643 resultados para Éclatement réel


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OBJETIVOS: Avaliar a morfologia dos cardiomiócitos e quantificar o colágeno presente no miocárdio de ratas tratadas com extrato concentrado de soja ou 17β-estradiol (E2). MÉTODOS: Vinte e oito ratas foram divididas em quatro grupos: GCtrl - fase de estro; GOvx - ovariectomizadas (Ovx); GIso - Ovx tratadas com extrato de soja (150 mg/kg, por dia); GE2 - Ovx tratadas com E2 (10 µg/kg, por dia). As drogas e o veículo (0,2 mL de propilenoglicol) foram administrados após 30 dias da realização da ovariectomia, por 30 dias consecutivos. No último dia os animais foram anestesiados, o coração retirado, mergulhado em formaldeído a 10%, e fragmentos dos ventrículos submetidos a processamento histológico, sendo os cortes corados pela hematoxilina e eosina ou pelo picrosirius-red. As análises histomorfométricas (contagem, volume nuclear e quantificação do colágeno) foram realizadas em microscópio de luz e software AxioVision Rel. 4.2, sendo o colágeno determinado pelo programa Imagelab 2000. Os dados foram submetidos ao teste de ANOVA complementado pelo teste de Tukey (p<0,05). RESULTADOS: Notamos maior quantidade de núcleos de cardiomiócitos nos animais dos grupos Ovx e Iso do que no GE2 e GCtrl (GOvx=121,7±20,2=GIso=92,8±15,4>GE2=70,5±14,8=GCtrl=66,3±9,6; p<0,05), sendo o volume nuclear maior nos animais do grupo Ctrl e E2 (GE2=35,7±4,8=GCtrl=29,9±3,6>GIso=26,5±4,5=GOvx=22,4±2,9; p<0,05). Com relação ao colágeno notamos maior concentração no grupo Ovx (GOvx=5,4±0,1>GCtrl=4,0±0,1=GIso=4,4±0,08=GE2=4,3±0,5; p<0,05). CONCLUSÕES: Os estrogênios previnem a diminuição do volume nuclear dos cardiomiócitos e a deposição de colágeno entre as fibras musculares cardíacas. Já a administração de isoflavonas previne somente a deposição de colágeno, o que pode preservar as propriedades mecânicas das fibras cardíacas.

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Los sedimentos estuarinos actúan como sumidero dediversos tipos de contaminantes, por lo que son utilizados como indicadores del impacto antropogénico. Entre estos aportes, los metales se destacan debido a que pueden generar efectos tóxicos y/o letales para la biota. Además son bioacumulables y se biomagnifican a través de la trama trófica acuática. El estuario del Río de la Plata (RdlP) constituye un área de desove y cría de peces y otros organismos de interés comercial, por lo que resulta relevante conocer la contaminación metálica. El RdlP tiene una superficie de 38.800 km2 y un caudal promedio de 24.045 m3s-1, siendo sus principales afluente los Ríos Paraná y Uruguay. El presente estudio analizó muestras de sedimento superficial de fondo, colectado en 26 sitios (año 2010). Se cuantificó el contenido de Al, As, Cd, Cr, Cu, Fe, Ni, Pb, Sc y Zn, a través del método USEPA 3050b y la técnica analítica ICP-OES. La exactitud y la precisión del método fueron evaluadas por material de referencia certificado. La granulometría del sedimento estudiado indicó la predominancia de sedimentos finos (limos y arcillas), en sitios con mayores contenidos metálicos. Las concentraciones obtenidas se compararon con los valores guía del Criteria for the Assessment of Sediment Quality in Quebec and Application Frameworks (de Canadá), utilizados como criterio de evaluación para legislación ambiental: TEL (threshold effect level) y PEL (probable effect level); además se utilizaron los niveles REL (rare effect level), OEL (occasional effect level) y FEL (frequent effect level). La concentración de As y Cu fue mayor al nivel TEL en varios sitios analizados (7,2 y 19 mg/kg respectivamente). Para ningún elemento la concentración fue mayor que el PEL. Este criterio de evaluación constituye una herramienta válida para el monitoreo de la contaminación de los sedimentos del estuario, indicando posibles efectos negativos sobre la biota del RdlP

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[EN] Zooplankton metabolism in terms of oxygen consumption and ñutrient reléase (ammonia, phosphate) were measiu'ed in the Baltic Sea, a températe área with high envirormiental changes both in space and in time. Plankton of the surface layer were analysed with balance measurements in 4 size classes between 50 and 1000 nm during spring in 1988, 1990 and 1991, in summer 19^8 and 1990 as well. The use of electrón transport system (ETS), and the Glutamate Dehydrogenase (GDH) activity as indicators for respiration and ammonia reléase respectively, enlarged the data density and made a three dimensional resolution available (May 1990, 1991). Data are in the range of the latitudinal dependend magnitude. They reflect slight interannual, more seasonal and regional aspects. Animáis size, temperature, food concentration, and species composition influence the specific rates

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CAPITOLO 1 INTRODUZIONE Il lavoro presentato è relativo all’utilizzo a fini metrici di immagini satellitari storiche a geometria panoramica; in particolare sono state elaborate immagini satellitari acquisite dalla piattaforma statunitense CORONA, progettata ed impiegata essenzialmente a scopi militari tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, e recentemente soggette ad una declassificazione che ne ha consentito l’accesso anche a scopi ed utenti non militari. Il tema del recupero di immagini aeree e satellitari del passato è di grande interesse per un ampio spettro di applicazioni sul territorio, dall’analisi dello sviluppo urbano o in ambito regionale fino ad indagini specifiche locali relative a siti di interesse archeologico, industriale, ambientale. Esiste infatti un grandissimo patrimonio informativo che potrebbe colmare le lacune della documentazione cartografica, di per sé, per ovvi motivi tecnici ed economici, limitata a rappresentare l’evoluzione territoriale in modo asincrono e sporadico, e con “forzature” e limitazioni nel contenuto informativo legate agli scopi ed alle modalità di rappresentazione delle carte nel corso del tempo e per diversi tipi di applicazioni. L’immagine di tipo fotografico offre una rappresentazione completa, ancorché non soggettiva, dell’esistente e può complementare molto efficacemente il dato cartografico o farne le veci laddove questo non esista. La maggior parte del patrimonio di immagini storiche è certamente legata a voli fotogrammetrici che, a partire dai primi decenni del ‘900, hanno interessato vaste aree dei paesi più avanzati, o regioni di interesse a fini bellici. Accanto a queste, ed ovviamente su periodi più vicini a noi, si collocano le immagini acquisite da piattaforma satellitare, tra le quali rivestono un grande interesse quelle realizzate a scopo di spionaggio militare, essendo ad alta risoluzione geometrica e di ottimo dettaglio. Purtroppo, questo ricco patrimonio è ancora oggi in gran parte inaccessibile, anche se recentemente sono state avviate iniziative per permetterne l’accesso a fini civili, in considerazione anche dell’obsolescenza del dato e della disponibilità di altre e migliori fonti di informazione che il moderno telerilevamento ci propone. L’impiego di immagini storiche, siano esse aeree o satellitari, è nella gran parte dei casi di carattere qualitativo, inteso ad investigare sulla presenza o assenza di oggetti o fenomeni, e di rado assume un carattere metrico ed oggettivo, che richiederebbe tra l’altro la conoscenza di dati tecnici (per esempio il certificato di calibrazione nel caso delle camere aerofotogrammetriche) che sono andati perduti o sono inaccessibili. Va ricordato anche che i mezzi di presa dell’epoca erano spesso soggetti a fenomeni di distorsione ottica o altro tipo di degrado delle immagini che ne rendevano difficile un uso metrico. D’altra parte, un utilizzo metrico di queste immagini consentirebbe di conferire all’analisi del territorio e delle modifiche in esso intercorse anche un significato oggettivo che sarebbe essenziale per diversi scopi: per esempio, per potere effettuare misure su oggetti non più esistenti o per potere confrontare con precisione o co-registrare le immagini storiche con quelle attuali opportunamente georeferenziate. Il caso delle immagini Corona è molto interessante, per una serie di specificità che esse presentano: in primo luogo esse associano ad una alta risoluzione (dimensione del pixel a terra fino a 1.80 metri) una ampia copertura a terra (i fotogrammi di alcune missioni coprono strisce lunghe fino a 250 chilometri). Queste due caratteristiche “derivano” dal principio adottato in fase di acquisizione delle immagini stesse, vale a dire la geometria panoramica scelta appunto perché l’unica che consente di associare le due caratteristiche predette e quindi molto indicata ai fini spionaggio. Inoltre, data la numerosità e la frequenza delle missioni all’interno dell’omonimo programma, le serie storiche di questi fotogrammi permettono una ricostruzione “ricca” e “minuziosa” degli assetti territoriali pregressi, data appunto la maggior quantità di informazioni e l’imparzialità associabili ai prodotti fotografici. Va precisato sin dall’inizio come queste immagini, seppur rappresentino una risorsa “storica” notevole (sono datate fra il 1959 ed il 1972 e coprono regioni moto ampie e di grandissimo interesse per analisi territoriali), siano state molto raramente impiegate a scopi metrici. Ciò è probabilmente imputabile al fatto che il loro trattamento a fini metrici non è affatto semplice per tutta una serie di motivi che saranno evidenziati nei capitoli successivi. La sperimentazione condotta nell’ambito della tesi ha avuto due obiettivi primari, uno generale ed uno più particolare: da un lato il tentativo di valutare in senso lato le potenzialità dell’enorme patrimonio rappresentato da tali immagini (reperibili ad un costo basso in confronto a prodotti simili) e dall’altro l’opportunità di indagare la situazione territoriale locale per una zona della Turchia sud orientale (intorno al sito archeologico di Tilmen Höyük) sulla quale è attivo un progetto condotto dall’Università di Bologna (responsabile scientifico il Prof. Nicolò Marchetti del Dipartimento di Archeologia), a cui il DISTART collabora attivamente dal 2005. L’attività è condotta in collaborazione con l’Università di Istanbul ed il Museo Archeologico di Gaziantep. Questo lavoro si inserisce, inoltre, in un’ottica più ampia di quelle esposta, dello studio cioè a carattere regionale della zona in cui si trovano gli scavi archeologici di Tilmen Höyük; la disponibilità di immagini multitemporali su un ampio intervallo temporale, nonché di tipo multi sensore, con dati multispettrali, doterebbe questo studio di strumenti di conoscenza di altissimo interesse per la caratterizzazione dei cambiamenti intercorsi. Per quanto riguarda l’aspetto più generale, mettere a punto una procedura per il trattamento metrico delle immagini CORONA può rivelarsi utile all’intera comunità che ruota attorno al “mondo” dei GIS e del telerilevamento; come prima ricordato tali immagini (che coprono una superficie di quasi due milioni di chilometri quadrati) rappresentano un patrimonio storico fotografico immenso che potrebbe (e dovrebbe) essere utilizzato sia a scopi archeologici, sia come supporto per lo studio, in ambiente GIS, delle dinamiche territoriali di sviluppo di quelle zone in cui sono scarse o addirittura assenti immagini satellitari dati cartografici pregressi. Il lavoro è stato suddiviso in 6 capitoli, di cui il presente costituisce il primo. Il secondo capitolo è stato dedicato alla descrizione sommaria del progetto spaziale CORONA (progetto statunitense condotto a scopo di fotoricognizione del territorio dell’ex Unione Sovietica e delle aree Mediorientali politicamente correlate ad essa); in questa fase vengono riportate notizie in merito alla nascita e all’evoluzione di tale programma, vengono descritti piuttosto dettagliatamente gli aspetti concernenti le ottiche impiegate e le modalità di acquisizione delle immagini, vengono riportati tutti i riferimenti (storici e non) utili a chi volesse approfondire la conoscenza di questo straordinario programma spaziale. Nel terzo capitolo viene presentata una breve discussione in merito alle immagini panoramiche in generale, vale a dire le modalità di acquisizione, gli aspetti geometrici e prospettici alla base del principio panoramico, i pregi ed i difetti di questo tipo di immagini. Vengono inoltre presentati i diversi metodi rintracciabili in bibliografia per la correzione delle immagini panoramiche e quelli impiegati dai diversi autori (pochi per la verità) che hanno scelto di conferire un significato metrico (quindi quantitativo e non solo qualitativo come è accaduto per lungo tempo) alle immagini CORONA. Il quarto capitolo rappresenta una breve descrizione del sito archeologico di Tilmen Höyuk; collocazione geografica, cronologia delle varie campagne di studio che l’hanno riguardato, monumenti e suppellettili rinvenute nell’area e che hanno reso possibili una ricostruzione virtuale dell’aspetto originario della città ed una più profonda comprensione della situazione delle capitali del Mediterraneo durante il periodo del Bronzo Medio. Il quinto capitolo è dedicato allo “scopo” principe del lavoro affrontato, vale a dire la generazione dell’ortofotomosaico relativo alla zona di cui sopra. Dopo un’introduzione teorica in merito alla produzione di questo tipo di prodotto (procedure e trasformazioni utilizzabili, metodi di interpolazione dei pixel, qualità del DEM utilizzato), vengono presentati e commentati i risultati ottenuti, cercando di evidenziare le correlazioni fra gli stessi e le problematiche di diversa natura incontrate nella redazione di questo lavoro di tesi. Nel sesto ed ultimo capitolo sono contenute le conclusioni in merito al lavoro in questa sede presentato. Nell’appendice A vengono riportate le tabelle dei punti di controllo utilizzati in fase di orientamento esterno dei fotogrammi.

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Die Funktion von Rho GTPasen in den von Toll-Rezeptoren induzierten Signaltransduktionswegen Der Toll-ähnliche Rezeptor 2 (hTLR2) ist wie der TNFa-Rezeptor und das bei Drosophila identifizierte Imd-Protein in der Lage, über einen bisher ungeklärten Mechanismus, sowohl die Aktivierung von NF-kB als auch Apoptose zu induzieren. Im Rahmen dieser Arbeit konnte gezeigt werden, daß die aktive Form der GTPase Rho in beiden Signaltransduktionswegen eine entscheidende Kontrollfunktion übernimmt. So führt die Stimulierung von TLR2 zu einer Aktivierung von RhoA in epithelialen und monozytischen Zellinien. Die aktivierte GTPase rekrutiert die Kinase PKCz und induziert so die IkB-unabhängige Aktivierung des p65/Rel-Transkriptionskomplexes. Aktives RhoA kontrolliert darüberhinaus einen weiteren Signaltransduktionsweg, der die TLR2-abhängigen, früh-apoptptischen Membranveränderungen unter der Beteiligung der Kinasen ROCK und MLCK herbeiführt. Die Rho-abhängige Regulation dieser gegensätzlichen Signalantworten wird durch die direkte Interaktion mit spezifischen Downstreamtargets, die jeweils nur Bestandteil eines Signalweges sind, ermöglicht. Die GTPase Rho stellt somit ein Schlüsselelement in der von TLR2 induzierten primären Immunantwort dar.

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From 1986 to 1994, Patrick Chamoiseau and Raphaël Confiant published a series of fictional and non-fictional writings focusing on language issues. Interest in these themes can certainly in part be explained by the "surconscience linguistique" that Lise Gauvin attributes to Francophone authors: a linguistic over-awareness which, in the case of these two Martiniquais writers, may be attributed to their Creole-French diglossia. Although we might believe that the idea of Gauvin is right, it doesn't seem enough to explain why the linguistic theme plays such a central role in Chamoiseau's and Confiant's works. Deeply influenced by Glissant's theories on Creole popular culture and Antillean literature (Le discours antillais), they conceived a "Créolité" poetics based on a primarly identity-based and geopolitical discourse. Declaring the need to build an authentically Creole literary discourse, one that finally expresses the Martiniquais reality, Chamoiseau and Confiant (as well as Bernabé, third and last author of Éloge de la créolité) found the «foundations of [their] being» in orality and its poetics in the Creole language. This belief was maily translated into their works in two ways: by representing the (diglossic) relationships occurring between their first languages (Creole and French) and by representing the Creole parole (orality) and its function. An analysis of our authors' literary and theoretical writings will enable us to show how two works that develop around the same themes and thesis have in fact produced very divergent results, which were perhaps already perceivable in the main ambiguities of their common manifestos.

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Das Attisch-Kykladische Massiv ist Teil der Helleniden, einem Gebirgszug im östlichen Mittelmeerraum zwischen Alpen und Himalaya. Seit dem späten Mesozoikum unterlag diese Region dem Einfluß der alpidischen Orogenphasen. Die vorliegende Arbeit befasst sich mit den präalpidischen Grundgebirgseinheiten der Kykladen, die durch grünschieferfaziell überprägte Gneise und Marmore repräsentiert werden. Diese wurden geochemisch und isotopisch analysiert. Geochemisch stellen sie granitische und granodioritische Orthogneise subalkalinen, peraluminösen Charakters dar. Ihre Haupt- und Spurenelementsignaturen deuten auf die Existenz separater Schmelzen ähnlicher krustaler Zusammensetzung hin. Dies reflektiert auch die Rb/Sr- und Sm/Nd-Isotopie mit Errorchronenaltern von ca. 310 Ma. Die 87Sr/86Sri-Zusammensetzung besitzt einen rel. niedrigen Mittelwert von 0.7072±0.0019. Das 143Nd/144Ndi-Verhältnis von 0.51187±0.00011 korrespondiert mit leicht erhöhten eNd-Werten zwischen -8 und –7, was auf komplex zusammengesetzte Ausgangsschmelzen deutet (Hybridtyp "Hs" ). Zirkonanalysen liefern magmatische Intrusionsalter von 300 Ma, ererbte Körner bis zu 2305±1 Ma, was die Beteiligung alter Kontinentalkruste belegt. Das Tectonic Setting befindet sich im aktiven Kontinentalrand und wird als VAG klassifiziert. Ausgewählte Marmore von Naxos weisen ein relativ niedriges 87Sr/86Sr-Verhältnis von 0.707295±0.000012 auf, das mit dem des Meerwassers während des Mittleren Juras übereinstimmt und mit dem Pb/Pb-Isochronenalter von 172±17 Ma korreliert

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Im Rahmen meiner Dissertation wurde ein 3He-Applikationssystem für die in-vivo 3He-Magnetresonanztomographie der Lunge von Ratten entwickelt. Im Gegensatz zu anderen bisher entwickelten MR-kompatiblen Beatmungsgeräten wurde in diesem Applikationssystem erstmals der polarisationserhaltende ³He-Langzeitspeicher im Streufeld des Tomographen integriert. Bei der 3He-Applikation wird das 3He-Gas automatisch aus dem Langzeitspeicher außerhalb des Magneten zum Tier in den Tomographen geleitet. Die Kernspin-Polarisationsverluste, die beim 3He-Transfer zum Tier in den Tomographen auftreten, betragen etwa 1% (rel.) und sind vernachlässigbar gering. Das Beatmungssystem wurde zusammen mit der MRT-Bildgebungssequenz COMSPIRA an mehr als 200 Tieren erfolgreich getestet. Die MRT-Aufnahmen fanden hauptsächlich an einem 0,47 T Niederfeldtomographen bei der Firma Boehringer-Ingelheim Pharma in Biberach statt. Es wurden sowohl morphologische Aufnahmen der Rattenlunge gemacht als auch der „Apparent Diffusion Coefficient“ (ADC) gemessen. Die relative Streuung der ADC-Werte innerhalb einer Gruppe von Tieren ähnlichen Alters und Gewichts betrug dabei 5%. Bei Wiederholungsmessungen an ein und demselben Tier verringerte sich die relative Streuung auf 1%. Diese Werte unterstreichen die hohe Reproduzierbarkeit des Beatmungssystems sowie des gesamten Messverfahrens. Weiterhin wurde ein Verfahren vorgestellt, das den experimentell bestimmten ADC unabhängig von dem Mischungsverhältnis zwischen dem applizierten 3He und der Atemluft in der Lunge macht. Dies kann erreicht werden, indem das hp 3He mit dem chemisch inerten und ungiftigen Gas SF6 in einem definierten Verhältnis gemischt wird und anschließend dem Tier appliziert wird. Zuletzt wurde der ADC von emphysematischen Rattenlungen und von gesunden Rattenlungen gemessen. Die Ergebnisse zeigten einen signifikant kleineren ADC innerhalb der Gruppe der erkrankten Tiere. Diese Dissertation wurde durch die Boehringer-Ingelheim Pharma GmbH & Co. KG unterstützt.

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Beta-lactoglobulin (beta-LG) is the major whey protein in cow's milk. It is well established that the predominant 2 genetic variants, beta-LG A and B, are differentially expressed. Extensive investigation of the genetic variation in the promoter region of the BLG gene revealed the existence of specific haplotypes associated with the A and B variants, respectively. However, the genetic basis for the differential expression of BLG A and B alleles is still elusive. We have previously reported a quantitative beta-LG B variant, characterized by a very low beta-LG protein expression level. Here, we report that the corresponding BLG allele (BLG B*) shows a correspondingly low mRNA expression level. Comparative DNA sequencing of 7,670 bp of the BLG B* allele and the established BLG B allele revealed a unique difference of a C to A transversion at position 215 bp upstream of the translation initiation site (g.-215C>A). This mutation segregated perfectly with the differential phenotypic expression in a paternal half-sib family and could be confirmed in 2 independent cases. The sequence of the BLG B allele in the region of the mutation is highly conserved among 4 related ruminant species. The site of the mutation corresponds to a putative consensus-binding sequence for the transcription factors c-Rel and Elk-1 as predicted by searching the TRANSFAC database. The beta-LG B* site might be relevant in the natural production of milk of low beta-LG content.

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Quality of life (QL) is an important consideration when comparing adjuvant therapies for early breast cancer, especially if they differ substantially in toxicity. We evaluated QL and Q-TWiST among patients randomised to adjuvant dose-intensive epirubicin and cyclophosphamide administered with filgrastim and progenitor cell support (DI-EC) or standard-dose anthracycline-based chemotherapy (SD-CT). We estimated the duration of chemotherapy toxicity (TOX), time without disease symptoms and toxicity (TWiST), and time following relapse (REL). Patients scored QL indicators. Mean durations for the three transition times were weighted with patient reported utilities to obtain mean Q-TWiST. Patients receiving DI-EC reported worse QL during TOX, especially treatment burden (month 3: P<0.01), but a faster recovery 3 months following chemotherapy than patients receiving SD-CT, for example, less coping effort (P<0.01). Average Q-TWiST was 1.8 months longer for patients receiving DI-EC (95% CI, -2.5 to 6.1). Q-TWiST favoured DI-EC for most values of utilities attached to TOX and REL. Despite greater initial toxicity, quality-adjusted survival was similar or better with dose-intensive treatment as compared to standard treatment. Thus, QL considerations should not be prohibitive if future intensive therapies show superior efficacy.

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Mastitis is the most prevalent infectious disease in dairy herds. Breeding programs considering mastitis susceptibility were adopted as approaches to improve udder health status. In recent decades, conventional selection criteria based on phenotypic characteristics such as somatic cell score in milk have been widely used to select animals. Recently, approaches to incorporate molecular information have become feasible because of the detection of quantitative trait loci (QTL) affecting mastitis resistance. The aims of the study were to explore molecular mechanisms underlying mastitis resistance and the genetic mechanisms underlying a QTL on Bos taurus chromosome 18 found to influence udder health. Primary cell cultures of mammary epithelial cells from heifers that were selected for high or low susceptibility to mastitis were established. Selection based on estimated pedigree breeding value or on the basis of marker-assisted selection using QTL information was implemented. The mRNA expression of 10 key molecules of the innate immune system was measured using quantitative real-time PCR after 1, 6, and 24 h of challenge with heat-inactivated mastitis pathogens (Escherichia coli and Staphylococcus aureus) and expression levels in the high and low susceptibility groups were compared according to selection criteria. In the marker-assisted selection groups, mRNA expression in cells isolated from less-susceptible animals was significantly elevated for toll-like receptor 2, tumor necrosis factor-alpha, IL-1beta, IL-6, IL-8, RANTES (regulated upon activation, normal t-cell expressed and secreted), complement factor C3, and lactoferrin. In the estimated pedigree breeding value groups, mRNA expression was significantly elevated only for V-rel reticuloendotheliosis viral oncogene homolog A, IL-1 beta, and RANTES. These observations provide first insights into genetically determined divergent reactions to pathogens in the bovine mammary gland and indicate that the application of QTL information could be a successful tool for the selection of animals resistant to mastitis.

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The Internet of Things (IoT) is attracting considerable attention from the universities, industries, citizens and governments for applications, such as healthcare, environmental monitoring and smart buildings. IoT enables network connectivity between smart devices at all times, everywhere, and about everything. In this context, Wireless Sensor Networks (WSNs) play an important role in increasing the ubiquity of networks with smart devices that are low-cost and easy to deploy. However, sensor nodes are restricted in terms of energy, processing and memory. Additionally, low-power radios are very sensitive to noise, interference and multipath distortions. In this context, this article proposes a routing protocol based on Routing by Energy and Link quality (REL) for IoT applications. To increase reliability and energy-efficiency, REL selects routes on the basis of a proposed end-to-end link quality estimator mechanism, residual energy and hop count. Furthermore, REL proposes an event-driven mechanism to provide load balancing and avoid the premature energy depletion of nodes/networks. Performance evaluations were carried out using simulation and testbed experiments to show the impact and benefits of REL in small and large-scale networks. The results show that REL increases the network lifetime and services availability, as well as the quality of service of IoT applications. It also provides an even distribution of scarce network resources and reduces the packet loss rate, compared with the performance of well-known protocols.

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Increased serum interleukin-6 (IL-6) is a poor prognostic factor for patients with lymphoma. This may be related to the fact that IL-6 has been shown to be an autocrine and paracrine growth factor for lymphoma cells. We have investigated the regulation of IL-6 in two lymphoma cell lines which produce IL-6 as an autocrine growth factor. The cell lines, LY3 and LY12, were established from two patients with non-Hodgkin's lymphoma. One patient had diffuse large cell lymphoma (LY3), whereas the other had small noncleaved cell lymphoma (LY12). There was no rearrangement or amplification of the IL-6 gene, but we detected IL-1 alpha and TNF production in addition to IL-6. We investigated the effect of inhibitors of IL-1 and TNF on IL-6 production in LY3 and LY12. Our results show that IL-6 production is mainly secondary to endogenous IL-1 production in LY3 cells, however LY12 cells produce IL-6 via a different mechanism since neither anti-IL-1 nor anti-TNF significantly inhibited IL-6 production.^ Transfection of LY12 cells with wildtype and mutant IL-6 promoter-chloramphenicol acetyl transferase constructs, showed increased activity of a trans-acting factor that binds to the NF-kB motif. Therefore, we determined whether there were abnormalities in members of the NF-kB family of transcription factors, such as p65, p50, p52/lyt-10 or rel, which bind to kB motifs. We found increased expression of the p52/lyt-10 transcription factor and activation of the NF-kB pathway in LY12. However, expression of p50, p65 and rel was not increased in LY12 cells. Future investigations could be aimed at determining the effect of inhibitors of NF-kB on IL-6 production. ^