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Il danno da perdita di chance rappresenta la categoria giuridica di cui la giurisprudenza si serve per ampliare i confini della tutela risarcitoria, in diversi casi in cui, alla stregua dell’impostazione dogmatica tradizionale, non potrebbe dirsi configurabile un danno-conseguenza (né sotto forma di danno emergente, né sotto forma di lucro cessante). Lo studio, una volta delimitato il campo dell’indagine e dato conto delle opinioni dottrinali sulla ricostruzione della figura, ha preso le mosse dall’illustrazione degli orientamenti della giurisprudenza, la quale, a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, è andata via via applicando l’istituto nei settori del diritto del lavoro, della responsabilità professionale (in particolare dell’avvocato), e del danno alla persona (nel quale ultimo si è messo in luce come il danno da perdita di chance possa rivestire funzione unicamente descrittiva di tipologie di pregiudizio riconducibili alle “tradizionali” voci di danno). Nel secondo capitolo si è analiticamente esaminata la fattispecie del danno da perdita di chance, alla luce delle categorie e dei principi generali della responsabilità civile, vagliando i margini di “armonizzabilità” dell’istituto rispetto alle classificazioni in termini di danno emergente/lucro cessante, danno presente/futuro, danno-evento/danno-conseguenza, nonché rispetto alle regole sulla causalità, al requisito dell’ingiustizia del danno, e alle tecniche di liquidazione del danno. Nell’ultimo capitolo, si è proceduto, poi, a “calare” l’istituto del danno da perdita di chance nel “sottosettore” della responsabilità sanitaria, sottoponendo a verifica la “tenuta teorica” della sua “variante” non patrimoniale al cospetto della recente novella legislativa rappresentata dalla l. n. 24/17, nonché degli orientamenti giurisprudenziali che, negli ultimi due anni, hanno interessato i temi dell’onere della prova del nesso causale e dello stesso danno da perdita di chance non patrimoniale. A conclusione dello studio, si sono svolte, infine, alcune considerazioni sulle criticità che precludono un’armonica “riconduzione a sistema” dell’istituto, consigliandone il definitivo abbandono.

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This doctoral thesis focuses on the study of historical shallow landslide activity over time in response to anthropogenic forcing on land use, through the compilation of multi-temporal landslide inventories. The study areas, located in contrasting settings and characterized by different history of land-cover changes, include the Sillaro River basin (Italy) and the Tsitika and Eve River basins (coastal British Columbia). The Sillaro River basin belongs to clay-dominated settings, characterized by extensive badland development, and dominated by earth slides and earthflows. Here, forest removal began in the Roman period and has been followed by agricultural land abandonment and natural revegetation in recent time. By contrast, the Tsitika-Eve River basins are characterized by granitic and basaltic lithologies, and dominated by debris slides, debris flows and debris avalanches. In this setting, anthropogenic impacts started in 1960’s and have involved logging operation. The thesis begins with an introductory chapter, followed by a methodological section, where a multi-temporal mapping approach is proposed and tested at four landslide sites of the Sillaro River basin. Results, in terms of inventory completeness in time and space, are compared against the existing region-wide Emilia-Romagna inventory. This approach is then applied at the Sillaro River basin scale, where the multi-temporal inventory obtained is used to investigate the landslide activity in relation to historical land cover changes across geologic domains and in relation to hydro-meteorological forcing. Then, the impact of timber harvesting and road construction on landslide activity and sediment transfer in the Tsitika-Eve River basins is investigated, with a focus on the controls that interactions between landscape morphometry and cutblock location may have on landslide size-frequency relations. The thesis ends with a summary of the main findings and discusses advantages and limitations associated with the compilation of multi-temporal inventories in the two settings during different periods of human-driven, land-cover dynamics.