494 resultados para cucumber cotyledons
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Expansins are unusual proteins discovered by virtue of their ability to mediate cell wall extension in plants. We identified cDNA clones for two cucumber expansins on the basis of peptide sequences of proteins purified from cucumber hypocotyls. The expansin cDNAs encode related proteins with signal peptides predicted to direct protein secretion to the cell wall. Northern blot analysis showed moderate transcript abundance in the growing region of the hypocotyl and no detectable transcripts in the nongrowing region. Rice and Arabidopsis expansin cDNAs were identified from collections of anonymous cDNAs (expressed sequence tags). Sequence comparisons indicate at least four distinct expansin cDNAs in rice and at least six in Arabidopsis. Expansins are highly conserved in size and sequence (60-87% amino acid sequence identity and 75-95% similarity between any pairwise comparison), and phylogenetic trees indicate that this multigene family formed before the evolutionary divergence of monocotyledons and dicotyledons. Sequence and motif analyses show no similarities to known functional domains that might account for expansin action on wall extension. A series of highly conserved tryptophans may function in expansin binding to cellulose or other glycans. The high conservation of this multigene family indicates that the mechanism by which expansins promote wall extensin tolerates little variation in protein structure.
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Arabidopsis COP1 acts inside the nucleus to suppress photomorphogenic cellular development, and light inactivation of COP1 may involve a specific control of its nuclear activity in hypocotyls and cotyledons, but not in roots, of developing seedlings. To understand the molecular mechanisms of COP1 action during light-mediated development, we initiated a screen for Arabidopsis cDNAs encoding proteins which interact directly with COP1 in vitro as a step to identify the cellular components involved. We report here the isolation and characterization of a cDNA clone encoding a protein designated CIP1 (COP1-interactive protein 1). CIP1 is predominantly alpha-helical and most likely involved in coiled-coil formation. It interacts specifically with the putative coiled-coil region of COP1 in vitro. Further, CIP1 is encoded by a single gene in Arabidopsis, and its mRNA and protein levels are not regulated by light. Immunofluorescent labeling of CIP1 in Arabidopsis seedling protoplasts demonstrated that CIP1 is part of, or associated with, a cytoskeletal structure in hypocotyl and cotyledon cells, but not in roots. Our results are consistent with a possible role of CIP1 in mediating light control of COP1 nuclear activity by regulating its nucleocytoplasmic partitioning.
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Le formiche svolgono un importante ruolo all’interno degli ecosistemi ed alcune specie sono considerate keystone in quanto in grado di modificare la componente biotica e/o abiotica dell’ecosistema stesso. Sono animali ubiquitari che hanno colonizzato molteplici ambienti, compresi gli agroecosistemi. Negli agroecosistemi spesso svolgono un ruolo impattante determinando la diffusione o il regresso di specie di artropodi, alcune delle quali dannose alle colture. La presente ricerca tiene conto di un’ampia visione dei rapporti ecoetologici intercorrenti tra le formiche e la componente biotica di un ecosistema, utilizzando il concetto di rete multitrofica. In quest’ottica, si è pensato di costruire un sistema multitrofico costituito da una specie vegetale di interesse agrario (Cucumis sativus), dai suoi fitofagi naturali, divisi in fitomizi (afidi) (Aphis gossypii e Myzus persicae) e fitofagi masticatori (bruchi del lepidottero Mamestra brassicae), formiche (Formica pratensis) e predatori afidofagi (Aphidolets aphidimyza). Il sistema multitrofico è stato utilizzato sia per studiare l’aggressività delle formiche, sia per verificare l’esistenza di una comunicazione interspecifica tra le formiche e le piante (allelochimici). Gli studi sull’aggressività sono consistiti nel: • Verificare il livello di aggressività delle formiche nei confronti di un fitofago masticatore, competitore degli afidi nello sfruttare la pianta ospite. • Verificare se la presenza di afidi mutualisti fa variare il livello di aggressività delle formiche verso il competitore. • Verificare se esiste aggressività verso un predatore di afidi, i quali, secondo il paradigma della trofobiosi, dovrebbero essere difesi dalle formiche in cambio della melata. • Verificare se il predatore ha evoluto strategie volte ad eludere il controllo delle formiche sugli insetti che si approcciano alla colonia di afidi. Gli studi sui rapporti piante-formiche sono stati effettuati mediante olfattometro, osservando la risposta delle formiche alle sostanze volatili provenienti da piante infestate in modo differente con i fitofagi del sistema. Attraverso il trappolaggio e l’analisi gas-cromatografica delle sostanze prodotte dalle piante oggetto di studio abbiamo quindi individuato tipo e quantità di ogni composto volatile. Oltre alle piante di cetriolo, per questi esperimenti sono state utilizzate anche piante di patata (Solanum tuberosum). Dagli esperimenti sull’aggressività è risultato che le formiche manifestano un elevato potenziale predatorio, eradicando completamente la presenza dei bruchi sulle piante. Questo livello di aggressività tuttavia non cresce con la presenza degli afidi mutualisti che dovrebbero essere difesi dai competitori. Le formiche inoltre non sono in grado di sopprimere i predatori afidofagi che ipotizziamo riescano ad effettuare un camuffamento chimico, assumendo gli odori degli afidi dei quali si nutrono. I risultati degli esperimenti in olfattometro mostrano una chiara risposta positiva delle formiche verso gli odori di alcune delle piante infestate. Vi sono delle differenze nella risposta in funzione della specie di fitofago presente e della specie di pianta utilizzata. Nei trattamenti in cui erano presenti le piante di C. sativus, gli esperimenti in olfattometro hanno mostrato che le formiche rispondono in modo significativo agli odori emessi dalle piante in cui vi era la presenza del fitofago masticatore M. brassicae, solo o in associazione con A. gossypii. La presenza dei soli afidi, sia mutualisti (A. gossypii) sia non mutualisti (M. persicae), non ha invece indotto una risposta significativa nelle formiche rispetto agli odori delle piante non infestate. Nei trattamenti in cui erano presenti le piante di S. tuberosum la scelta delle formiche è stata significativa verso gli odori emessi dalle piante infestate con ciascuna delle singole specie di erbivori rispetto alle piante non infestate. Gli esperimenti sull’analisi delle sostanze volatili emesse dalle piante hanno confermato che gli organismi vegetali sono una vera centrale di produzione biochimica, infatti ben 91 composti volatili diversi sono stati individuati dall’analisi gas-cromatografica delle piante di cetriolo e 85 in quelle di patata. Dalle elaborazioni effettuate, rispettivamente 27 e 4 di essi sono prodotti esclusivamente dalle piante attaccate dai fitofagi. In generale, il cambiamento più consistente è dato dalla quantità di alcune sostanze volatili emesse dalle piante infestate rispetto a quelle integre che determina un cambiamento nei rapporti tra le sostanze che compongono i volatiles. E’ probabile che l’effetto attrattivo esercitato sulle formiche sia dato da un Blend di sostanze più che dai singoli composti presenti
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O aumento da resistência microbiana devido a fatores como uso excessivo e ineficiente de antibióticos convencionais acarreta a necessidade da busca por novos compostos bioativos que atuem por mecanismos de ação diferentes aos fármacos já conhecidos. Na agricultura, o uso intensivo de pesticidas para o combate de microrganismos que comprometem principalmente a parte alimentícia também traz diversos problemas relacionados à resistência antimicrobiana e a riscos ambientais, oriundos do acúmulo dessas substâncias no solo. Dentro deste aspecto, o pseudofungo Pythium aphanidermatum, da classe dos oomicetos, destaca-se por ser uma espécie agressiva e altamente resistente a fungicidas comuns, apodrecendo raízes e frutos de cultivos de tomate, beterraba, pepino, pimentão, etc. A própolis verde, constituída em sua grande parte por material resinoso coletado e processado pela abelha da espécie Apis mellifera tem sido utilizada na medicina tradicional devido ao seu amplo espectro de ações preventivas e tratamentos de doenças, possuindo propriedades anti-inflamatórias, antimicrobianas, anticancerígenas e antioxidantes, tornando-se um produto de grande interesse na busca de novos compostos bioativos. Dentro destes aspectos apresentados, neste trabalho investigamos a ação da própolis verde contra o fitopatógeno P. aphanidermatum e identificamos através da técnica de cromatografia e bioensaios que a Artepillin C (3,5-diprenil-4-ácido-hidroxicinâmico), majoritária na própolis verde, foi o principal composto nesta ação. Os efeitos terapêuticos desta molécula tem sido foco de muitos estudos, porém ainda não há evidência em sua interação com agregados anfifílicos que mimetizam membranas celulares. O caráter anfifílico do composto, elevado pela presença dos grupos prenilados ligados ao ácido cinâmico, favoreceram a sua inserção nas membranas modelo, principalmente em seu estado agregado. Estas conclusões puderam ser inferidas devido às alterações nas propriedades das bicamadas lipídicas na presença da Artepillin C, podendo causar, especificamente para o caso de fitopatógenos como o P. aphanidermatum, perdas funcionais das proteínas de membranas, liberação de eletrólitos intracelulares e desintegração citoplasmática dos micélios e esporos. Ainda, as diferentes composições lipídicas nas vesículas influenciam no modo de interação do composto e consequentes alterações em suas estruturas, principalmente na presença do colesterol, que auxilia na manutenção da permeabilidade da bicamada lipídica, que pode contribuir para a integridade do conteúdo citoplasmático da célula.
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Os microRNAs (miRNAs) são pequenos RNAs endógenos não codantes de 21-24 nucleotídeos (nt) que regulam a expressão gênica de genes-alvos. Eles estão envolvidos em diversos aspectos de desenvolvimento da planta, tanto na parte aérea, quanto no sistema radicular. Entre os miRNAs, o miRNA156 (miR156) regula a família de fatores de transcrição SQUAMOSA Promoter-Binding Protein-Like (SPL) afetando diferentes processos do desenvolvimento vegetal. Estudos recentes mostram que a via gênica miR156/SPL apresenta efeito positivo tanto no aumento da formação de raízes laterais, quanto no aumento de regeneração de brotos in vitro a partir de folhas e hipocótilos em Arabidopsis thaliana. Devido ao fato de que a origem da formação de raiz lateral e a regeneração in vitro de brotos a partir de raiz principal compartilham semelhanças anatômicas e moleculares, avaliou-se no presente estudo se a via miR156/SPL, da mesma forma que a partir de explantes aéreos, também é capaz de influenciar na regeneração de brotos in vitro a partir de explantes radiculares. Para tanto foram comparados taxa de regeneração, padrão de distribuição de auxina e citocinina, análises histológicas e histoquímicas das estruturas regeneradas em plantas com via miR156/SPL alterada, incluindo planta mutante hyl1, na qual a produção desse miRNA é severamente reduzida. Além disso, foi avaliado o padrão de expressão do miR156 e específicos genes SPL durante a regeneração de brotos in vitro a partir da raiz principal de Arabidopsis thaliana. No presente trabalho observou-se que a alteração da via gênica miR156/SPL é capaz de modular a capacidade de regeneração de brotos in vitro a partir de raiz principal de Arabidopsis thaliana e a distribuição de auxina e citocinina presente nas células e tecidos envolvidos no processo de regeneração. Plantas superexpressando o miR156 apresentaram redução no número de brotos regenerados, além de ter o plastochron reduzido quando comparado com plantas controle. Adicionalmente, plantas contento o gene SPL9 resistente à clivagem pelo miR156 (rSPL9) apresentaram severa redução na quantidade de brotos, além de terem o plastochron alongado. Interessantemente, plantas mutantes hyl1-2 e plantas rSPL10 não apresentaram regeneração de brotos ao longo da raiz principal, mas sim intensa formação de raízes laterais e protuberâncias, respectivamente, tendo essa última apresentado indícios de diferenciação celular precoce. Tomados em conjunto os dados sugerem que o miR156 apresenta importante papel no controle do processo de regeneração de brotos in vitro. Entretanto, esse efeito é mais complexo em regeneração in vitro a partir de raízes do que a partir de cotilédones ou hipocótilos.
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Headed on the first page with the words "Nomenclatura hebraica," this handwritten volume is a vocabulary with the Hebrew word in the left column, and the English translation on the right. While the book is arranged in sections by letter, individual entries do not appear in strict alphabetical order. The small vocabulary varies greatly and includes entries like enigma, excommunication, and martyr, as well as cucumber and maggot. There are translations of the astrological signs at the end of the volume. Poem written at the bottom of the last page in different hand: "Women when good the best of saints/ that bright seraphick lovely/ she, who nothing of an angel/ wants but truth & immortality./ Verse 2: Who silken limbs & charming/ face. Keeps nature warm."
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Long distance transport of amino acids is mediated by several families of differentially expressed amino acid transporters. The two genes AAP1 and AAP2 encode broad specificity H+-amino acid co-transporters and are expressed to high levels in siliques of Arabidopsis, indicating a potential role in supplying the seeds with organic nitrogen. The expression of both genes is developmentally controlled and is strongly induced in siliques at heart stage of embryogenesis, shortly before induction of storage protein genes. Histochemical analysis of transgenic plants expressing promoter-GUS fusions shows that the genes have non-overlapping expression patterns in siliques. AAP1 is expressed in the endosperm and the cotyledons whereas AAP2 is expressed in the vascular strands of siliques and in funiculi. The endosperm expression of AAP1 during early stages of seed development indicates that the endosperm serves as a transient storage tissue for organic nitrogen. Amino acids are transported in both xylem and phloem but during seed filling are imported only via the phloem. AAP2, which is expressed in the phloem of stems and in the veins supplying seeds, may function in uptake of amino acids assimilated in the green silique tissue, in the retrieval of amino acids leaking passively out of the phloem and in xylem-to-phloem transfer along the path. The promoters provide excellent tools to study developmental, hormonal and metabolic control of nitrogen nutrition during development and may help to manipulate the timing and composition of amino acid import into seeds.
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Includes recipes for Hungarian, Spanish, Turkish, German, and French dishes. Sample recipes: Turkish pilaff, Cucumber salad pickles, Date torte, Maple frango.
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Cf. Bitting, K.G. Gastronomic bib., p. 357.
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Corporate contributors include: Genesee Pure Food Company; Jell-O-Co. Inc.
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v. 1. The potato, cucumber, gooseberry, strawberry, and dahlia -- v. 2. The auricula, asparagus, and pine apple -- v. 3. The peach and grape vine.
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Phytophthora root rot, caused by Phytophthora medicaginis, is a major limitation to lucerne production but it can be managed through the use of resistant cultivars. Current resistance screening methods, using mature plants or post-emergence seedling assays, are costly and time consuming. The use of zoospore inoculum on detached leaves and intact cotyledons as an assay for plant resistance was assessed using genetically defined segregating populations. The detached leaf assay was a reproducible test, but this test could not be used for accurately predicting root ratings. The cotyledon tests using zoospores gave results at the population level that were indicative of the root responses of 19 cultivars and lines tested. The cotyledon reaction of individual plants also showed a strong association with root response. The cotyledon test, while not completely predictive of mature root responses, allowed the selection of Phytophthora resistant plants at a higher frequency than could be achieved by random selection.
Etr1-1 gene expression alters regeneration patterns in transgenic lettuce stimulating root formation
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We have evaluated the transformation efficiency of two lettuce ( Lactuca sativa L.) cultivars, LE126 and Seagreen, using Agrobacterium tumefaciens- mediated gene transfer. Six- day- old cotyledons were co- cultivated with Agrobacterium cultures carrying binary vectors with two different genetic constructs. The first construct contained the beta- glucuronidase gene ( GUS) under the control of the cauliflower mosaic virus 35S promoter ( CaMV 35S), while the second construct contained the ethylene mutant receptor etr1- 1, which confers ethylene insensitivity, under the control of a leaf senescence- specific promoter ( sag12). Tissues co- cultivated with the GUS construct showed strong regeneration potential with over 90% of explants developing callus masses and 85% of the calli developing shoots. Histochemical GUS assays showed that 85.7% of the plants recovered were transgenic. Very different results were observed when cotyledon explants were co- cultivated with Agrobacteria carrying the etr1- 1 gene. There was a dramatic effect on the regeneration properties of the cultured explants with root formation taking place directly from the cotyledon tissue in 34% of the explants and no callus or shoots observed initially. Eventually callus formed in 10% of cotyledons and some organogenic shoots were obtained ( 2.86%). These results indicate that the ethylene insensitivity conferred by the etr1- 1 gene alters the normal pattern of regeneration in lettuce cotyledons, inhibiting the formation of shoots and stimulating root formation during regeneration.
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Xyloglucan-acting enzymes are believed to have effects on type I primary plant cell wall mechanical properties. In order to get a better understanding of these effects, a range of enzymes with different in vitro modes of action were tested against cell wall analogues (bio-composite materials based on Acetobacter xylinus cellulose and xyloglucan). Tomato pericarp xyloglucan endo transglycosylase (tXET) and nasturtium seed xyloglucanase (nXGase) were produced heterologously in Pichia pastoris. Their action against the cell wall analogues was compared with that of a commercial preparation of Trichoderma endo-glucanase (EndoGase). Both 'hydrolytic' enzymes (nXGase and EndoGase) were able to depolymerise not only the cross-link xyloglucan fraction but also the surface-bound fraction. Consequent major changes in cellulose fibril architecture were observed. In mechanical terms, removal of xyloglucan cross-links from composites resulted in increased stiffness (at high strain) and decreased visco-elasticity with similar extensibility. On the other hand, true transglycosylase activity (tXET) did not affect the cellulose/xyloglucan ratio. No change in composite stiffness or extensibility resulted, but a significant increase in creep behaviour was observed in the presence of active tXET. These results provide direct in vitro evidence for the involvement of cell wall xyloglucan-specific enzymes in mechanical changes underlying plant cell wall re-modelling and growth processes. Mechanical consequences of tXET action are shown to be complimentary to those of cucumber expansin.
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Background Field observations and glasshouse studies have suggested links between boron (B)-deficiency and leaf damage induced by low temperature in crop plants, but causal relationships between these two stresses at physiological, biochemical and molecular levels have yet to be explored. Limited evidence at the whole-plant level suggests that chilling temperature in the root zone restricts B uptake capacity and/or B distribution/utilization efficiency in the shoot, but the nature of this interaction depends on chilling tolerance of species concerned, the mode of low temperature treatment (abrupt versus gradual temperature decline) and growth conditions (e.g. photon flux density and relative humidity) that may exacerbate chilling stress. Scope This review explores roles of B nutrition in chilling tolerance of continual root or transient shoot chills in crop species adapted to warm season conditions. It reviews current research on combined effects of chilling temperature (ranging from > 0 to 20 degrees C) and B deficiency on growth and B nutrition responses in crop species differing in chilling tolerance. Conclusion For subtropical/tropical species (e.g. cucumber, cassava, sunflower), root chilling at 10-17 degrees C decreases B uptake efficiency and B utilization in the shoot and increases the shoot : root ratio, but chilling-tolerant temperate species (e.g. oilseed rape, wheat) require much lower root chill temperatures (2-5 degrees C) to achieve the same responses. Boron deficiency exacerbates chilling injuries in leaf tissues, particularly under high photon flux density. Suggested mechanisms for B x chilling interactions in plants are: (a) chilling-induced reduction in plasmalemma hydraulic conductivity, membrane fluidity, water channel activity and root pressure, which contribute to the decrease in root hydraulic conductance, water uptake and associated B uptake; (b) chilling-induced stomatal dysfunction affecting B transport from root to shoot and B partitioning in the shoot; and (c) B deficiency induced sensitivity to photo-oxidative damage in leaf cells. However, specific evidence for each of the mechanisms is still lacking. Impacts of B status on chilling tolerance in crop species have important implications for the management of B supply during sensitive stages of growth, such as early growth after planting and early reproductive development, both of which can coincide with the occurrence of chilling temperatures in the field.