848 resultados para curriculum development
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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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CONTEXT AND OBJECTIVE: Epidemiology may help educators to face the challenge of establishing content guidelines for the curricula in medical schools. The aim was to develop learning objectives for a medical curriculum from an epidemiology database. DESIGN AND SETTING: Descriptive study assessing morbidity and mortality data, conducted in a private university in São Paulo. METHODS: An epidemiology database was used, with mortality and morbidity recorded as summaries of deaths and the World Health Organization's Disability-Adjusted Life Year (DALY). The scoring took into consideration probabilities for mortality and morbidity. RESULTS: The scoring presented a classification of health conditions to be used by a curriculum design committee, taking into consideration its highest and lowest quartiles, which corresponded respectively to the highest and lowest impact on morbidity and mortality. Data from three countries were used for international comparison and showed distinct results. The resulting scores indicated topics to be developed through educational taxonomy. CONCLUSION: The frequencies of the health conditions and their statistical treatment made it possible to identify topics that should be fully developed within medical education. The classification also suggested limits between topics that should be developed in depth, including knowledge and development of skills and attitudes, regarding topics that can be concisely presented at the level of knowledge.
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[EN] OBJECTIVES: To investigate to what extent bone mass accrual is determined by physical activity and changes in lean, fat, and total body mass during growth. METHODS: Twenty six physically active and 16 age matched control boys were followed up for three years. All subjects were prepubertal at the start of the survey (mean (SEM) age 9.4 (0.3) years). The weekly physical activity of the active boys included compulsory physical education sessions (80-90 minutes a week), three hours a week of extracurricular sports participation, and occasional sports competitions at weekends. The physical activity of the control group was limited to the compulsory physical education curriculum. Bone mineral content (BMC) and areal density (BMD), lean mass, and fat mass were measured by dual energy x ray absorptiometry. RESULTS: The effect of sports participation on femoral bone mass accrual was remarkable. Femoral BMC and BMD increased twice as much in the active group as in the controls over the three year period (p < 0.05). The greatest correlation was found between the increment in femoral bone mass and the increment in lean mass (BMC r = 0.67 and BMD r = 0.69, both p < 0.001). Multiple regression analysis revealed enhancement in lean mass as the best predictor of the increment in femoral bone BMC (R = 0.65) and BMD (R = 0.69). CONCLUSIONS: Long term sports participation during early adolescence results in greater accrual of bone mass. Enhancement of lean mass seems to be the best predictor of this bone mass accumulation. However, for a given muscle mass, a greater level of physical activity is associated with greater bone mass and density in peripubertal boys.
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Il lavoro di questa tesi riguarda principalmente la progettazione, simulazione e test di laboratorio di tre versioni successive di schede VME, chiamate Read Out Driver (ROD), che sono state fabbricate per l'upgrade del 2014 dell'esperimento ATLAS Insertable B-Layer (IBL) al CERN. IBL è un nuovo layer che diverrà parte del Pixel Detector di ATLAS. Questa tesi si compone di una panoramica descrittiva dell'esperimento ATLAS in generale per poi concentrarsi sulla descrizione del layer specifico IBL. Inoltre tratta in dettaglio aspetti fisici e tecnici: specifiche di progetto, percorso realizzativo delle schede e test conseguenti. Le schede sono state dapprima prodotte in due prototipi per testare le prestazioni del sistema. Queste sono state fabbricate al fine di valutare le caratteristiche e prestazioni complessive del sistema di readout. Un secondo lotto di produzione, composto di cinque schede, è stato orientato alla correzione fine delle criticità emerse dai test del primo lotto. Un'indagine fine e approfondita del sistema ha messo a punto le schede per la fabbricazione di un terzo lotto di altre cinque schede. Attualmente la produzione è finita e complessivamente sono state realizzate 20 schede definitive che sono in fase di test. La produzione sarà validata prossimamente e le 20 schede verranno consegnate al CERN per essere inserite nel sistema di acquisizione dati del rivelatore. Al momento, il Dipartimento di Fisica ed Astronomia dell'Università di Bologna è coinvolto in un esperimento a pixel solamente attravers IBL descritto in questa tesi. In conclusione, il lavoro di tesi è stato prevalentemente focalizzato sui test delle schede e sul progetto del firmware necessario per la calibrazione e per la presa dati del rivelatore.
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Abstract (US) Composite material components design and production techniques are discussed in the present graduation paper. In particular, this paper covers the design process and the production process of a carbon-fiber composite material component for a high performance car, more specifically, the Dallara T12 race car. This graduation paper is split in two. After a brief introduction on existing composite materials (their origins and applications), the first part of the present paper covers the main theoretical concepts behind the design of composite material components: particular focus will be given to carbon-fiber composites. The second part of the present paper covers the whole design and production process that the candidate carried out to create the new front mainplane of the Dallara T12 race car. This graduation paper is the result of a six-months-long internship that the candidate conducted as Design Office Trainee inside Dallara Automobili S.p.A. Abstract (ITA) La presente tesi di laurea discute le metodologie progettuali e produttive legate alla realizzazione di un componente in materiale composito. Nello specifico, viene discussa la progettazione e la produzione di un componente in fibra di carbonio destinato ad una vettura da competizione. La vettura in esame è la Dallara T12. Il lavoro è diviso in due parti. Nella prima parte, dopo una breve introduzione sull’origine e le tipologie di materiali compositi esistenti, vengono trattati i concetti teorici fondamentali su cui si basa la progettazione di generici componenti in materiale composito, con particolare riguardo ai materiali in fibra di carbonio. Nella seconda parte viene discusso tutto il processo produttivo che il candidato ha portato a termine per realizzare il nuovo alettone anteriore della Dallara T12. La presente tesi di laurea è il risultato del lavoro di progettazione che il candidato ha svolto presso l’Ufficio Tecnico di Dallara Automobili S.p.A. nel corso di un tirocinio formativo di sei mesi.
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Il lavoro di questa tesi riguarda principalmente l'upgrade, la simulazione e il test di schede VME chiamate ReadOut Driver (ROD), che sono parte della catena di elaborazione ed acquisizione dati di IBL (Insertable B-Layer). IBL è il nuovo componente del Pixel Detector dell'esperimento ATLAS al Cern che è stato inserito nel detector durante lo shut down di LHC; fino al 2012 infatti il Pixel Detector era costituito da tre layer, chiamati (partendo dal più interno): Barrel Layer 0, Layer 1 e Layer 2. Tuttavia, l'aumento di luminosità di LHC, l'invecchiamento dei pixel e la richiesta di avere misure sempre più precise, portarono alla necessità di migliorare il rivelatore. Così, a partire dall'inizio del 2013, IBL (che fino a quel momento era stato un progetto sviluppato e finanziato separatamente dal Pixel Detector) è diventato parte del Pixel Detector di ATLAS ed è stato installato tra la beam-pipe e il layer B0. Questa tesi fornirà innanzitutto una panoramica generale dell'esperimento ATLAS al CERN, includendo aspetti sia fisici sia tecnici, poi tratterà in dettaglio le varie parti del rivelatore, con particolare attenzione su Insertable B-Layer. Su quest'ultimo punto la tesi si focalizzerà sui motivi che ne hanno portato alla costruzione, sugli aspetti di design, sulle tecnologie utilizzate (volte a rendere nel miglior modo possibile compatibili IBL e il resto del Pixel Detector) e sulle scelte di sviluppo e fabbricazione. La tesi tratterà poi la catena di read-out dei dati, descrivendo le tecniche di interfacciamento con i chip di front-end, ed in particolare si concentrerà sul lavoro svolto per l'upgrade e lo sviluppo delle schede ReadOut Drivers (ROD) introducendo le migliorie da me apportate, volte a eliminare eventuali difetti, migliorare le prestazioni ed a predisporre il sistema ad una analisi prestazionale del rivelatore. Allo stato attuale le schede sono state prodotte e montate e sono già parte del sistema di acquisizione dati del Pixel Detector di ATLAS, ma il firmware è in continuo aggiornamento. Il mio lavoro si è principalmente focalizzato sul debugging e il miglioramento delle schede ROD; in particolare ho aggiunto due features: - programmazione parallela delle FPGA} delle ROD via VME. IBL richiede l'utilizzo di 15 schede ROD e programmandole tutte insieme (invece che una alla volta) porta ad un sensibile guadagno nei tempi di programmazione. Questo è utile soprattutto in fase di test; - reset del Phase-Locked Loop (PLL)} tramite VME. Il PLL è un chip presente nelle ROD che distribuisce il clock a tutte le componenti della scheda. Avere la possibilità di resettare questo chip da remoto permette di risolvere problemi di sincronizzazione. Le ReadOut Driver saranno inoltre utilizzate da più layer del Pixel Detector. Infatti oltre ad IBL anche i dati provenienti dai layer 1 e 2 dei sensori a pixel dell’esperimento ATLAS verranno acquisiti sfruttando la catena hardware progettata, realizzata e testata a Bologna.
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The morphological and functional unit of all the living organisms is the cell. The transmembrane proteins, localized in the plasma membrane of cells, play a key role in the survival of the cells themselves. These proteins perform a variety of different tasks, for example the control of the homeostasis. In order to control the homeostasis, these proteins have to regulate the concentration of chemical elements, like ions, inside and outside the cell. These regulations are fundamental for the survival of the cell and to understand them we need to understand how transmembrane proteins work. Two of the most important categories of transmembrane proteins are ion channels and transporter proteins. The ion channels have been depth studied at the single molecule level since late 1970s with the development of patch-clamp technique. It is not possible to apply this technique to study the transporter proteins so a new technique is under development in order to investigate the behavior of transporter proteins at the single molecule level. This thesis describes the development of a nanoscale single liposome assay for functional studies of transporter proteins based on quantitative fluorescence microscopy in a highly-parallel manner and in real time. The transporter of interest is the prokaryotic transporter Listeria Monocytogenes Ca2+-ATPase1 (LMCA1), a structural analogue of the eukaryotic calcium pumps SERCA and PMCA. This technique will allow the characterization of LMCA1 functionality at the single molecule level. Three systematically characterized fluorescent sensors were tested at the single liposome scale in order to investigate if their properties are suitable to study the function of the transporter of interest. Further studies will be needed in order to characterize the selected calcium sensor and pH sensor both implemented together in single liposomes and in presence of the reconstituted protein LMCA1.
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La tesi di laurea è stata svolta presso l’Università di Scienze Applicate di Rosenheim, in Germania; il progetto di ricerca si basa sulla tecnica di rinforzo conosciuta come “Soil Nailing”, che consiste nella costruzione di un’opera di sostegno nella realizzazione di pareti di scavo o nel consolidamento di versanti instabili. L’obiettivo principale dell’elaborato sarà quello di valutare la fattibilità dell’impiego di tubi fabbricati con legno di faggio, in sostituzione dei chiodi d’acciaio comunemente utilizzati; la scelta di questo tipo di legno è dettata dalla larga disponibilità presente in Germania. La sollecitazione principale su tali tubi sarà di trazione parallela alla fibratura, tramite test sperimentali è stato possibile valutare tale resistenza nelle diverse condizioni in cui si verrà a trovare il tubo dopo l’installazione nel terreno. A tal proposito è necessario specificare che, l’indagine per risalire all’influenza che le condizioni ambientali esercitano sull’elemento, verrà condotta su provini costituiti da un singolo strato di legno; in tal modo si può apprezzare l’influenza direttamente sull’elemento base e poi risalire al comportamento globale. I dati ottenuti dall’indagine sperimentale sono stati elaborati tramite la teoria di Weibull, largamente utilizzata in tecnologia dei materiali per quanto riguarda materiali fragili come il legno; tali distribuzioni hanno permesso la determinazione della resistenza caratteristica dei provini per ogni condizione ambientale d’interesse. Per quanto riguarda la valutazione della fattibilità dell’uso di tubi in legno in questa tecnica di consolidamento, è stato eseguito il dimensionamento del tubo, utilizzando i dati a disposizione ottenuti dall’indagine sperimentale eseguita; ed infine sono state eseguite le verifiche di stabilità dell’intervento.
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In this project we developed conductive thermoplastic resins by adding varying amounts of three different carbon fillers: carbon black (CB), synthetic graphite (SG) and multi-walled carbon nanotubes (CNT) to a polypropylene matrix for application as fuel cell bipolar plates. This component of fuel cells provides mechanical support to the stack, circulates the gases that participate in the electrochemical reaction within the fuel cell and allows for removal of the excess heat from the system. The materials fabricated in this work were tested to determine their mechanical and thermal properties. These materials were produced by adding varying amounts of single carbon fillers to a polypropylene matrix (2.5 to 15 wt.% Ketjenblack EC-600 JD carbon black, 10 to 80 wt.% Asbury Carbon's Thermocarb TC-300 synthetic graphite, and 2.5 to 15 wt.% of Hyperion Catalysis International's FIBRILTM multi-walled carbon nanotubes) In addition, composite materials containing combinations of these three fillers were produced. The thermal conductivity results showed an increase in both through-plane and in-plane thermal conductivities, with the largest increase observed for synthetic graphite. The Department of Energy (DOE) had previously set a thermal conductivity goal of 20 W/m·K, which was surpassed by formulations containing 75 wt.% and 80 wt.% SG, yielding in-plane thermal conductivity values of 24.4 W/m·K and 33.6 W/m·K, respectively. In addition, composites containing 2.5 wt.% CB, 65 wt.% SG, and 6 wt.% CNT in PP had an in–plane thermal conductivity of 37 W/m·K. Flexural and tensile tests were conducted. All composite formulations exceeded the flexural strength target of 25 MPa set by DOE. The tensile and flexural modulus of the composites increased with higher concentration of carbon fillers. Carbon black and synthetic graphite caused a decrease in the tensile and flexural strengths of the composites. However, carbon nanotubes increased the composite tensile and flexural strengths. Mathematical models were applied to estimate through-plane and in-plane thermal conductivities of single and multiple filler formulations, and tensile modulus of single-filler formulations. For thermal conductivity, Nielsen's model yielded accurate thermal conductivity values when compared to experimental results obtained through the Flash method. For prediction of tensile modulus Nielsen's model yielded the smallest error between the predicted and experimental values. The second part of this project consisted of the development of a curriculum in Fuel Cell and Hydrogen Technologies to address different educational barriers identified by the Department of Energy. By the creation of new courses and enterprise programs in the areas of fuel cells and the use of hydrogen as an energy carrier, we introduced engineering students to the new technologies, policies and challenges present with this alternative energy. Feedback provided by students participating in these courses and enterprise programs indicate positive acceptance of the different educational tools. Results obtained from a survey applied to students after participating in these courses showed an increase in the knowledge and awareness of energy fundamentals, which indicates the modules developed in this project are effective in introducing students to alternative energy sources.
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What does it mean for curriculum to be interactive? It encourages student engagement and active participation in both individual and group work. It offers teachers a coherent set of materials to choose from that can enhance their classes. It is the product of on-going development and continuous improvement based on research and feedback from the field. This paper will introduce work in progress from the Center for Excellence in Education, Science, and Technology (CELEST), an NSF Science of Learning Center. Among its many goals, CELEST is developing a unique educational curriculum, an interactive curriculum based upon models of mind and brain. Teachers, administrators, and governments are naturally concerned with how students learn. Students are greatly concerned about how minds work, including how to learn. CELEST aims to introduce curricula that not only meet current U.S. standards in mathematics, science, and psychology but also influence plans to improve those standards. Software and support materials are in development and available at http://cns.bu.edu/celest/private/. Interested parties are invited to contact the author for access.
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CONTEXT: E-learning resources, such as virtual patients (VPs), can be more effective when they are integrated in the curriculum. To gain insights that can inform guidelines for the curricular integration of VPs, we explored students' perceptions of scenarios with integrated and non-integrated VPs aimed at promoting clinical reasoning skills. METHODS: During their paediatric clerkship, 116 fifth-year medical students were given at least ten VPs embedded in eight integrated scenarios and as non-integrated add-ons. The scenarios differed in the sequencing and alignment of VPs and related educational activities, tutor involvement, number of VPs, relevance to assessment and involvement of real patients. We sought students' perceptions on the VP scenarios in focus group interviews with eight groups of 4-7 randomly selected students (n = 39). The interviews were recorded, transcribed and analysed qualitatively. RESULTS: The analysis resulted in six themes reflecting students' perceptions of important features for effective curricular integration of VPs: (i) continuous and stable online access, (ii) increasing complexity, adapted to students' knowledge, (iii) VP-related workload offset by elimination of other activities, (iv) optimal sequencing (e.g.: lecture--1 to 2 VP(s)--tutor-led small group discussion--real patient) and (V) optimal alignment of VPs and educational activities, (vi) inclusion of VP topics in assessment. CONCLUSIONS: The themes appear to offer starting points for the development of a framework to guide the curricular integration of VPs. Their impact needs to be confirmed by studies using quantitative controlled designs.
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Elena Makarova traces how the concept of intercultural education in German-speaking European countries promotes the inclusion of courses in the Language and Culture of Origin (LCO) for immigrant youth in the school curriculum of host countries. Such courses are assumed to have positive effects on the development of immigrant youth in the host country. Particularly, it has been suggested that participation in LCO courses increases the self-esteem of immigrant youth, facilitates the development of their bicultural identity and improves their integration in the host society. However, there is a lack of empirical evidence on the nature of the effects of LCO course attendance on the acculturation of immigrant youth and their cultural identity. Accordingly, the aim of the study detailed in the chapter is to examine the impact of immigrant youth’s attitudes towards LCO courses and of their attendance of such courses on their acculturation and cultural identity.