991 resultados para innesti, riuso, architettura, rurale


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I robot industriali iniziano a diffondersi in maniera significativa verso la metà degli anni ’70, quando affrontare economicamente il costo legato alla loro progettazione e costruzione risultò più vantaggioso rispetto all’assunzione di manodopera. Nella categoria dei robot industriali rientrano anche i polsi robotici che, posti all’estremità di un braccio meccanico, possono essere impiegati in diverse applicazioni industriali. In questo ambito si inserisce il meccanismo sferico ideato da Wu e Carricato. Esso presenta un’architettura ibrida seriale-parallela e, grazie ad una disposizione simmetrica dei membri che lo costituiscono, è in grado di riprodurre il movimento del polso umano. L’attività svolta e presentata in questo elaborato è stata finalizzata alla progettazione, attraverso l’ausilio dei software Creo e Matlab, sia degli organi che compongono il dispositivo sia della trasmissione meccanica che consente l’attuazione dei 2 gradi di libertà (gdl) posseduti dal meccanismo. Sono state realizzate due versioni CAD del polso; la prima è volta alla realizzazione in materiale plastico dei componenti, sfruttando la tecnologia della stampa 3D, in modo da ottenere un primo prototipo funzionante ed operativo, in cui si sono previsti accoppiamenti rotoidali tra le parti del tipo a strisciamento. Costruito ed assemblato il prototipo in plastica, si è potuta verificare la compatibilità tra precisione costruttiva, tolleranze dimensionali e geometriche garantite dalla stampa 3D e corretto funzionamento del meccanismo. La seconda versione rappresenta una versione ingegnerizzata della precedente. In particolare, prevede la realizzazione in alluminio del polso e la progettazione dei giunti cinematici (principalmente rotoidali) utilizzando accoppiamenti volventi e non a strisciamento. In questo modo si riescono a ridurre le imperfezioni di montaggio ed i notevoli giochi introdotti dall’impiego di componenti in plastica.

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Negli ultimi decenni l’attenzione alle tematiche della sostenibilità ambientale e dell’inquinamento globale da parte dell’opinione pubblica e delle imprese è in costante aumento. Una tra le principali fonti di inquinamento è costituita dai rifiuti, e di conseguenza, la loro gestione e il loro smaltimento sono diventate una priorità, non solo per le istituzioni, ma anche per le imprese e per i cittadini. Inoltre la crescita della domanda delle risorse presenti in natura è in costante aumento e l’approvvigionamento di esse si è rivelato essere invece soggetto a significativi limiti. In questo attuale contesto quindi, il modello economico lineare fino ad oggi utilizzato, “take-make-dispose”, non risulta più idoneo. Si è sviluppato così il concetto di “Economia Circolare”. L’obiettivo di questa economia è quello di eliminare il concetto di scarto, il rifiuto deve essere considerato una vera e propria risorsa. In questo sistema tutte le attività, a partire dall’ estrazione fino ad arrivare alla produzione, sono organizzate in modo che i rifiuti di uno diventino risorse per un altro. L’obiettivo della tesi è quello di applicare il concetto di Economia Circolare al mercato dei dispositivi tessili per sala operatoria (DTSO), utilizzando la valutazione del ciclo di vita di un prodotto (analisi LCA) in modo da individuare le fasi più critiche e poter operare dei miglioramenti. Dopo essere stati sottoposti a 70 cicli di lavaggio e sterilizzazione i dispositivi TTR (Tessuti Tecnici Riutilizzabili) non sono più idonei ad essere utilizzati in ambito ospedaliero e vengono smaltiti in discarica , così come vengono smaltiti altri miliardi di rifiuti ogni giorno.Questi tessuti, seppur non conformi agli standard qualitativi richiesti dalle norme ospedaliere, possono essere riciclati o riutilizzati in prodotti di altro tipo. L’obiettivo di questo lavoro è quello di reimmettere questi dispositivi in un ciclo di vita di un nuovo prodotto, in ottica appunto di economia circolare.

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Descrizione di un edificio soggetto all'azione del sisma che ha subito danni e crolli. Valutazione dei danni e del comportamento dei materiali. Definizione di interventi atti al miglioramento della struttura in ambito sismico.

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L’innovazione non è solamente l’applicazione e l’uso di nuovi device tecnologici ma, anche, un nuovo approccio capace di gestire le sfide sociali delle nostre città. In esse gli spazi pubblici sono i luoghi che per primi possono essere portatori di nuovi valori, nuovi modi di vivere e di agire sulle città. Sono spazi di sperimentazione dove possiamo imparare ad interagire con (e rispettando) i diversi attori. L’intervento architettonico in questi ambiti diventa il mezzo per favorire l’evoluzione positiva dell’attuale stato fisico e sociale. La progettazione si sta, però, evolvendo trasformandosi sempre più in una strategia in grado di apprendere dagli eventi e dalle contingenze. Gli interventi proposti nella mia tesi di laurea, seguendo questo approccio, vogliono portare una riqualificazione degli spazi urbani pubblici di Zingonia, una realtà estremamente complessa e stimolante. Zingonia è nata come New town nel 1964 ed oggi appare come un quartiere metropolitano degradato e pericoloso senza Comune, una periferia senza centro, uno dei più sorprendenti e complessi laboratori d’immigrazione in Italia. L’insieme di piccoli interventi proposti sono azioni che vogliono incrementare la percezione di un luogo “sicuro”, tentando di abbassare alcune barriere mentali e fisiche. I risultati concreti di questi interventi sono altrettanto importanti quanto i risultati sociali e psicologici percepiti dai partecipanti. La strategia adottata prevede il coinvolgimento degli user in tutto il processo, promuovendo interventi di autocostruzione “DIY-Do it yourself”. Questo approccio è rilevante perchè l’azione di creazione genera un legame molto importante con lo spazio e attiva il dialogo con gli altri partecipanti che è alla base dello sviluppo di una comunità. Le persone vengono così coinvolte in un educazione pratica dell’estetica del paesaggio diventando consapevoli del proprio potere nel cambiare ciò che le circonda.

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The book analyzes the history of Japanese Architecture between Nara Period (710-784) and Meiji Period (1867-1912). The book is organized in two part: "The History" and "The Cultural Heritage" with a reflexion about the restoration of the Temples and Shrines. The book is the result of an international research work at the Kyoto University.

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Villa Adriana presenta un ampio spettro di possibili casi studio finalizzati ad approfondire il tema della documentazione e della catalogazione dei Beni Culturali. La diffusione della rete Internet ha oggi determinato la necessità di gestire le informazioni in forma distribuita. Nel settore dei B.C., per anni le informazioni relative agli stessi venivano riassunte in schede, “beni schedati” per l’appunto, in modo da facilitarne la consultabilità e l’organizzazione manuale. Nel primo periodo della informatizzazione il processo è stato perfettamente uguale: schede, unità di misura e campi rimasero gli stessi, ma digitalizzati. È chiaro che oggi un sistema del genere appare poco appropriato rispetto alle proprietà dei sistemi digitali, per consentirne lo studio e/o la fruizione. Quindi è nata l’esigenza di migliorare la gestione dei dati raccolti e aggiornare la scheda tenendo conto dell’esperienza sia di coloro che lavorano nel campo della catalogazione dei beni culturali sia di coloro che operano nelle Soprintendenze e nelle Università. Tutto ciò ha spinto il Ministero per i Beni e le Attività Culturali a pensare una soluzione al fine di creare un processo evolutivo dei cittadini. L’“innovazione tecnologica”, oltre ad essere un’implementazione di una nuova regola organizzativa, miglio9ra il supporto alla salvaguardia dei beni artistici e archeologici, mettendo a disposizione dei tecnici delle soprintendenze e delle forze dell’ordine strumenti che semplificano l’attività nella tutela del patrimonio culturale. È innegabile il fatto che oggi i nuovi “media” siano il fulcro di un “movimento” verso i modelli rinnovati di comunicazione della conoscenza che offrono le forme più rapide e immediate dell’offerta culturale. Il sistema informativo permette di incrociare le informazioni di carattere tecnico con i dati relativi alla conoscenza del bene e alla sua storia, mettendoli in relazione alla specifica area a cui si riferiscono.

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Introduction : La situation de l’accès, de la continuité et de la coordination des services de santé au Canada et au Québec est des plus préoccupantes. Pour contribuer à résoudre ces problématiques, l’élargissement des champs de pratique professionnels a été proposé. Lorsqu’il est question d’élargir le rôle des infirmières, la pratique infirmière avancée (PIA) est fréquemment abordée. Au Québec, ce n’est qu’en 2006 qu’un rôle associé à la PIA en première ligne a pu officiellement être mis en place, celui d’infirmière praticienne spécialisée en soins de première ligne (IPSPL) (Durand, Allard, & Ménard, 2006). L’implantation du rôle d’IPSPL est récente et peut être conçue comme une innovation. Les difficultés liées à l’implantation des rôles de PIA font l’objet d’un consensus. Pour pallier à ces difficultés, il est proposé d’approfondir la compréhension de la façon dont les rôles de PIA sont implantés, et ce, en considérant les contextes. Encore peu de recherches s’intéressent au processus d’implantation du rôle d’IPSPL au Québec, et aucune n’est centrée sur le contexte rural éloigné. But : Cette recherche vise à comprendre le processus d’implantation du rôle d’IPSPL au sein d’une région rurale éloignée du Québec, à travers l’éclairage d’un cadre de référence intégrant les théories de la diffusion de l’innovation et des transitions. Méthode : Cette étude de trois cas se situe dans un paradigme pragmatique, avec des visées descriptive et explicative. Des stratégies de collecte de données mixtes ont été utilisées auprès de personnes provenant du contexte québécois, de la région ciblée et des cas (IPSP, médecins partenaires, DSI, DSP, gestionnaires, personnes soignées et leur famille). Résultats : L’implantation est un processus multidimensionnel, multifactoriel et évolutif. Le contexte, le déroulement, la compréhension, les acteurs et le temps sont des parties intégrantes de l’implantation et sont étroitement inter-reliés. Le déroulement de l’implantation et des transitions se produit simultanément. Discussion : Cette recherche a permis de mettre en lumière la raison pour laquelle le processus d’implantation du rôle d’IPSPL doit être considéré comme un processus complexe. Cette thèse contribue à éclairer la recherche axée sur l’efficacité en permettant de mieux comprendre les différentes composantes de l’implantation. Mots-clés : implantation, rôle, infirmière praticienne, première ligne, rural, éloigné, innovation, transition.

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Paesaggio ed infrastrutture viarie sono un binomio molto forte: il primo ha insito il concetto di accessibilità, in quanto non può esistere senza la presenza di un osservatore; la strada, invece, trova i fattori che la connotano nel suo rapporto con la morfologia su cui insiste. Le infrastrutture viarie sono elemento strutturale e strutturante non solo di un territorio, ma anche di un paesaggio. Le attuali esigenze di mobilità portano oggi a ripensare ed adeguare molte infrastrutture viarie: laddove è possibile si potenziano le strutture esistenti, in diversi casi si ricorre a nuovi tracciati o a varianti di percorso. Porsi il problema di conservare itinerari testimoni della cultura materiale ed economica di una società implica considerazioni articolate, che travalicano i limiti del sedime: una via è un organismo più complesso della semplice linea di trasporto in quanto implica tutta una serie di manufatti a supporto della mobilità e soprattutto il corridoio infrastrutturale che genera e caratterizza, ovvero una porzione variabile di territorio definita sia dal tracciato che dalla morfologia del contesto. L’evoluzione dei modelli produttivi ed economici, che oggi porta quote sempre maggiori di popolazione a passare un tempo sempre minore all’interno del proprio alloggio, rende la riflessione sulle infrastrutture viarie dismesse o declassate occasione per la progettazione di spazi per l’abitare collettivo inseriti in contesti paesaggistici, tanto urbani che rurali, tramite reti di percorsi pensate per assorbire tagli di mobilità specifici e peculiari. Partendo da queste riflessioni la Tesi si articola in: Individuazioni del contesto teorico e pratico: Lo studio mette in evidenza come la questione delle infrastrutture viarie e del loro rapporto con il paesaggio implichi riflessioni incrociate a diversi livelli e tramite diverse discipline. La definizione dello spazio fisico della strada passa infatti per la costruzione di un itinerario, un viaggio che si appoggia tanto ad elementi fisici quanto simbolici. La via è un organismo complesso che travalica il proprio sedime per coinvolgere una porzione ampia di territorio, un corridoio variabile ed articolato in funzione del paesaggio attraversato. Lo studio propone diverse chiavi di lettura, mettendo in luce le possibili declinazioni del tema, in funzione del taglio modale, del rapporto con il contesto, del regime giuridico, delle implicazioni urbanistiche e sociali. La mobilità dolce viene individuata quale possibile modalità di riuso, tutela e recupero, del patrimonio diffuso costituito dalle diversi reti di viabilità. Antologia di casi studio: Il corpo principale dello studio si basa sulla raccolta, analisi e studio dello stato dell’arte nel settore; gli esempi raccolti sono presentati in due sezioni: la prima dedicata alle esperienze più significative ed articolate, che affrontano il recupero delle infrastrutture viarie a più livelli ed in modo avanzato non concentrandosi solo sulla conversione del sedime, ma proponendo un progetto che coinvolga tutto il corridoio attraversato dall’infrastruttura; la seconda parte illustra la pratica corrente nelle diverse realtà nazionali, ponendo in evidenza similitudini e differenze tra i vari approcci.

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Research on the sensual experience of place is not a mainstream topic in the architectural debate; it is more common in other disciplines like landscape architecture or interior design. The curriculum sometime offers opportunities of cross-pollination between disciplines; students in architecture courses might be exposed to different theories of space more typical to other fields. This paper explore the teaching/research nexus within QUT Master of Architecture research stream; the focus of the discussion is students’ experimentation with people’s experience and navigation of the public space. Theories of placemaking in relation to urban design are first introduced; then the teaching/research nexus is discussed; finally students’ experience in approaching phenomenological research within the Master of Architecture are presented.

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The natural and built environment has been shown to affect its users in both psychological and physiological forms. But can if affect the sociological aspects of human processes and actions? The activation of the public realm can be shown to reduce socially dysfunctional behaviour through the simple occupation of the space and a number of other key variables through its design. In order to explore this further we must study how public space is being used in terms of social interaction, which will lead to a set of design ideals through which the social activation of public space can be achieved. Observations of differing social contexts have been undertaken in order to solidify key ideas and design principles for the activation of public space. Three sites were selected, each containing different amounts of vegetation and opportunity for occupation. These were then analysed through a lens of levels of social interaction. In this way it can become evident how the users interact with and within their social environments Through the analysis of the chosen sites, it has become evident that levels of interaction between the users, whether for transitory or occupational purposes, rise directly with vegetation and opportunity for occupation. With this in mind it can be determined that through design, public space can allow for and create greater opportunity for social interaction.

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An issue gaining prominence in our urban environments in the notion of lost space, the undesirable urban areas that are in need of redesign, commonly caused by a focus on development as individual architectural entities, without a greater view of the urban environment as a holistic entity. Within the context of South East Queensland, the suburb of Fortitude Valley has been earmarked for development as an extension of the current CBD. With lost and disused spaces already existing throughout the suburb due to rapid growth and mismatched developments, recent planning regimes have proposed rejuvenation in the form of proposals that echo typologies from other Australian regions, such as the laneway typology from Melbourne. Opportunities exist in these spaces for design approaches that relate specifically to the individual and unique subtropical character of the area. This research explores the relationship between innovative approaches towards urban greenery as a means to rejuvenate lost and disused public space, and its suitability within a subtropical climate, specifically focused within the suburb of Fortitude Valley. A trend gaining prominence is the notion of biophilic cities; cities that integrate urban greenery as a means to provide vibrant public spaces, and meet the growing aesthetic, social, cultural and economic needs of our cities. Through analysis of case studies showcasing greenery in an inventive way, observations of public using subtropical public space, and a discussion of the current policy frameworks at place within Fortitude Valley, innovative uses of urban greenery is proposed as viable placemaking technique in subtropical urban environments.

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This text elaborates on the city as cultural construct and representation and Lisbocópio, the installation by Pancho Guedes and Ricardo Jacinto in the context of the Official Representation of Portugal at the 10. Mostra Internazionale di Architettura-La Biennale di Venezia.

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In order to fully understand the process of European integration it is of paramount importance to consider developments at the sub-national and local level. EU integration scholars shifted their attention to the local level only at the beginning of the 1990s with the concept of multi-level governance (MLG). While MLG is the first concept to scrutinise the position of local levels of public administration and other actors within the EU polity, I perceive it as too optimistic in the degree of influence it ascribes to local levels. Thus, learning from and combining MLG with other concepts, such as structural constructivism, helps to reveal some of the hidden aspects of EU integration and paint a more realistic picture of multi-level interaction. This thesis also answers the call for more case studies in order to conceptualise MLG further. After a critical study of theories and concepts of European integration, above all, MLG, I will analyse sub-national and local government in Finland and Germany. I show how the sub-national level and local governments are embedded in the EU s multi-level structure of governance and how, through EU integration, those levels have been empowered but also how their scope of action has partially decreased. After theoretical and institutional contextualisation, I present the results of my empirical study of the EU s Community Initiative LEADER+. LEADER stands for Liaison Entre Actions de Développement de l'Économie Rurale , and aims at improving the economic conditions in Europe s rural areas. I was interested in how different actors construct and shape EU financed rural development, especially in how local actors organised in so-called local action groups (LAGs) cooperate with other administrative units within the LEADER+ administrative chain. I also examined intra-institutional relations within those groups, in order to find out who are the most influential and powerful actors within them. Empirical data on the Finnish and German LAGs was first gathered through a survey, which was then supplemented and completed by interviewing LAG members, LAG-managers, several civil servants from Finnish and German decision-making and managing authorities and a civil servant from the EU Commission. My main argument is that in both Germany and Finland, the Community Initiative LEADER+ offered a space for multi-level interaction and local-level involvement, a space that on the one hand consists of highly motivated people actively contributing to the improvement of the quality of life and economy in Europe s countryside but which is dependent and also restricted by national administrative practices, implementation approaches and cultures on the other. In Finland, the principle of tri-partition (kolmikantaperiaatte) in organising the executive committees of LAGs is very noticeable. In comparison to Germany, for instance, the representation of public administration in those committees is much more limited due to this principle. Furthermore, the mobilisation of local residents and the bringing together of actors from the local area with different social and institutional backgrounds to become an active part of LEADER+ was more successful in Finland than in Germany. Tri-partition as applied in Finland should serve as a model for similar policies in other EU member states. EU integration changed the formal and informal inter-institutional relations linking the different levels of government. The third sector including non-governmental institutions and interest groups gained access to policy-making processes and increasingly interact with government institutions at all levels of public administration. These developments do not necessarily result in the empowering of the local level.

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[ES]A finales de la Edad Media la nobleza rural del País Vasco desarrolló actividades violentas y delictivas como medio para superar los efectos de la crisis. Dentro de este contexto las torres y casas fuertes desempeñaron un papel capital. Todo ello se analiza a través del ejemplo de la torre del señor de Berna, en la Vizcaya del siglo XV.