867 resultados para tradition of philology


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Questa ricerca si concentra sui modi di produzione e ricezione della teatralità nelle pratiche performative contemporanee con finalità estetiche. In particolare, sono indagate quelle pratiche che – all’interno di ecosistemi performátici – impiegano modalità di progettazione dell’azione ricorrendo a strategie e dispositivi di teatralizzazione dell’evento attraverso modelli immersivi co-partecipativi, intervenendo sui meccanismi semiocognitivi di interpretazione dello spettatore. Il concetto di ecosistemi performátici consente di pertinentizzare le differenti formazioni semiotiche che emergono dal continuum performativo della semiosfera, cogliendo i rapporti ecologici ed evolutivi che si instaurano diacronicamente tra le forme teatrali. Sono soprattutto le trasformazioni a essere comprese, restituendo all’analisi semiotica un’immagine delle arti performátiche dinamica e radicata nella cultura e nella società, e delle modalità in cui i meccanismi di base della teatralità prendono forma. Con approccio etnografico ecologico cognitivo, si affronta il tema della corporeità e dei regimi di presenza, introducendo nell’analisi relazionale il concetto di emplacement a integrazione della nozione di embodiment. È elaborato, inoltre, un modello autopoietico dell’enunciazione come atto di mostrazione, sulla metafora della “conversazione”. Nell’ecologia dell’ambiente performático tra attore e spettatore si crea un “campo interattivo”, nel quale si consuma l’enunciazione teatrale. Attraverso casi studio, si illustra come le esperienze immersive co-partecipative scardinano e riconfigurano l’insieme di norme e usi naturalizzati nella tradizione teatrale occidentale del dramma. Si giunge, infine, a concepire la relazione tra frontalità e immersività non in termini di opposizione tra contrari, bensì in rapporto di continuità quale costante del discorso performático soggetta a multiformi gradazioni. Quella tra attore e spettatore è una interazione, un dialogo, che non si gioca sulla relazione frontalità/immersività bensì su quella interattività/non-interattività dalla cui articolazione emergono le differenti e cangianti forme teatrali che popolano e popoleranno gli ecosistemi performátici.

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Il presente lavoro è il risultato di cinque anni di ricerca sulla performance rituale delle Nava Durgā del popolo newar a Bhaktapur (Nepal). Dal 1512, per circa nove mesi all'anno, gli uomini della casta inferiore Banmālā reincarnano le nove manifestazioni femminili della dea Durgā ed eseguono le danze in maschera. La performance della Nava Durgā è una pratica culturale molto complessa, composta da suoni, danze, processioni, momenti di venerazione (pūjā), rituali tantrici e momenti sacrificali. Gli aspetti musicali e teatrali della performance costituiscono il focus dell’indagine di questo studio. Dopo una descrizione analitica degli strumenti musicali utilizzati nella performance, alcuni elementi sonori vengono trascritti e analizzati mettendo in luce le caratteristiche tipiche della musica newar. I contenuti narrativi delle danze e il ciclo vitale delle Nava Durgā rispecchiano la vita hindu. La loro interpretazione viene realizzata in base alle osservazioni etnografiche; alcuni temi che costituiscono gli obiettivi dei devoti hindu (puruṣārtha) vengono esaminati attraverso l’approccio storico e quello etnografico, anche al fine di sottolineare il ruolo didascalico e formativo della performance. Un altro argomento discusso in questo lavoro consiste nell'identità dei danzatori Banmālā e quella del popolo newar in generale; questo aspetto è emerso in modo rilevante anche durante le fasi di mediatizzazione della performance delle Nava Durgā avvenute nel periodo del COVID-19. Da questo punto di vista, il presente lavoro costituisce un contributo alla diffusione della conoscenza della tradizione delle Nava Durgā; questo converge con l'obiettivo dei Banmālā di aumentare la visibilità della performance al fine di affermare la propria identità sia nel contesto nazionale che in quello internazionale.

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The Mufarriḥ an-nafs (Soul-Cheerer), attributed to Badr ad-Dīn Muẓaffar Ibn Qāḍī Baʿlabakk, who served under the Ayyubids as the Chief Medical Officer of Damascus in the mid-13th century, was written as a comprehensive guide for physicians outlining different approaches to cheering the soul. The tractate is divided into ten chapters, which explore the nature of the soul, its distinction to the body as well as their connection through sensorial perception. Ibn Qāḍī Baʿlabakk distinguishes the bodily senses – hearing, vision, smell, taste, touch – and the inner senses, which he sees as stimulated through activities such as hunting and engagement in poetry and the sciences. The seventh chapter of the Mufarriḥ an-nafs includes an extended encyclopedia on materia medica as well as dispensatory of simple and compound drugs, which is devoted to treating the soul and remains unparalleled in the history of Islamicate medicine. My doctoral dissertation offers a complete recension and translation of the Mufarriḥ an-nafs based on a stemma codicum drawn from the seventeen extant text witnesses. The dissertation contextualizes the work, its author as well as sources, and features a text commentary that seeks to enable the reader to easily place and understand the Mufarriḥ an-nafs within the tradition of Galenic medicine. The glossaries on materia medica found at the end of the dissertation are aimed at facilitating access to the pharmacological dispensatory included in the seventh chapter.

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This Festschrift comprises a series of papers written in honour of the philologist Andreas Fischer, on the occasion of his sixty-fifth birthday. As in Andreas Fischer s own research, the main focus of the volume is on words: words in modern varieties, such as emergent conjunctions in Australian, American and British English; words in their cultural and historical context, such as English keywords in Old Norse literature; and words in a diachronic perspective, such as Romance suffixation in the history of English. Many contributions are anchored in the philological tradition that has informed much of Andreas Fischer s own scholarship, such as the study of verbal duelling in the late thirteenth-century romance Kyng Alisaunder. Others examine the construction ofdiscourses, such as those surrounding the Black Death. The volume, with its innovative studies,offers fascinating insights into words, discourses,and their contexts, both past and present.

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Formation Of The Maritime Labor Force In Brazil: Culture And Daily Life, Tradition And Resistance (1808-1850). Since the 16(th) Century, Brazil has played a major role in the rise of a new economical and social order, in which ships represented a space of struggle and contradictions among rulers, captains and sailors. This article will study the proletarization process that transformed Indians, small farmers, free and slave black people in maritime labor force in Brazil during the first half of 19(th) century.

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According to Literature and Film studies and from the point of view of the influence of Classical Tradition on Western Culture -Classical Greek Tradition, in this case-, this article is an accurate analysis of the inevitable -to a certain degree- screenwriters betrayals regarding the literary texts that they adapt. However, in spite of being practically inevitable, Dr. Pau Gilabert Barberà indicates which are in his opinion the limits beyond which Ivory/Hesketh-Harvey should have not gone in order not to dilute the Hellenic temper of E. M. Forster's Maurice.