485 resultados para Museologia


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Este artigo apresenta uma proposta de revalorização do Mosteiro beneditino de Santa Maria de Pombeiro, fundado no seculo XI, perto de Felgueiras e próximo de Tibães. A partir de uma reflexão sobre o atual valor da realidade patrimonial, e sobre o significado que tem hoje para nós a sua dinamização, explicitam-se as razões da singularidade desta comunidade. Razões que se prendem com a história e o passado de Pombeiro, mas que estão também relacionadas com a especificidade do seu presente, e que facilitam e impõem a sua musealização. Analisa-se ainda a relevância do uso das novas tecnologias neste projeto sociocultural.

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«O diabo foge da Cruz», diz-se. E diz-se também: «Cruzes canhoto!»; «Cruz, credo!» e noutras aflições que se está «entre a Cruz e a espada», ou «entre a Cruz e a caldeirinha». Para mostrar o valor da perseverança emprega-se a expressão «levar a Cruz ao Calvário» e em desespero máximo e personalizado: «és a minha Cruz»… Vivemos num tempo em que há pouco espaço para a espiritualidade, as indústrias do entretenimento tudo varrem, o que exige esforço surge como aterrador e o que se relaciona com sacrifício quase não tem lugar. À partida a Cruz não é um sinal sedutor para esta época a não ser transformada numa bela joia que se põe ao pescoço. Convém ir um pouco mais atrás para entender esta marca.Quando se transforma um objecto sacro num objecto museológico a função estética prevalece sobre a catequética, torna-se sobretudo um “objecto de consumo visual” que se protege do tempo e do tacto. É uma outra forma de separar e interditar, perpetuando um estatuto exclusivo ao objecto.Centrei-me em catorze cruzes que se encontram na Diocese do Funchal, o número canónico das estações da Via Sacra, antes de se acrescentar uma décima quinta que corresponde à Ressureição. Veremos peças que se encontram muito bem estudadas e de que existe já abundante bibliografia. A minha intenção é que o nosso olhar repouse sobre a Cruz e se assemelhe ao olhar terno de Cristo, como aquele que dirigiu ao jovem rico «Jesus, fitando nele o olhar, sentiu afeição por ele» (Mc 10, 21).

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A partire dalla caduta di Costantinopoli (1453) il problema dell’espansionismo ottomano acquisì progressiva importanza negli equilibri politici europei, scandendo con momenti di tregua e ostilità i rapporti tra Ponente e Levante per i successivi due secoli. Le conseguenze di tali tensioni politiche si riversarono sulla ritrattistica dei principi europei, il cui nuovo ruolo di eroi antiturchi trovò espressione, coerentemente con la diffusa lettura del problema ottomano in un’ottica di comparatio temporum, nell’istituzione di parallelismi con figure d’eroi antecedenti, della storia o del mito. Tali immagini allegoriche principesche hanno costituito il soggetto del presente studio e sono state indagate attraverso tre focus su altrettanti contesti cronologici, compresi tra la presa turca della capitale dell’Impero bizantino e la riconquista cristiana di Tunisi (1535). La considerazione di questo arco temporale, meno indagato rispetto a cronologie successive, ha consentito di individuare e rendere ragione di alcune specificità iconografiche delle immagini allegoriche dei principi antiturchi: tra queste in primis è emerso un movimento oscillatorio tra il riuso di iconografie sacrali-cavalleresche, di matrice crociata, e l’impiego di un repertorio di modelli eroici antichi, elaborato ad hoc nel detto frangente storico-culturale, le cui origini sono state rintracciate negli scritti encomiastici ed esortativi degli umanisti italiani attivi nel secondo Quattrocento. I casi di studio presi in esame hanno inoltre conferito alla ricerca un carattere d’interesse anche in rapporto agli studi sulla ritrattistica d’identificazione, annoverando una serie di diverse forme di espressione visiva della comparazione eroica, delle quali il ritratto in veste eroica costituisce la manifestazione più compiuta. Sia sul frangente iconografico sia su quello tipologico, i risultati ottenuti della ricerca sono infine stati verificati, in sede di conclusioni, su un succinto corpus di opere esteso al tardo Cinquecento e al Seicento.

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I metodi di conservazione per i materiali cartacei in Italia e in Cina sono nati in diversi contesti storici. L’idea di questo studio nasce dalla necessità di sviluppare analisi specifiche sul metodo di restauro cartaceo cinese, per introdurre metodi e tecnologie efficaci ed innovative.

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Il patrimonio culturale sopravvissuto fino ai giorni nostri nonostante calamità naturali ed eventi catastrofici è oggi sempre più in pericolo: gli eventi naturali, accelerati e resi ancora più distruttivi dagli effetti del cambiamento climatico, lo scoppio continuo di nuovi conflitti armati e l’inconsapevolezza con cui gli uomini sfruttano il territorio comportano un aumento dei rischi e dei possibili danni ad un patrimonio che, tuttavia, è di importanza vitale per la crescita dell’umanità. Per evitare che il patrimonio culturale venga disperso o distrutto, è necessario applicare misure di prevenzione e protezione mirate, utilizzando in maniera efficiente gli strumenti disponibili; lo scopo ultimo della prevenzione e della protezione deve essere la resilienza, che va costruita attraverso la conoscenza e l’attenta pianificazione della gestione del patrimonio. Il presente lavoro di ricerca si propone dunque di analizzare i metodi e le strategie utilizzabili per la valutazione e la gestione del rischio applicati ai beni culturali, verificando a quale livello di consapevolezza si è giunti a livello sia nazionale che internazionale, passando in rassegna le tecnologie che permettono di proteggere il patrimonio agevolando il lavoro di mitigazione del rischio e applicando un prototipo di calcolo e analisi del rischio al caso studio del Museo di Nonantola, in provincia di Modena.