573 resultados para Ravenna


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The increasing attention to environmental issues of recent times encourages us to find new methods for the production of energy from renewable sources, and to improve existing ones, increasing their energy yield. Most of the waste and agricultural residues, with a high content of lignin and non-hydrolysable polymers, cannot be effectively transformed into biofuels with existing technology. The purpose of the study was to develop a new thermochemical/ biological process (named Py-AD) for the valorization of scarcely biodegradable substances. A complete continuous prototype was design built and run for 1 year. This consists into a slow pyrolysis system coupled with two sequential digesters and showed to produce a clean pyrobiogas (a biogas with significant amount of C2-C3 hydrocarbons and residual CO/H2), biochar and bio-oil. Py-AD yielded 31.7% w/w biochar 32.5% w/w oil and 24.8% w/w pyrobiogas. The oil condensate obtained was fractionated in its aqueous and organic fraction (87% and 13% respectively). Subsequently, the anaerobic digestion of aqueous fraction was tested in a UASB reactor, for 180 days, in increasing organic loading rate (OLR). The maximum convertible concentration without undergoing instability phenomena and with complete degradation of pyrogenic chemicals was 1.25 gCOD L digester-1 d-1. The final yield of biomethane was equal to 40% of the theoretical yield and with a noticeable additional production equal to 20% of volatile fatty acids. The final results confirm that anaerobic digestion can be used as a useful tool for cleaning of slow pyrolysis products (both gas and condensable fraction) and the obtaining of relatively clean pyrobiogas that could be directly used in internal combustion engine.

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La maggior parte degli insediamenti urbani si trova in prossimità delle coste e più del 50% della popolazione vive entro 100 km dal mare. Questo significa che l’ambiente marino è fortemente influenzato dalle attività antropiche e, per questo, è necessario creare un piano di gestione degli ambienti costieri, in quanto la resilienza dell’habitat marino dipende dall’uso sostenibile degli ecosistemi marini urbani. Lo scopo dello studio è quello di analizzare la distribuzione spaziale e temporale delle specie native e aliene, presenti sulle banchine del porto-canale di Ravenna. Sono stati analizzati i popolamenti intertidali di 6 siti lungo il canale Candiano dal 2016 al 2018 nei mesi di maggio. I risultati hanno illustrato un gradiente terra-mare a partire dai siti più interni lungo il porto-canale. Le specie più abbondanti identificate sono i due mitili Mytilus Galloprovincialis (specie nativa) e Xenostrobus securis (specie invasiva); queste specie si avvicendano nelle stazioni centrali del Candiano e si cedono il posto a vicenda: la specie nativa rimane nelle acque esterne e meno impattate mentre quella invasiva resta nei siti interni più soggetti a disturbi di vario tipo, come quello antropico. La terza specie più numerosa è Sphaeroma serratum, isopode nativo del Mediterraneo, presente da sempre nelle zone lagunari del ravennate; in questo studio è stato rinvenuto nelle stazioni più interne, che potrebbe sfruttare come rifugio da possibili competitori. I risultati hanno mostrato l’abbondanza e la diversità delle specie, indigene e non ,del porto di Ravenna: su un totale di 71 taxa diversi, le specie aliene rappresentavano il 17%; queste sono state rinvenute soprattutto nei siti di campionamento più interni, dove sono presenti condizioni più limitanti e sfavorevoli per le specie native. Inoltre, è stato osservato come la diversità specifica aumenti lungo il gradiente mare-terra, considerando le zone con maggiore diversità anche quelle con maggiore specie aliene.

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L’alga dinoflagellata Symbiodinium spp. è il simbionte di Balanophyllia europaea. Lo scopo di questo Studio è valutare l’acclimatamento e il grado di plasticità fisiologica di B. europaea in condizioni naturalmente acidificate in funzione della simbiosi con Symbiodinium spp. I polipi derivano da popolazioni naturali che vivono in prossimità del cratere sottomarino di Panarea, caratterizzato da emissioni costituite per il 99% da anidride carbonica, condizioni che acidificano l’acqua creando un gradiente stabile di pH/pCO2. Sono stati valutati parametri correlati con la fotosintesi algale ed è stata misurata la variazione della diversità relativa dei cladi di Symbiodinium spp. I risultati mostrano che l’aumento di pCO2 e la riduzione di pH agevolano l’incremento della densità delle cellule algali nel corallo, mantenendo invariata la capacità fotosintetica della singola cellula algale. È stata poi evidenziata una riduzione della diversità di cladi presenti nei campioni a pH acido. Gli esemplari di B. europaea che vivono in un ambiente con valori pH previsti per il 2100 hanno raggiunto un nuovo equilibrio omeostatico in cui la maggiore densità algale garantisce un (maggiore) apporto nutrizionale per sostenere la fitness dell’olobionte. L’aumento dell’attività fotosintetica delle alghe potrebbe mitigare gli effetti dell’acidosi nelle cellule dell’ospite esposte ad elevate pCO2 perché sottrae CO2 all’ambiente intracellulare. La riduzione della diversità di Symbiodinium spp. mostra che il 99% delle alghe presenti nel tessuto del corallo appartiene a un clade estremamente resistente (A1 Med) e quindi in grado di fornire una maggiore tolleranza allo stress ambientale. Però, la conseguente perdita di flessibilità della partnership simbiotica potrebbe essere dannosa nel caso di future condizioni ambientali mutate. I risultati ottenuti devono essere interpretati nell’insieme delle modificazioni fisiologiche e morfologiche osservate in B. europaea lungo il gradiente di Panarea.

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Il presente lavoro si pone come conclusione del Laboratorio di Sintesi “Riqualificare la città del dopoguerra”, nel corso del quale si sono condotte analisi sulla città di Ravenna con una attenzione particolare al suo asse stradale ‘Via di Roma’ e ai possibili scenari di riqualificazione dei suoi spazi pubblici. L’intento di questo lavoro è, dunque, rigenerare gli spazi pubblici dei quartieri risalenti al periodo del ‘dopoguerra’– i quali si trovano lungo l’asse di Via di Roma – intervenendo direttamente su di essa con un progetto che si ponga in continuità con la città esistente e che abbia l’obiettivo di migliorarne qualitativamente alcuni suoi aspetti, senza di fatto voler modificare le preesistenze architettoniche.La strategia di riqualificazione dell’area si sostanzia in una focalizzazione del progetto sugli spazi pubblici. È proprio la fruizione di questi luoghi, unitamente all’attaccamento ad essi da parte della collettività, ad aver guidato e motivato l’intervento. Esso è, dunque, concepito come un sistema unitario, in quanto elemento che uniforma Via di Roma, che tuttavia non ignora la tripartizione di questa area. È infatti possibile indentificare nell’intervento due diverse tipologie di azioni, dettate dal contesto cittadino circostante. A nord e a sud viene preso in considerazione il tessuto periferico progettato e costruito nel ‘dopoguerra’, mentre nella parte di città compresa tra le porte l’intervento mira a valorizzare la posizione centrale rispetto al nucleo Romano originale. Ne risulta una suddivisione del paesaggio urbano simmetrica rispetto al centro storico ed in armonia con la pre-esistente tripartizione sopra menzionata.

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Contarina è un’azienda che si occupa della gestione dei rifiuti in 49 Comuni della Provincia di Treviso. L’esperienza di tirocinio svoltasi presso tale realtà aziendale, ha avuto come obiettivo l’analisi della tracciabilità dei principali rifiuti trattati dagli impianti di Contarina, al fine di comprendere l’efficienza del sistema di gestione integrata del rifiuto urbano. Dopo un breve inquadramento normativo, si è proceduto a descrivere il modello di gestione messo in atto dall’azienda, analizzandone anche le modalità operative. Oltre al calcolo della percentuale di materiale raccolto in maniera differenziata, secondo differenti metodologie e all’analisi quantitativa e qualitativa dei rifiuti prodotti, per stimare l’effettivo quantitativo di materiale avviato a recupero, sono stati elaborati dei bilanci di massa per le seguenti filiere di rifiuto: vetro, plastica, metalli, carta e cartone, frazioni biodegradabili e indifferenziato. Tali categorie di rifiuto infatti, costituiscono la maggior parte dei rifiuti raccolti e trattati da Contarina. L’analisi dei dati ha rivelato una buona efficienza di captazione del sistema di raccolta differenziata ed anche un’elevata qualità merceologica del rifiuto gestito. In merito all’efficienza di trattamento e alla quantità del materiale avviato a recupero, alcune filiere si sono dimostrate più virtuose di altre, come ad esempio quella relativa al rifiuto cartaceo, dove il 99.3% del materiale trattato è diventato materia prima seconda. L’elaborato ha messo in luce inoltre come il quantitativo di materiale recuperabile venga influenzato, oltre che dalla qualità e tipologia di rifiuto trattato, anche dalla modalità di conferimento e dall’efficienza separativa degli impianti. Complessivamente, attraverso il trattamento delle principali categorie di rifiuto raccolte tramite il sistema porta a porta e gestite all’interno degli impianti Contarina, l’azienda trevigiana ha avviato a recupero, più dell’85% del materiale selezionato.

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Climate change is affecting pelagic ecosystems with repercussions on fish production. In particular, global change is increasing oceanic temperature and stratification with decrease in nutrient input in euphotic layer leading to a decline in primary production. The mesocosm-based project Ocean Art-Up, conducted in Gran Canaria, is aimed to increase fish production and to enhance carbon sequestration through an artificial upwelling system. Diatoms dominate the phytoplankton community in upwelling systems and they need to take up silicates to grow. The abundance and nutritional value of diatoms determine the fate of phytoplankton biomass with transport to the upper level of the pelagic food web or to the deeper layer of the ocean with potential carbon sequestration. Here, data about experiments performed in 2018 and 2019 are reported. The first mesocosm experiment investigated the differences between pulsed and continuous upwelling mode, while the second experiment was conducted with a gradient in Si:N ratio along the mesocosms. The phytoplankton community takes up and incorporate silica about at the same rate in continuous mode, while in pulsed mode its peak occurred only after the deep-water addition. The diatom silica content is not affected by mode and amount of water added but by the Si:N ratio. Diatoms grown in an environment with high Si:N ratio values show higher abundance, biogenic silica production, silica uptake and silica content than the ones that experienced low Si:N values. In addition from literature, euphotic zone rich in silicate may produce high silica containing-diatoms who will produce repercussions on copepods community regarding feeding, hatching and growth, thus continuous upwelling with high Si:N ratio favours diatoms who will tend to sink and to be converted by copepods into fecal pellet rich in silica with increasing in potential carbon sequestration. Fish production may increase with continuous artificial upwelling showing low Si:N values.

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The purpose of this thesis is to analyse the spatial and temporal variability of the aragonite saturation state (ΩAR), commonly used as an indicator of ocean acidification, in the North-East Atlantic. When the aragonite saturation state decreases below a certain threshold, ΩAR <1, calcifying organisms (i.e. molluscs, pteropods, foraminifera, crabs, etc.) are subject to dissolution of shells and aragonite structures. This objective agrees with the challenge 'Ocean, climate change and acidification' of the EU COST Ocean Governance for Sustainability project, which aims to combine the information collected on the state of health of the oceans. Two open-sources data products, EMODnet and GLODAPv2, have been integrated and analysed for the first time in the North-East Atlantic region. The integrated dataset contains 1038 ΩAR vertical profiles whose time distribution spans from 1970 to 2014. The ΩAR has been computed from CO2SYS software considering different combinations of input parameters, pH, Total Alkalinity (TAlk) and Dissolved Inorganic Carbon (DIC), associated with Temperature, Salinity and Pressure at in situ conditions. A sensitivity analysis has been performed to better understand the data consistency of ΩAR computed from the different combinations of pH, Talk and DIC and to verify the difference among observed TAlk and DIC parameters and their output values from the CO2SYS tool. Maps of ΩAR have been computed with the best data coverage obtained from the two datasets, at different levels of depth in the area of investigation and they have been compared to the work of Jiang et al. (2015). The results are consistent and show similar horizontal and vertical patterns. The study highlights some aragonite undersaturated values (ΩAR <1) below 500 meters depth, suggesting a potential effect of acidification in the considered time period. This thesis aims to be a preliminary work for future studies that will be able to design the ΩAR variability on a decadal distribution based on the extended time-series acquired in this work.

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Development and characterization of biopolymers was done in AIJU’s laboratories. AIJU, Technological Institute for children’s products and leisure is based in Spain. The work has the aim to study qualities and characteristics of bioplastics’ blends, in order to design where improvements can be executed. Biopolymers represent a sector with great development possibilities because they combine high technical potential and eco-sustainability. Nowadays, plastic pollution has becoming increasingly concerning, particularly in terms of management of waste. Bioplastics provide an alternative for the disposal of products, reducing the volume of waste and enhancing the end of life recovery. Despite the growing interest in biopolymers there is some gaps that need be filled. The main objective on this work, is the optimization of bioplastics mechanical properties, to find suitable substitutes, as similar as possible to conventional plastics. Firstly, investigations on processability of biomaterials has been deepen since the project deals with toy manufacturing’s sector. Thus, starting from laboratory scale the work aspires to expand industrially. By working with traditional machines, it was notable that, with some limited modifications, the equipment can perform the same functions. Therefore, operational processes do not emerge as an obstacle to the production chain. Secondly, after processing bio-blends, they are characterized by thermal tests (melt flow index, differential scanning calorimetry-DSC, thermogravimetry-TGA) and mechanical tests (traction and flexural tests, Charpy impact, SHORE D hardness and density). While the compatibility does not show relevant results, mechanical improvements has been visualized with addition of more ductile materials. The study was developed by inclusion of sustainable additive VINNEX® to blends. The thesis has highlighted that integration of more flexible materials provides elasticity without compromising bioplastics’ properties.

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According to various studies, the effects of climate change will be a danger to ecosystems and the population, especially in coastal areas, increasing the risk of floods. Authorities are taking action to prevent future disasters using traditional engineering solutions. These solutions can have high environmental and economic costs, fixing the coastline, increasing the salinization of aquifers, and can be subject to failure mechanisms. For this reason, studies were made to use natural engineering solutions for coastal protection, instead of traditional solutions, to achieve the UN SDGs. Coastal ecosystems have the natural ability to repair and restore themselves, increasing soil elevation, and attenuating waves. One of these solutions is the Double Dyke System, consisting of creating a salt marsh between the first dyke and a second inland. The goal is to protect the coasts and to restore ecosystems. The purpose of this study is to compare the costs of natural engineering solutions with traditional ones. It is assumed that these solutions may be more effective and less expensive in the long run. For this evaluation, a suitability analysis of the polders in the Dutch Zeeland region to assess the costs and benefits under different SLR scenarios was made. A saline intrusion model was also created to analyze the effects of a salt marsh on the aquifers. From the analyzes conducted, the implementation of the DDS turns out to be the cheapest coastal defense system in all SLR scenarios. The presence of a salt marsh could also have a positive impact on the prevention of saline intrusion in the various scenarios considered. The DDS could have a positive economic and environmental impact in the long term, reducing the investment costs for coastal defense and bringing important benefits for the protection of man and nature. Despite the results, more studies are needed on the efficiency of this defense system and on the economic evaluation of non-marketable ecosystem services.

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In the last few decades, offshore field has grown fast especially after the notable development of technologies, explorations of oil and gas in deep water and the high concern of offshore companies in renewable energy mainly Wind Energy. Fatigue damage was noticed as one of the main problems causing failure of offshore structures. The purpose of this research is to focus on the evaluation of Stress Concentration Factor and its influence on Fatigue Life for 2 tubular KT-Joints in offshore Jacket structure using different calculation methods. The work is done by using analytical calculations, mainly Efthymiou’s formulations, and numerical solutions, FEM analysis, using ABAQUS software. As for the analytical formulations, the calculations were done according to the geometrical parameters of each method using excel sheets. As for the numerical model, 2 different types of tubular KT-Joints are present where for each model 5 shell element type, 3 solid element type and 3 solid-with-weld element type models were built on ABAQUS. Meshing was assigned according to International Institute of Welding (IIW) recommendations, 5 types of mesh element, to evaluate the Hot-spot stresses. 23 different types of unitary loading conditions were assigned, 9 axial, 7 in-plane bending moment and 7 out-plane bending moment loads. The extraction of Hot-spot stresses and the evaluation of the Stress Concentration Factor were done using PYTHON scripting and MATLAB. Then, the fatigue damage evaluation for a critical KT tubular joint based on Simplified Fatigue Damage Rule and Local Approaches (Strain Damage Parameter and Stress Damage Parameter) methods were calculated according to the maximum Stress Concentration Factor conducted from DNV and FEA methods. In conclusion, this research helped us to compare different results of Stress Concentration Factor and Fatigue Life using different methods and provided us with a general overview about what to study next in the future.

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L’impianto B-PLAS si prepone l’obiettivo di convertire fanghi di depurazione di origine agroalimentare in una bioplastica completamente bio-based e biodegradabile: i poliidrossialcanoati (PHA). La produzione di PHA in questo contesto, si basa sull’integrazione di tecnologie dal diverso grado di maturità industriale: carbonizzazione idrotermale (HTC), digestione anerobica, produzione di PHA tramite colture microbiche miste (MMC) e sua estrazione. Lo scopo del presente lavoro è consistito nel monitoraggio di tale impianto in tutte le sue unità di processo ed in tutte le sue fasi di produzione, valutandone l’efficienza attraverso lo studio di parametri indicativi, con particolare attenzione al COD: parametro che indica la frazione di carbonio organico disponibile per i microorganismi sia anaerobici che aerobici, ed è quindi strettamente correlato alle rese globali di processo. Il PHA ottenuto da tale impianto è stato estratto e sottoposto a caratterizzazione mediante determinazione del peso molecolare e delle proprietà termiche, caratteristiche di particolare interesse per la definizione dell’applicabilità commerciale dello stesso. Infine, è stato realizzato uno studio comparativo per la valutazione della biodegradabilità aerobica ed anaerobica del polimero ottenuto dall’impianto B-PLAS, il poliidrossibutirrato (PHB), posta a confronto con la biodegradabilità di altri biopoliesteri quali: polibutileneadipato-co-tereftalato (PBAT), policaprolattone (PCL) e acido polilattico (PLA).

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This work study proposes novel and natural inhibitors of the enzyme urease, as more sustainable alternatives to the synthetic ones. Specifically, Deep Eutectic Solvents (DES) were used as an extractants and carriers of polyphenols extracted from waste biomass enriched in antioxidant compounds. The polyphenolic extracts with DES have been tested on lab-scale experiments to verify their effect on the reduction of the hydrolysis rate of urea-based fertilizers catalyzed by urease. The phytotoxicity and the soil ecotoxicity of DES and polyphenols formulations were then tested. DES resulted promising in terms of polyphenols extraction ability from biomass and as carriers of bioactive compounds in the agricultural field, showing non-damaging effects on plants (Avena sativa) and microarthropods in soil.

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Il fosforo è una risorsa fondamentale per il mondo agricolo le cui riserve si stanno esaurendo. Ciò implica l’urgenza di modificarne la sua gestione, caratterizzata attualmente da un eccessivo uso, seguito da perdite sostanziali, in particolare verso i corpi idrici superficiali, alimentando la problematica dell’eutrofizzazione. L’obiettivo della tesi è quello di valutare l’efficacia di rimozione di fosfato da acque, sia sintetiche che reali, mediante tre materiali filtranti a base di biochar. Il primo è un biochar utilizzato tal quale prodotto dall’azienda Romagna Carbone, gli altri due sono biochar prodotti in muffola a 850 °C costituiti da un 60% di biomassa di legno e il 40% costituito da due differenti tipologie di materiale carbonatico. I test di adsorbimento dei fosfati sono stati svolti su acque sintetiche prodotte in laboratorio caratterizzate da concentrazione nota di fosfato: 10, 100 e 1000 mg/l. Gli stessi test sono stati ripetuti anche su acque reflue reali provenienti dalla bioraffineria Caviro Extra. I test sono stati condotti ponendo i differenti compositi in contatto con l’acqua da trattare in rapporto solido-liquido di 1:1000 per differenti tempi di contatto: 15, 30 e 60 minuti. L’acqua poi viene filtrata e analizzata in cromatografia ionica con colonna anionica. I risultati sono ottenuti confrontando la concentrazione di fosfati presenti nell’acqua prima e dopo il trattamento. Il biochar modificato con materiale carbonatico si è dimostrato essere un materiale efficace per il trattamento di acque reflue prima del loro smaltimento con percentuali di fosfato rimosso fino al 99%, risultano invece inefficaci i trattamenti con il solo biochar di Romagna Carbone. Determinante è stata l’addizione di materiale carbonatico al biochar che ne ha modificato la carica superficiale – solitamente negativa - trasformandola in positiva e quindi capace di avere interazione con gli anioni del fosfato comportandone una rimozione dall’acqua.

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L’utilizzo di biomasse come fonte di chemicals nell’industria chimica mira a rendere più sostenibili i processi industriali e i materiali prodotti. In particolare, l’acido crotonico (AC), impiegato come building block nella produzione di vernici e rivestimenti, è prodotto tradizionalmente da fonti fossili. La domanda globale ammonta a circa 1000 tonnellate ed è in continuo aumento, rendendo prioritaria l’individuazione di una sintesi alternativa e sostenibile. In questo studio, l’analisi del ciclo di vita (life cycle assessment, LCA) è stata applicata per stimare la carbon footprint e la domanda cumulativa di energia relative ad una sintesi innovativa dell’AC, basata sulla conversione termica di un precursore derivato da biomasse di scarto. In particolare, il processo prevede l’applicazione di un trattamento termochimico a poli-idrossi-butirrati (PHB) prodotti da colture batteriche miste a valle del processo B-PLAS. Sono stati modellati due scenari comparativi con l’obiettivo di (i) valutare la sostenibilità ambientale della sintesi alternativa nella tecnologia B-PLAS, considerando una condizione “base” di processo (con un contenuto di PHB pari al 30% nello slurry in ingresso al processo) e una “ottimale” (con un contenuto di PHB pari al 60%); (ii) confrontare gli impatti ambientali del processo di sintesi alternativo per entrambi gli scenari con quelli di sintesi dell’AC da fonti fossili. I risultati dell’LCA mostrano che nel processo B-PLAS, giunti alla produzione dello slurry (fango) arricchito in PHB, si possono avere due strade equivalenti estraendo i PHB o convertendoli in AC con una lieve preferenza per il processo estrattivo (0.71MJ/kgslurry vs 1.11MJ/kgslurry) nella condizione di base e (0.69MJ/kgslurry vs 1.17MJ/kgslurry) in quella ottimale. Estendendo la comparazione alla produzione dell’AC da fonti fossili, quello bioderivato comporta un impatto ambientale ampiamente inferiore, stimato in 159.6 MJ/kgAC e 204.6 MJ/kgAC per gli scenari “base” e “ottimale”.

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L’immissione di sostanze chimiche nell'ambiente marino è fonte di grandi preoccupazioni in tutto il mondo e in particolare nel Mar Mediterraneo, un bacino semichiuso in cui si concentrano forti pressioni demografiche, urbane e industriali. I cetacei sono suscettibili allo stress chimico e tendono ad accumulare nei propri tessuti corporei grandi quantità di contaminanti tossici come i metalli pesanti. Il presente lavoro si è concentrato sulla possibile relazione tra gli elementi traccia (Hg, As, Cu, Cd, Se, Pb) e gli ormoni (T3, T4, cortisolo) individuati nel blubber e nel melone di Stenella coeruleoalba. I 34 individui analizzati sono stati trovati spiaggiati lungo le coste di Liguria, Campania e Calabria tra il 2014 e il 2019. Per i metalli pesanti si è fatta una digestione acida a microonde dei tessuti e infine una spettroscopia di emissione al plasma (ICP-OES). Per l’analisi degli ormoni è stato eseguito il test ELISA. Lo studio ha rivelato la validità delle matrici impiegate, blubber e melone, nella ricerca degli elementi prestabiliti. Non si evidenziano tuttavia significative differenze nei livelli di metalli e di ormoni in funzione della profondità di campionamento nel blubber. Sono però stati osservati delle interessanti relazioni tra i contaminanti e lo stato di salute degli animali che hanno confermato il potenziale immunotossico dei metalli pesanti. Quindi, si può ritenere che la presente ricerca abbia dimostrato come il monitoraggio non invasivo di blubber da specie altamente protette può fornire valide informazioni relativamente al loro stato di salute e di esposizione a contaminanti. Una conoscenza più approfondita degli effetti dei metalli pesanti sull’omeostasi ormonale per riuscire a stabilire una relazione dose – effetto, e di come questa relazione poi si rifletta sullo stato di salute dell’animale, risulta di fondamentale importanza nell’ottica di attuazione di piani di conservazione della specie minacciata.