991 resultados para Almanacs, Hebrew


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Background: Rheumatic diseases in children are associated with significant morbidity and poor health-related quality of life (HRQOL). There is no health-related quality of life (HRQOL) scale available specifically for children with less common rheumatic diseases. These diseases share several features with systemic lupus erythematosus (SLE) such as their chronic episodic nature, multi-systemic involvement, and the need for immunosuppressive medications. HRQOL scale developed for pediatric SLE will likely be applicable to children with systemic inflammatory diseases.Findings: We adapted Simple Measure of Impact of Lupus Erythematosus in Youngsters (SMILEY (c)) to Simple Measure of Impact of Illness in Youngsters (SMILY (c)-Illness) and had it reviewed by pediatric rheumatologists for its appropriateness and cultural suitability. We tested SMILY (c)-Illness in patients with inflammatory rheumatic diseases and then translated it into 28 languages. Nineteen children (79% female, n= 15) and 17 parents participated. The mean age was 12 +/- 4 years, with median disease duration of 21 months (1-172 months). We translated SMILY (c)-Illness into the following 28 languages: Danish, Dutch, French (France), English (UK), German (Germany), German (Austria), German (Switzerland), Hebrew, Italian, Portuguese (Brazil), Slovene, Spanish (USA and Puerto Rico), Spanish (Spain), Spanish (Argentina), Spanish (Mexico), Spanish (Venezuela), Turkish, Afrikaans, Arabic (Saudi Arabia), Arabic (Egypt), Czech, Greek, Hindi, Hungarian, Japanese, Romanian, Serbian and Xhosa.Conclusion: SMILY (c)-Illness is a brief, easy to administer and score HRQOL scale for children with systemic rheumatic diseases. It is suitable for use across different age groups and literacy levels. SMILY (c)-Illness with its available translations may be used as useful adjuncts to clinical practice and research.

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Pós-graduação em História - FCLAS

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We consider the question whether there exists a Banach space X of density continuum such that every Banach space of density at most continuum isomorphically embeds into X (called a universal Banach space of density c). It is well known that a""(a)/c (0) is such a space if we assume the continuum hypothesis. Some additional set-theoretic assumption is indeed needed, as we prove in the main result of this paper that it is consistent with the usual axioms of set-theory that there is no universal Banach space of density c. Thus, the problem of the existence of a universal Banach space of density c is undecidable using the usual axioms of set-theory. We also prove that it is consistent that there are universal Banach spaces of density c, but a""(a)/c (0) is not among them. This relies on the proof of the consistency of the nonexistence of an isomorphic embedding of C([0, c]) into a""(a)/c (0).

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In this work we study C (a)-hypoellipticity in spaces of ultradistributions for analytic linear partial differential operators. Our main tool is a new a-priori inequality, which is stated in terms of the behaviour of holomorphic functions on appropriate wedges. In particular, for sum of squares operators satisfying Hormander's condition, we thus obtain a new method for studying analytic hypoellipticity for such a class. We also show how this method can be explicitly applied by studying a model operator, which is constructed as a perturbation of the so-called Baouendi-Goulaouic operator.

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Il lavoro ripercorre le tracce che gli ebrei portoghesi, esuli dopo il biennio 1496-97, lasciarono nel loro cammino attraverso l'Europa. In particolare, l'interesse si concentra sulla breve parentesi italiana, che grazie all'apertura e alla disponibilità  di alcuni Signori, come i Gonzaga di Mantova, i Medici, i Dogi della Serenissima e gli Este, risulta ricchissima di avvenimenti e personaggi, decisivi anche per la storia culturale del Portogallo. L'analisi parte evidenziando l'importanza che ebbe la tipografia ebraica in Portogallo all'epoca della sua introduzione nel Paese; in secondo luogo ripercorre la strada che, dal biennio del primo decreto di espulsione e del conseguente battesimo di massa, porta alla nascita dell'€™Inquisizione in Portogallo. Il secondo capitolo tenta di fare una ricostruzione, il più possibile completa e coerente, dei movimenti degli esuli, bollati come marrani e legati alle due maggiori famiglie, i Mendes e i Bemveniste, delineando poi il primo nucleo di quella che diventerà  nel Seicento la comunità  sefardita portoghese di Amsterdam, dove nasceranno le personalità  dissidenti di Uriel da Costa e del suo allievo Spinoza. Il terzo capitolo introduce il tema delle opere letterarie, effettuando una rassegna dei maggiori volumi editi dalle officine tipografiche ebraiche stanziatesi in Italia fra il 1551 e il 1558, in modo particolare concentrando l'attenzione sull'€™attività  della tipografia Usque, da cui usciranno numerosi testi di precettistica in lingua ebraica, ma soprattutto opere cruciali come la famosa «Bibbia Ferrarese» in castigliano, la «Consolação às Tribulações de Israel», di Samuel Usque e la raccolta composta dal romanzo cavalleresco «Menina e Moça» di Bernardim Ribeiro e dall'ecloga «Crisfal», di un autore ancora non accertato. L'ultimo capitolo, infine, si propone di operare una disamina di queste ultime tre opere, ritenute fondamentali per ricostruire il contesto letterario e culturale in cui la comunità  giudaica in esilio agiva e proiettava le proprie speranze di futuro. Per quanto le opere appartengano a generi diversi e mostrino diverso carattere, l'€™ipotesi è che siano parte di un unicum filosofico e spirituale, che intendeva sostanzialmente indicare ai confratelli sparsi per l'Europa la direzione da prendere, fornendo un sostegno teoretico, psicologico ed emotivo nelle difficili condizioni di sopravvivenza, soprattutto dell'integrità religiosa, di ciascun membro della comunità.

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La Tesi Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. si propone di illustrare i complessi rapporti instauratisi tra i vari popoli che si affacciarono sulle rive del Mediterraneo e nelle sue vicinanze, tra il 1200 e il 500 a.C. circa, quali emergono dalle iscrizioni disponibili, principalmente greche e semitiche (soprattutto fenicie, ebraiche, aramaiche e assire), prendendo tuttavia in esame anche iscrizioni ittite, egiziane, frigie, etrusche e celtiche. Le date suddette riguardano due eventi cruciali, che sconvolsero il Mediterraneo: gli attacchi dei Popoli del Mare, che distrussero l'Impero Ittita e indebolirono l'Egitto, e le guerre Persiane. Le iscrizioni riportate sono 1546, quasi sempre traslitterate, tradotte, e accompagnate da un'immagine, da riferimenti bibliografici essenziali e da una breve motivazione del collegamento proposto. Il quadro che si delinea ben testimonia la complessità dei rapporti che si intrecciarono in quel periodo: si pensi alle centinaia di graffiti greci trovati a Naucrati, in Egitto, o alle decine di iscrizioni greche trovate a Gravisca. Anche le iscrizioni aramaiche e assire attestano gli stretti rapporti che si formarono tra Siria e Mesopotamia; ugualmente Iran e Arabia sono, direttamente o indirettamente, collegati a Etruria e Grecia; così troviamo un'iscrizione greca nel cuore dell'Impero Persiano, e un cratere laconico nel centro della Gallia. In realtà lo scopo di questo lavoro è anche quello di mettere in contatto due mondi sostanzialmente separati, ossia quello dei Semitisti e quello dei Grecisti, che solo apparentemente si conoscono e collaborano. Inoltre vorrei soavemente insinuare l'idea che la tesi di Joseph Naveh, che ipotizzò che gli alfabeti greci abbiano tratto origine in prima istanza dalle iscrizioni protocananaiche, nel XII sec. a.C., è valida, e che solo in un secondo tempo i Fenici abbiano dato il loro apporto.

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La tesi ha per oggetto la cultura ebraica cretese nei secoli XIV-XVI e, in particolare, l’influsso esercitato su di essa dalla cultura e dalle tradizioni degli ebrei sefarditi e ashkenaziti che cominciarono a stabilirsi sull’isola a partire dalla metà del Trecento. La tesi si basa da un lato su fonti amministrative e notarili e, dall’altro, sui manoscritti ebraici prodotti o portati a Candia nel periodo considerato. Il primo capitolo tratta della comunità ebraica nel primo Cinquecento e porta nuove notizie a proposito della geografia della zudeca, delle sue sinagoghe, della sua composizione sociale, dell’entità della sua popolazione e della biografia del principale leader spirituale e culturale attivo a Candia a quell’epoca: Elia Capsali. Il secondo capitolo offre una panoramica sull’immigrazione ebraica a Candia nei secoli XIV-XV. Il terzo capitolo esplora alcune particolarità della liturgia sinagogale elaborata dagli ebrei candioti sotto l’influsso della tradizione ashkenazita. Il quarto capitolo tratta di due liste di libri databili alla seconda metà del Quattrocento (Bologna, Biblioteca Universitaria, ms. 3574 B) e suggerisce di considerarle come indicative del peso che ebbero alcuni immigrati ebrei catalani nella diffusione della cultura medica sefardita a Candia. Il quinto capitolo è dedicato al medico, filosofo e astronomo Mosheh ben Yehudah Galiano, il quale visse a Candia tra la seconda metà degli anni Venti del Cinquecento e il 1543. L’ultimo capitolo tratta degli effetti provocati dall’epidemia di peste del 1592-95 all’interno della zudeca di Candia.

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Tajikistan is judged to be highly vulnerable to risk, including food insecurity risks and climate change risks. By some vulnerability measures it is the most vulnerable among all 28 countries in the World Bank’s Europe and Central Asia Region – ECA (World Bank 2009). The rural population, with its relatively high incidence of poverty, is particularly vulnerable. The Pilot Program for Climate Resilience (PPCR) in Tajikistan (2011) provided an opportunity to conduct a farm-level survey with the objective of assessing various dimensions of rural population’s vulnerability to risk and their perception of constraints to farming operations and livelihoods. The survey should be accordingly referred to as the 2011 PPCR survey. The rural population in Tajikistan is highly agrarian, with about 50% of family income deriving from agriculture (see Figure 4.1; also LSMS 2007 – own calculations). Tajikistan’s agriculture basically consists of two groups of producers: small household plots – the successors of Soviet “private agriculture” – and dehkan (or “peasant”) farms – new family farming structures that began to be created under relevant legislation passed after 1992 (Lerman and Sedik, 2008). The household plots manage 20% of arable land and produce 65% of gross agricultural output (GAO). Dehkan farms manage 65% of arable land and produce close to 30% of GAO. The remaining 15% of arable land is held in agricultural enterprises – the rapidly shrinking sector of corporate farms that succeeded the Soviet kolkhozes and sovkhozes and today produces less than 10% of GAO (TajStat 2011) The survey conducted in May 2011 focused on dehkan farms, as budgetary constraints precluded the inclusion of household plots. A total of 142 dehkan farms were surveyed in face-to-face interviews. They were sampled from 17 districts across all four regions – Sughd, Khatlon, RRP, and GBAO. The districts were selected so as to represent different agro-climatic zones, different vulnerability zones (based on the World Bank (2011) vulnerability assessment), and different food-insecurity zones (based on WFP/IPC assessments). Within each district, 3-4 jamoats were chosen at random and 2-3 farms were selected in each jamoat from lists provided by jamoat administration so as to maximize the variability by farm characteristics. The sample design by region/district is presented in Table A, which also shows the agro-climatic zone and the food security phase for each district. The sample districts are superimposed on a map of food security phases based on IPC April 2011.

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Tajikistan, with 93% of its surface area taken up by mountains and 65% of its labor force employed in agriculture, is judged to be highly vulnerable to risks, including climate change risks and food insecurity risks. The article examines a set of land use policies and practices that can be used to mitigate the vulnerability of Tajikistan’s large rural population, primarily by increasing family incomes. Empirical evidence from Tajikistan and other CIS countries suggests that families with more land and higher commercialization earn higher incomes and achieve higher well-being. The recommended policy measures that are likely to increase rural family incomes accordingly advocate expansion of smallholder farms, improvement of livestock productivity, increase of farm commercialization through improvement of farm services, and greater diversification of both income sources and the product mix. The analysis relies for supporting evidence on official statistics and recent farm surveys. Examples from local initiatives promoting sustainable land management practices and demonstrating the implementation of the proposed policy measures are presented.

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The Druze community in Israel is a distinct religious community currently undergoing important ethnolinguistic shifts. The government's implementation of an official policy has led to the deconstruction and reshaping of the Druze political and national identity to one that differs substantially from that of the Palestinian minority in Israel. In this study, I argue that the visibility, vitality and appreciation of Hebrew in the Druze linguistic landscape are indicative of new ethnolinguistic boundaries of the Druze identity in Israel. The fact that the Druze in Israel are dispersed throughout the Galilee and Mount Carmel area and experience varying levels of language contact as well as divergent economic relations with their Palestinian–Israeli and Jewish–Israeli neighbors suggests that one cannot expect uniformity in the Druze linguistic markets or the processes of social, cultural and linguistic identification. This study will show that Hebrew has become a dominant component of the linguistic repertoire and social identity of the Druze in the Mount Carmel area since it has become the first choice of communication as the linguistic landscape indicates.