517 resultados para Mausoleo presidencial


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Il MUV, ovvero il Museo della Vela di Ravenna vuole ripercorrere la storia della navigazione a vela dai primordi ai giorni nostri. La quantità di materiale ed il tema di enormi dimensioni richiedono la semplificazione dell’apparato museologico. La vela, come la ruota, è stata probabilmente una delle più grandi invenzioni nella storia dell’umanità considerando che la maggior parte del globo è composta da acqua, permetteva di muoversi, emigrare, esplorare, scappare, procacciare cibo, comunicare, conquistare e commerciare. In questo museo si vuole ripercorrere la storia della vela attraverso i cambiamenti significativi delle tre parti fondamentali di una imbarcazione a vela: scafo, timone e vela. Infatti, ognuno di questi componenti è stato, durante la storia dell’uomo, ottimizzato e trasformato per poter sfruttare al massimo l’energia del vento. Le sezioni espositive saranno divise per grandi periodi significativi della storia, cercando di creare un filo conduttore. Dapprima la vela era utilizzata per muoversi più velocemente e per cercare cibo, poi per il trasporto e la vendita di materie prime e successivamente per andare alla scoperta del mondo e per combattere mentre ora è anche strumento di diletto o competizione sportiva. Tutti questi casi sono accumunati dalla volontà dell’uomo di arrivare sempre per primo, a prescindere dall’epoca o dallo scopo. In fondo all’inizio si competeva per raggiungere per primi un nuovo territorio, poi arrivare primi voleva dire decidere il prezzo delle spezie sul mercato e successivamente avere una barca veloce permetteva poter sfuggire al nemico o catturarlo. Adesso si compete per sport, per diletto o , secondo le ultime necessità ecosostenibili, per riuscire a muoversi più velocemente possibile ma anche nel modo più economico e sostenibile. Il MUV cerca di raccontare la continua ed infinita “ regata ” che l’uomo nel corso dei secoli compie con se stesso e di mostrare al visitatore come sono cambiati scafi, vele e metodi di navigazione durante la storia. Il progetto nasce dall’idea di valorizzare l’area urbana in sponda sinistra del Canale Candiano nella città di Ravenna compresa tra le vie Eustachio Manfredi, Montecatini, delle Industrie e Salona oggi area a destinazione industriale in forte trasformazione con utilizzo futuro a prevalenza civica, ossia per l’istruzione , la ricerca, lo svago e cultura. I principali obiettivi sono stati il miglioramento dell’accessibilità del Canale Candiano dagli spazi circostanti, rendendo fruibile al visitatore soprattutto le rive del canale riavvicinando così la città all’acqua e la progettazione di idonei edifici museali e di ricerca per accogliere, mostrare e conservare il patrimonio e di creare un anello di congiunzione funzionale e culturale all’interno del tessuto urbano creando interconnessioni tra i vari livelli di conoscenza e di accessibilità nel mondo velico. La volontà è stata quella di non creare un’isola nella città ma di creare un anello di congiunzione funzionale e culturale all’interno del tessuto urbano creando interconnessioni tra i vari livelli di conoscenza e di accessibilità. Nell’ area potrà accedere chi si avvicina alla vela, chi la conosce e vorrebbe saperne di più, un esperto velista o chi lavora nel settore dei materiali costruttivi o nel campo universitario e di sperimentazione. Il complesso museale è stato pensato per mantenere fruibile a tutti l’attacco a terra dandogli un carattere prettamente pubblico. Il museo vero e proprio è composto da una serie di volumi che si adagiano attorno alla grande permanenza in laterizio e calcestruzzo e insieme a questa creano una corte pubblica di 35 m x 35 m. L’intero patio con i vari camminamenti perimetrali è fruibili a chiunque, anche senza biglietto così come il corpo a ovest, orientato secondo l’asse che collega l’area al Mausoleo di Teodorico, che contiene una caffetteria, il bookshop più vari servizi. Sul lato nord e sul alto est del patio un’altra caffetteria, un ristorante e una parte di esposizione temporanea concludono l’attacco a terra dandogli definitivamente un carattere pubblico. Così facendo ho cercato di aprire lo spazio del patio verso tutta l’area mentre sul lato ovest c’è stata la volontà di chiudersi rispetto all’intorno essendo vicini a una zona residenziale e si è deciso di destinare questa parte a deposito, carico-scarico e servizi del personale. La disposizione dei volumi dell’edificio museale è stata subordinata nel rispetto dell’edificio di valore documentale in laterizio che si voleva mantenere. Partendo da una griglia modulata sugli edifici con vincoli comunali presenti nell’area il museo si è sviluppato come blocchi longitudinali di pochi piani. La volontà di abbracciare il volume in laterizio è stata fin da subito una delle scelte chiave e ha dato cosi forma a una grande corte che richiama i chiostri delle basiliche del centro di Ravenna, trattando quindi quasi come un monumento la vecchia fabbrica di zolfo.

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Este trabajo está destinado a divulgar en la población de las carreras de inglés como lengua extranjera un enfoque al estudio del discurso que reconoce su carácter situado tanto en sentido local como histórico. Su objetivo específico es revelar las características del género ‘alocución inaugural’ y la construcción discursiva de la nación estadounidense a través del análisis de un discurso público importante desde el punto de vista histórico pronunciado por el presidente de los EE.UU. George W. Bush. El examen de los datos muestra que la concurrencia de rasgos de actuación oral y eficaces recursos retóricos en un texto cuidadosamente elaborado que convoca ciertos aspectos de la identidad nacional se orienta a complejos fines políticos y se dirige a múltiples auditorios.

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2006 ha sido declarado el Año Internacional de la Francofonía, puesto que se cumplen veinte años desde su institucionalización. La puesta en marcha de la misma se realizó durante la gestión presidencial de François Mitterand. 2006 coincide igualmente con el centenario del natalicio del senegalés Léopold-Sédar Senghor (1906-2001), hombre visionario, pionero en la defensa de la diversidad cultural y del respeto de la alteridad. El nuevo milenio parece signado por una creciente intolerancia cultural a nivel planetario. Con este trabajo nos hemos propuesto dos objetivos medulares. En primer lugar, recordar y difundir la trayectoria del presidente-poeta, uno de los artífices mayores de un concepto reciente: la Francofonía. En segundo término, mostrar los nuevos desafíos de la Francofonía, entendida ésta como una alternativa válida para el diálogo de culturas y la tolerancia.

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Es historia conocida el rol crucial que tuvieron los diecinueve electores de la provincia de Santa Fe en la elección del presidente en 1916. Después de algunas marchas y contramarchas, estos hombres pertenecientes al Radicalismo «disidente» santafesino volcaron sus votos en favor de Yrigoyen, otorgándole la mayoría en el colegio electoral necesaria para su consagración como presidente. Sin embargo, conocemos menos de la trama que posibilita este desenlace. Es allí donde este trabajo se detiene: en la coyuntura pautada por las elecciones a gobernador de la provincia de Santa Fe, de febrero de 1916, las presidenciales de abril de ese mismo año, y la reunión del colegio electoral en junio para elegir la fórmula presidencial. Interesa reconstruir el juego político en el distrito provincial santafesino, en esa coyuntura que tiene como nota sobresaliente el «estreno» de la ley Sáenz Peña en la elección de presidente, a través del análisis del comportamiento del Radicalismo, partido que detenta el poder provincial desde 1912, y que en la coyuntura estudiada se encuentra dividido entre «oficialistas» y «disidentes».

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El período inaugurado por el triunfo del Frente Justicialista de Liberación (FREJULI) y la posterior asunción de la presidencia de Héctor Cámpora- es decir, la llegada al poder del peronismo tras dieciocho años de proscripción- fue proyectado como la apertura de un proceso institucional que encauzaría la alta conflictividad social y política que caracterizó a la Argentina desde la década del sesenta- aun más tras el Cordobazo (1969) y el fusilamiento del General Pedro Eugenio Aramburu por parte de la organización político-militar Montoneros (1970). Sin embargo, como señala una amplia bibliografía, los incidentes cercanos a la Plaza de Mayo, el mismo 25 de mayo de 1973, durante los actos de la asunción presidencial y la posterior sanción de un decreto presidencial que amnistiaba a los 'presos-políticos' de las dictaduras de Onganía y Lanusse, evidenciaría que la conflictividad política estaría lejos de aquietarse. Ese contexto, signado por un creciente proceso de radicalización política, fue a su vez el que recepcionó diversas polémicas en torno del conflicto árabe-israelí. Entre la guerra de Iom Kipur (1973) y la sanción por parte de la Organización de Naciones Unidas de una resolución equiparando sionismo a racismo (1975), tuvieron lugar en Argentina una serie de manifestaciones y posicionamientos públicos que pusieron en el centro del debate las concepciones en torno del Estado de Israel y las actividades de las organizaciones sionistas locales. El presente trabajo abordará las polémicas suscitadas al interior del campo judío argentino y, a su vez, los debates que diversos actores de la 'comunidad judía' sostuvieron con actores políticos extra-comunitarios- particularmente las organizaciones políticas de izquierda

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Esta investigación se propuso rastrear analíticamente las posiciones y los movimientos de los actores políticos, sindicales, mediáticos y expertos durante los años que transcurrieron entre la asunción presidencial de Carlos Saúl Menem, en julio de 1989, hasta la sanción de la Ley Federal de Educación en abril de 1993, con la hipótesis principal de que la educación se constituyó en un problema público que cobró notoriedad y abrió un debate en el que el diagnóstico y la política educativa impulsada por el Gobierno Nacional lograron imponerse ante las demás propuestas. En la década de 1990 la educación fue definida como una situación problemática que adquirió notoriedad, promoviendo la participación de diferentes actores -con sus propias claves interpretativas y líneas de acción práctica- en una polémica en la que la categoría crisis fue el eje ordenador. Así, el propósito de este estudio fue indagar en la construcción de esta controversia a partir del análisis de los posicionamientos, enunciaciones y movimientos de los actores que lograron agenciarse y tener injerencia en el debate de esos años. Para trazar la cartografía de esta polémica, se consultaron distintas fuentes que permitieron conocer el entrecruzamiento en la arena pública de las distintas posiciones y atender a las particularidades de este complejo proceso que implicó la composición y reconfiguración de los actores y sus registros de acción. Así, se relevaron las publicaciones del diario Clarín, los discursos de los funcionarios nacionales y los comunicados de la Confederación de Trabajadores de la Educación de la República Argentina (CTERA) y la Federación de Trabajadores Nacionales de la Educación (FeTEN) que circularon en el periódico analizado entre julio de 1989 y abril de 1993

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José Camilo Crotto llegó al gobierno de la provincia de Buenos Aires por la incuestionable presión que ejerció el presidente Yrigoyen para que así sucediera. Sin embargo, rápidamente el apoyo presidencial habría de convertirse en oposición; este cambio se debió a que Crotto designó, sin consultar al presidente, a allegados suyos, no sólo como ministros sino que también, luego de desplazar a varios yrigoyenistas, nombrados en su momento por el interventor federal Cantilo, a amigos de su confianza. Desde entonces, la ruptura del radicalismo yrigoyenista fue inevitable; los nuevos opositores a Crotto lo atacaron de todas maneras a fin de lograr, cosa que consiguieron en 1921, su renuncia como gobernador. Una de las formas de oposición, fue a través de las interpelaciones, siendo las más importantes aquí estudiadas.

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Esta investigación se propuso rastrear analíticamente las posiciones y los movimientos de los actores políticos, sindicales, mediáticos y expertos durante los años que transcurrieron entre la asunción presidencial de Carlos Saúl Menem, en julio de 1989, hasta la sanción de la Ley Federal de Educación en abril de 1993, con la hipótesis principal de que la educación se constituyó en un problema público que cobró notoriedad y abrió un debate en el que el diagnóstico y la política educativa impulsada por el Gobierno Nacional lograron imponerse ante las demás propuestas. En la década de 1990 la educación fue definida como una situación problemática que adquirió notoriedad, promoviendo la participación de diferentes actores -con sus propias claves interpretativas y líneas de acción práctica- en una polémica en la que la categoría crisis fue el eje ordenador. Así, el propósito de este estudio fue indagar en la construcción de esta controversia a partir del análisis de los posicionamientos, enunciaciones y movimientos de los actores que lograron agenciarse y tener injerencia en el debate de esos años. Para trazar la cartografía de esta polémica, se consultaron distintas fuentes que permitieron conocer el entrecruzamiento en la arena pública de las distintas posiciones y atender a las particularidades de este complejo proceso que implicó la composición y reconfiguración de los actores y sus registros de acción. Así, se relevaron las publicaciones del diario Clarín, los discursos de los funcionarios nacionales y los comunicados de la Confederación de Trabajadores de la Educación de la República Argentina (CTERA) y la Federación de Trabajadores Nacionales de la Educación (FeTEN) que circularon en el periódico analizado entre julio de 1989 y abril de 1993

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José Camilo Crotto llegó al gobierno de la provincia de Buenos Aires por la incuestionable presión que ejerció el presidente Yrigoyen para que así sucediera. Sin embargo, rápidamente el apoyo presidencial habría de convertirse en oposición; este cambio se debió a que Crotto designó, sin consultar al presidente, a allegados suyos, no sólo como ministros sino que también, luego de desplazar a varios yrigoyenistas, nombrados en su momento por el interventor federal Cantilo, a amigos de su confianza. Desde entonces, la ruptura del radicalismo yrigoyenista fue inevitable; los nuevos opositores a Crotto lo atacaron de todas maneras a fin de lograr, cosa que consiguieron en 1921, su renuncia como gobernador. Una de las formas de oposición, fue a través de las interpelaciones, siendo las más importantes aquí estudiadas.

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El período inaugurado por el triunfo del Frente Justicialista de Liberación (FREJULI) y la posterior asunción de la presidencia de Héctor Cámpora- es decir, la llegada al poder del peronismo tras dieciocho años de proscripción- fue proyectado como la apertura de un proceso institucional que encauzaría la alta conflictividad social y política que caracterizó a la Argentina desde la década del sesenta- aun más tras el Cordobazo (1969) y el fusilamiento del General Pedro Eugenio Aramburu por parte de la organización político-militar Montoneros (1970). Sin embargo, como señala una amplia bibliografía, los incidentes cercanos a la Plaza de Mayo, el mismo 25 de mayo de 1973, durante los actos de la asunción presidencial y la posterior sanción de un decreto presidencial que amnistiaba a los 'presos-políticos' de las dictaduras de Onganía y Lanusse, evidenciaría que la conflictividad política estaría lejos de aquietarse. Ese contexto, signado por un creciente proceso de radicalización política, fue a su vez el que recepcionó diversas polémicas en torno del conflicto árabe-israelí. Entre la guerra de Iom Kipur (1973) y la sanción por parte de la Organización de Naciones Unidas de una resolución equiparando sionismo a racismo (1975), tuvieron lugar en Argentina una serie de manifestaciones y posicionamientos públicos que pusieron en el centro del debate las concepciones en torno del Estado de Israel y las actividades de las organizaciones sionistas locales. El presente trabajo abordará las polémicas suscitadas al interior del campo judío argentino y, a su vez, los debates que diversos actores de la 'comunidad judía' sostuvieron con actores políticos extra-comunitarios- particularmente las organizaciones políticas de izquierda

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El período inaugurado por el triunfo del Frente Justicialista de Liberación (FREJULI) y la posterior asunción de la presidencia de Héctor Cámpora- es decir, la llegada al poder del peronismo tras dieciocho años de proscripción- fue proyectado como la apertura de un proceso institucional que encauzaría la alta conflictividad social y política que caracterizó a la Argentina desde la década del sesenta- aun más tras el Cordobazo (1969) y el fusilamiento del General Pedro Eugenio Aramburu por parte de la organización político-militar Montoneros (1970). Sin embargo, como señala una amplia bibliografía, los incidentes cercanos a la Plaza de Mayo, el mismo 25 de mayo de 1973, durante los actos de la asunción presidencial y la posterior sanción de un decreto presidencial que amnistiaba a los 'presos-políticos' de las dictaduras de Onganía y Lanusse, evidenciaría que la conflictividad política estaría lejos de aquietarse. Ese contexto, signado por un creciente proceso de radicalización política, fue a su vez el que recepcionó diversas polémicas en torno del conflicto árabe-israelí. Entre la guerra de Iom Kipur (1973) y la sanción por parte de la Organización de Naciones Unidas de una resolución equiparando sionismo a racismo (1975), tuvieron lugar en Argentina una serie de manifestaciones y posicionamientos públicos que pusieron en el centro del debate las concepciones en torno del Estado de Israel y las actividades de las organizaciones sionistas locales. El presente trabajo abordará las polémicas suscitadas al interior del campo judío argentino y, a su vez, los debates que diversos actores de la 'comunidad judía' sostuvieron con actores políticos extra-comunitarios- particularmente las organizaciones políticas de izquierda

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Esta investigación se propuso rastrear analíticamente las posiciones y los movimientos de los actores políticos, sindicales, mediáticos y expertos durante los años que transcurrieron entre la asunción presidencial de Carlos Saúl Menem, en julio de 1989, hasta la sanción de la Ley Federal de Educación en abril de 1993, con la hipótesis principal de que la educación se constituyó en un problema público que cobró notoriedad y abrió un debate en el que el diagnóstico y la política educativa impulsada por el Gobierno Nacional lograron imponerse ante las demás propuestas. En la década de 1990 la educación fue definida como una situación problemática que adquirió notoriedad, promoviendo la participación de diferentes actores -con sus propias claves interpretativas y líneas de acción práctica- en una polémica en la que la categoría crisis fue el eje ordenador. Así, el propósito de este estudio fue indagar en la construcción de esta controversia a partir del análisis de los posicionamientos, enunciaciones y movimientos de los actores que lograron agenciarse y tener injerencia en el debate de esos años. Para trazar la cartografía de esta polémica, se consultaron distintas fuentes que permitieron conocer el entrecruzamiento en la arena pública de las distintas posiciones y atender a las particularidades de este complejo proceso que implicó la composición y reconfiguración de los actores y sus registros de acción. Así, se relevaron las publicaciones del diario Clarín, los discursos de los funcionarios nacionales y los comunicados de la Confederación de Trabajadores de la Educación de la República Argentina (CTERA) y la Federación de Trabajadores Nacionales de la Educación (FeTEN) que circularon en el periódico analizado entre julio de 1989 y abril de 1993

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José Camilo Crotto llegó al gobierno de la provincia de Buenos Aires por la incuestionable presión que ejerció el presidente Yrigoyen para que así sucediera. Sin embargo, rápidamente el apoyo presidencial habría de convertirse en oposición; este cambio se debió a que Crotto designó, sin consultar al presidente, a allegados suyos, no sólo como ministros sino que también, luego de desplazar a varios yrigoyenistas, nombrados en su momento por el interventor federal Cantilo, a amigos de su confianza. Desde entonces, la ruptura del radicalismo yrigoyenista fue inevitable; los nuevos opositores a Crotto lo atacaron de todas maneras a fin de lograr, cosa que consiguieron en 1921, su renuncia como gobernador. Una de las formas de oposición, fue a través de las interpelaciones, siendo las más importantes aquí estudiadas.

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En la presente tesis se propone un estudio del Pantheon, y en general de las cúpulas clásicas romanas, partiendo de la relación entre la bibliografía y documentación histórica, y el análisis geométrico y constructivo de algunos de los edificios considerados. La variedad de dimensiones, geometrías y sistemas constructivos aplicados en lugares y condiciones diferentes es muy grande. La información conservadas en los restos de estas arquitecturas suponen todavía una fuente por descubrir y explorar. Entre los múltiples aspectos que surgen al ocuparse del Pantheon y en general de cúpulas clásicas romanas, en este trabajo de tesis doctoral se elige enfocar principalmente el estudio en la geometría del intradós de las cúpulas. La potencialidad del hormigón romano se expresa con especial evidencia en el diseñ o y construcción de las superficies internas de las bóvedas, donde se persigue la experimentación de geometrías distintas. La comprensión de las técnicas constructivas empleadas para generar estas formas e incrementar sus dimensiones es sin duda una parte fundamental de la investigación, y se configura como un marco de conocimientos necesarios para el análisis de las cúpulas. El trabajo se desarrolla gracias a la aplicación de métodos de levantamiento indirecto actuales, que permiten la restitución métrica de objetos complejos con agilidad y precisión. Mediante el uso correcto de los instrumentos se consigue estudiar estructuras inaccesibles sin la necesidad de establecer un contacto directo con las superficies a medir. El uso del método de la fotogrametría digital de imágenes cruzadas y del escáner láser impulsan un continuo estudio crítico de los sistemas y una comparación directa entre ellos, generando paralelamente la información necesaria para poder aportar algunas consideraciones sobre la conformación de los objetos estudiados. La investigación se desarrolla, por tanto, entre el estudio comparado de las herramientas y de los sistemas de medición y el análisis geométrico-constructivo propio de las arquitecturas seleccionadas. La tesis abarca el estudio de las cúpulas clásicas romanas seleccionando una serie de edificios desde los primeros ejemplos del siglo II a.C. hasta las ultimas construcciones del siglo IV d.C.. Basándose en las características del conjunto de los edificios tratados, se estudia el desarrollo de esas formas constructivas en el tiempo y se reconoce en ellos la presencia de algunos elementos recurrentes. Además, la posibilidad de observar los restos antiguos conservados parcialmente o totalmente permite avanzar una hipotética clasificación de las geometrías de los intradoses de las cúpulas, poniéndola en relación con su propio desarrollo histórico. La cúpula del Pantheon precisa de un análisis particular y detallado. El estudio intenso de ese objeto arquitectónico tan sorprendente se perpetua desde hace numerosos siglos y el monumento todavía ofrece interrogantes abiertos. Un levantamiento arquitectónico actual del intradós de la cúpula puede generar material útil para realizar estudios sobre su conformación. Debido a la notoriedad del monumento, sus increíbles características y su perfecto estado de conservación, el Pantheon ha sido representado gráficamente desde hace siglos. Desde las primeras representaciones bidimensionales en planta, alzado y sección de época renacentista hasta las más modernas restituciones mediante escáner láser tridimensional, el Pantheon queda documentado por numerosos autores, que operan en épocas y con herramientas distintas. La posibilidad de confrontar las restituciones gráficas del mismo objeto a lo largo de un periodo de tiempo tan extenso, abre la investigación hacia un estudio comparativo de las técnicas de levantamiento de la antigüedad. Entre las bóvedas clásicas romanas, el Pantheon se considera la expresión máxima de las posibilidades de las técnicas y materiales, siendo al mismo tiempo parte de una cadena de evolución continua de la forma en construcción. Episodios de la historia de la arquitectura romana anteriores o posteriores al Pantheon se prestan para un análisis comparado. Como casos de estudio especifico se eligen el llamado Templo de Mercurio en Baia, cerca de Nápoles, la sala circular de las Termas con Heliocaminus en la Villa Adriana y el Mausoleo de Santa Constanza en Roma. Los tres ejemplos comparten el mismo principio constructivo y la forma supuestamente semiesférica del intradós de la cúpula, aun presentando características diferentes que dependen de sus funciones, dimensiones, época y sistemas de construcción. El método empleado en los estudios realizados es la fotogrametría digital de imágenes cruzadas, que precisa de herramientas y programas informáticos de fácil alcance para cualquier operador. La funcionalidad y eficacia de este sistema permite operar en condiciones desfavorables y perseguir la precisión de la medición. Mediante el empleo de la fotogrametría digital de imágenes cruzadas se consigue desarrollar con gran eficacia el trabajo de restitución de los ejemplos analizados. Únicamente en el caso del Pantheon, a la restitución fotogramétrica se suma un levantamiento mediante escáner láser tridimensional. El empleo del escáner láser permite registrar una enorme cantidad de información en tiempos muy reducidos, además de asegurar unos elementos de referencia útiles para la orientación y escala de los modelos fotogramétricos. Considerado el uso actual y eficiente del escáner láser en la documentación del patrimonio arquitectónico y arqueológico, su aplicación contribuye con fuerza al desarrollo de este trabajo de investigación. La descripción de las herramientas y de las técnicas empleadas para realizar las restituciones gráficas se considera parte del levantamiento, como documentación fiel del trabajo realizado y, como consecuencia, de las medidas obtenidas. Por estas razones se dedica un apartado de la tesis a la explicación de las fases de los trabajos de restitución y a la descripción de las características técnicas de las herramientas empleadas para ello. Los programas informáticos integrados posibilitan la comparación entre los resultados para verificar la aproximación y exactitud de las restituciones. Se presta atención a la comparación entre distintos levantamientos de un mismo objeto realizados con un solo sistema, pero en repetidas fases, o con distintos sistemas y herramientas. Es de especial interés la comparación entre los resultados de los levantamientos del intradós de la cúpula del Pantheon realizados mediante fotogrametría digital de imágenes cruzadas y con el escáner láser tridimensional. Una observación crítica de los datos generales asícomo de los detalles de los modelos de restitución ofrece material suficiente para formular alguna consideración acerca de dos métodos de levantamiento muy distintos. Como en todo proceso de levantamiento parte de la exactitud de los resultados depende de la labor critica, interpretativa y manual del operador. El análisis contrastado entre las distintas versiones de restitución de un mismo objeto es útil para una mejor aproximación a las medidas reales. Para poder efectuar los análisis geométricos del intradós de las cúpulas, se introduce una fase de estudio critico de los datos derivados de los levantamientos. La investigación se basa en la búsqueda de un modelo geométrico que se aproxime a los puntos levantados y que se genere a partir de unos rigurosos cálculos de promedios. Del modelo de restitución de puntos, que mantiene las irregularidades propias del objeto construido, se pasa a la creación de un modelo regular definido por claras leyes geométricas. La comparación directa entre las posiciones individuales de los puntos levantados y el modelo geométrico contribuyen a la comprensión del objeto de estudio, detectando irregularidades o deformaciones donde existan, y ofreciendo unos datos objetivos y cuantificables. Los análisis desarrollados evidencian la importancia de integrar la restitución métrica de los edificios con el estudio de su historia, geometría y construcción. El levantamiento como sistema de entendimiento integral de la arquitectura estimula la continua revisión de los resultados y el estudio comparado de la información derivada del análisis directo del edificio, mientras que la documentación conservada enriquece la investigación. Los trabajos de levantamiento y análisis realizados generan documentación nueva, ofreciendo un estudio crítico de la documentación disponible sobre los argumentos tratados y difundiendo el conocimiento de detalles del estado actual de las cúpulas estudiadas. Sin embargo, los interrogantes sobre los sistemas constructivos empleados para la construcción de las cúpulas estudiadas, y en particular del Pantheon, quedan irresolutos. La abundancia de los argumentos tratados permite la posible continuidad del trabajo, según una visión dinámica de la investigación como evolución ininterrumpida. En particular, las observaciones documentadas en este estudio abren el campo hacia un planteamiento transversal y multidisciplinar, que pueda profundizar el conocimiento de los edificios antiguos. El patrimonio de la arquitectura clásica estásujeto al deterioro en el tiempo, por lo que un estudio sobre su estado actual puede contribuir a manifestar necesidades reales, reflejando el vinculo directo existente entre conservación y levantamiento arquitectónico.

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Estudo sobre a história política do primeiro presidente do Brasil, Manoel Deodoro da Fonseca, na ótica da propaganda política. Os objetivos foram resgatar os materiais de propaganda utilizados pelo movimento republicano que culminou com a Proclamação da República chefiada por Deodoro em 15 de novembro de 1889. Posteriormente, compreender o processo eleitoral ao qual o generalíssimo foi escolhido presidente pelos congressistas, por meio do voto indireto, no dia 25 de fevereiro de 1891. A metodologia adotada foi a Pesquisa Histórica enfatizando o estudo bibliográfico e documental. Também foram descritas as charges publicadas na Revista Illustrada no Governo Provisório, a cobertura do jornal O País na eleição presidencial e o cenário de censura na imprensa da época. Na conclusão consta que Deodoro não fez campanha eleitoral. Nem precisou, pois caso não fosse eleito, o Exército o proclamaria ditador. No entanto, os deodoristas convenceram os deputados e senadores a votarem no marechal. Já, a oposição fez campanha política lançando edição extra de jornal, espalhando cartazes pela Capital Federal e aprovando moções de repúdio à candidatura da situação. Essa eleição foi simplesmente uma formalidade para manter Deodoro no cargo mais importante do país. (AU)