999 resultados para logaritmi storia della matematica XVII secolo
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La nozione di ambiente non è una nozione recente. Al giorno d’oggi il riferimento all’ambiente compare in maniera sempre più diffusa nei dibattiti, nelle opere scientifiche e artistiche, negli spazi di divulgazione e sempre più entra all’interno degli spazi affettivi individuali e all’interno delle teorie e delle prassi politiche individuali e collettive. L’ambiente tanto entra nel campo assiologico, quanto vi entra come elemento fragile, indissociabile dall’azione antropica individuale e collettiva, attraverso ciò che noi riassumiamo con la nozione di crisi ambientale. La crisi ambientale permette di riaprire degli ambiti di valore e di interesse nel presente, allo stesso tempo provoca una reinterpretazione e un riorientamento delle teorie e delle prassi del passato. Dal nostro presente di crisi ambientale, è possibile rintracciare delle figure che, nel passato, hanno rappresentato l’inerenza degli enti con il loro ambiente e, tra questi, dell’uomo con il suo ambiente di vita. Sono due le principali figure attraverso le quali si intende riprendere un rapporto con il nostro passato letto attraverso la crisi ambientale: la figura dell’interfaccia come ciò che demarca un rapporto di inerenza e di separazione tra un interno e un esterno che hanno un rapporto tra loro necessario e tuttavia contingente, e la figura della relazione di “esposizione”, tramite la quale si vuole pensare a forme di soggettività vulnerabili, esposte alle relazioni e ai concatenamenti nei quali sono inserite e che tuttavia non possono che esporre a loro volta le altre soggettività e l’ambiente di vita comune a continue modificazioni. Tramite i concetti di interfaccia e di esposizione abbiamo potuto seguire il prodursi di forme di sapere relative all’inerenza tra forme e modi dell’interiorità rispetto all’ambiente che si sono prodotte nella storia e che sono emerse tramite la provocazione di un passato indotto dalla trasformazione che è il nostro presente di crisi ambientale.
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La thèse se propose d’offrir la première traduction française des livres VI à VIII du traité des Simples de Galien portant sur la flore à intérêt pharmacologique. Afin de comprendre l’esprit et le but de l’œuvre, nous avons situé le médecin dans son contexte historique et culturel, le IIe siècle de notre ère, et nous avons fourni les données fondamentales de sa biographie et de sa production littéraire et, plus particulièrement, des textes pharmacologiques. Nous avons également étudié le rôle des plantes médicinales dans la médecine d’époque romaine, ainsi que les sources de l’œuvre, en particulier Dioscoride. Malgré le succès du traité au cours des siècles qui ont suivi, il n’a pas fait l’objet d’études approfondies et l’édition la plus récente demeure celle de K. G. Kühn du XIXe siècle. Une édition critique s’impose et c’est dans cette perspective que nous avons entrepris de dresser la liste définitive des manuscrits transmettant le texte galénique. Nous espérons que ces recherches permettront de comprendre un peu mieux l’importance des simples dans la pharmacologie de Galien et qu’elles seront un point de départ pour d’autres travaux sur le traité des Simples.
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Attraverso uno studio di caso, centrato su Marie-Anne Paulze-Lavoisier (1758-1836), la tesi tratta di pratiche legate all’annotazione e, più in generale, alla registrazione di informazioni su supporti cartacei tra gli anni ’70 del Settecento e gli anni ‘30 dell’Ottocento. Nota oggi come moglie e collaboratrice del chimico Antoine-Laurent Lavoisier (1743-1794), di cui avrebbe promosso le teorie attraverso un’attività di traduttrice e illustratrice, Paulze-Lavoisier è qui presentata nella veste di “secrétaire”, ossia di figura incaricata di mettere per iscritto osservazioni di varia natura. Ci si concentra, in particolare, sui Registres de laboratoire di Lavoisier, 14 quaderni petit in-folio a cui sono affidati i resoconti di esperimenti condotti a Parigi tra il 1772 e il 1788 e che rilevano in misura significativa della mano di lei. Oggetto finora di una storia del pensiero scientifico, interessata alle “idee” in essi contenute, i Registres sono da noi riletti alla luce di un approccio “materiale”, attento alle pratiche e alle condizioni della loro compilazione e del loro riutilizzo nel tempo. Si indagano quindi le funzioni di questi quaderni rispetto alla pratica sperimentale, ricostruendo al contempo i tratti e le evoluzioni del ruolo di segretaria affidato a Paulze-Lavoisier. Il focus su Paulze-Lavoisier permette da un lato a sollevare nuove domande in merito al rapporto tra scrittura delle note, genere e sociabilità ma anche, ad un altro livello, alla cosiddetta “invisibilità” degli assistenti; dall’altro offre la materia per una storia lunga dei Registres, che dai primi gesti in essi da lei operati agli inizi degli anni ’70 del Settecento arriva fino alle manipolazioni a cui sono sottoposti, per sua volontà, nei primi decenni dell’Ottocento.
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La tesi esamina il trattamento drammatico e musicale del soggetto di Semiramide in una delle sue prime trasposizioni operistiche: "La Semirami" di Giovanni Andrea Moniglia (Firenze 1625-1700) e Antonio Cesti (Arezzo 1623 - Firenze 1669). Quest’opera è legata ai più importanti centri d’influenza dell’attività compositiva di Cesti – Firenze, Innsbruck, Vienna e Venezia – e riassume tutti i mondi produttivi della sua carriera, divisa fra gli ambienti di corte e i teatri cittadini veneziani. L’opera fu commissionata nel 1665 per le nozze dell’arciduca d’Austria Sigismondo Francesco a Innsbruck, ma fu rappresentata solo nel 1667 alla corte di Leopoldo I a Vienna, e infine ripresa a Venezia al teatro di S. Moisè nel 1674 con una serie di ritocchi e il nuovo titolo "La schiava fortunata": Giulio Cesare Corradi revisionò il testo e Marc’Antonio Ziani aggiornò la musica. La tesi contiene una prima parte di studio dell’opera suddivisa in cinque capitoli, in cui offro: una panoramica aggiornata della biografia del compositore aretino e la contestualizzazione della "Semirami" nella sua carriera, con particolare attenzione alla genesi e alle fasi evolutive del dramma; l’analisi drammaturgica e musicale dell’opera, in cui esamino le scelte compositive di Cesti in rapporto al testo poetico dato; infine la fortuna della "Semirami" con l’allestimento veneziano del 1674 e le sue riprese. Un capitolo è dedicato interamente alla fortuna del soggetto di Semiramide nel Seicento operistico. La seconda parte della tesi contiene l’edizione dei testi poetici della "Semiramide" (Firenze 1690), della "Semirami" (Vienna 1667) e della "Schiava fortunata" (Venezia 1674) con la presentazione delle aggiunte e sostituzioni riscontrate nei testimoni relativi agli allestimenti successivi, fino al 1693.
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Visto lo straordinario successo mondiale della quadrilogia L’amica geniale di Elena Ferrante, questa tesi si pone l’obiettivo di analizzare la traduzione in cinese del primo volume e di spiegare quale sia stata la ricezione di un romanzo italiano di tale valore da parte del pubblico cinese. L’amica geniale è indubbiamente uno dei capolavori della letteratura italiana degli ultimi dieci anni. Pubblicata a partire dal 2011, la quadrilogia è diventata in breve tempo un best-seller in tutto il mondo, ottenendo il primo posto anche nelle classifiche dei libri più letti in Cina. Basato sulla storia della travagliata amicizia che legherà per sempre Elena e Lila, due bambine provenienti da un rione povero della periferia di Napoli, il romanzo si presenta come il racconto indiretto dell’evoluzione storica e sociale dell’Italia del Secondo Novecento. L’opera si contraddistingue dunque per una forte connotazione italiana e, in particolar modo, regionale: il presente lavoro è quindi incentrato sull’analisi della traduzione in cinese di tutti gli elementi culturo-specifici che contribuiscono alla creazione dell’immagine dell’Italia e della realtà locale in cui è ambientata la quadrilogia. Considerando, poi, l’universalità dei temi trasmessi da L’amica geniale, che ne hanno favorito il consenso internazionale, questa tesi si focalizza anche sull’impatto che il romanzo ha avuto sui lettori e sulle lettrici cinesi, provenienti da un background culturale molto distante da quello italiano.
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Questo elaborato intende illustrare come il successo della serie Netflix Original Dark abbia reso la Germania uno dei più grandi esportatori europei di serie tv sul mercato globale. La tesi è articolata in tre capitoli: nel primo viene fornita un’introduzione sulla nascita della piattaforma di streaming Netflix fino al suo arrivo in Europa e sulla distribuzione delle prime coproduzioni europee, per poi concentrarsi sul caso di studio della serie Dark, spiegando come si siano svolti i processi produttivi e distributivi, fino ad arrivare alla campagna marketing adottata per pubblicizzare l’uscita delle tre stagioni. Nel secondo capitolo viene presentata una panoramica delle tematiche che hanno determinato il successo di Dark, cercando di approfondire i diversi livelli di lettura che la serie offre all’interno della trama, talvolta solo accennati e difficoltosi da decifrare per il fruitore. Il terzo ed ultimo capitolo si concentra sulla ricezione che la serie Dark ha avuto a livello globale e sulla storia della televisione tedesca, analizzando come i paradigmi produttivi e distributivi siano mutati con l’avvento delle piattaforme di streaming.
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Sempre più spesso negli ultimi decenni la figura e la musica di Carlo Ambrogio Lonati (c.1645-post 1701) hanno destato l’interesse degli studiosi e degli esecutori, i quali hanno preso in considerazione singoli aspetti della sua biografia e della sua produzione. Tuttavia, il processo di riscoperta e di recupero è stato ostacolato dalla mancanza di un’investigazione complessiva e integrata, capace tanto di dar conto della poliedricità di Lonati – violinista, compositore, cantante, didatta – quanto di riesaminare e ricontestualizzare le sue composizioni. Questa dissertazione tenta di colmare tale lacuna e propone una riconsiderazione di Lonati alla luce della sua produzione per violino. L’impiego di un approccio circolare fa in modo che mentre le composizioni violinistiche offrono un canale privilegiato allo studio del percorso artistico e dell’opera di questo compositore, la riconsiderazione critica della biografia permette di calare la musica per violino in un contesto ampio, oltre le distinzioni tra generi. L’integrazione di approcci metodologici differenti ha permesso di proporre una visione completamente nuova del compositore e di riformulare lo studio delle sonate violinistiche. Uno scrupoloso studio codicologico e filologico ha investito quattro testimoni a stampa e diciannove manoscritti e ha permesso di riconsiderare profondamente alcune composizioni già individuate. Suddivise in certe, attribuibili e dubbie, le trentuno sonate sono state poste sotto la lente di diverse prospettive interpretative e analitiche e appaiono differenti per tradizione e statuto testuale, stile, forma e scrittura. Il quadro multiforme che esse descrivono permette un approccio trasversale al repertorio violinistico e strumentale europeo del tardo Sei e del primo Settecento e introduce questioni relative all’autorialità, all’attribuzionismo e ai concetti di opus, creatività e stile. L’edizione critica delle diciannove sonate per violino inedite offre un primo confronto con questo repertorio; l’inventario di tutte le composizioni oggi note attribuite a Lonati fornisce invece le basi per i prossimi studi.
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Il presente lavoro di ricerca propone una revisione del corpus greco dei manoscritti alchemici conservati presso le biblioteche italiane attraverso la realizzazione di un nuovo catalogo, aggiornato ed elaborato secondo le recenti norme di catalogazione. Tale progetto risponde alla necessità di un completo riesame dell’attuale catalogo dei codici alchemici italiani curato da Carlo Oreste Zuretti e pubblicato a Bruxelles nel 1927 (Catalogue des manuscrits alchimiques grecs, II). L’inadeguatezza e insufficienza di tale sussidio emerge soprattutto nella descrizione dei singoli esemplari, specie per quanto riguarda gli aspetti codicologici e paleografici. Il nuovo accurato studio che ha coinvolto ciascun manoscritto mira alla realizzazione di un esaustivo strumento di lavoro in grado di coniugare gli aspetti materiali, scrittori, testuali e storico-culturali degli esemplari esaminati. Le nuove acquisizioni emerse dallo studio dei codici consentono di delineare meglio la storia della circolazione dei testi alchemici greci e dei loro lettori.
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This dissertation presents a systematic and analytic overview of most of the information related to stones, minerals, and stone masonry which is found in the corpus of Plutarch of Chaeronea, combined with most of the information on metals and metalworking which is connected to the former. This survey is intended as a first step in the reconstruction of the full landscape of ‘chemical’ ideas occurring in Plutarch’s writings; accordingly, the exposition of the relevant passages, the assessment of their possible interpretations, the discussion on their implications, and their contextualization in the ancient traditions have been conducted with a special interest in the ‘mineralogical’ and ‘metallurgic’ themes developed in the frame of natural philosophy and meteorology. Although in this perspective physical etiology could have come to acquire central prominence, non-etiological information on Plutarch’s ideas on the nature and behaviour of stones and metals has been treated as equally relevant to reach a fuller understanding of how Plutarch conceptualized and visualized them in general, in- and outside the frame of philosophical explanation. Such extensive outline of Plutarch’s ideas on stones and metals is a prerequisite for an accurate inquiry into his use of the two in analogies, metaphors, and symbols: to predispose this kind of research was another aim of the present survey, and this aim has contributed to shape it; moreover, a special attention has been paid to the analysis of analogical and figurative speaking due to the nature itself of a large part of Plutarch’s references to stones and metals, which are either metaphorical, presented in close association with metaphors, or framed in analogies. Much of the information used for the present overview has been extracted —always with supporting argumentation— from the implications of such metaphors and analogies.
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Il presente lavoro consiste in uno studio della tradizione manoscritta dei Discorsi sacri (= DS) di Elio Aristide. Nel primo capitolo si presenta una descrizione dettagliata dei testimoni superstiti (tutti collazionati integralmente), talvolta ridatati su base paleografica; nel secondo si dimostra l’esistenza di un archetipo (O) a monte della trasmissione dell’opera aristidea; nel terzo, quarto e quinto si ricostruiscono gli stemmata codicum delle tradizioni, rispettivamente, di DS 1-2 (bipartita), 3-5 (monopartita) e 6 (monopartita); nel sesto – e ultimo – capitolo si ricostruisce la storia della circolazione dei DS dall’epoca di Areta di Cesarea al tardo XV sec. A completamento e supporto della ricerca sono offerte numerose tavole dei manoscritti esaminati nonché un indice dei codici collazionati.
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The focus of this dissertation is the analysis of the music-related philosophical passages from the 5th century B.C. to the 2nd century B.C. It aims to provide a multifaceted view towards music as a cultural phenomenon, which is based primarily on the philological and culturological explorations instead of the technical-musicological approach. The texts from our selected period attest that mousikē had an extremely broad conceptualisation which led to the attribution of the different, sometimes completely opposite value: from an insignificant performative practice to an activity which corresponds to the divine laws and directly affects the human soul. The discussed testimonia provide evidence of defining music both as an exclusively acoustic phenomenon and as a philosophically significant concept that oversteps the sonic definition. Our sources clearly demonstrate that mousikē was a polysemous term: it was understood as an interdisciplinary form of art (as the arts of the Muses), though it was also used to indicate the exclusively instrumental music or a philosophical concept, which does not necessarily define sound as its essential quality. The aim of this dissertation is to clarify the arguments behind each of these positions, to analyse whether such different modes of conceptualisation are compatible among themselves, and to see how they fit together into explaining what was understood as music in Antiquity. In this thesis we explore the conceptual framework of mousikē and analyse what enabled the musical thought to be worthy of the attention of the greatest philosophical minds. We will demonstrate that it was not the sound or the artistic practices that were central in the philosophical thought on music, but instead the embedded structural qualities that have correspondence to the universal proportions of the cosmic world and which are perceptible to the listeners through the medium of sound.
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The Ǧābirian corpus was a receiver of ancient Greek ideas and, at the same time, a source of knowledge for the later Greek-speaking world, in particular for medieval Byzantine alchemy. Both aspects are explored in the dissertation with respect to the notion of nature. After a general introduction to the Corpus and the sciences described in it, particular attention is devoted to a Byzantine anonymous text, The Work of Four Elements, which was probably influenced by the Ǧābirian Books of Seventy. These texts exemplify how, in the theory of the Ǧābirian science, things are constructed from four natures (hot, cold, moist and dry), the balance of which defines what a thing is. By changing the balance of natures, one can transmute any metals into gold that is perfectly proportioned in terms of natures. Ǧābir presents the art of dyeing metals gold in the Books of Seven Metals which, along with chrysopoetic recipes, also include medical recipes and theoretical contents such as the theories of four humours, properties, and talismans. Moreover, Ǧābir postulated a substrate that does not change in itself and continues to exist when natures move in and out of things. Such primary existence is called the fifth nature as an additional principle to the four natures. This key concept for the Ǧābirian theory, which has been underexplored so far, is discussed through the textual and critical analysis of various unedited sources: the Books of Seven Metals and the Book of the Fifth Nature. This study confirms that the fifth nature was probably derived from ancient Greek philosophical concepts such as the Empedoclean particles, the Aristotelian fifth element and the Stoic pneuma. Thus, this research indicates the importance of the Ǧābirian corpus both in the history of alchemy and the history of philosophy.
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In recent years we have witnessed important changes: the Second Quantum Revolution is in the spotlight of many countries, and it is creating a new generation of technologies. To unlock the potential of the Second Quantum Revolution, several countries have launched strategic plans and research programs that finance and set the pace of research and development of these new technologies (like the Quantum Flagship, the National Quantum Initiative Act and so on). The increasing pace of technological changes is also challenging science education and institutional systems, requiring them to help to prepare new generations of experts. This work is placed within physics education research and contributes to the challenge by developing an approach and a course about the Second Quantum Revolution. The aims are to promote quantum literacy and, in particular, to value from a cultural and educational perspective the Second Revolution. The dissertation is articulated in two parts. In the first, we unpack the Second Quantum Revolution from a cultural perspective and shed light on the main revolutionary aspects that are elevated to the rank of principles implemented in the design of a course for secondary school students, prospective and in-service teachers. The design process and the educational reconstruction of the activities are presented as well as the results of a pilot study conducted to investigate the impact of the approach on students' understanding and to gather feedback to refine and improve the instructional materials. The second part consists of the exploration of the Second Quantum Revolution as a context to introduce some basic concepts of quantum physics. We present the results of an implementation with secondary school students to investigate if and to what extent external representations could play any role to promote students’ understanding and acceptance of quantum physics as a personal reliable description of the world.
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Questa tesi è l’edizione critica, con traduzione italiana e note di commento, dell’opera alchemica di un autore bizantino, detto il Filosofo Cristiano. Nella parte introduttiva si esaminano le testimonianze dirette e indirette dell’opera, senza tralasciare l’analisi di alcuni problemi storici concernenti il nome e la datazione del nostro autore. L’edizione critica, con traduzione a fronte in italiano, è il nucleo della tesi. Seguono alcuni capitoli sulle varianti recenziori e le note di commento più estese, concernenti specifici punti dell’opera. Concludono il presente lavoro le appendici e le tabelle riguardanti l’ordinamento dei capitoli del Cristiano e la posizione dell’opera all’interno del corpus alchemico greco, secondo i principali manoscritti.
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Questo lavoro intende offrire una prima panoramica generale del carteggio di Ulisse Aldrovandi (1522-1605), contenuto prevalentemente presso il Fondo Aldrovandi della Biblioteca Universitaria di Bologna. Lo studioso di storia naturale bolognese aveva infatti scambiato oltre 2.100 lettere con corrispondenti provenienti da zone anche geograficamente remote. Del totale complessivo di queste lettere, solo poche sono state pubblicate, mentre una percentuale significativa di lettere rimane ancora oggi inedita. La presente ricerca non ha tuttavia come obiettivo l’edizione delle lettere, ma uno studio analitico delle funzioni e delle caratteristiche preminenti di questa corrispondenza esaminata nella sua totalità.