen más de 120 de estas sustancias en el mercado de los que sólo unas 12 son utilizadas en terapéutica humana, mientras que las demás son empleadas principalmente como agentes anabolizantes por jóvenes y deportistas. Normalmente, los usuarios consumen varias simultáneamente y a altas dosis. Aunque en nuestro país no hay cifras oficiales sobre el consumo de éstos, es de suponer que, como ocurre con otros países europeos, su utilización esté muy extendida. La existencia de consumidores ?ilegales? de estas sustancias supone un riesgo para la salud y establece la necesidad de controlar sus efectos tóxicos.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

[ES] Entre las diferentes medidas para prevenir el abandono escolar destacan hoy los Programa de Cualificación Profesional Inicial. Sin embargo, la complejidad de la adolescencia y de la problemática de sus conductas de riesgo invita a reflexionar sobre su sentido y alcance de estas, entre las que resalta el consumo problemático de diferentes drogas. Este artículo aporta datos de algunos estudios realizados con la población atendida en los Centros de Iniciación Profesional (CIP) en el País Vasco, con la mirada puesta en la atención educadora.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

Oggetto della ricerca sono l’esame e la valutazione dei limiti posti all’autonomia privata dal divieto di abuso della posizione dominante, come sancito, in materia di tutela della concorrenza, dall’art. 3 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, a sua volta modellato sull’art. 82 del Trattato CE. Preliminarmente, si è ritenuto opportuno svolgere la ricognizione degli interessi tutelati dal diritto della concorrenza, onde individuare la cerchia dei soggetti legittimati ad avvalersi dell’apparato di rimedi civilistici – invero scarno e necessitante di integrazione in via interpretativa – contemplato dall’art. 33 della legge n. 287/1990. È così emerso come l’odierno diritto della concorrenza, basato su un modello di workable competition, non possa ritenersi sorretto da ragioni corporative di tutela dei soli imprenditori concorrenti, investendo direttamente – e rivestendo di rilevanza giuridica – le situazioni soggettive di coloro che operano sul mercato, indipendentemente da qualificazioni formali. In tal senso, sono stati esaminati i caratteri fondamentali dell’istituto dell’abuso di posizione dominante, come delineatisi nella prassi applicativa non solo degli organi nazionali, ma anche di quelli comunitari. Ed invero, un aspetto importante che caratterizza la disciplina italiana dell’abuso di posizione dominante e della concorrenza in generale, distinguendola dalle normative di altri sistemi giuridici prossimi al nostro, è costituito dal vincolo di dipendenza dal diritto comunitario, sancito dall’art. 1, quarto comma, della legge n. 287/1990, idoneo a determinare peculiari riflessi anche sul piano dell’applicazione civilistica dell’istituto. La ricerca si è quindi spostata sulla figura generale del divieto di abuso del diritto, onde vagliarne i possibili rapporti con l’istituto in esame. A tal proposito, si è tentato di individuare, per quanto possibile, i tratti essenziali della figura dell’abuso del diritto relativamente all’esercizio dell’autonomia privata in ambito negoziale, con particolare riferimento all’evoluzione del pensiero della dottrina e ai più recenti orientamenti giurisprudenziali sul tema, che hanno valorizzato il ruolo della buona fede intesa in senso oggettivo. Particolarmente interessante è parsa la possibilità di estendere i confini della figura dell’abuso del diritto sì da ricomprendere anche l’esercizio di prerogative individuali diverse dai diritti soggettivi. Da tale estensione potrebbero infatti discendere interessanti ripercussioni per la tutela dei soggetti deboli nel contesto dei rapporti d’impresa, intendendosi per tali tanto i rapporti tra imprenditori in posizione paritaria o asimmetrica, quanto i rapporti tra imprenditori e consumatori. È stato inoltre preso in considerazione l’aspetto dei rimedi avverso le condotte abusive, alla luce dei moderni contributi sull’eccezione di dolo generale, sulla tutela risarcitoria e sull’invalidità negoziale, con i quali è opportuno confrontarsi qualora si intenda cercare di colmare – come sembra opportuno – i vuoti di disciplina della tutela civilistica avverso l’abuso di posizione dominante. Stante l’evidente contiguità con la figura in esame, si è poi provveduto ad esaminare, per quanto sinteticamente, il divieto di abuso di dipendenza economica, il quale si delinea come figura ibrida, a metà strada tra il diritto dei contratti e quello della concorrenza. Tale fattispecie, pur inserita in una legge volta a disciplinare il settore della subfornitura industriale (art. 9, legge 18 giugno 1998, n. 192), ha suscitato un vasto interessamento della dottrina. Si sono infatti levate diverse voci favorevoli a riconoscere la portata applicativa generale del divieto, quale principio di giustizia contrattuale valevole per tutti i rapporti tra imprenditori. Nel tentativo di verificare tale assunto, si è cercato di individuare la ratio sottesa all’art. 9 della legge n. 192/1998, anche in considerazione dei suoi rapporti con il divieto di abuso di posizione dominante. Su tale aspetto è d’altronde appositamente intervenuto il legislatore con la legge 5 marzo 2001, n. 57, riconoscendo la competenza dell’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato a provvedere, anche d’ufficio, sugli abusi di dipendenza economica con rilevanza concorrenziale. Si possono così prospettare due fattispecie normative di abusi di dipendenza economica, quella con effetti circoscritti al singolo rapporto interimprenditoriale, la cui disciplina è rimessa al diritto civile, e quella con effetti negativi per il mercato, soggetta anche – ma non solo – alle regole del diritto antitrust; tracciare una netta linea di demarcazione tra i reciproci ambiti non appare comunque agevole. Sono stati inoltre dedicati brevi cenni ai rimedi avverso le condotte di abuso di dipendenza economica, i quali involgono problematiche non dissimili a quelle che si delineano per il divieto di abuso di posizione dominante. Poste tali basi, la ricerca è proseguita con la ricognizione dei rimedi civilistici esperibili contro gli abusi di posizione dominante. Anzitutto, è stato preso in considerazione il rimedio del risarcimento dei danni, partendo dall’individuazione della fonte della responsabilità dell’abutente e vagliando criticamente le diverse ipotesi proposte in dottrina, anche con riferimento alle recenti elaborazioni in tema di obblighi di protezione. È stata altresì vagliata l’ammissibilità di una visione unitaria degli illeciti in questione, quali fattispecie plurioffensive e indipendenti dalla qualifica formale del soggetto leso, sia esso imprenditore concorrente, distributore o intermediario – o meglio, in generale, imprenditore complementare – oppure consumatore. L’individuazione della disciplina applicabile alle azioni risarcitorie sembra comunque dipendere in ampia misura dalla risposta al quesito preliminare sulla natura – extracontrattuale, precontrattuale ovvero contrattuale – della responsabilità conseguente alla violazione del divieto. Pur non sembrando prospettabili soluzioni di carattere universale, sono apparsi meritevoli di approfondimento i seguenti profili: quanto all’individuazione dei soggetti legittimati, il problema della traslazione del danno, o passing-on; quanto al nesso causale, il criterio da utilizzare per il relativo accertamento, l’ammissibilità di prove presuntive e l’efficacia dei provvedimenti amministrativi sanzionatori; quanto all’elemento soggettivo, la possibilità di applicare analogicamente l’art. 2600 c.c. e gli aspetti collegati alla colpa per inosservanza di norme di condotta; quanto ai danni risarcibili, i criteri di accertamento e di prova del pregiudizio; infine, quanto al termine di prescrizione, la possibilità di qualificare il danno da illecito antitrust quale danno “lungolatente”, con le relative conseguenze sull’individuazione del dies a quo di decorrenza del termine prescrizionale. In secondo luogo, è stata esaminata la questione della sorte dei contratti posti in essere in violazione del divieto di abuso di posizione dominante. In particolare, ci si è interrogati sulla possibilità di configurare – in assenza di indicazioni normative – la nullità “virtuale” di detti contratti, anche a fronte della recente conferma giunta dalla Suprema Corte circa la distinzione tra regole di comportamento e regole di validità del contratto. È stata inoltre esaminata – e valutata in senso negativo – la possibilità di qualificare la nullità in parola quale nullità “di protezione”, con una ricognizione, per quanto sintetica, dei principali aspetti attinenti alla legittimazione ad agire, alla rilevabilità d’ufficio e all’estensione dell’invalidità. Sono poi state dedicate alcune considerazioni alla nota questione della sorte dei contratti posti “a valle” di condotte abusive, per i quali non sembra agevole configurare declaratorie di nullità, mentre appare prospettabile – e, anzi, preferibile – il ricorso alla tutela risarcitoria. Da ultimo, non si è trascurata la valutazione dell’esperibilità, avverso le condotte di abuso di posizione dominante, di azioni diverse da quelle di nullità e risarcimento, le sole espressamente contemplate dall’art. 33, secondo comma, della legge n. 287/1990. Segnatamente, l’attenzione si è concentrata sulla possibilità di imporre a carico dell’impresa in posizione dominante un obbligo a contrarre a condizioni eque e non discriminatorie. L’importanza del tema è attestata non solo dalla discordanza delle pronunce giurisprudenziali, peraltro numericamente scarse, ma anche dal vasto dibattito dottrinale da tempo sviluppatosi, che investe tuttora taluni aspetti salienti del diritto delle obbligazioni e della tutela apprestata dall’ordinamento alla libertà di iniziativa economica.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

La tesi svolge il tema dell'abuso del diritto nell'ambito del diritto tributario comparato. Vengono individuati due limiti nella trattazione dell'argomento: l'oggetto di studio è il fenomeno abusivo riguardante esclusivamente il diritto tributario e specificamente nell'ottica comparativa dei due ordinamenti giuridici comunitario e brasiliano. Questi ultimi rivelano un importante punto comune: la distribuzione orizzontale del potere tributario. Di conseguenza una parte della tesi analizza gli ordinamenti giuridici con divisione orizzontale di potere. Con lo scopo di svolgere quest'ultima analisi, viene trattato il concetto di potestà tributaria e dei suoi elementi costitutivi, nonché della strutturazione della potestà  tributaria sia in Brasile sia nell'Unione Europea, due contesti in cui un potere centrale esercita influenza anche sugli enti detentori del potere. In questo senso vengono esposti lo storico della potestà  tributaria brasiliana, le considerazioni teoriche sul federalismo fiscale e l'assetto di quest'ultimo nel Brasile odierno; d'altra parte, riguardo all'Unione Europea, sono presentate l'analisi del concetto di sovranità  e la divisione del potere nell'ambito dell'Unione Europea, in specifico del potere tributario. Dopo aver mostrato i punti di convergenza e divergenza di questi due ordinamenti, si passa ad esaminare l'abuso del diritto come fenomeno nell'ambito tributario. Quindi si esamina la disciplina giuridica dell'abuso di diritto nel diritto tributario in entrambi ordinamenti, partendo da un excursus storico, sia in un'ottica generale sia in quella specifica del diritto tributario, ed esaminando le modalità  di abuso del diritto con riflessi tributari. Finite le suddette analisi, è stato possibile trarre conclusioni nella direzione della ricostruzione dogmatica tributaria sull'abuso di diritto in entrambi i sistemi, suggerendo elementi per l'ottimizzazione di tale disciplina.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

La tematica dell’abuso del diritto in campo fiscale ha conosciuto, negli ultimi anni, una diffusione particolarmente rilevante. Questo lavoro, dopo una necessaria premessa introduttiva alla problematica, affronta l’abuso del diritto in campo tributario tramite l’analisi degli strumenti classici dell’ermenutica, constatando come si arrivi ad un intreccio tra lo strumento della clausola generale anti-abuso e il principio di divieto d’abuso del diritto sviluppatosi a livello europeo, concretizzazione del più ampio principio dell’effettività del diritto dell’Unione Europea. L’analisi prende a modello, da un lato, la clausola generale anti-abuso tedesca, adottata già nel primo dopoguerra, e le sue diverse modifiche legislative occorse negli anni, e dall’altro, il principio europeo di divieto d’abuso del diritto. L’esame congiunto rivela un cortocircuito interpretativo, posto che il principio europeo espone gli stessi concetti della clausola nazionale tedesca pre riforma, la quale, in seguito, alle sentenze Halifax e Cadbury Schweppes, ha subito un’importante modifica, cosicchè la clausola generale abbisogna ora del princìpio europeo per essere interpretata. La tesi evidenzia, inoltre, come tale circuito sia aggravato anche da tensioni interne alle stesse Istituzioni europee, posto che, nonostante l’esistenza di un principio di elaborazione giurisprudenziale, gli Stati Membri sono stati invitati ad introdurre una clausola generale anti-abuso, la cui formulazione rimanda al principio di divieto d’abuso del diritto elaborato dalla Corte di Giustizia.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

La presente tesis de licenciatura se titula “La Intervención Profesional en Casos de Abuso Sexual Intrafamiliar", la investigación parte a partir de interrogantes que dejan a entrever las respuestas a criterios muy particulares ante la ausencia de compromisos y responsabilidades institucionales. El abuso sexual intrafamiliar, no es una problemática reciente pero en nuestra sociedad recién lo están considerando dentro del plano de la salud pública. El abuso deja huellas imborrables en sus víctimas y en el entorno familiar y más allá de la formación profesional esta problemática supera lo inimaginable. Ningún hecho o fenómeno de la realidad puede abordarse sin una adecuada conceptualización; es evidente que dicha tarea sólo puede ir desenvolviéndose a medida que penetramos en la naturaleza del propio objeto estudiado, pero también resulta que ante la investigación ya se poseen algunos referentes teóricos y conceptuales por más que éstas tengan todavía una índole difusa. También afirmamos que en el planeamiento de una investigación, es de suma importancia adquirir una clara noción de aquello que se va a tratar para poder seguir con el proceso de investigación. Teniendo en cuenta todas estas consideraciones, y recordando el esencial carácter del proceso de conocimiento, es que podrá juzgarse entonces, la importancia de abordar el trabajo de tesis, teniendo como punto de partida una sólida perspectiva teórica, posicionándonos desde el paradigma de los derechos humanos y desde la teoría crítica, es así que forma parte de nuestro primer capítulo el denominado “marco teórico". El segundo capítulo corresponde a las “estrategias metodológicas". La metodología utilizada es cualitativa pero se complementará con la presentación de datos necesarios correspondientes a una metodología cuantitativa. La metodología es la etapa específica de nuestro trabajo que parte de la posición teórica anteriormente especificada y conlleva a una selección de técnicas concretas, como la entrevista semi-estructurada y la sistematización de casos, dichas técnicas se efectuaron en el Centro de Atención a “La Intervención Profesional en Casos de Abuso Sexual Intrafamiliar" Víctimas de Delito (CAVD), entidad que forma parte del contexto institucional de nuestra investigación. Basada en la metodología, la finalidad próxima es la de resumir las observaciones llevadas a cabo en las técnicas realizadas, para lo cual es importante considerar las categorías de análisis y poder llegar a las respuestas planteadas en el comienzo de la investigación. En esta etapa se manejarán criterios comparativos a fin de evaluar nuestro objeto de estudio. Además nuestra presentación contiene la formulación de conclusiones y el aporte de una propuesta superadora, que apunta a cambios disciplinares desde el campo interventivo y académico, repensando nuestra profesión desde una forma móvil de intervención profesional.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

Este trabajo muestra los resultados de una encuesta realizada en 2010 sobre consumo de drogas adictivas en alumnos de 7 Facultades de la UNCUYO y los compara con los resultados obtenidos 12 años antes con una encuesta equivalente. La encuesta fue semiestructurada, con 17 preguntas, autocumplimentada, individual y anónima, con una muestra de 1108 alumnos de ambos sexos. De esa encuesta se utilizaron 7 preguntas específicas sobre drogas adictivas y una pregunta sobre consumo de medicamentos en general, con 46 opciones entre las que figuraban 10 denominaciones comerciales de benzodiacepinas, como drogas adictivas de prescripción. Para las comparaciones estadísticas se utilizó Chi cuadrado. El ranking de drogas utilizadas fue relativamente similar en 1998 y 2010 pero, exceptuando tabaco y “otras drogas" que se mantuvieron estables, el resto aumentó alrededor de 4 veces en el periodo. El 82,8% de los alumnos manifestó consumir alcohol (siempre + a veces); de 1 a 5 vasos semanales el 79%. En todas las Facultades, cerveza y Fernet encabezaron el ranquing de preferencias por bebidas alcohólicas. La prevalencia del consumo de tabaco en el total de la muestra se mantuvo constante en 1998 y 2010 (alrededor del 28%) pero el consumo entre Facultades fue variable y en Artes fue significativamente más elevado (42%). Siguen en el ranking marihuana con 10% de prevalencia, tranquilizantes con alrededor del 6% y cocaína con poco más del 1%. Finalmente “otras drogas" (Hachis, LSD, extasis, anabólicos, anfetaminas, “hongos") representaron solamente un 3% de prevalencia. Artes y Ciencias Políticas mostraron las mayores prevalencias de consumo y Derecho e Ingeniería las menores. Esto indica implementar acciones preventivas y correctivas particulares para cada Facultad.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

¿Somos consientes de la complejización de la problemática del consumo de drogas en la sociedad de hoy? ¿La sociedad Argentina ha advertido las consecuencias sociales que esta problemática demanda? El consumo de drogas en la sociedad dejo de ser una problemática de índole privada, para convertirse en una problemática social y pública de salud, que involucra cada vez a más sectores de la sociedad. En la actualidad, la complejización de la problemática del consumo de drogas, en la sociedad Argentina, muestra una realidad que ha sobrepasado los limites de control del Estado sobre ésta, llevando a un estado de emergencia a grupos cada ves mas vasto de la población, que lidian cotidianamente con las adicciones a drogas psicoactivas y muchas beses terminan en situación de estado de calle, sin dejar de lado la relación que se genera con una red de violencia social que esta provocado daños irreversibles.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

El objetivo del presente estudio es informar acerca de las redes sociales, su origen, desarrollo y su manera de imponerse en la sociedad; analizar cómo los cibernautas utilizan las redes sociales, el tiempo que le dedican; identificar las redes más populares; determinar los usos frecuentes y alertar sobre los abusos y consecuencias que suponen su mal uso; y, por último, establecer una campaña nacional de prevención bajo el slogan: “NO permitas el ABUSO, RESPETA tu vida"… Esta campaña intenta concientizar a niños y adolescentes sobre los peligros que suponen el uso descuidado de las redes. Alertar sus conductas para que no sean seducidos, engañados por individuos indeseables que se encuentran a “la pesca" de incautos para lograr sus delitos y abusos. Especialmente esta tesis está enfocada al segmento de la niñez y adolescencia, quienes pueden ser presa fácil de gente inescrupulosa.

Relevância:

20.00% 20.00%

Publicador:

Resumo:

Se presentarán los resultados de un estudio denominado "Consumo de sustancias psicoactivas en estudiantes de la Universidad Nacional de San Luis 2009". Investigaciones anteriores (OAD, 2006) evidencian el consumo de sustancias psicoactivas en estudiantes universitarios, mostrando que la institución universitaria no se encuentra exenta de esta problemática. El estudio indagó la presencia de comportamientos de consumo de sustancias psicoactivas, la modalidad de presentación del fenómeno y las dificultades de los estudiantes para la consecución de sus estudios universitarios. Los resultados aportan información para el desarrollo de estrategias de prevención del consumo de sustancias psicoactivas en esta comunidad universitaria. Se siguió un diseño de tipo exploratorio descriptivo. La muestra, no aleatoria, estuvo conformada por 507 estudiantes de las diversas facultades y carreras de la UNSL. Para la recolección de datos se utilizó un 'Cuestionario autoadministrado' (Vavassori, D., 2003), anónimo y voluntario. Este instrumento indagó acerca de los datos que permitieron caracterizar sociodemográficamente a la muestra, sobre la situación académica de los sujetos, y acerca de la presentación de la conducta de consumo de una o varias sustancias psicoactivas. Los resultados dejan en evidencia que de la totalidad de la muestra (507 estudiantes) consumen algún tipo de sustancia tóxica 395 sujetos (77,9) Discriminados por el tipo de sustancia consumen alcohol el 70,2de los estudiantes, tabaco el 28,8, medicamentos el 14,6y sustancias ilegales el 9,9. Respecto a los datos en función de las variables sexo y edad de los sujetos, se observó que son los varones quienes más consumen sustancias psicoactivas legales, mientras que las mujeres consumen más sustancias ilegales en comparación con los primeros. El uso de alcohol es mayor en el grupo que tienen entre 19 y 26 años (72,9), el uso de tabaco tuvo una alta prevalencia en el grupo de 31 a 34 años; el uso de medicamentos en el grupo de sujetos que tienen más de 35 años (44,4); el mayor consumo de sustancias ilegales se observó en el grupo que tiene entre 19 y 22 años. Se observó un importante porcentaje de estudiantes que consumen alcohol durante los fines de semana El consumo de alcohol se asocia con el alivio de estados de malestar y tensión. El hecho que una gran cantidad de estudiantes consuman alcohol durante el fin de semana, se presentacomo un aspecto que podría llegar a considerarse un abuso de esta sustancia psicoactiva en la medida en que este consumo se regularice. Los resultados muestran que lasustancia psicoactiva ilegal de mayor consumo es la marihuana, en menor medida la ingesta de cocaína. El consumo de estas drogas adquiere características recreativas, en función de la frecuencia, modalidad y lugar de consumo. La mitad de los sujetos que usan sustancias ilegales no ha cursado deforma regular su carrera universitaria, tienen dificultades para rendir exámenes finales y no están satisfechos con su rendimiento académico. Se concluye que hay un grupo pequeño de estudiantes en situación de riesgo respecto al consumo y una serie de factores de riesgo que podrían incidir en el consumo de sustancias (personales, familiares y sociales), sobre los cuales debería focalizarse toda acción preventiva primaria. Es preciso reflexionar sobre el papel que debe cumplir la UNSL, como institución formadora de profesionales, en el desarrollo de políticas y acciones de prevención primaria. Los resultados de este estudio aportan la información necesaria para un diagnóstico situacional sobre el consumo de sustancias piscoactivas, punto de partida primordial para diseñar, planificar y ejecutar en conjunto acciones preventivas dirigidas a esta comunidad universitaria