999 resultados para Ravenne (Italie) -- Basilica di San Vitale
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O objetivo deste trabalho é explorar a temática da valorização do patrimônio arquitetónico, herdado pela indústria da seda, baseando-se na história das técnicas, na gestão e na valorização do patrimônio industrial. É a partir do estudo de duas fábricas de seda na Europa: o Filatoio di Caraglio em Itália (data de construção: 1676-1678) e o Real Filatório de Chacim em Portugal (data de construção: 1788) que serão discutidas as estratégias encontradas para a conservação/restauração dos dois casos em questão, com base em suas histórias e contextos atuais. O Filatoio di Caraglio é uma das fábricas de seda mais antigas da Europa tendo como técnica o moinho alia piemontese publicado na Encyclopédie como uma das melhores invenções. No caso do Real Filatório de Chacim, constata-se que a introdução deste moinho por meio de técnicos italianos constituiu uma transferência tecnológica entre os dois países. RÉSUMÉ: L'objective de ce travail est d'explorer la thématique de la mise en valeur du patrimoine architectural hérité de industrie de la soie en se basent sur l'histoire des techniques, la gestion et la valorisation du patrimoine industriei. C'est à partir de l'étude de deux fabriques à soie en Europe: le Filatoio di Caraglio en Italie (date de construction: 1676-1678) et le Real Filatório de Chacim au Portugal (date de construction: 1788) que sont discutées les stratégies employées pour la conservation/restauration de ces deux cas basées sur leur histoire et sur les contextes actuels. Le Filatoio di Caraglio est une des soieries plus anciennes de l'Europe et était caractérisée par une technique du moulin alla piemontese publié dans l'Encyclopédie come une des meilleures inventions. Dans le cas du Real Filatório de Chacim, on constate que l'introduction de ce type de moulin par des techniciens italiens a constitué un transfert technique entre les deux pays. ABSTRACT: The purpose of this research is to examine the enhancement of architectural heritage inherited from the silk industry, focusing on technical history, and the management and valorization of industrial heritage. Conservation/restoration strategies are discussed by analyzing solutions proposed in two European silk mills: The Filatoio di Caraglio, in Italy (date of construction: 1676-1678) and the Real Filatório de Chacim, in Portugal (date of construction: 1788), taking into consideration their histories and current context. While the former is one of the oldest European silk mills, employing the alla piemontese technique, which was praised by the Encyclopédie, the latter was set up by ltalian technicians, establishing a technology transfer between the two countries.
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La mia tesi si concentra sullo sviluppo del movimento sabbatiano in Italia tra il XVII e il XVIII secolo, una fase tarda del Sabbatianesimo. Il tentativo è quello di descrivere questo post-sabbatianesimo e i suoi rappresentanti attraverso lo studio di figure come quelle di Binyamin ben El‘azar Coen Vitale da Reggio (1651-1730), un rabbino piemontese identificato da Gershom Scholem - il padre degli studi sabbatiani - come un modello nel panorama sabbatiano italiano. Dopo una contestualizzazione storica e culturale che compara il mondo cristiano e quello ebraico dell'epoca, e il misticismo ebraico italiano con quello originario di Safed in Galilea, ho analizzato la produzione letteraria di Binyamin Coen. Mi sono concentrata sui suoi testi a stampa, traducendo integralmente e analizzando la versione a stampa di‘Et ha-zamir, "Il tempo del canto", una raccolta di poesie cabalistiche (piyyutim), composta da poesie per i giorni della settimana e per le festività principali. la prim a edizione a stampa del "Tempo del canto" risale al 1707, e fu stampata a Venezia. Il testo era utilizzato nel contesto delle confraternite cabalistiche dei ghetti italiani, e spicca per l'uso molto particolare della metrica legata alla cabbala. ‘Et ha-zamir è infatti perfettamente inserito in un'epoca che vide una vasta diffusione della mistica ebraica.
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Riqualificare gli spazi dimenticati della periferia bolognese significa confrontarsi con problematiche cittadine fino ad ora mai affrontate.L’area militare di Santa Viola rappresenta in pieno questa situazione e racchiude al suo interno un contesto completamente distaccato dal resto del quartiere, cristallizzato nel tempo a causa del suo muro di recinzione; intervenire in un contesto così distaccato dal contesto rappresenta una sfida per chiunque ci si voglia avvicinare. Le recenti proteste contro il disboscamento dell’area ovest dei Prati di Caprara e l’urbanizzazione intensiva di quest’ultima hanno fornito spunti importanti su quale fosse la strada migliore da perseguire. Il progetto propone la realizzazione di un nuovo complesso pubblico che diventi portavoce della relazione, al giorno d’oggi frammentato, fra centro abitato e le aree verdi che lo circondano, e lo fa attraverso una rete di percorsi ciclopedonali semplici, in stretta connessione con i nuovi sistemi di mobilità pubblica, in particolare la tramvia e la stazione ferroviaria previsti dal PUMS di Bologna. Col fine di portare nuova linfa vitale al quartiere, l’area diventerà un nuovo polmone verde fruibile dalla cittadinanza, ospitando al suo interno la nuova scuola di Design ed il museo della memoria per la strage del 2 agosto. Il grande spazio di carattere pubblico genera un corridoio verde che parte del parco fluviale e giunge in prossimità di Porta San Felice, congiungendo sia idealmente che fisicamente il nuovo polo attrattore del quartiere a quelli già presenti in zona: la fondazione MAST e l’Opificio Golinelli.Insieme collaborano per restituire una nuova immagine al quartiere Santa Viola, culturalmente attiva e strattamente connessa alla città storica.
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“Può, e se sì come, un luogo nato per separare diventare, dismessa la sua funzione fortemente determinante, un nuovo spazio urbano? In che modo la stessa architettura introversa può aprirsi a una nuova dimensione urbana “conservandosi e trasformandosi?” Questa è la domanda fondamentale che ci si pone quando si deve affrontare una realtà come quella dei complessi manicomiali. Sparsi per tutta la penisola, sono decine le istituzioni lasciate indietro, dove il tempo si è fermato mentre le nostre città andavano avanti. “Una città dentro la città, silenziosa e dimenticata, ai più sconosciuta, quasi interamente abbandonata, dove la luce, filtrata tra le foglie di una rigogliosa vegetazione ormai selvaggia, restituisce una “strana bellezza” a un luogo per molti aspetti inquietante.” Anche se la forma delle architetture rimane la stessa, ad eccezione delle modifiche subite nel tempo sia dal mutare del suo esercizio sia dal decadimento che segue l’abbandono, lo studio si prefissa di indagare il pensiero che si pone tra le istanze della tutela e quelle del cambiamento. Un pensiero complesso al cui interno trovano posto le riflessioni sulla natura fisica del luogo e del loro “senso” in relazione a un tempo trascorso e a uno in corso, in ragione dell’interesse per quello a venire. Un progetto pensato per ricucire lo strappo lasciato dalla damnatio memoriae che hanno subito questi luoghi, restituendo alla comunità nuovi spazi urbani e per rispondere alla domanda che in molti si pongono da tempo su quale sarà il futuro di queste architetture, su cui gravitano fievoli interessi da parte della cultura architettonica e forti interessi economici da parte di chi ne detiene la proprietà, che sono state e continuano a essere estranee alla vita delle collettività urbana.
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Il presente elaborato finale ha lo scopo di illustrare tutti i parametri necessari alla progettazione di un “buon” impianto di illuminazione stradale, dotato di tutte le nuove tecnologie, per un maggior risparmio energetico incentrato alla valorizzazione e riqualificazione urbana. L’illuminazione pubblica negli ultimi decenni ha ricoperto un’importanza sempre maggiore all’interno della città e del territorio aumentando in modo esponenziale la presenza di corpi illuminanti e formando spesso una vera e propria macchia di luce durante la notte. L’implementazione degli apparecchi di illuminazione ha portato ad una maggiore sicurezza e, a volte, un maggiore comfort nelle zone cittadine, ma anche un notevole aumento di costi energetici a carico delle amministrazioni comunali. Pertanto, alla luce degli ultimi mesi, è necessario incrementare i servizi tecnologici basati sull’efficientamento energetico degli impianti, in particolare, adottando sempre di più la sorgente a LED e sistemi di riduzione del flusso luminoso, in sostituzione alle lampade obsolete esistenti con un basso rendimento energetico. Con lo sviluppo del traffico veicolare degli ultimi anni, l’illuminazione urbana ha modificato il suo aspetto nelle città, concentrandosi sul rispetto dei valori prescritti per consentire una maggiore sicurezza e scorrevolezza del traffico motorizzato durante le ore notturne a discapito della valorizzazione urbana. Infatti, le statistiche hanno mostrato che il tasso degli incidenti notturni, ossia il rapporto tra gli incidenti e il numero di veicoli in circolazione, è più elevato rispetto agli incidenti durante le ore diurne.
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The Ladinian Cassina beds belong to the fossiliferous levels of the world-famous Middle Triassic Monte San Giorgio Lagerstatte (UNESCO World Heritage List, Canton Ticino, Southern Alps). Although they are a rich archive for the depositional environment of an important thanatocoenosis, previous excavations focused on vertebrates and particularly on marine reptiles. In 2006, the Museo Cantonale di Storia Naturale (Lugano) started a new research project focusing for the first time on microfacies, micropalaeontological, palaeoecological and taphonomic analyses. So far, the upper third of the sequence has been excavated on a surface of around 40 m(2), and these new data complete those derived from new vertebrate finds (mainly fishes belonging to Saurichthys, Archaeosemionotus, Eosemionotus and Peltopleurus), allowing a better characterization of the basin. Background sedimentation on an anoxic to episodically suboxic seafloor resulted in a finely laminated succession of black shales and limestones, bearing a quasi-anaerobic biofacies, which is characterized by a monotypic benthic foraminiferal meiofauna and has been documented for the first time from the whole Monte San Giorgio sequence. Event deposition, testified by turbidites and volcaniclastic layers, is related to sediment input from basin margins and to distant volcanic eruptions, respectively. Fossil nekton points to an environment with only limited connection to the open sea. Terrestrial macroflora remains document the presence of emerged areas covered with vegetation and probably located relatively far away. Proliferation of benthic microbial mats is inferred on the basis of microfabrics, ecological considerations and taphonomic (both biostratinomic and diagenetic) features of the new vertebrate finds, whose excellent preservation is ascribed to sealing by biofilms. The occurrence of allochthonous elements allows an insight into the shallow-waters of the adjoining time-equivalent Salvatore platform. Finally, the available biostratigraphic data are critically reviewed.
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A newly opened excavation in the Cassina beds of the Lower Meride Limestone (Monte San Giorgio UNESCO WHL, Canton Ticino, Southern Alps) has yielded a small collection of Ladinian plant fossils, together with vertebrate (mostly fish) and invertebrate remains The flora contains at least five species, conifer remains assignable to the genera Elatocladus, Voltzia and Pelourdea are the most common elements A new species, Elatocladus cassinae n Sp, is formally, described Co-occurring with the conifers arc seed ferns (Ptilozamites) and a few putative cycadalean remains (Taemopteris) Among the identified genera, only Volizia has previously been reported from Monte San Giorgio The fossils presented in this paper indicate that a diversified flora thrived in the region during the Ladman Floral composition and preservation patterns are suggestive of a taphonomically-biased record and a relatively far-away source area
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Référence bibliographique : Weigert, 162
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Référence bibliographique : Weigert, 163
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Référence bibliographique : Weigert, 636