921 resultados para Economics


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Negli ultimi anni i modelli VAR sono diventati il principale strumento econometrico per verificare se può esistere una relazione tra le variabili e per valutare gli effetti delle politiche economiche. Questa tesi studia tre diversi approcci di identificazione a partire dai modelli VAR in forma ridotta (tra cui periodo di campionamento, set di variabili endogene, termini deterministici). Usiamo nel caso di modelli VAR il test di Causalità di Granger per verificare la capacità di una variabile di prevedere un altra, nel caso di cointegrazione usiamo modelli VECM per stimare congiuntamente i coefficienti di lungo periodo ed i coefficienti di breve periodo e nel caso di piccoli set di dati e problemi di overfitting usiamo modelli VAR bayesiani con funzioni di risposta di impulso e decomposizione della varianza, per analizzare l'effetto degli shock sulle variabili macroeconomiche. A tale scopo, gli studi empirici sono effettuati utilizzando serie storiche di dati specifici e formulando diverse ipotesi. Sono stati utilizzati tre modelli VAR: in primis per studiare le decisioni di politica monetaria e discriminare tra le varie teorie post-keynesiane sulla politica monetaria ed in particolare sulla cosiddetta "regola di solvibilità" (Brancaccio e Fontana 2013, 2015) e regola del GDP nominale in Area Euro (paper 1); secondo per estendere l'evidenza dell'ipotesi di endogeneità della moneta valutando gli effetti della cartolarizzazione delle banche sul meccanismo di trasmissione della politica monetaria negli Stati Uniti (paper 2); terzo per valutare gli effetti dell'invecchiamento sulla spesa sanitaria in Italia in termini di implicazioni di politiche economiche (paper 3). La tesi è introdotta dal capitolo 1 in cui si delinea il contesto, la motivazione e lo scopo di questa ricerca, mentre la struttura e la sintesi, così come i principali risultati, sono descritti nei rimanenti capitoli. Nel capitolo 2 sono esaminati, utilizzando un modello VAR in differenze prime con dati trimestrali della zona Euro, se le decisioni in materia di politica monetaria possono essere interpretate in termini di una "regola di politica monetaria", con specifico riferimento alla cosiddetta "nominal GDP targeting rule" (McCallum 1988 Hall e Mankiw 1994; Woodford 2012). I risultati evidenziano una relazione causale che va dallo scostamento tra i tassi di crescita del PIL nominale e PIL obiettivo alle variazioni dei tassi di interesse di mercato a tre mesi. La stessa analisi non sembra confermare l'esistenza di una relazione causale significativa inversa dalla variazione del tasso di interesse di mercato allo scostamento tra i tassi di crescita del PIL nominale e PIL obiettivo. Risultati simili sono stati ottenuti sostituendo il tasso di interesse di mercato con il tasso di interesse di rifinanziamento della BCE. Questa conferma di una sola delle due direzioni di causalità non supporta un'interpretazione della politica monetaria basata sulla nominal GDP targeting rule e dà adito a dubbi in termini più generali per l'applicabilità della regola di Taylor e tutte le regole convenzionali della politica monetaria per il caso in questione. I risultati appaiono invece essere più in linea con altri approcci possibili, come quelli basati su alcune analisi post-keynesiane e marxiste della teoria monetaria e più in particolare la cosiddetta "regola di solvibilità" (Brancaccio e Fontana 2013, 2015). Queste linee di ricerca contestano la tesi semplicistica che l'ambito della politica monetaria consiste nella stabilizzazione dell'inflazione, del PIL reale o del reddito nominale intorno ad un livello "naturale equilibrio". Piuttosto, essi suggeriscono che le banche centrali in realtà seguono uno scopo più complesso, che è il regolamento del sistema finanziario, con particolare riferimento ai rapporti tra creditori e debitori e la relativa solvibilità delle unità economiche. Il capitolo 3 analizza l’offerta di prestiti considerando l’endogeneità della moneta derivante dall'attività di cartolarizzazione delle banche nel corso del periodo 1999-2012. Anche se gran parte della letteratura indaga sulla endogenità dell'offerta di moneta, questo approccio è stato adottato raramente per indagare la endogeneità della moneta nel breve e lungo termine con uno studio degli Stati Uniti durante le due crisi principali: scoppio della bolla dot-com (1998-1999) e la crisi dei mutui sub-prime (2008-2009). In particolare, si considerano gli effetti dell'innovazione finanziaria sul canale dei prestiti utilizzando la serie dei prestiti aggiustata per la cartolarizzazione al fine di verificare se il sistema bancario americano è stimolato a ricercare fonti più economiche di finanziamento come la cartolarizzazione, in caso di politica monetaria restrittiva (Altunbas et al., 2009). L'analisi si basa sull'aggregato monetario M1 ed M2. Utilizzando modelli VECM, esaminiamo una relazione di lungo periodo tra le variabili in livello e valutiamo gli effetti dell’offerta di moneta analizzando quanto la politica monetaria influisce sulle deviazioni di breve periodo dalla relazione di lungo periodo. I risultati mostrano che la cartolarizzazione influenza l'impatto dei prestiti su M1 ed M2. Ciò implica che l'offerta di moneta è endogena confermando l'approccio strutturalista ed evidenziando che gli agenti economici sono motivati ad aumentare la cartolarizzazione per una preventiva copertura contro shock di politica monetaria. Il capitolo 4 indaga il rapporto tra spesa pro capite sanitaria, PIL pro capite, indice di vecchiaia ed aspettativa di vita in Italia nel periodo 1990-2013, utilizzando i modelli VAR bayesiani e dati annuali estratti dalla banca dati OCSE ed Eurostat. Le funzioni di risposta d'impulso e la scomposizione della varianza evidenziano una relazione positiva: dal PIL pro capite alla spesa pro capite sanitaria, dalla speranza di vita alla spesa sanitaria, e dall'indice di invecchiamento alla spesa pro capite sanitaria. L'impatto dell'invecchiamento sulla spesa sanitaria è più significativo rispetto alle altre variabili. Nel complesso, i nostri risultati suggeriscono che le disabilità strettamente connesse all'invecchiamento possono essere il driver principale della spesa sanitaria nel breve-medio periodo. Una buona gestione della sanità contribuisce a migliorare il benessere del paziente, senza aumentare la spesa sanitaria totale. Tuttavia, le politiche che migliorano lo stato di salute delle persone anziane potrebbe essere necessarie per una più bassa domanda pro capite dei servizi sanitari e sociali.

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This paper provides a brief review of the connecting literature in management science, economics and finance, and discusses some research that is related to the three disciplines. Academics could develop theoretical models and subsequent econometric models to estimate the parameters in the associated models, and analyze some interesting issues in the three disciplines.

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An analysis of the Denver Water Department finds that it is charged with supplying water to over 1.1 million residents in the Denver Metropolitan area. With assets of over $1.2 billion dollars and a governing board of five appointed members who must make policy and financial decisions under unusual circumstances for most water districts. Those circumstances include; Colorado is the only State that has a single source of water, precipitation, State and Federal mandated water compacts that limits water resources further, and Colorado Constitutional mandated appropriation water laws. Combined together these circumstances create a difficult atmosphere for policy making and financial planning. When comparing the Denver Water Board with other water departments around the Country, the Denver Water Department seems to be competent in all areas.

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This thesis uses models of firm-heterogeneity to complete empirical analyses in economic history and agricultural economics. In Chapter 2, a theoretical model of firm heterogeneity is used to derive a statistic that summarizes the welfare gains from the introduction of a new technology. The empirical application considers the use of mechanical steam power in the Canadian manufacturing sector during the late nineteenth century. I exploit exogenous variation in geography to estimate several parameters of the model. My results indicate that the use of steam power resulted in a 15.1 percent increase in firm-level productivity and a 3.0-5.2 percent increase in aggregate welfare. Chapter 3 considers various policy alternatives to price ceiling legislation in the market for production quotas in the dairy farming sector in Quebec. I develop a dynamic model of the demand for quotas with farmers that are heterogeneous in their marginal cost of milk production. The econometric analysis uses farm-level data and estimates a parameter of the theoretical model that is required for the counterfactual experiments. The results indicate that the price of quotas could be reduced to the ceiling price through a 4.16 percent expansion of the aggregate supply of quotas, or through moderate trade liberalization of Canadian dairy products. In Chapter 4, I study the relationship between farm-level productivity and participation in the Commercial Export Milk (CEM) program. I use a difference-in-difference research design with inverse propensity weights to test for causality between participation in the CEM program and total factor productivity (TFP). I find a positive correlation between participation in the CEM program and TFP, however I find no statistically significant evidence that the CEM program affected TFP.

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Faced with limited options for coming up with the funds needed to pay off the next instalment on its bailout loan, Portugal is advised in this Commentary by economist Leonor Coutinho to trim the number of public sector employees, in combination with an increase in public sector working hours, among the lowest in Europe. In her view, these measures will have the best long-term implications both in terms of fiscal sustainability and of labour productivity, and may finally allow the country to resume the catching-up process that has been stalled since the start of EMU.

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From the Introduction. The present contribution is an attempt to raise awareness between the 'trenches' by juxtaposing the two approaches to subsidiarity. Subsequently, I shall set out why, in economics, subsidiarity is embraced as a key principle in the design and working of the Union and how a functional subsidiarity test can be derived from this thinking. Throughout the paper, a range of illustrations and examples is provided in an attempt to show the practical applicability of a subsidiarity test. This does not mean, of course, that the application of the test can automatically "solve" all debates on whether subsidiarity is (not) violated. What it does mean, however, is that a careful methodology can be a significant help to e.g. national parliaments and the Brussels circuit, in particular, to discourage careless politicisation as much as possible and to render assessments of subsidiarity comparable throughout the Union. The latter virtue should be of interest to national parliaments in cooperating, within just six weeks, about a common stance in the case of a suspected violation of the principle. The structure of the paper is as follows. Section 2 gives a flavour of very different approaches and appreciation of the subsidiarity principle in European law and in the economics of multi-tier government. Section 3 elaborates on the economics of multi-tier government as a special instance of cost / benefit analysis of (de)centralisation in the three public economic functions of any government system. This culminates in a five-steps subsidiarity test and a brief discussion about its proper and improper application. Section 4 applies the test in a non-technical fashion to a range of issues of the "efficiency function" (i.e. allocation and markets) of the EU. After showing that the functional logic of subsidiarity may require liberalisation to be accompanied by various degrees of centralisation, a number of fairly detailed illustrations of how to deal with subsidiarity in the EU is provided. One illustration is about how the subsidiarity logic is misused by protagonists (labour in the internal market). A slightly different but frequently encountered aspect consists in the refusal to recognize that the EU (that is, some form of centralisation) offers a better solution than 25 national ones. A third range of issues, where the functional logic of subsidiarity could be useful, emerges when the boundaries of national competences are shifting due to more intense cross-border flows and developments. Other subsections are devoted to Union public goods and to the question whether the subsidiarity test might trace instances of EU decentralisation: a partial or complete shift of a policy or regulation to Member States. The paper refrains from an analysis of the application of the subsidiarity test to the other two public functions, namely, equity and macro-economic stabilisation.2 Section 5 argues that the use of a well-developed methodology of a functional subsidiarity test would be most useful for the national parliaments and even more so for their cooperation in case of a suspected violation of subsidiarity. Section 6 concludes.