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Objective: The aim of this study was to analyze the criteria employed for the requesting of preoperative tests among maxillofacial surgeons. Materials and methods: Thirty maxillofacial surgeons working in Aracaju (Brazil) received a questionnaire to fill out. The study inquired about the practice of requesting preoperative tests for healthy patients scheduled to undergo elective surgery. Results: Most of the surgeons interviewed requested tests that are not recommended for the case in question. The highest frequency of requests was a complete blood count, coagulation test, blood glucose test and chest radiograph. Conclusion: The absence of strict rules for the requesting of preoperative tests causes uncertainty and a lack of criteria regarding pre-surgical conduct. It was not possible to clearly define the criteria used by surgeons for requesting such tests, as the clinical characteristics of the hypothetical case presented suggest a smaller number of tests. (C) 2011 European Association for Cranio-Maxillo-Facial Surgery.

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Abstract Background Sequential physicochemical alterations in blood and urine in the course of acute kidney injury (AKI) development have not been previously described. We aimed to describe these alterations in parallel to traditional renal and acid–base parameters. Methods One hundred and sixty eight consecutive critically ill patients with no previous kidney disease, who had an indwelling urinary catheter at ICU admission and who remained with the catheter for at least two days without dialysis were included. A sample of blood and spot urine were collected simultaneously, once daily, until catheter removal or dialysis requirement. Traditional acid–base and renal parameters were sequentially evaluated in parallel to blood and urinary physicochemical parameters. Patients were classified during this period as having or not AKI and, for patients with AKI, duration (transient or persistent) and severity (creatinine-based AKIN stage) were evaluated. Results One hundred and thirteen patients (67.3%) had AKI: 92 at ICU admission and 21 during the observation period. AKI development was characterized in blood by increased values of phosphate and unmeasured anions (SIG), decreased albumin, and in urine by decreased values of sodium (NaU), chloride (ClU) as well as high urinary strong ion difference (SIDu). These alterations began to occur before AKI diagnosis, and they reverted in transient AKI but remained in persistent AKI. NaU, ClU and albumin decreased, and phosphate, SIG and SIDu increased with AKI severity progression. NaU and ClU values increased again when AKIN stage 3 was reached. Conclusions Simultaneous physicochemical analysis of blood and urine revealed standardized alterations that characterize AKI development in critically ill patients. These alterations paralleled AKI duration and severity. Future studies should consider including sequential evaluation of urine biochemistry as part of the armamentarium for AKI diagnosis and management.

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La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente, rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi. La ricerca vuole indagare i limiti dell’urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale: l’intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali, metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita da una coppia con figli, solido riferimento per l’economia e la politica, è oggi minoritaria; l’irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l’elevazione del livello di istruzione e quindi l’incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova. Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità, domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande che non possono essere più soddisfatte attraverso un’idea di welfare semplicemente basata sull’istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l’assistenza sociale. La città moderna ovvero l’idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare. La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di racchiudere entro limiti certi l’oggetto “città” e la mancanza di un convincimento forte nell’interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che regolano i comportamenti, dell’identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio pubblico della vita cittadina. Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che pure contribuiscono a costruire l’immagine comunemente percepita della città e del territorio, del paesaggio e dell’ambiente. La rappresentazione del sociale urbano varia in base all’idea di cosa è, in un dato momento storico e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L’urbanistica moderna mirava al massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle “effettive necessità delle persone”: nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il “Piano dei servizi”, che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di “piano regolatore sociale”, per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l’avvento della cosiddetta “new economy”, la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui era orientata la città storica, definita moderna. Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito “nuovo welfare”, in contrapposizione a quello essenzialmente basato sull’istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico e sull’assistenza sociale. La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale, nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E’ chiaro, tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi dalla società contemporanea le dotazioni effettive per “fare città” devono necessariamente superare i concetti di “standard” e di “zonizzazione”, che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci di adattarsi all’evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo. In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche l’ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto “dalla casa alla città”, perché è in questa dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano al fine di determinare la qualità e il benessere dell’ambiente costruito, inteso come benessere generalizzato, nel suo significato di “qualità dello star bene”. E’ evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.; dall’altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli, trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico, tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con l’ambiente, quindi manifestazione concreta di un’esigenza di ben-essere individuale e collettivo. Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell’inizio di una nuova stagione urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città.

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[EN]Freshman students always present lower success rates than other levels of students. Digital systems is a course usually taught at first year studentsand its success rate is not very high. In this work we introduce three digital tools to improve freshman learning designed for easy use and one of them is a tool for mobile terminals that can be used as a game. The first tool is ParTec and is used to implement and test the partition technique. This technique is used to eliminate redundant states in finite state machines. This is a repetitive task that students do not like to perform. The second tool is called KarnUMa and is used for simplifying logic functions through Karnaugh Maps. Simplifying logical functions is a core task for this course and although students usually perform this task better than other tasks, it can still be improved. The third tool is a version of KarnUMa, designed for mobile devices. All the tools are available online for download and have been a helpful tool for students.

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Objective: Improved treatment has increased the survival of childhood cancer patients in recent decades, but follow-up care is recommended to detect and treat late effects. We investigated relationships between health beliefs and follow-up attendance in adult childhood cancer survivors. Methods: Childhood cancer survivors aged younger than 16 years when diagnosed between 1976 and 2003, who had survived for more than 5 years and were currently aged 201 years, received a postal questionnaire. We asked survivors whether they attended follow-up in the past year. Concepts from the Health Belief Model (perceived susceptibility and severity of future late effects, potential benefits and barriers to follow-up, general health value and cues to action) were assessed. Medical information was extracted from the Swiss Childhood Cancer Registry. Results: Of 1075 survivors (response rate 72.3%), 250 (23.3%) still attended regular followup care. In unadjusted analyses, all health belief concepts were significantly associated with follow-up (po0.05). Adjusting for other health beliefs, demographic, and medical variables, only barriers (OR50.59; 95%CI: 0.43–0.82) remained significant. Younger survivors, those with lower educational background, diagnosed at an older age, treated with chemotherapy, radiotherapy, or bone marrow transplantation and with a relapse were more likely to attend follow-up care. Conclusions: Our study showed that more survivors at high risk of cancer- and treatmentrelated late effects attend follow-up care in Switzerland. Patient-perceived barriers hinder attendance even after accounting for medical variables. Information about the potential effectiveness and value of follow-up needs to be available to increase the attendance among childhood cancer survivors.

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Cranial CT (CCT) is the gold standard to rule out traumatic brain injury. The serum level of the protein S-100B has recently been proposed as promising marker of traumatic brain injury. We prospectively investigated whether it might be a reliable tool for CCT triage in mild brain injury at a peripheral trauma centre with limited CT resources.

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Hatchery fish stocking for stock enhancement has been operated at a massive and global scale. However, the use of hatchery fish as a means of stock enhancement is highly controversial, and little is known about its effects on wild stock and consequences for stock enhancement. Here we review the scientific literature on this subject in order to address a fundamental - question is hatchery stocking a help or harm for wild stock and stock enhancement? We summarized 266 peer-reviewed papers that were published in the last 50 years, which describe empirical case studies on ecology and genetics of hatchery stocks and their effects on stock enhancement. Specifically, we asked whether hatchery stock and wild stock differed in fitness and the level of genetic variation, and whether stocking affected population abundance. Seventy studies contained comparisons between hatchery and wild stocks, out of which 23 studies showed significantly negative effects of hatchery rearing on the fitness of stocked fish, and 28 studies showed reduced genetic variation in hatchery populations. None of these studies suggested a positive genetic effect on the fitness of hatchery-reared individuals after release. These results suggest that negative effects of hatchery rearing are not just a concern but undeniably present in many aquaculture species. In a few cases, however, no obvious effect of hatchery rearing was observed, and a positive contribution of hatchery stock to the abundance of fish populations was indicated. These examples suggest that there is a chance to improve hatchery practices and mitigate the negative effects on wild stocks, although scientific data supporting the positive effect on stock enhancement are largely missing at this moment. Technically, microsatellite-based parentage assignments have been proven as a useful tool for the evaluation of reproductive fitness in natural settings, which is a key for stock enhancement by hatchery-based stocking. We discuss implications of these results, as well as their limitations and future directions. (C) 2010 Elsevier B.V. All rights reserved.

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The fundamental problem of developmental biology is how a single cell- a fertilized egg- is able to produce an entire organism in all its complexity. One essential aspect of this process is spatial patterning-in essence, instructing cells as to their location in developing body so that they can exhibit characteristics appropriate to their functions. he Hox genes, first discovered in mutant fruit fly "hopeful monsters" with extra pairs of wings or legs growing out of their heads, confer spatial information along the anteroposterior axis in animals from worms to humans. Prof Marin's research focuses on the roles of specific Hox genes in sculpting the developing entral nervous system of the fruit fly and how the same gene can direct a neuron to die, survive, or send its axon in search of different connections, depending on cellular context.