997 resultados para 613.8 Abuso di sostanze (Tossicodipendenza)


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Haematococcus pluvialis è una delle specie microalgali di maggior interesse biotecnologico, poiché rappresenta la maggior fonte naturale del pigmento astaxantina, carotenoide molto ricercato nell’ industria mangimistica, nutraceutica, cosmetica e farmacologica. La produzione massiva di questa specie è ancora caratterizzata da numerose limitazioni allo scale-up; il principale collo di bottiglia della coltivazione è rappresentato dalla crescita lenta e dal relativamente basso numero di cellule finali che vengono raggiunte, traducendosi in una minore quantità di astaxantina prodotta. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di provare ad incrementare le velocità di crescita della fase iniziale dello stadio vegetativo dell’alga, utilizzando sostanze di crescita quali fitoormoni, sostanza organica, vitamine e medium formulati con diversi rapporti N/P, in modo tale da ottenere un maggiore numero di cellule che possono essere indotte a produrre astaxantina. Alcune condizioni hanno mostrato effetti sulla crescita, tuttavia la condizione che ha fornito un maggior incremento come numero di cellule è stata quella caratterizzata dall’utilizzo di un basso valore del rapporto N/P, rispetto al valore solitamente utilizzato per questa specie. Nonostante siano necessari ancora diversi sforzi per individuare i fattori biotici e abiotici che regolano la crescita di H. pluvialis nell’ottica di una produzione massiva, il principale collo di bottiglia di questo processo può essere quindi ridotto con l’utilizzo delle sostanze stimolanti la crescita sperimentate in questo lavoro e dalla formulazione di medium di crescita che forniscano un compromesso tra un alto numero di cellule finali e costi di produzione relativamente contenuti.

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Il presente elaborato di tesi si pone come obiettivo quello di valutare il rischio per l’ambiente causato dal rilascio accidentale di idrocarburi liquidi; in particolare è stato preso a riferimento un deposito reale contenente tali sostanze e si è valutato il rischio ambientale da esso generato nelle matrici del suolo e sottosuolo e delle acque superficiali. Per far ciò sono stati applicati il metodo speditivo descritto nel Rapporto 57/2005 (Rapporto APAT) elaborato dal Gruppo misto APAT/ARPA/CNVVF, che ha provveduto all'individuazione di una metodologia speditiva per la valutazione del rischio per l’ambiente da incidenti rilevanti in depositi di idrocarburi liquidi con riferimento a suolo e sottosuolo, e il metodo speditivo per le acque superficiali descritto nel Rapporto ISPRA 92/2013, che riporta criteri e indirizzi tecnico-operativi per la valutazione delle analisi degli incidenti rilevanti con conseguenze per l’ambiente. Il Rapporto APAT propone una metodologia speditiva ad indici; per la sua applicazione è necessario calcolare 2 indici: l’Indice di Propensione al Rilascio, che si ottiene dalla conoscenza delle caratteristiche impiantistiche del deposito preso in esame e l’Indice di Propensione alla Propagazione, che si ottiene dalla conoscenza delle caratteristiche idrogeologiche del sito su cui insiste il deposito. Il Rapporto ISPRA presenta invece diverse metodologie per la valutazione del rischio ambientale maturate in ambito europeo e propone un nuovo metodo a indici per la valutazione del rischio ambientale per le acque superficiali. Per l’applicazione di tale metodo a indici si è calcolato dapprima l’Indice di Propensione al Rilascio, così come richiesto anche nel metodo speditivo per suolo e sottosuolo e si è successivamente classificato il corpo idrico su cui insiste il deposito. Attraverso l’applicazione dei 2 metodi è stato dunque possibile valutare il livello di criticità ambientale del deposito, determinando la necessità di procedere con una metodologia semplificata o una metodologia avanzata per la stima del rischio di contaminazione ambientale.

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Il lavoro di questa tesi si propone di esaminare i dati di immagini cerebrali ricevuti da due differentii bobine RF per l'imaging in risonanza magnetica. La strumentazione utilizzata é: un apparecchio di RMN che utilizza uno scanner a 1.5T (GE Medical System signa HDx 15) e due differenti bobine a radiofrequenza: 1) 8-channel brain phased array coil GE (1.5T HD 8 Channel High Resolution Head Array per il GE HDx MR System); 2) GE Quad HEAD Birdcage Coil. I software utilizzati invece sono stati quattro, due per la segmentazione e la parcellizzazione dei dati dalle acquisizioni di MRI (FSL e Freesurfer), e due per l'analisi dei dati (SPSS e Microsoft Excel). I tool utilizzati di FSL sono stati SIENA, per un'indagine sulla variazione percentile della totalitá del volume cerebrale; SIENAX invece permette una segmentazione di volumi di 6 sotto regioni: sostanza grigia (GREY), sostanza bianca (WHITE), totalitá del cervello (BRAIN), liquor cerebrospinale dei ventricoli (vcsf), scaling volumetrico (vscaling), sostanza grigia periferica (pgrey). Freesurfer invece parcellizza la corteccia cerebrale e segmenta le zone della sostanza grigia profonda cerebrale. Lo scopo ultimo era quello di analizzare come la differenza di segnale acquisito dalle due bobine variasse i risultati delle analisi volumetriche delle immagini e vedere se il t-test evidenziasse variazioni sistematiche. Questa analisi aveva come scopo quello di determinare la possibilità di confrontare i soggetti i cui dati sono stati ottenuti con due bobine differenti. I dati analizzati non hanno evidenziato particolari differenze tra le due bobine, se non per i valori del liquor dei ventricoli che sono risultati variare, verosimilmente, per i processi fisiologici di atrofia della sostanza grigia cerebrale che avvengono nel tempo intercorso tra un'acquisizione e l'altra.

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Background: The SYNTAX score (SXscore) has been shown to be an effective predictor of clinical outcomes in patients undergoing percutaneous coronary intervention (PCI). Methods and results: The SXscore was prospectively collected in 1,397 of the 1,707 patients enrolled in the “all-comers” LEADERS trial (patients post-surgical revascularisation were excluded). Post hoc analysis was performed by stratifying clinical outcomes at two-year follow-up, according to one of three SXscore tertiles: SXlow ≤8 (n=464), 816 (n=461). At two-year follow-up the rate of major adverse cardiovascular events was 18.4%, 12.0% and 9.4% in the SXhigh, SXmid, and SXlow tertile, respectively (HR 1.45; CI 1.21-1.74; p<0.01). There was a significantly higher rate of cardiac death in patients in the highest SXscore tertile (7% SXhigh versus 2.4% SXmid versus 1.8% SXlow; HR 2.22; CI 1.5-3.27; p<0.001). Within the SXhigh tertile the rate of cardiac death was significantly lower in patients treated with the biolimus-eluting stent compared with the sirolimus-eluting stent (4.7% versus 9.6%, HR 0.48; CI 0.23-0.99; p=0.046). Conclusions: The SXscore when applied to an “all-comers” patient population allows for prospective risk stratification of patients undergoing PCI up to two years follow-up. In addition, the SXscore appears to separate the performance of devices in high risk patient groups.

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OBJECTIVES: This study analyzes the results of the arterial switch operation for transposition of the great arteries in member institutions of the European Congenital Heart Surgeons Association. METHODS: The records of 613 patients who underwent primary arterial switch operations in each of 19 participating institutions in the period from January 1998 through December 2000 were reviewed retrospectively. RESULTS: A ventricular septal defect was present in 186 (30%) patients. Coronary anatomy was type A in 69% of the patients, and aortic arch pathology was present in 20% of patients with ventricular septal defect. Rashkind septostomy was performed in 75% of the patients, and 69% received prostaglandin. There were 37 hospital deaths (operative mortality, 6%), 13 (3%) for patients with an intact ventricular septum and 24 (13%) for those with a ventricular septal defect (P < .001). In 36% delayed sternal closure was performed, 8% required peritoneal dialysis, and 2% required mechanical circulatory support. Median ventilation time was 58 hours, and intensive care and hospital stay were 6 and 14 days, respectively. Although of various preoperative risk factors the presence of a ventricular septal defect, arch pathology, and coronary anomalies were univariate predictors of operative mortality, only the presence of a ventricular septal defect approached statistical significance (P = .06) on multivariable analysis. Of various operative parameters, aortic crossclamp time and delayed sternal closure were also univariate predictors; however, only the latter was an independent statistically significant predictor of death. CONCLUSIONS: Results of the procedure in European centers are compatible with those in the literature. The presence of a ventricular septal defect is the clinically most important preoperative risk factor for operative death, approaching statistical significance on multivariable analysis.

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The SLC13 family comprises five genes (SLC13A1, SLC13A2, SLC13A3, SLC13A4, and SLC13A5) encoding structurally related multi-spanning transporters (8-13 transmembrane domains) with orthologues found in prokaryotes and eukaryotes. Mammalian SLC13 members mediate the electrogenic Na(+)-coupled anion cotransport at the plasma membrane of epithelial cells (mainly kidney, small intestine, placenta and liver) or cells of the central nervous system. While the two SLC13 cotransporters NaS1 (SLC13A1) and NaS2 (SLC13A4) transport anions such sulfate, selenate and thiosulfate, the three other SLC13 members, NaDC1 (SLC13A2), NaCT (SLC13A5) and NaDC3 (SLC13A3), transport di- and tri-carboxylate Krebs cycle intermediates such as succinate, citrate and α-ketoglutarate. All these transporters play a variety of physiological and pathophysiological roles in the different organs. Thus, the purpose of this review is to summarize the roles of SLC13 members in human physiology and pathophysiology and what the therapeutic perspectives are. We have also described the most recent advances on the structure, expression, function and regulation of SLC13 transporters.

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Comunità Israelitica di Trieste