998 resultados para Teodosio I, Emperador de Roma


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La progettualità legata ai Bandi PON costituisce una parte consistente delle attività del Dipartimento. Attualmente sono 53 i progetti, legati al VII Programma Quadro, gestiti dal Dipartimento.

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Académico - Licenciaturas

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Não é frequente serem editados livros de divulgação cultural, escritos originalmente em português, sobre a antiguidade clássica. Só isso já seria razão para me congratular com a recentíssima publicação deste As mulheres que fizeram Roma, da autoria de Carla Hilário Quevedo. Nestes dias em que saiu a notícia que os estabelecimentos de ensino podem ter, no Básico, como Oferta de Escola, disciplinas na área da Introdução à Cultura e Línguas Clássicas, a publicação deste livro só vem reforçar a importância desta componente na educação (relembro que o Latim e o Grego nunca saíram do Ensino Secundário, apesar de parecer que sim. Por exemplo, em Portimão, na Escola Secundária Manuel Teixeira Gomes, tem havido Grego no 12º ano, com muito sucesso). Mas a minha satisfação é maior, porque o livro é mesmo de leitura muito agradável. Não se deixem assustar com o subtítulo, 14 Histórias de poder e violência, pois também há histórias de amor, dedicação e honra. É verdade que tudo gira à volta do poder, mas a história tem destas coisas: não fala dos fracos. Carla Hilário Quevedo é cronista no jornal i e no semanário Sol, mas conheci a sua escrita no tempo em que publicava no Expresso, tendo depois passado a segui-la no blogue Bomba Inteligente. Já nessa época, Carla Quevedo manifestava o seu interesse pela antiguidade: conhecedora do grego moderno e licenciada em Línguas e Literaturas Modernas (Inglês/Alemão), fez mestrado em Estudos Clássicos, tendo aprendido grego antigo e latim. Pareceu-me importante esta contextualização para melhor enquadrar este livro, pois é sempre bom sabermos quem são os autores que lemos, principalmente quando não se trata de ficção.

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Análisis de la producción epigráfica urbana y su evolución entre los siglos I-XVI d.C.

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“La Unidad de Víctimas de la Fiscalía de la CPI envió en agosto de 2015 a la Clínica Jurídica Internacional de la Universidad del Rosario la siguiente pregunta: “En cuanto al rechazo de la cámara de la solicitud de autorización para apelar presentada por la Defensa en el caso Ntaganda contra la “Solicitud de Defensa de autorización para apelar la decisión sobre la confirmación de los cargos de fecha 09 de junio 2014” de la Sala de cuestiones preliminares I, No ICC-01/04-02/06-322, 7 de Julio de 2014), el artículo 8(2)(e)(viii) del Estatuto de Roma requiere que la Fiscalía demuestre que una orden específica fue dada por el autor para ejecutar el desplazamiento ilegal de la población civil? ¿Y cuál es la relación (semejanzas y diferencias) entre el delito de desplazamiento ilegal en virtud del artículo 8 (2) (e) (viii) del Estatuto de Roma, y el crimen de persecución en virtud del artículo 7 (1) (h)? En términos más generales, ¿cuál es el ámbito de aplicación del crimen de guerra de desplazar a la población civil en virtud del artículo 8 (2) (e) (viii) del Estatuto de Roma? Por favor, incluya en su respuesta un análisis de la historia de la redacción de la disposición pertinente (s) del Estatuto de Roma y los Elementos de los crímenes, así como de la jurisprudencia pertinente de otros tribunales penales internacionales sobre el crimen de guerra de desplazar a la población civil…”

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Le Social Street sono gruppi di vicini di casa che vogliono ricreare legami di convivialità avendo notato un indebolimento delle relazioni sociali nei loro quartieri. Nascono come gruppi online, tramite la piattaforma Facebook, per materializzarsi in incontri offline andando a costruire legami conviviali grazie pratiche di socialità, inclusività e gratuità. Questa Tesi ha come obiettivo l’analisi dei profili socio-demografici degli Streeter e dei quartieri coinvolti per comprendere come sia possibile creare convivialità e come la variabile urbana intervenga in questi processi. Inoltre, si vuole comprendere le dinamiche di attaccamento al quartiere, gli interessi portati avanti dagli Streeter, il loro profilo civico e il posizionamento di quest’esperienza rispetto all’associazionismo tradizionale. Per perseguire l’obiettivo della ricerca, sono state studiate le tre città che vedono la maggiore presenza di Social Street: Milano, Bologna, Roma. La ricerca ha previsto sia un’analisi degli Streeter grazie a un questionario online replicato in tutti i contesti. Inoltre, sono state realizzate 131 interviste ad amministratori e fondatori di Social Street e condotte osservazioni etnografiche e netnografiche. I risultati mostrano come gli Streeter siano appartenenti alle classi medio-alte, tra trenta e cinquanta anni, che hanno sperimentato la mobilità tra un quartiere e l’altro o tra diversi contesi nazionali ed internazionali e trovano nelle Social Street un modo per creare legami di vicinato che hanno perso nei loro trasferimenti. Gli stessi quartieri dove si diffondono le Social Street sono agiati e vi è una buona corrispondenza tra Streeter e modello della centralità sociale elaborato da Milbrath (1965) per cui anche la partecipazione civica è molto sentita tra gli aderenti alle Social Street. Il contributo di questa Tesi al dibattito sociologico risiede nell’aver offerto un’analisi empirica di un’azione collettiva a livello urbano, quella delle Social Street, mostrando come vi sia circolarità tra azione e contesto grazie all’azione mutualistica conviviale.

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Il presente lavoro si pone come conclusione del Laboratorio di Sintesi “Riqualificare la città del dopoguerra”, nel corso del quale si sono condotte analisi sulla città di Ravenna con una attenzione particolare al suo asse stradale ‘Via di Roma’ e ai possibili scenari di riqualificazione dei suoi spazi pubblici. L’intento di questo lavoro è, dunque, rigenerare gli spazi pubblici dei quartieri risalenti al periodo del ‘dopoguerra’– i quali si trovano lungo l’asse di Via di Roma – intervenendo direttamente su di essa con un progetto che si ponga in continuità con la città esistente e che abbia l’obiettivo di migliorarne qualitativamente alcuni suoi aspetti, senza di fatto voler modificare le preesistenze architettoniche.La strategia di riqualificazione dell’area si sostanzia in una focalizzazione del progetto sugli spazi pubblici. È proprio la fruizione di questi luoghi, unitamente all’attaccamento ad essi da parte della collettività, ad aver guidato e motivato l’intervento. Esso è, dunque, concepito come un sistema unitario, in quanto elemento che uniforma Via di Roma, che tuttavia non ignora la tripartizione di questa area. È infatti possibile indentificare nell’intervento due diverse tipologie di azioni, dettate dal contesto cittadino circostante. A nord e a sud viene preso in considerazione il tessuto periferico progettato e costruito nel ‘dopoguerra’, mentre nella parte di città compresa tra le porte l’intervento mira a valorizzare la posizione centrale rispetto al nucleo Romano originale. Ne risulta una suddivisione del paesaggio urbano simmetrica rispetto al centro storico ed in armonia con la pre-esistente tripartizione sopra menzionata.

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La tesi è incentrata sul rapporto tra una comunità religiosa maschile, la Congregazione dell'Oratorio di Roma dei secoli XVI e XVII, e il concetto di cura, mettendo in dialogo storia sociale, storia religiosa e storia della medicina. La prima parte indaga il coinvolgimento degli Oratoriani nella rete caritativa urbana, sottolineando il loro contributo nello sviluppo e nell'amministrazione di una serie di ospedali, ma anche il loro impegno pratico nella cura spirituale e corporale dei malati. La seconda parte prende in esame i professionisti sanitari che frequentavano l'Oratorio, inquadrando il loro rapporto con i padri nel quadro di una più ampia rete di connessioni sociali e politiche nella Roma pontificia. Inoltre, mettendo in rilievo le specificità di speziali, barbieri-chirurghi e medici, l'indagine considera il loro coinvolgimento nella vita religiosa della comunità e la messa a frutto del loro sapere, in ambito umanistico e anatomico. La terza parte studia il complesso rapporto dei sacerdoti con il proprio corpo e con la salute. Viene rilevato il peso delle condizioni sanitarie nell’accettazione di nuovi membri, i legami tra estetica, identità sociale e medicina, ma si prendono in considerazione anche l’ambigua funzione del cibo – inteso come strumento di ascesi che di cura – e il funzionamento concreto dell'organizzazione medica della comunità. Inoltre, un capitolo analizza la circolazione del sapere medico, evidenziando il ruolo della biblioteca, la raccolta e lo scambio di ricette mediche e l'importanza della spezieria comunitaria, mentre un altro capitolo si focalizza sui viaggi terapeutici e sulla pratica del termalismo. L'ultima parte è incentrata sulla peste romana del 1656-57, analizzando il modo in cui la Congregazione affrontò lo scoppio e lo sviluppo dell'epidemia, sia in casa che in città, per sottolineare il fragile e ambiguo equilibrio che definirono tra carità e tutela della salute.

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En la civilización de la antigua Roma, tres de los aspectos más importantes de la vida cotidiana estaban vinculados a la arquitectura: las termas, los acueductos y las tumbas. Esta investigación propone el estudio de la integración de sistemas avanzados para la documentación, gestión y valorización del patrimonio arquitectónico funerario de la Vie Latina y la Appia Antica, en estrecha relación con el tema del Paisaje Cultural. De hecho, el Parque de las Tumbas Latinas alberga uno de los complejos funerarios más importantes, que en la actualidad conserva el aspecto tradicional del antiguo paisaje romano. A lo largo de una vía empedrada, como todas las vías consulares, la Vía Latina (al igual que la Vía Appia Antica), que, como recordaba Tito Livio, conectaba en su día las ciudades de Roma con Capua, sigue manteniendo "congelado" el antiguo trazado urbano/paisajístico. El sistema multiforme del Ager Romanus y del sitio cultural Via Latina/Appia Antica estudiado en esta investigación es, por tanto, comparable a una estructura viva y dinámica y, como tal, debe ser analizada. Por lo tanto, para diseñar una herramienta de protección y gestión tan "potente" y adecuada para un sitio histórico de enorme importancia, fue necesario utilizar las técnicas de levantamiento arquitectónico más avanzadas que se utilizan actualmente (como el escaneo láser y la fotogrametría, junto con un software de análisis específico), acompañadas de un estudio en profundidad de las técnicas de construcción antiguas. El último aspecto clave que pretende abordar la investigación es la catalogación. De hecho, los sitios y monumentos históricos no se pueden mantener sólo mediante su uso y utilización pasiva, sino activando todas las operaciones de protección y conservación mediante intervenciones directas (mantenimiento/restauración) e indirectas, como la catalogación constante de las obras históricas y la consiguiente "catalogación dinámica".

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Snakebite is a neglected disease and serious health problem in Brazil, with most bites being caused by snakes of the genus Bothrops. Although serum therapy is the primary treatment for systemic envenomation, it is generally ineffective in neutralizing the local effects of these venoms. In this work, we examined the ability of 7,8,3'-trihydroxy-4'-methoxyisoflavone (TM), an isoflavone from Dipteryx alata, to neutralize the neurotoxicity (in mouse phrenic nerve-diaphragm preparations) and myotoxicity (assessed by light microscopy) of Bothrops jararacussu snake venom in vitro. The toxicity of TM was assessed using the Salmonella microsome assay (Ames test). Incubation with TM alone (200 μg/mL) did not alter the muscle twitch tension whereas incubation with venom (40 μg/mL) caused irreversible paralysis. Preincubation of TM (200 μg/mL) with venom attenuated the venom-induced neuromuscular blockade by 84% ± 5% (mean ± SEM; n = 4). The neuromuscular blockade caused by bothropstoxin-I (BthTX-I), the major myotoxic PLA2 of this venom, was also attenuated by TM. Histological analysis of diaphragm muscle incubated with TM showed that most fibers were preserved (only 9.2% ± 1.7% were damaged; n = 4) compared to venom alone (50.3% ± 5.4% of fibers damaged; n = 3), and preincubation of TM with venom significantly attenuated the venom-induced damage (only 17% ± 3.4% of fibers damaged; n = 3; p < 0.05 compared to venom alone). TM showed no mutagenicity in the Ames test using Salmonella strains TA98 and TA97a with (+S9) and without (-S9) metabolic activation. These findings indicate that TM is a potentially useful compound for antagonizing the neuromuscular effects (neurotoxicity and myotoxicity) of B. jararacussu venom.

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Assessment of central blood pressure (BP) has grown substantially over recent years because evidence has shown that central BP is more relevant to cardiovascular outcomes than peripheral BP. Thus, different classes of antihypertensive drugs have different effects on central BP despite similar reductions in brachial BP. The aim of this study was to investigate the effect of nebivolol, a β-blocker with vasodilator properties, on the biochemical and hemodynamic parameters of hypertensive patients. Experimental single cohort study conducted in the outpatient clinic of a university hospital. Twenty-six patients were recruited. All of them underwent biochemical and hemodynamic evaluation (BP, heart rate (HR), central BP and augmentation index) before and after 3 months of using nebivolol. 88.5% of the patients were male; their mean age was 49.7 ± 9.3 years and most of them were overweight (29.6 ± 3.1 kg/m2) with large abdominal waist (102.1 ± 7.2 cm). There were significant decreases in peripheral systolic BP (P = 0.0020), diastolic BP (P = 0.0049), HR (P < 0.0001) and central BP (129.9 ± 12.3 versus 122.3 ± 10.3 mmHg; P = 0.0083) after treatment, in comparison with the baseline values. There was no statistical difference in the augmentation index or in the biochemical parameters, from before to after the treatment. Nebivolol use seems to be associated with significant reduction of central BP in stage I hypertensive patients, in addition to reductions in brachial systolic and diastolic BP.

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Phase I trials use a small number of patients to define a maximum tolerated dose (MTD) and the safety of new agents. We compared data from phase I and registration trials to determine whether early trials predicted later safety and final dose. We searched the U.S. Food and Drug Administration (FDA) website for drugs approved in nonpediatric cancers (January 1990-October 2012). The recommended phase II dose (R2PD) and toxicities from phase I were compared with doses and safety in later trials. In 62 of 85 (73%) matched trials, the dose from the later trial was within 20% of the RP2D. In a multivariable analysis, phase I trials of targeted agents were less predictive of the final approved dose (OR, 0.2 for adopting ± 20% of the RP2D for targeted vs. other classes; P = 0.025). Of the 530 clinically relevant toxicities in later trials, 70% (n = 374) were described in phase I. A significant relationship (P = 0.0032) between increasing the number of patients in phase I (up to 60) and the ability to describe future clinically relevant toxicities was observed. Among 28,505 patients in later trials, the death rate that was related to drug was 1.41%. In conclusion, dosing based on phase I trials was associated with a low toxicity-related death rate in later trials. The ability to predict relevant toxicities correlates with the number of patients on the initial phase I trial. The final dose approved was within 20% of the RP2D in 73% of assessed trials.

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Pyrimidine-5'-nucleotidase type I (P5'NI) deficiency is an autosomal recessive condition that causes nonspherocytic hemolytic anemia, characterized by marked basophilic stippling and pyrimidine nucleotide accumulation in erythrocytes. We herein present two African descendant patients, father and daughter, with P5'N deficiency, both born from first cousins. Investigation of the promoter polymorphism of the uridine diphospho glucuronosyl transferase 1A (UGT1A) gene revealed that the father was homozygous for the allele (TA7) and the daughter heterozygous (TA6/TA7). P5'NI gene (NT5C3) gene sequencing revealed a further change in homozygosity at amino acid position 56 (p.R56G), located in a highly conserved region. Both patients developed gallstones; however the father, who had undergone surgery for the removal of stones, had extremely severe intrahepatic cholestasis and, liver biopsy revealed fibrosis and siderosis grade III, leading us to believe that the homozygosity of the UGT1A polymorphism was responsible for the more severe clinical features in the father. Moreover, our results show how the clinical expression of hemolytic anemia is influenced by epistatic factors and we describe a new mutation in the P5'N gene associated with enzyme deficiency, iron overload, and severe gallstone formation. To our knowledge, this is the first description of P5'N deficiency in South Americans.

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The aim of this work was to characterize the effects of partial inhibition of respiratory complex I by rotenone on H2O2 production by isolated rat brain mitochondria in different respiratory states. Flow cytometric analysis of membrane potential in isolated mitochondria indicated that rotenone leads to uniform respiratory inhibition when added to a suspension of mitochondria. When mitochondria were incubated in the presence of a low concentration of rotenone (10 nm) and NADH-linked substrates, oxygen consumption was reduced from 45.9 ± 1.0 to 26.4 ± 2.6 nmol O2 mg(-1) min(-1) and from 7.8 ± 0.3 to 6.3 ± 0.3 nmol O2 mg(-1) min(-1) in respiratory states 3 (ADP-stimulated respiration) and 4 (resting respiration), respectively. Under these conditions, mitochondrial H2O2 production was stimulated from 12.2 ± 1.1 to 21.0 ± 1.2 pmol H2O2 mg(-1) min(-1) and 56.5 ± 4.7 to 95.0 ± 11.1 pmol H2O2 mg(-1) min(-1) in respiratory states 3 and 4, respectively. Similar results were observed when comparing mitochondrial preparations enriched with synaptic or nonsynaptic mitochondria or when 1-methyl-4-phenylpyridinium ion (MPP(+)) was used as a respiratory complex I inhibitor. Rotenone-stimulated H2O2 production in respiratory states 3 and 4 was associated with a high reduction state of endogenous nicotinamide nucleotides. In succinate-supported mitochondrial respiration, where most of the mitochondrial H2O2 production relies on electron backflow from complex II to complex I, low rotenone concentrations inhibited H2O2 production. Rotenone had no effect on mitochondrial elimination of micromolar concentrations of H2O2. The present results support the conclusion that partial complex I inhibition may result in mitochondrial energy crisis and oxidative stress, the former being predominant under oxidative phosphorylation and the latter under resting respiration conditions.